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Defourny, dal Belgio con classe.

Defourny, dal Belgio con classe.

DEFOURNY Antoine Joseph.

Fabricant d’armes.

Rue Petite Voie  Herstal  (1894).

Rue Nicolas Defrêcheux, 31  Herstal  (1900).

Rue Champs de Foxhalle  Herstal  (1902).

Rue de Jupille, 291  Bressoux  (1905).

Rue Nicolas Defrêcheux, 129  Herstal  (1909-1911).

Rue Nicolas Defrêcheux, 81  Herstal (1913-1933)  (Ann.1924).

Armurerie Antoine Joseph Defourny.

Société anonyme.

Rue Nicolas Defrêcheux, 25-27  Herstal  (1944-1967)  (Annuaire 1959).

 

Maison fondée en 1890  (1895 ?).

Création du premier atelier en 1900.

 

Dépôt marque de fabrique.

N° 1736 – Liège 31/01/1911.

 

Queste sono le notizie che si hanno circa la gloriosa fabbrica d’armi di Jos. Defourny. Dinastia di produttori di armi operante nel periodo d’oro dell’archibugeria.

Nonostante vengano ricordati quasi esclusivamente gli armaioli inglesi, quali creatori delle armi fini, vorrei spendere una parola in favore di Defourny, che ha saputo distinguersi dal panorama dei costruttori del Belgio, insiema ad altri, con brevetti che hanno fatto la storia del fucile da caccia moderno.

Vorrei partire dal catalogo di questa nota casa d’armi, nel quale troviamo un sovrapposto, arma molto particolare, con una bascula piuttosto alta, un nasello del rampone che fuoriesce inferiormente dalla bascula, tale tassello agevola la slitta di chiusura che va ad impegnare i due ramponi che si trovano sotto le canne, rendendo il movimento molto fluido; completano le chiusure due mensole laterali alla canna superiore che vanno ad inserirsi nella faccia di bascula e che vengono trattenute da un catenaccio comandato dalla chiave di apertura che vi si va a sovrapporre. Tale bascula alta, coadiuvata da due ramponi inferiori e la relativa slitta di chiusura tipo Purdey e le due mensole relative alla canna superiore rendono questo sovrapposto di una robustezza unica nel suo genere.

Le batterie sono simili a quelle di Holland, e trovano spazio anche alla molla posta anteriormente dato lo spessore maggiorato dei fianchi di bascula.

Altro brevetto di questo sovrapposto sono gli estrattori, comandati da due rostri lamellari che fuoriescono dai fianchi di bascula.

E’ un’arma decisamente insolita ed anticonvenzionale per quell’epoca, con un’estetica un po pesante nel volume della bascula, alla quale fa da contrasto un’asta che da alta posteriormente diventa molto sottile anteriormente, conferendo un contrasto di volumi forse troppo marcato; forse per queste caratteristiche estetiche o forse perchè altre armi allora in auge sui campi di tiro al piccione come Lebeaux tipo Boss o Super Lebeaux erano più aggraziate, che questo sovrapposto non ha avuto molta fortuna, perlomeno qui in Italia.

In catalogo troviamo delle bellissime doppiette, hammerless, come sarebbe giusto chiamarle, a cani interni con sistema tipo Anson (boxlock); doppiette con batterie su piastre laterali, con sistema tipo Holland (sidelock), tutte con apertura automatica delle canne, o meglio apertura assistita, come è più giusto chiamarle. Questo dell’apertura assistita è un tema caro al costruttore di Herstal, tanto che discostandosi dai suoi brevetti, ha voluto costruire una doppietta sul modello Purdey, questa si con apertura automatica delle canne. Copiare un Purdey, sebbene si parta da un progetto già sviluppato da altri, è impresa ardua dato che ci si va a scontrare con il paragone con l’originale. E’ un progetto questo del 1880 partito da Frederic Beesley capofficina di Purdey e che lo stesso Purdey ha fatto suo fino ai nostri giorni con lievissime modifiche, con un progetto ingegneristico di difficile realizzazione, con un mollone molto insolito che ha due braccia di cui una, la superiore molto robusta rispetto all’inferiore; molla che viene caricata parzialmente all’abbassarsi delle canne e la rimanente carica gli viene data in chiusura. Pure gli estrattori di questa doppietta sono particolari, infatti per farli scattare esistono due levette che sporgono in prossimità del perno di cerniera e vanno a divaricare verso l’esterno due mollette poste parallelamente alla croce dell’asta che tengono in posizione gli estrattori con relative molle.

