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RICARICATORI o ALCHIMISTI?

RICARICATORI o ALCHIMISTI?
Mentre scrivo queste righe,il canale digitale Caccia & Pesca  sta mandando in onda un mio Speciale sulla Ricarica “casalinga” delle munizioni per carabina e, visto il successo che ha riscosso (meritato o immeritato poi me lo direte voi), ho deciso che forse non era male trattare l’argomento anche sulle pagine della nostra bella Rivista.
Vorrei subito precisare una cosa: ben vengano tutti i ricaricatori, sia principianti sia espertissimi, ma dobbiamo da fare subito una netta distinzione tra la Ricarica e l’Alchimia!
Con la ricarica si possono assemblare buone cartucce, a volte ottime e raramente anche eccezionali, ma non si può trasformare “il piombo in oro”! Vorrei poi fare anche una netta distinzione tra un cacciatore serio (di quelli che a caccia ci vanno davvero!) ed un normalissimo titolare di porto d’armi, cacciatore occasionale ma fervido tiratore di poligono della domenica.
Anche se ambedue possiedono delle carabine e si dilettano al tiro a lunga distanza, credetemi, non si assomigliano affatto.
Perché al primo interesserà soltanto che la sua arma abbia la precisione necessaria per colpire un animale selvatico dove e quando vorrà, mentre al secondo interesserà maggiormente che la sua carabina sia “più precisa” di quella dei vicini di “piazzola” e che sia in grado di ricamare delle splendide rosate da poter esibire a parenti, amici e a tutti quelli che hanno voglia di vederle.
Tempo fa al poligono, mentre stavo ricontrollando la taratura di una CZ calibro 222 Remington, un tizio, che a mia insaputa stava controllando con lo Spotting Scope il “mio” bersaglio, cominciò a darmi consigli, assolutamente non richiesti, su come migliorare la precisione della 222 a duecento metri.
Il buon uomo si era visto costretto ad intervenire perché, secondo lui, rosate di quattro – cinque centimetri (per altrettanti colpi con palle da caccia!) a duecento metri di distanza erano ridicole. Il sapientone cominciò una tirata alla Vittorio Gassman che stroncai subito sul nascere: “Scusi? Ma Lei qualche volta va anche a caccia oppure sforacchia soltanto cartelli di carta?”
A quel punto, forse dal tono della voce o dal mio sguardo assassino, il grandissimo esperto (un po’ offeso perché alla fine lui desiderava soltanto gratificare il prossimo col suo immenso sapere) girò i tacchi e si allontanò per cercare un’altra vittima  più disponibile.
Quel che è peggio è che i poligoni pullulano di gente come quella! Persone intossicate dalle riviste americane, che sono tutto tranne che cacciatori. Per praticare la caccia a palla in Italia, in Europa e nel Mondo intero è indiscutibile che occorre un’arma sufficientemente potente, affidabile e precisa, ma di certo non è richiesta l’accuratezza di tiro che invece dovrebbe avere una carabina destinata alle competizioni sportive.
Tanti anni fa il novanta per cento dei cacciatori italiani taravano e ricontrollavano le loro carabine sparando nelle cave in disuso, appoggiati sul cofano della macchina. Oggi i poligoni abilitati almeno fino a duecento metri sono dappertutto. In pochi anni sono spuntati come i funghi e le gare tra cacciatori – tiratori si sprecano.
Tre selecontrollori su cinque acquistano armi in 308 Winchester, 6,5 x 55 e 222 Remington (calibri notoriamente molti precisi) in modo che con un’unica arma possono cacciare caprioli e daini e gareggiare e confrontarsi a destra e a manca.
Sono rimasti in pochi quelli che sanno che una carabina camerata in un calibro dai 6 ai 7 mm, che riesce a piazzare facilmente quattro colpi in un cerchio di 5 – 6 cm, a duecento metri di distanza, è più che sufficiente per poter cacciare selvatici dalla mole di una volpe a quella di un grosso cervo. Una precisione maggiore è sempre ben accetta (sarebbe da ipocriti non ammetterlo), ma non indispensabile.
Poi c’è il discorso RICARICA! Ormai la praticano tutti, nessuno escluso. Forse c’è rimasto soltanto Zio Bruno (Modugno) che ancora resiste, ma sicuramente perché le cartucce gliele preparo io!
Una volta i ricaricatori stavamo attenti che i bossoli fossero tutti della stessa marca e che la polvere, le palle e gli inneschi fossero dello stesso lotto, adesso invece si pesano i bossoli e le palle uno ad uno, si controlla l’eccentricità della cartuccia finita, il free boring, l’head speed, si ricalibrano soltanto i colletti e si cerca addirittura di ricamerare i bossoli nella camera di scoppio sempre nella stessa posizione.
