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Il lupo in Italia

Il lupo in Italia

Opportunità del controllo numerico della popolazione di lupo in Italia

 

Il controllo numerico delle popolazioni di fauna selvatica

Il controllo numerico richiede che l’abbondanza delle specie indesiderabili sia drasticamente ridotta sotto la soglia di sostenibilità economica e può essere scelto come opzione gestionale quando si voglia ridurre numericamente le popolazioni per riportare un sistema allo stato originario oppure perturbare un sistema che si trova in uno stato di stabilità, per condurlo ad uno stato più desiderabile. Nel primo caso il controllo ha solo un effetto temporaneo, salvo che le popolazioni delle specie indesiderabili non vengano estinte; nel secondo caso è necessario reiterare l’azione per mantenere il sistema nel nuovo stato.

Il controllo numerico non deve essere confuso col prelievo perché ha scopi differenti in quanto non prevede la conservazione a lungo termine per l’utilizzo continuativo delle popolazioni.

Spesso il controllo numerico è attuato senza preoccuparsi degli effetti, vale a dire senza verificare se gli obiettivi siano stati raggiunti. Il controllo non è di per sé un obiettivo, ma è un’azione gestionale che deve avere i seguenti obiettivi:

Eradicazione di specie introdotte in competizione con specie autoctone.

Riduzione numerica per ridurre la competizione o la predazione su specie sensibili e importanti per la conservazione.

Riduzione dei danni alle attività economiche umane (agricoltura e zootecnia); in particolare quando questi non sono economicamente sostenibili.

Controllo delle zoonosi pericolose per l’uomo.

Il successo del controllo numerico deve essere misurato in termini di raggiungimento degli obiettivi non come numero d’animali rimossi, perché, anche a fronte di un elevato impatto sulla popolazione oggetto del controllo, gli obiettivi potrebbero non essere raggiunti.

Normalmente gli effetti del controllo risultano solo temporanei perché la regolazione densità-dipendente delle popolazioni animali compensa la mortalità da controllo, con conseguenze che diventano evidenti quando si sospende il controllo. In una popolazione sottoposta a controllo numerico avviene la seguente concatenazione di eventi:

 

 

Riduzione della densità di popolazione.

Aumento della disponibilità di risorse rinnovabili pro-capite.

Aumento della disponibilità di risorse non rinnovabili.

Aumento complessivo della disponibilità di risorse.

Aumento della sopravvivenza e riduzione della mortalità naturale.

Aumento del successo riproduttivo.

Risposta complessiva della popolazione che tende a compensare le perdite.

Ritorno alle densità iniziali.

Solamente con un controllo numerico tanto intenso da portare la popolazione sotto la soglia minima vitale si possono ottenere la risoluzione del problema ed effetti duraturi, ma la popolazione cadrà inevitabilmente nel vortice d’estinzione e scomparirà in breve tempo.

Il controllo numerico non è da considerarsi una scelta ammissibile nei seguenti casi:

 

 

Quando i costi superano i benefici.

Quando la specie dannosa non è per se stessa, la causa del problema.

Quando il controllo numerico ha effetti inaccettabili su altre specie.

Quando la specie "indesiderabile" è in pericolo e d’importanza prioritaria per la conservazione della biodiversità.

 

Stato giuridico del Lupo in Italia

 

Il lupo è oggetto di tutela a livello internazionale e nazionale; la specie è inserita nell’allegato 2 della Convenzione di Berna ("Specie di fauna rigorosamente protette"), negli allegati 2 ("Specie animali e vegetali di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione") e 4 ("Specie animali e vegetali che richiedono una protezione rigorosa") della Direttiva Habitat, negli allegati A e B della convenzione di Washington (CITES) e nell’art. 2 della legge nazionale 157/92 ("specie particolarmente protette").

 

La situazione del Lupo in Italia

 

Nonostante l’incremento dell’areale occupato dal lupo in Italia e, presumibilmente, della dimensione della popolazione, la specie è da considerarsi ancora minacciata poiché isolata dalle altre popolazioni europee. Questa situazione permarrà fino a che la specie non avrà ricolonizzato completamente l’arco alpino e la popolazione italiana non si sarà congiunta con quella balcanica.

Mentre l’occupazione della catena appenninica e di quella alpina occidentale sembra ormai completata e stabilizzata, attualmente il lupo trova difficoltà ad espandersi nelle Alpi orientali e, quindi, a congiungersi con la popolazione slovena.

