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Dati sull’andamento riproduttivo di lepri a fagiani nel 2017 e primi dati sulla riproduzione dei fagiani 2018

Dati sull’andamento riproduttivo di lepri a fagiani nel 2017 e primi dati sulla riproduzione dei fagiani 2018

Siamo ormai bene inoltrati nella stagione riproduttiva 2018 e le cose, incrociando le dita, sembrano andare abbastanza bene, soprattutto per il fagiano, resta da vedere quanto per la lepre. Primavera e prima parte dell’estate abbastanza umide, ma non eccessivamente piovose: è presumibile che si siano, nel complesso, determinate condizioni ambientali abbastanza favorevoli per il fagiano. Un buon grado di umidità del terreno può avere favorito la schiusa delle uova e l’atmosfera umida può aver favorito la produzione di insetti e di conseguenza una buona alimentazione dei pulcini durante le loro prime settimane di vita. Ad oggi, in attesa del completamento del taglio dei grani, i primi dati riproduttivi in mio possesso indicano una consistenza media delle covate che si attesta intorno ai 6 giovani per nidiata: all’incirca sugli stessi valori da me registrati negli stessi siti nelle primavere 2014 e 2016. Per quanto riguarda la lepre le sensazioni, considerati gli avvistamenti casuali fin qui condotti, sono al momento buone. Tuttavia, per avere un’idea più precisa sull’andamento riproduttivo di questa specie, occorrerà aspettare il termine dell’autunno, allorché le condizioni della vegetazione consentiranno di effettuare i censimenti notturni con un minimo di profitto e quindi di attendibilità. A questo punto si possono però fare alcune riflessioni sui dati relativi alla riproduzione tanto del fagiano quanto della lepre nello scorso anno, cioè nel 2017. Le condizioni di estrema siccità registrate nella primavera ed estate dello scorso anno avevano portato a formulare delle previsioni molto pessimistiche circa la riproduzione del fagiano e ottime per quanto concerneva il successo riproduttivo della lepre. In effetti le elevate temperature registrate nella primavera ed estate 2017 avevano reso estremamente difficile l’avvistamento delle covate e quindi il conteggio dei giovani. In conseguenza di ciò, personalmente, avevo formulato delle valutazioni negative per quanto riguardava la schiusa delle uova e l’alimentazione dei pulcini, tenuto conto della scarsa produzione di insetti, dovuta al basso tasso di umidità, e dell’estrema scarsità di acqua. Una penuria che aveva ridotto al lumicino le possibilità di abbeveraggio non solo dei giovani ma anche degli adulti. A darmi un po’ di speranza era stato il mio amico Luigi Bindi, “Gigi”, il vecchio guardia dell’Azienda Faunistico Venatoria “Le Malandrine” di Buonconvento (Siena), che ricordando i suoi trascorsi giovanili mi aveva descritto le difficoltà registrate anche da lui nell’avvistamento dei fagiani in casi di grande calura. Ma al tempo stesso mi aveva anche rassicurato circa la grande capacità dei fagiani di resistere a condizioni di micidiale siccità, così come da lui stesso verificato più e più volte. Quantunque, anche il mio vecchio “maestro” concordasse sulla possibilità della lepre di essere favorita, al contrario, da tali estreme condizioni climatiche. E così, ai censimenti di lepri e fagiani condotti all’inizio dell’inverno di quest’anno le cose sono risultate assai più chiare. Per quanto riguarda la lepre, il 2017 può essere considerato ad ogni buon conto come un’ottima annata: l’incremento delle lepri da me verificato è stato addirittura superiore al 100%, ovvero il raddoppio della popolazione rispetto al 2016. Un clima insolitamente asciutto come quella della primavera estate 2017 si è dimostrato quindi quanto mai favorevole per una un animale che, come appunto la lepre, paga invece pesanti tributi di mortalità, soprattutto infantile, a causa di massicce parassitosi intestinali favorite da terreni resi particolarmente umidi da abbondanti piogge. Anche per quanto concerne il fagiano le previsioni si sono dimostrate sostanzialmente azzeccate. I conteggi dei fagiani condotti al termine dell’autunno 2017 hanno infatti evidenziato un decremento superiore al 34%. In altri termini, le popolazioni selvatiche di fagiano, cioè esenti da “rafforzini” condotti a suon di immissioni di fagiani allevati in cattività, nella primavera estate del 2017 invece di aumentare sono diminuite rispetto allo stesso periodo del 2016 di oltre un terzo.

Scritto da Roberto Mazzoni della Stella

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