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L'evoluzione storica dell'uso dei suoli in Alta Valle di Susa

L'evoluzione storica dell'uso dei suoli in Alta Valle di Susa

L’Alta Valle di Susa ricade nel settore occidentale delle Alpi ed è separata dalla Bassa Valle dal salto roccioso a monte di Susa e dal crinale che divide la Val Cenischia dalla Val Clarea. I comuni compresi nell’area sono: Giaglione, Gravere, Chiomonte, Exilles, Salbertrand, Oulx, Bardonecchia, Sauze d’Oulx, Cesana, Sestriere, Sauze di Cesana e Clavière, per una superficie pari a 64012,53 ha. I limiti geografici sono: a est e a nord-est la Bassa Valle di Susa e la Val Cenischia; a sud-est le Valli Chisone e Germanasca; a sud-ovest la valle del Cerveyrette; a ovest le Valli Durance e della Clarée; a nord-ovest la valle dell’Arc. L’andamento dei corsi d’acqua principali forma una Y rovesciata, che è descritta dai rami della Dora Riparia. Il versante che va da Gravere a San Sicario e Sestriere (destra orografica) presenta cime meno elevate rispetto al versante opposto (cima Ciantiplagna 2849 m s.l.m.). Il versante che va dalla Val Clarea a Bardonecchia (sinistra orografica) è caratterizzato dal massiccio d’Ambin (Rocca d’Ambin 3378 m s.l.m.) con molte cime che s’innalzano sopra i 3000 m s.l.m.. Nella conca di Bardonecchia confluiscono numerosi valloni (Valle Stretta, Vallone di Rochemolles, Valle Frejus, Vallone della Rho) le cui testate si innescano nella dorsale che dai Denti d’Ambin giunge al Monte Thabor (3177 m s.l.m.). Lungo detta dorsale troviamo la Pierre Menue (3505 m s.l.m.), la vetta più elevata dell'area. Lo spartiacque a forma di conoide che separa la valle della Dora di Bardonecchia dal bacino principale di Cesana sale da Oulx verso la catena dello Chaberton, Punta Clotesse.

Proseguendo verso Claviere troviamo la Val Gimont (M. Gimont 2646 m s.l.m.) e i Monti della Luna. Da Cesana e Sauze di Cesana si dipartono le Valli Thuras e Argentera, che formano un entità isolata dal resto del comprensorio con numerose cime che superano i 3000 m s.l.m..

In detta area l'evoluzione dell'uso dei suoli è stata pesantemente condizionata dalle vicende storiche che via via si sono susseguite nel corso dei secoli. La presenza dell’uomo in questa area risale al 3500 a.C. ma, solo con il consolidarsi delle vie commerciali che praticano i paesi alpini (II° sec. a.C.) si ha una improvvisa fioritura economica, commerciale e politica della zona. In questo periodo si assiste alle prime occupazioni stanziali del territorio, con la presenza stabile di greggi che iniziano a far arretrare il bosco; i versanti esposti a sud vengono coltivati e iniziano a comparire il castagno, la vite, la segale e il frumento grazie ai Celti e ai Romani. Si formano inoltre gli insediamenti rurali lungo la Dora (Exilles, Oulx e Cesana). La trasformazione del territorio è poi arrestata dalle invasioni del basso Medio Evo, che provocano una riduzione demografica e la riaffermazione delle foreste. A partire dall’anno mille, dopo la cacciata dei saraceni si ha una rapida espansione demografica.

I versanti esposti a sud vedono proliferare la vite, mentre estesa e diffusa è la presenza di pascoli. Dall’undicesimo secolo si ha un lungo periodo di stabilità politica ed economica, che favorisce l’agricoltura e la zootecnia che conoscono una ulteriore espansione. La proprietà collettiva o pubblica cede il posto a quella privata unicamente nei territori destinati ad uso agricolo, pertanto rimangono assai estese le proprietà comunali. Tali proprietà nascono però come di uso del Cives e la cittadinanza ancora oggi beneficia dell’uso civico (diritto reale di godimento, su terreni di proprietà pubblica, spettante ad una
determinata collettività di persone, come ad es. i residenti in un determinato comune. Il godimento può consistere nel raccogliere la legna, i frutti, lo strame, far pascolare il bestiame ecc... ), che vede la sua origine in questo periodo storico. Verso la fine di questo secolo si afferma la coltura del castagno; la sua introduzione è legata ai miglioramenti promossi dai monaci e la sua fortuna è legata al fatto di unire la produzione di legna da ardere e quella di frutti al pascolo del bestiame. Nel 1300 il notevole incremento demografico provoca un’ulteriore richiesta di territori agricoli, pertanto si completano il disboscamento delle porzioni basali e mediane dei versanti sulla sinistra orografica; sopravvivono solo le grandi aree boschive scomode e di difficile accesso. Chiomonte nel 1371 emette uno statuto per la corretta gestione del territorio e Oulx già nel 1314 ha un regolamento contro il taglio dei boschi. La concessione dell’autonomia da parte dei Delfino permette alle collettività locali di gestire boschi, pascoli ed acque. Il territorio viene così sfruttato al massimo delle sue possibilità, fino a che la peste e le guerre decimano la popolazione e riducono la pressione antropica sullo stesso.