La popolazione italiana di lupo sarebbe stimata a più di 600 unità, con un tasso d’incremento medio annuo intorno al 7%, valore comunque basso se confrontato con popolazioni in fase di espansione in America settentrionale; su tale valore pesa, probabilmente, la persecuzione illegale della specie e l’isolamento della popolazione italiana. Il valore riportato potrebbe rappresentare una stima plausibile delle dimensioni della popolazione italiana, se si considera che con il monitoraggio genetico condotto tra il 2000 e il 2008 in Emilia-Romagna, svolto tramite raccolta e caratterizzazione genetica delle feci e dei tessuti di lupo, è stata stimata la presenza di 124 individui e che in Liguria, sempre dal monitoraggio genetico, sono risultati 60 individui diversi, presenti dal 2007 al 2013.

La presenza del lupo all’interno dell’areale occupato in Italia è comunque dinamica poiché i diversi nuclei presenti possono scomparire per effetto degli abbattimenti illegali e ricomparire per la dispersione d’individui giovani da altre aree. Di conseguenza si può passare da una presenza stabile con attività riproduttiva a una presenza irregolare e viceversa.

A livello genetico la popolazione italiana di lupo è caratterizzata da una bassa eterozigosi (la minore tra tutte le popolazioni europee), la qualcosa potrebbe indicare il passaggio da un "collo di bottiglia", e da una ridottissima introgressione di geni canini, indicante scarsi fenomeni d’ibridazione tra lupo e cane.

La popolazione italiana di lupo è sottoposta a un’elevata mortalità indotta dall’uomo (20% circa); in particolare i fattori di mortalità più importanti sembrano essere gli incidenti stradali (50% circa della mortalità totale) e il bracconaggio (20%).

 

 

Costi della presenza del Lupo

 

I costi della presenza del lupo nelle zone montane appenniniche e alpine sono essenzialmente legati ai danni alla zootecnia. Tali danni sono, però, in genere limitati come entità e circoscritti come località e aziende interessate, come testimonia il caso della Liguria, del tutto analogo a quello delle altre regioni, dove dal 2002 al 2012 sono stati rimborsati danni da predazioni, attribuite al lupo, per un totale di 159.550 Euro, con una media annua di 14.504 Euro. I costi possono essere ripartiti come segue:

Spese per i sopralluoghi di verifica: comprendono i costi di trasferta del personale delle amministrazioni provinciali, dei servizi veterinari delle ASL e degli esperti che devono accertare e quantificare i danni.

Spese per gli indennizzi: questi dovrebbero comprendere sia l’indennizzo del danno immediato, sia l’indennizzo per la riduzione della resa dell’allevamento dovuta alla presenza dei predatori.

Spese per lo smaltimento delle carcasse degli animali predati.

Spese per la prevenzione: le spese per la prevenzione possono prevedere contributi per eventuali modificazioni dei metodi di allevamento, per la costruzione di recinzioni a prova di predatori (es. recinti anti-lupo, ecc.), per l’acquisto di dissuasori e per l’acquisto e l’addestramento di cani da guardia.

 

Benefici della presenza del Lupo

 

Tutti i costi sono facilmente quantificabili, mentre i benefici dati dalla presenza del lupo, non sono monetizzabili. Di seguito vengono elencati i principali aspetti positivi della presenza del lupo:

Regolazione naturale delle popolazioni di ungulati selvatici che, se lasciate a uno sviluppo incontrollato possono provocare danni all’agricoltura, alla zootecnia (competizione col bestiame) e alla silvicoltura (riduzione del rinnovellamento, riduzione della crescita delle piante di interesse forestale, ecc.).

Profilassi sanitaria attuata dal lupo consumando le carcasse di animali selvatici e domestici morti per cause naturali e predando individui debilitati da malattie. A questo proposito, una ricerca recente ha dimostrato come oltre il 70% dei casi di predazione sul bestiame siano in realtà consumazioni d’individui già morti per altre cause.

Mantenimento e/o ripristino dell’equilibrio nelle comunità di prede. La predazione densità-dipendente fa sì che non si possano creare squilibri e che alcune specie non possano avvantaggiarsi su altre per competizione; di fatto questo meccanismo garantisce la presenza di tutte le specie preda di una comunità e riduce il rischio di estinzione.

Selezione naturale sulle specie di ungulati selvatici. La coevoluzione tra predatori e prede, ha portato alla fissazione di alcune caratteristiche eco-etologiche delle specie preda che andrebbero perse se venisse a mancare la pressione selettiva da parte del predatore.

Aumento della biodiversità locale e della stabilità del sistema.

Attrazione per un tipo di turismo "ecologico".

Mantenimento degli aspetti culturali umani legati alla presenza dei predatori.

