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Un pericolo sottovalutato

Un pericolo sottovalutato

L’invasione delle...piante invasive

Di Ely Riva

 

Oggi le specie vegetali esistenti sono probabilmente circa un miliardo.

 

 

 

La storia della colonizzazione delle nostre valli e montagne da parte della vegetazione è antica. La conosciamo grazie alla palinologia, l’analisi del polline che oltre ad essere diverso da una pianta all’altra, è quasi eterno, indistruttibile! Il polline fossile racconta la storia della vegetazione e quindi del clima nel corso dei periodi geologici. In questo ultimo milione di anni, durante il Pleistocene, abbiamo avuto sul nostro territorio il passaggio di ben quattro glaciazioni cosí note: Günz finita circa 600.000 anni fa, Mindel tra i 450 e i 250.000 anni fa, Riss tra i 200 e 125.000 anni fa e Würm tra i 70 e 12.000 anni fa. L’origine di queste ere glaciali non è del tutto nota, anche se questi cicli hanno diverse origini: lo spostamento del sole all’interno della galassia, la sua attività, i movimenti delle placche tettoniche, l’attività vulcanica, la presenza di biossido di carbonio nell’atmosfera… Durante l’Ultima Glaciazione, quella di Würm, il Ticino è stato questi completamente coperto dai ghiacciai del Ticino e dell’Adda. Emergevano come isole soltanto le vette di alcune montagne, come la parte superiore del Generoso. Il ritorno della vegetazione dopo l’ultima glaciazione avviene a gradi e raggiunge l’ottimo climatico, secondo gli studiosi, circa 7000 anni fa, quando la temperatura media era di almeno un grado piú alta di quella presente oggi. Ad ogni temperatura corrisponde un tipo di vegetazione e quindi il cambiamento climatico favorisce alcune piante a scapito di altre.

Dai batteri alle piante

Le piante sono state i primi esseri viventi sulla terra a dare inizio a quel fenomeno che è la vita! Da quel momento sono trascorsi ben quattro miliardi di anni. I piú antichi esseri, dei quali sono stati rinvenuti i fossili, vivevano negli strati superficiali del mare ed erano simili agli attuali batteri. Uno di questi batteri, circa tre miliardi di anni fa, nasce con una "malformazione" e "inventa" una molecola verde: la clorofilla che con la luce fabbrica materia vivente. Questo processo libera un veleno, l’ossigeno, che si diffonde nell’aria e forma uno strato di ozono che protegge la terra dai famigerati raggi ultravioletti, e tinge di blu il cielo. Questo evento, un autogol, è una catastrofe per i batteri. Alcuni, pochi, si nascondono dove l’aria non c’è, come i sopravvissuti di una guerra nucleare. Tutti gli altri scompaiono. Ma quel batterio disubbidiente era praticamente immortale: appena si ingrandiva, in breve si divideva in due, dando origine ad un altro sé stesso. Passano tanti milioni di anni e all’improvviso due cellule invece di dividersi, si uniscono per formarne un’altra! Due organismi, con caratteristiche diverse, si uniscono e danno vita ad un altro essere vivente, ma unico. È l’ennesima catastrofe: hanno inventato la morte, in quanto due cellule, non potendo duplicarsi per scissione, muoiono. In seguito l’evoluzione è stata molto lunga, milioni e milioni di anni, fin quando alghe, licheni, muschi, funghi e felci conquistano la terra e grazie al legno dominano per 130 milioni di anni dal Carbonifero al Permiano, da 350 a 225 milioni di anni fa. Le piú antiche piante terrestri risalgono al Carbonifero a piú di 300 milioni di anni fa. Queste piante hanno inventato il sistema idraulico, finissimi tubi per il trasporto di sostanze nutritive all’organismo.

Le piante non si fermano piú

Nel lungo percorso evolutivo le piante ormai non si fermano piú e fanno un’altra grande "invenzione": il seme, che mantiene nel suo interno l’embrione in vita latente. È il sogno dell’uomo: poter dormire per secoli senza invecchiare! Si sa di semi che hanno germogliato dopo 1000 anni. Dei veri matusa! Oggi le specie vegetali esistenti sono probabilmente circa un miliardo. Gli alberi, come detto, sono comparsi circa 300 milioni di anni fa e fu proprio la loro presenza a rendere abitabile il nostro pianeta e a consentire la vita all’essere umano. In seguito, con le glaciazioni che si sono succedute nell’ultimo milione di anni, le piante e la vegetazione in generale si sono quasi trovate in pericolo di estinzione. Dopo l’ultimo ritiro dei ghiacci, 12.000 anni fa, ecco di nuovo il loro ritorno. La prima pianta a farsi strada è la Betulla, seguita dal Pino, dal Pioppo e dal Salice. Poi è il turno del Ginepro, del Nocciolo, dell’Olmo, della Quercia… Seguono a distanza di un migliaio di anni l’Agrifoglio, il Tasso e l’Ontano… Tra il VI e il IV millennio arrivano il Frassino, il Biancospino e il Tiglio… L’ultimo dei grandi alberi ad arrivare da noi fu il Faggio attorno al 1000 a.C. Il Castagno (Castanea sativa) fu introdotto nel nostro territorio dai Romani circa 2000 anni fa a scopo di nutrimento e materiale da opera. Fino a pochi anni fa si pensava che fosse la prima pianta introdotta dall’uomo, ma il ritrovamento di polline fossile di Castagno ha dimostrato la sua presenza sul nostro territorio prima dell’ultima Glaciazione. È la pianta piú longeva che si trova in Ticino. Alcuni esemplari come quelli dell’Alpe di Brusino raggiungono i mille anni di vita. Fino ad un centinaio di anni fa il nostro straordinario e bel territorio ticinese era occupato da circa 2500 specie vegetali, piante indigene a fiori!