Capisco la ricerca della perfezione, è sicuramente una buona cosa, ma gli estremismi non mi sono mai piaciuti. Quindi, dopo aver individuato e tracciato i confini che esistono tra un cacciatore e un tiratore e tra il tiro a caccia e quello sportivo, vediamo quali sono le operazioni da eseguire per caricare delle buone cartucce da “caccia”, senza essere degli scienziati, ma neanche degli alchimisti.
Ho detto caricare, perché c’è gente, come il sottoscritto, che se non ha a disposizione dei bossoli già sparati preferisce ugualmente caricarsi le munizioni utilizzando dei bossoli nuovi. E nella ricarica è proprio il bossolo il componente più importante. E’ auspicabile che i nostri siano sempre della stessa marca, ricordando che i Norma sono diversi dai Lapua, che gli Hirtenberger non pesano quanto gli RWS, che i Winchester non sono proprio uguali né ai Fiocchi, né ai Remington, né ai Federal e né ai PMC e che i MEN sono indubbiamente di qualità superiore dei Sellier & Bellot e degli Ingman.
Tra bossoli di marca diversa può cambiare il volume interno, il peso, la struttura, la robustezza, il tipo d’innesco adottato (che può essere Berdan o Boxer), le percentuali della lega d’ottone, ecc, quindi per avere una buona costanza di tiro è meglio che siano tutti perfettamente uguali.
La scelta è soggettiva, ma ricordate che di solito il prezzo ne identifica la qualità. Per assemblare delle cartucce da caccia vanno bene quasi tutti, ma è molto importante fare un accuratissimo controllo strutturale dei bossoli sparati.
Non devono essere sporchi né esternamente né internamente, non devono avere ammaccature, fessure o quant’altro potrebbe condizionare l’efficacia. Dopo ogni sparo il bossolo si dilata e dopo ogni ricalibratura si allunga, quindi prima di continuare con le operazioni di ricarica tutti i bossoli dovranno essere riportati alle loro dimensioni originarie.
Come? Mediante tornitura manuale con il Case Trimmer. Si deve controllare anche che le sedi degli inneschi siano pulite e che riescano ancora a trattenerli correttamente in posizione. Voglio dare per scontato che ogni ricaricatore abbia in casa un apparecchiatura per la pulizia (vibratore a graniglia, vaschetta ad ultrasuoni, a bagno d’acido, ecc) come anche un tornietto, perché se così non fosse le cose diventerebbero un pochino più complicate. Almeno la pulizia interna del bossolo (molto più importante di quella esterna) non va trascurata e per farla potremmo avvalersi di uno scovolino di rame azionato da un normale trapano portatile.
Questa operazione serve per eliminare i residui della precedente combustione, ma in particolare per pulire l’interno del colletto dove passerà a forza l’oliva calibrata del Dies.
Per mantenere la lunghezza totale dei bossoli entro la misura standard (misura che di solito è indicata su tutti i migliori manuali di ricarica, oppure si può ricavare misurando il bossolo di una cartuccia originale con un calibro ventesimale) ci può aiutare il Deburring Tool.
Il Deburring è una specie di fresetta manuale a doppio effetto, concepita per eliminare le sbavature interne ed esterne del colletto del bossolo, ma all’occorrenza può andar bene anche per togliere pochi decimi di sovrametallo. Una volta che il bossolo sarà pronto, potremo provvedere all’inserimento dell’innesco con l’innescatore automatico oppure con uno di tipo manuale, di quelli che si trovano anche su alcune presse di ottima marca.
Esistono due famiglie d’inneschi (almeno per quanto riguarda le munizioni da caccia): gli Small Rifle (per piccoli calibri come il 221, il 222, il 223, ecc) e i Large Rifle, che a loro volta possono essere  tipo Bench Rest (specifici per il tiro e le competizione), Normali o Standard e Magnum  (per calibri particolarmente esuberanti come tutti i Magnum, i Weatherby, gli Ultra, i Nitro Express, ecc).
E’ stato accertato che gli inneschi contribuiscono in maniera determinante alla precisione della munizione finita, motivo per cui, anche quando dobbiamo caricare le cartucce da caccia non è male utilizzare i Bench Rest nei calibri medi e i Gold Match nei calibri Magnum.
Ed eccoci arrivati al propellente. La scelta della polvere e delle dosi è forse il problema minore del ricaricatore, perché una valanga di dosi giuste e soprattutto supercollaudate, sono elencate su tutti i migliori manuali di ricarica in commercio come: Norma, Vihtavuory, Speer, Sierra, Hornady, RWS, Nosler, Vectan, Hodgdon, IMR, Hercules, ecc; oppure pubblicate dopo essere state rispettosamente e competentemente studiate nelle riviste specializzate come la nostra!!