La conservazione del lupo è quindi molto importante, anche per l’effetto "ombrello" che essa può avere sulle altre specie e sull’ambiente; il lupo, infatti, essendo un predatore, si trova ai vertici della catena alimentare, quindi la sua tutela comporta anche il mantenimento delle specie che si trovano ai livelli inferiori della rete trofica.

 

I fattori che causano i danni alla zootecnia da parte del Lupo

 

Numerose ricerche scientifiche sull’ecologia alimentare del lupo in Italia hanno dimostrato che il consumo e la predazione di bestiame da parte del predatore sono legati a specifici fattori; in particolare è stato dimostrato che:

Tra le specie di bestiame vengono preferiti gli ovini e i caprini.

La predazione sui bovini avviene soprattutto a carico dei vitelli di età inferiore a 15 giorni.

Gli allevamenti allo stato brado, con scarsa sorveglianza e senza ricovero notturno, sono i più esposti e, in molte situazioni, i soli che vengano predati.

La presenza di un’abbondante, ricca e diversificata comunità di ungulati selvatici riduce o annulla completamente la predazione sul bestiame.

In Italia dagli anni ’70 a oggi la dieta del lupo si è evoluta verso un sempre maggiore utilizzo degli ungulati selvatici e un minor consumo del bestiame, parallelamente all’incremento delle popolazioni di ungulati selvatici nel nostro Paese.

L’isolamento delle aree di pascolo, le loro dimensioni e l’allevamento contemporaneo di più specie aumentano la probabilità di predazione.

In conformità a queste conoscenze è possibile individuare e porre in atto metodi efficaci di prevenzione che, secondo studi recenti, riducono l’entità e la frequenza dei danni o li eliminano del tutto. I metodi fino ad ora sperimentati sono:

        Ricovero notturno del bestiame in recinti "antilupo".

Sorveglianza del bestiame durante il pascolo.

Utilizzo di cani da guardia del bestiame.

Recinzioni elettrificate dei pascoli o di parte di essi.

Dissuasori visivi e acustici.

 

Opportunità del controllo numerico del lupo

 

Considerando quanto sopra esposto, un controllo numerico della popolazione italiana di lupo, per essere efficace e raggiungere l’obiettivo di un’effettiva e marcata riduzione dei danni, dovrebbe agire eliminando dalla popolazione un numero di lupi tale da provocare una diminuzione complessiva della densità e del reclutamento. In questo modo la popolazione andrebbe incontro a una fase di declino e potrebbe avviarsi nuovamente verso l’estinzione. Il prelievo di un numero limitato d’individui non risolverebbe il problema perché la popolazione rapidamente compenserebbe le perdite. Alternativamente si potrebbe scegliere di eliminare solo gli individui problematici, cioè quelli che effettivamente sono abituati a predare il bestiame, oppure di agire solamente in aree specifiche e problematiche, dove si registrano più danni. Entrambe queste soluzioni avrebbero un effetto solo temporaneo perché, da una parte, altri individui, in quella particolare situazione, potrebbero scegliere di predare il bestiame piuttosto che le specie selvatiche e, dall’altra, le aree di rimozione, se favorevoli, sarebbero presto ricolonizzate e il problema si ripresenterebbe in tempi brevi.

In conclusione non appare opportuno esercitare un controllo numerico della popolazione italiana di lupo per i seguenti motivi:

1. La specie è da considerarsi ancora minacciata.

2. La specie è d’importanza prioritaria per la conservazione ed è rigorosamente protetta dalla normativa internazionale e nazionale.

3. Le informazioni sulla demografia della popolazione italiana sono molto scarse.

4. Il lupo subisce già una pesante mortalità a causa del bracconaggio e degli incidenti stradali e ogni incremento della mortalità potrebbe provocare il declino della popolazione e la sua estinzione.

5. Un controllo numerico mirato risolverebbe i problemi solo temporaneamente e potrebbe impedire la colonizzazione di nuovi territori.

6. Il controllo numerico avrebbe dei costi che potrebbero eccedere i danni causati dal lupo.

7. I danni alla zootecnia causati dal lupo, a differenza dei danni causati alle coltivazioni da altre specie come p. es. il cinghiale, sono economicamente sostenibili e molto localizzati.

8. La prevenzione costituisce un’efficace alternativa al controllo numerico per ridurre o annullare i danni.

9. L’aumento costante delle popolazioni di ungulati selvatici in Italia fa prevedere una diminuzione dei danni alla zootecnia.

10. Una migliore gestione delle popolazioni di ungulati selvatici in Italia, in particolare del cinghiale, aumenterebbe la disponibilità di prede per il lupo, diminuendone ulteriormente l’impatto sulla zootecnia.

 

 

 

 

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