Piante neofite invasive e invadenti

Con la scoperta dell’America nel 1492 iniziano i guai per la nostra vegetazione. Nel 1601 il farmacista e giardiniere del Re di Francia Jean Robin porta a Parigi una pianta ornamentale che Linneo denominò "Robinia pseudoacacia" per ricordare il nome di chi l’aveva introdotta. Ma è l’inizio di una marcia trionfale inarrestabile. Oggi la Robinia è presente in tutta l’Europa e fino a 1000 metri di quota in quasi in tutto il Ticino dove sta formando intere boscaglie spinose povere di flora e di funghi. E pensare che nel suo paese di origine, l’America del Nord, ha una modesta diffusione. Oggi che cosa sta succedendo? Nuove specie vegetali provenienti dalle Americhe e dall’estremo Oriente si stanno insediando tra la nostra vegetazione. Spesso sono piante coltivate per la loro bellezza e scappano dai giardini… Queste nuove specie sono molto aggressive, si diffondono rapidamente, a scapito delle nostre specie indigene. Iniziano in sordina, senza farsi notare, a colonizzare le nicchie libere da concorrenti come scarpate, cigli delle strade, terreni disturbati da attività antropiche… Oggi siamo di fronte ad una vera invasione!

L’Ailanto o Albero del Paradiso

(Ailanthus altissima) originario della Cina e introdotto nel 1760 nell’Orto botanico di Padova. Fu sfruttato per allevare le larve di una farfalla (Bombix cynthia) che avrebbe dovuto sostituire il Baco da seta. Ora sta invadendo i nostri boschi di latifoglie.

L’Ambrosia a foglie di Artemisia

(Ambrosia artemisiifolia), originaria dell’America del nord, possiede foglie come l’Artemisia e fiori biancheggianti a pannocchia. Può provocare allergie a livello respiratorio, oculare e cutaneo.

La Peste d’acqua

(Elodea canadensis) In America, da dove proviene, è piuttosto rara. È segnalata in Italia nel 1891 e oggi è un problema. E pensare che responsabili di questa invasione sono soltanto le piante femminili, in quanto in Europa non è mai apparsa una pianta maschile!

La Pueraria o Kudzu

(Pueraria lobata) presente a Magliaso sopra la strada e la casa del Landamano Quadri e si sta comportando in maniera sconvolgente. La pianta, originaria del Giappone, può campare oltre cento anni e le sue radici superare i 100 metri di lunghezza. È considerata una delle 100 piante piú infestanti al mondo.

La Rosa senza spine

(Rosa multiflora) sta prendendo il posto delle nostre More nere (Rubus fruticosus). La Rosa multiflora è in genere coltivata, quasi mai spontanea e proviene dall’Oriente.

Il Lampone giapponese

(Rubus phoenicolasius). Introdotto in Europa nel 1876 e segnalata per la prima volta in Italia nel 1990. In Ticino è arrivata nel 2000.

Il Senecione sudafricano

(Senecio inaequidens) portato dal Sudafrica inavvertitamente dai soldati inglesi durante la seconda guerra mondiale.

La Buddleja

(Buddleja davidii) originaria della Cina e introdotta in Europa nel 1895. Una pianta con belle pannocchie rosa violette attraenti per le farfalle ma che sta modificando la fauna dell’ambiente dove è introdotta.

La Zucca spinosa

(Sicyos angulatus) un rampicante nordamericano che sta diffondendosi prepotentemente.

L’Amorfa

(Amorpha fruticosa) dall’America del Nord. Sta colonizzando le zone umide come il lato sud del ponte di Melide. Possiede foglie come la Robinia e fiori a spiga violacei che appaiono alla fine della primavera.

La Forbicina peduncolata

(Bidens frondosa) originaria dell’America del nord. Si sta espandendo a macchia d’olio su terreni umidi.