Il periodo di relativa tranquillità sociale a seguito del trattato di Utrecth garantisce la maggiore espansione demografica, con la conseguente massima antropizzazione del territorio: infatti, fra il 1800 e il
1930 assistiamo ad un vero e proprio ritorno alla montagna, indotto essenzialmente dal peggioramento delle condizioni degli agricoltori-allevatori a causa della sempre maggior espansione del capitalismo terriero. In Alta Valle di Susa, la popolazione al censimento del 1871 contava 17.500 abitanti disseminati in una miriade di piccoli insediamenti: ben 22 comuni e 82 frazioni; essa era quasi esclusivamente dedita all’agricoltura e alla zootecnia.

La proprietà rurale risultava estremamente frazionata. Secondo i dati della Direzione del Catasto,
raccolti nel periodo 1858-1864 e ritrovati nella Monografia agraria illustrata della Valle di Susa scritta dal
Professor M. Assandro, edita nel 1884, la superficie totale pari a 64.012,53 ha, risultava ripartita come
riportato nella tabella 1 e 2.

 


Tabella 1 – Ripartizione della superficie

Boschi 26,00%
Pascoli con bosco 4,00%
Pascoli 30,00%
Infrastrutture 12,00%
Ghiaioni, nevai 1,00%
Superficie coltivata* 27,00%


 

Tabella 2 – Ripartizione della superficie coltivata*

Prati 50,00%
Campi coltivati 37,00%
Vigneti, orti e castagneti da frutto 13,00%




I boschi erano quasi tutti di proprietà comunale; alle quote più elevate predominava il pino cembro cui si aggiungevano mano a mano che si scendeva di quota, il larice, l’abete rosso e il pino silvestre, che formavano le poche foreste subalpine, che allora resistevano all’azione distruttrice dell’uomo. Le conifere si tagliavano all’età di 60 - 100 anni trattandole con i tagli a scelta (taglio saltuario); allora i tagli rasi non erano in uso in quanto richiedevano spese per il rimboschimento obbligatorio. Fino all’altezza di Chiomonte si ritrovavano a quote inferiori qualche faggeta, castagneti, querceti di rovere governati a ceduo con turno di 12 - 20 anni.


Nelle zone umide prevalevano gli ontaneti governati a ceduo con turno di 9 anni. Si trattava comunque di una selvicoltura primitiva, che non fondava le sue basi sulla scienza. Prati e pascoli rappresentavano quasi la metà della superficie totale a causa dei disboscamenti attuati dall’uomo per avere una maggiore superficie pascolabile e a causa del pascolamento indisciplinato di ovini e caprini nelle zone di possibile rinnovazione del soprassuolo. In questa situazione la zootecnia e le produzioni animali conobbero la loro massima espansione in ambiente montano. La coltivazione di cereali raggiunse in quegli anni i massimi altitudinali assoluti; man mano che si saliva di quota scomparivano certe colture per lasciare il posto a quelle adatte al clima più rigido.


Così il frumento lasciava poco per volta il suo posto alla segale e all’orzo e il mais lo cedeva alla patata. I castagneti da frutto si estendevano fino alla quota di 1100 m s.l.m. su terreni a reazione sub-acida dove le altre colture mal si prestavano a essere coltivate a causa della scarsa insolazione e dello abbondante scheletro superficiale. I vigneti si ritrovavano principalmente nei comuni di Gravere, Chiomonte, Exilles e Salbertrand, in esposizioni sud e su terrazzamenti appositamenti costruiti dall’uomo per praticarvi la viticoltura. Oggi parte di questi terreni è abbandonata e assistiamo all’invasione di specie pioniere. Questa situazione ambientale, modificata solo dopo il secondo conflitto mondiale, insieme ad una caccia indisciplinata ha pesantemente danneggiato gli ungulati e avvantaggiato specie steppiche come la lepre, la starna e la coturnice, che oggi risultano in piena flessione a causa del progressivo abbandono dell’agricoltura in montagna e della crisi della zootecnia, tali eventi hanno consentito la riaffermazione dei boschi (che oggi rappresentano il 41% della superficie totale) e la conseguente esplosione delle popolazioni di ungulati. Nelle Tabelle 3 e 4 riproponiamo i dati accorpati per categorie d’uso del suolo e per tipologie forestali ricavati dal Piano Forestale Territoriale del 2000 dell’Alta Valle di Susa.

 

Tabella 3 – Categorie d'uso del suolo presenti in Alta Valle di Susa e loro superficie (da PFT AVS, 2000)

Categorie d'uso del suolo Supeficie (in Ha) Supeficie (in %)
Acque  57,7 0,09
Superfici forestali  26297,15  41,08
Greti 266,55 0,41
Superfici pastorali 21652,21 33,82
Frutteti e vigneti  272,56 0,42
Rocce e macereti 14264,82 22,28
Aree urbanizzate e infrastrutture 1187,98 1,85
Aree verdi urbane 71,26 0,11
Superficie totale 64012,53 100

 

 

Tabella 4 – Tipologie forestali presenti in Alta Valle di Susa e relativa estensione (da PFT AVS, 2000)

Tipo Supeficie (in Ha)
Abetine 1275,5
Acero-tiglio-frassineti  1187,42
Alneti planiziali e montani 63,85
Arbusteti planiziali e montani 213,35
Boscaglie pioniere e d'invasione 351,17
Castagneti 1332,2
Cespuglieti montani e subalpini 616,43
Faggete 368,87
Lariceti e cembrete 15648,55
Arbusteti subalpini 110,2
Peccete 427,26
Pinete di pino montano 552,28
Pinete di pino silvestre  3403,4
Querceti di roverella 122,25
Querceti di rovere 197,51
Rimboschimenti 390,6
Saliceti e pioppeti ripari 36,41
Totale superfici forestali 26297,15

 

Matteo CostaDottore Magistrale in Scienze Forestali e Ambientali

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