Io per abitudine CONSIGLIO SEMPRE E VIVAMENTE DI ATTENERSI ALLE DOSI CONSIGLIATE, magari partendo da un 5% in meno dalle Massime. NON FATE ASSOLUTAMENTE DI TESTA VOSTRA E NON SBIZZARRITEVI IN ESPERIMENTI STRANI!
Non dovrete MAI MISCHIARE tipi diversi di polveri (come facevano i nostri nonni nella cartucce da caccia) e non divertitevi a fare comparazioni ed interpolazioni stravaganti per trovare delle dosi che non sono espressamente riportate nei manuali.
La polvere da sparo è estremamente pericolosa, quindi deve essere SEMPRE MANEGGIATA CON GRANDE CAUTELA. Anche se le armi moderne sono robustissime, purtroppo gli incidenti dovuti ad un esercizio maldestro della ricarica sono tutt’altro che rari!
Nella scelta del propellente è meglio orientarci su quello che in funzione al calibro, alla palla prescelta ed alle prestazioni desiderate non generi CARICHE COMPRESSE o troppo ESASPERATE.
Esistono molti tipi di polveri, tutte di ottima qualità, ma io consiglio di acquistare poche confezioni e di cercare di far di tutto con quelle. Un incallito cacciatore-tiratore-ricaricatore (caspita! Sembra il mio identikit!) che utilizza e ricarica quasi tutti i calibri dal 222 Rem al 458 WM, con due - tre tipi di polvere può praticamente coprire tutto il panorama balistico.
Quando in casa si ha una confezione di Norma 200, una di 202 ed una di MRP, si può caricare di tutto e lo stesso vale se si dispone di Vihtavuory N 130,  N 140 e N 160.
A prescindere dalle restrittive leggi italiane, non è necessario fare grandi scorte di polveri ed io sono contrario a prove e controprove. Una volta trovata la combinazione: foggia e peso di palla, dose di polvere e velocità giusta, che senso ha cambiarla?
Sapete cos’è l’acronimo O.A.L.? Non è nient’altro che la lunghezza totale della munizione finita. Questa misura è riportata con precisione millimetrica nei manuali, ma è anche quella che lascia più autonomia di manovra al ricaricatore.
Dalla lunghezza totale di una munizione, che dipende da quanto è stata “affondata” la palla nel bossolo, si ricava il FREE BORING. Il tanto famoso Free Boring che non è altro che lo spazio esistente tra il profilo della palla e l’inizio della rigatura.
Più è ridotto maggiore è la precisione della munizione, ma… Un cartuccia eccessivamente lunga corre il rischio di non entrare nel caricatore e in un’arma semiautomatica potrebbe dar luogo a difetti di cameratura e inceppamenti.
Anche in questo caso ci sono da fare le dovute considerazioni e trovare il giusto compromesso. Sempre per il solito discorso (parlo sempre più da cacciatore che da tiratore), io preferisco assemblare delle munizioni che siano più corte che lunghe.
Un’ultima cosa, durante la ricarica dovrete stare molto  ATTENTI a non assemblare cartucce SENZA POLVERE. E’ molto più pericoloso di caricare in un bossolo una doppia dose. Dosi errate di polvere di solito non entrano nel bossolo e quindi ci si accorge subito dello sbaglio, ma è facilissimo inserire una palla in un bossolo vuoto.
Questa dimenticanza può essere PERICOLOSISSIMA perché il solo innesco genera una forza sufficiente a spingere una palla ad incastrarsi nella canna. Immaginate Voi cosa potrebbe accadere se inavvertitamente ne verrebbe sparata subito un’altra. La ricarica è un bel passatempo, utile per preparare ottime munizioni ed anche, perché no, per risparmiare qualcosina, ma va fatta con molta accortezza e senza mai improvvisare.
Chi ha intenzione di intraprenderla si faccia aiutare ed insegnare i trucchi del mestiere da un amico veterano e competente. Un ultimo consiglio… nella scelta dei propellenti, limitiamoci ai migliori, ai più qualificati, ai più collaudati come ad esempio quelli prodotti dalla finlandese VihtaVuory importata dalla nostra FIOCCHI (che tra l’altro li usa nei sui caricamenti commerciali), che ha un catalogo nutritissimo e tabelle di ricarica precise ed affidabili. 
 
FIOCCHI MUNIZIONI SPA
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23900 Lecco – Italy
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                                                               Marco  Benecchi   
 
 
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