La Fragola matta

(Duchesnea indica) originaria dell’Asia orientale. Giunta in Europa nel 1802 e dall’Orto Botanico di Torino si diffonde in Piemonte e Lombardia e nel Ticino. La somiglianza con la nostra dolce fragoletta di bosco è impressionante, ma il suo sapore è insipido. Non è buona ma non è velenosa!

La Galinsoga

(Galinsoga ciliata) una pianta che non si fa notare. Proveniente dall’America del Sud sta salendo sempre di piú in alto.

L’Uva turca

(Phytolacca americana) come dice il nome latino è originaria dall’America. È stata introdotta in Europa come colorante per il vino!

Il Poligono a spighe

(Poligonum polystachyum) proveniente dall’Himalaya e presente alle Bolle lungo i sentieri con canneti.

L’Assenzio

(Artemisia verlotiorum) proveniente dalla Cina sta lentamente prendendo il posto della nostra Artemisia vulgaris. In Cina è molto apprezzato come pianta medicinale da piú di 5000 anni!

Il Panace gigante

(Heracleum mantegazzianum) originaria dal Caucaso può provocare infiammazioni e scottature alla pelle.

La Balsamina ghiandolosa

(Impatiens glandulifera) proveniente dall’Asia orientale sta prendendo spazio sul bordo di quasi tutti i fiumi del Ticino e si fa notare per i suoi vistosi fiori purpurei. Il nome latino di impatiens (impaziente) si riferisce ai frutti che giunti a maturazione si aprono di scatto scagliando i semi in lontananza

La Balsamina minore

(Impatiens parviflora) molto meno vistosa della precedente ha oramai colonizzato tutto il Ticino.

La Verga d’oro

(Solidago canadensis e gigantea) importata dal Nord America sta modificando il paesaggio formando distese impenetrabili.

La Sorbaria o Spirea a foglie di sorbo

(Sorbaria sorbifolia). Originaria dalla Cina, Corea e Giappone. Segnalata per la prima volta in Lombardia nel 2005! Ed è già alle Bolle di Magadino!

Il Ciliegio tardivo

(Prunus serotina) importato dall’America del Nord, non ha grandi esigenze di luce e se colonizza un terreno è quasi impossibile eliminarlo. Pare che le sue radici emettano sostanze che impediscono la crescita di altre piante!

La Vite canadese

(Parthenocissus inserta o quinquefolia) dall’America del nord.

Il Lauro ceraso

(Prunus laurocerasus) importato in Italia dall’Asia minore nel XVI secolo.

Il Corniolo sericeo

(Cornus sericea) importato dall’America del nord.

La Palma del Giappone

(Trachycarpus fortunei) originaria dalla Cina e Birmania.

Il Viburno a foglie rugose

(Viburnum rhytidophyllum).

Il Caprifoglio del Giappone

(Lonicera japonica).

La Paulonia

(Paulownia tomentosa) originaria dalla Cina.

E tante altre ancora…

Tutte queste nuove piante stanno modificando anche la fauna, soprattutto quella degli insetti e dei ragni. Sarà l’argomento di un prossimo articolo.

Un caso emblematico

Ho citato piú di trenta piante che sono classificate come invasive, che è un aggettivo dal significato terribile. Viene, infatti, utilizzato per qualificare una guerra, un tumore maligno, una pianta che penetra in maniera diffusa producendo gravi danni irreversibili. Di piante straniere introdotte in Ticino ce ne sono piú di 200 specie, quindi circa il 10% di tutta la vegetazione ticinese. Molte delle piante citate non sono ancora allo stadio invasivo. Ma alcune sono già fuori controllo.

Il Poligono giapponese

(Reynoutria japonica) è la pianta che ha raggiunto la massima estensione in Ticino e continua ad espandersi sia in pianura che in collina in tutti gli ambienti, soprattutto umidi. In molti conoscono il suo potere invasivo e si danno da fare per limitarne la propagazione. Agiscono con tanta buona volontà per eliminarla, ma ottengono l’effetto opposto. Personalmente ho avuto un’esperienza sconvolgente con questa pianta. Conoscevo la sua pericolosità. Ho tagliato un rametto per poterlo fotografare con lampade ultraviolette. Ma l’ho dimenticato nell’automobile. Il giorno dopo il rametto aveva già emesso delle radici… Se tagliato e gettato negli scarti vegetali emette radici. Pezzettini di un gambo frantumato emettono radici. Se raggiunge la fioritura si propaga a macchia d’olio. Per eliminarlo bisogna estirparlo con tutta la radice, senza spezzarla e non lasciargli raggiungere la fioritura. Il Poligono giapponese era comparso al nord delle Alpi attorno al 1850. In pochi anni è sceso in Ticino ed è tra le piante piú invasive. Le rive del Cassarate dal Ponte di Valle fino alla Stampa è pieno di Poligono giapponese. Il Piano di Magadino ne è invaso! Al Lago di Origlio ho visto la prima pianta una decina di anni fa. Oggi sono migliaia!

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