Educazione al territorio come fatto di cultura
- Scritto da Moreno Bianchi
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Abbiamo la fortuna di vivere in un paese che ci offre molti aspetti consolanti. Sulla soglia di casa troviamo boschi e colline, terre fertili ed aspre, acque limpide e sorgive, cime e luce. Ma anche vita animale, in una sequenza di ecosistemi ancora sani e fra loro armonici.
In un tale contesto la caccia va profondamente pensata, nella sua pratica immediata, quella venatoria, e in quella di cura e protezione dell’ ambiente, come braccio di una mente ecologica, destinata a sostenere e perpetuare, se necessario anche correggere, equilibri ecologici sempre complessi e delicati. È un processo di maturazione che impegna tutti coloro che nell’ agire ed interagire con la natura sono partecipi attivi: forestali, agricoltori, operatori turistici, pianificatori e cacciatori. Ma poi tutti, poiché con l’agire quotidiano ognuno di noi tocca dell’ambiente quelle corde sensibili che muovono meccanismi spesso poco conosciuti, perché segreti o anche dimenticati, a causa del nostro moderno e inquieto vivere, che intasa anche i filtri più intimi dei nostri sensi, del sentire e dell’ esserci.
La montagna la possiamo avvicinare, intuire e cercare di capire con i piedi e con le mani, con l’anima ed il cuore. Se vogliamo però essere partecipi attivi e positivi del suo respiro e del suo divenire, dobbiamo agire secondo quei criteri, scientifici e del buon senso, che per fortuna sono ritenuti validi ed efficaci da molti.
Nel loro ruolo i cacciatori devono conoscere e saper praticare nell’ambiente quelle modalità di intervento che giustificano e rendono utile la loro azione, sia di prelievo, che di cura e monitoraggio del territorio.
Tutto ciò per non deludere le attese e le speranze legittime dei vivi, in particolare delle giovani generazioni, ma anche le attese già ben individuabili dei non ancora nati.
Ma insegnare non basta. Occorre cuore e motivazione, esempio, perché il tutto passi e si trasformi in emulazione e continuità.
Quali cacciatori e inquilini di questa abitazione, che è il nostro territorio, dove siamo nati e cresciuti, dove ci sentiamo più protetti e intimamente in simbiosi, siamo moralmente implicati nella conoscenza e nella cura di questo bene che dovremo saper proteggere e valorizzare con determinazione, così da poterne cogliere anche i frutti, le prede, ma non solo camosci e lepri, bensì anche serenità e pace, armonia e salute per il corpo, l’anima ed il cuore.