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Benelli Surface Treatment (BE S.T.)

Benelli Surface Treatment (BE S.T.)

La nuova tecnologia di Benelli Best in una parola dice già tutto. Best, rappresenta il meglio del “coating” a livello mondiale. Andiamo però con ordine e analizziamo questo nuovo trattamento che rende uniche le canne del Raffaello Be Diamond: su questo semiautomatico sono infatti assemblate le canne preziose e resistenti come un diamante. Best è l’acronimo di Benelli Surface Treatment letteralmente dall’inglese Trattamento Benelli per le superfici. Best è un nuovo coating che nobilita la canna, proteggendola da corrosione, abrasione, usura e agenti esterni. Le canne grazie a questo trattamento non avranno più bisogno di manutenzione e oliatura: Best è bellezza, piacere e praticità.

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Con BE S.T. cambierà tutto, Benelli ha introdotto una nuova metodologia di trattamento delle canne, per ora esclusivo brevetto Benelli; viene utilizzato grazie a macchine di lavorazione presenti all’interno dello stabilimento di Urbino e li customizzate.
In pochi passi vi illustreremo cosa è BEST.

BE S.T. è un rivestimento protettivo che rispetta l’ambiente
Il processo BE S.T. fa uso di una tecnologia ibrida altamente innovativa, messa a punto negli ultimi anni e tuttora in fase di sviluppo, per realizzare un rivestimento che ha caratteristiche simili ad un diamante: elevatissima durezza, prezioso dal punto di vista esteriore e resistente alla corrosione, senza bisogno di manutenzione con olio protettivo.
BE S.T. è una tecnologia del tutto ecologica, in quanto non produce reflui né emissioni dannose per l’ambiente, rappresenta uno dei processi a minor impatto ambientale scelto a livello europeo per la sostituzione dei rivestimenti tradizionali, infatti le emissioni e gli scarti sono praticamente nulli.

Sorgenti ioniche, plasma e carbonio: la “ricetta Be Diamond”
Una sezione dell’impianto in Urbino fa uso di sorgenti ioniche allo stato solido di ultima generazione, che permettono la deposizione di strati compatti e privi dei difetti puntiformi (potenziali inneschi corrosivi) caratteristici di altre tecnologie in uso. La tecnologia è ben rappresentata nei video tutorial che vedete sul canale youtube di Benelli, vi consigliamo la visione per capire a fondo il processo.
Un’altra sezione dell’impianto utilizza una sorgente di plasma a radiofrequenza in grado di dissociare i precursori gassosi che vengono introdotti in camera, in modo da creare le condizioni per la loro deposizione.
Il processo BE S.T. di Benelli impiega un precursore liquido, coperto da segreto industriale, che viene vaporizzato prima di entrare in camera.
Il precursore liquido anche detto diamantoide, è la chiave per realizzare uno strato esterno che ha caratteristiche simili al diamante, in quanto contiene catene di idrocarburi in cui il carbonio forma legami di tipo sp3, caratteristici per l’appunto del diamante.

Durevole e resistente, avanza nel tempo ma non invecchia. Lo strato depositato è formato da un reticolo di carbonio e idrogeno, ha microstruttura amorfa, è chimicamente inerte e molto duro, mentre il substrato in acciaio ha microstruttura cristallina, è chimicamente reattivo e relativamente tenero. Il rivestimento applicato direttamente sull’acciaio ha dunque una bassa adesione, a causa della scarsa affinità chimico-fisica col substrato: per questo motivo è necessario uno strato intermedio con caratteristiche che gradualmente si trasformano da metalliche a intermetalliche, simili alle proprietà di elevata durezza, tenacità, resistenza al calore, all’usura e alla corrosione che ha appunto il diamante.

Oltre alla fase di deposizione, il ciclo di lavoro comprende anche le fasi di pre e post trattamento. Un processo produttivo molto complesso, per il quale sono stati necessari anni di ricerca e di messa a punto: la sua cui difficoltà ha scoraggiato i molti ma non i tecnici Benelli.

Resistente e “campione” negli ambienti più estremi.
Il processo è stato eseguito mediante una serie di efficaci test sul campo negli ambienti più estremi, in varie parti del mondo, dove i carichi di salinità e umidità generano un’azione fortemente corrosiva, ambienti non difficili da incontrare in un habitat di caccia. I test sono durati 3 anni, con esito stupefacente: alla fine le canne erano ancora come nuove!

 

 

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