Non vorrei dilungarmi oltre su questa arma, che sostanzialmente dovrebbe essere trattata dal punto di vista meccanico come Purdey, dato che ne è una copia.

Eccoci ora ad esaminare la doppietta modello 33, quello che io reputo il capolavoro di Defourny.

Innanzitutto partiamo da quello che si vede: la bascula ha i rinforzi laterali, un doppio cordone tipico di Defourny, bascula piuttosto corta e compatta con batterie di forma tondeggiante che si raccordano armoniosamente con le misure contenute del tutto; azionando la leva di apertura, ecco la prima sorpresa, le canne, naturalmente demiblock, sono ad apertura assistita, cioè si abbassano da sole senza bisogno di spingerle con le mani. Si notano subito i grandi estrattori automatici e fra di essi la terza chiusura Purdey. I ramponi sono di dimensioni generose, a triplice giro di compasso; i percussori sono inseriti nei loro grani di tipo amovibile in caso di usura delle sedi.

La vera sorpresa la troviamo all’interno delle cartelle laterali, queste sono un brevetto della casa di Liegi, si nota subito l’assenza del mollone a "V" ed il gruppo di scatto sembra simile ad un Holland senza la tipica molla che aziona il cane.

Sotto ai piani di bascula, spuntano due leve, o meglio, quella inferiore è la leva che comanda gli estrattori e serve a ruotare il cane spingendo in alto l’appendice inferiore del cane stesso mettendolo in posizione per essere armato, ed anche questo è un brevetto Defourny, e l’altra, quella superiore è la molla che in questo caso non è a "V" come in quasi tutte le armi di tale tipo, ma è unilamellare, fulcrata da un lato alla bascula, il lato opposto va a intercettare l’appendice del cane che la prima leva aveva alzato; fra le due estremità di questa molla, più vicina all’asta, vi è una camma rotante fulcrata alla bascula solidale ai piani delle canne quando queste sono montate, che va a comprimere la molla; questa molla quando è in tensione è deputata a premere la noce del cane verso il basso affinchè svolga la sua funzione di colpire il percussore, inoltre tende a fare ruotare le camme e di conseguenza a fare aprire le canne, ecco svelato il perché dell’apertura assistita delle canne; naturalmente quando una batteria è disarmata diminuisce la forza per far aprire le canne, mentre se entrambe le batterie sono scariche tale forza sarà ancora minore, però, dato che l’abbassamento delle canne non arma la molla, ecco che con poca potenza le canne si abbassano, mentre facendo l’operazione contraria, alzando le canne si mette in tensione la molla che preme contro la noce del cane già messo in posizione dalla leva inferiore.

Lo sforzo per la chiusura delle canne, nonostante si vada a comprimere la molla che aziona la batteria è poco, dato che la molla è piuttosto lunga e molto elastica. I vantaggi di questo tipo di impianto sono innanzitutto, come nel sistema Holland, la seconda leva di sicurezza contro le partenze accidentali del colpo, in secondo luogo quando le canne sono separate dalla bascula la molla che aziona il cane non è in tensione, terzo pregio consiste nel fatto che il fucile è utilizzabile anche in caso che ci si dimentichi l’asta, in questo caso solo gli estrattori automatici, per forza di cose non funzionano; come abbiamo già detto in precedenza, il basculaggio delle canne è facilitato, di conseguenza con una sola mano si è in grado di aprire l’arma ruotando la chiave verso destra e di espellere i bossoli sparati, mentre la seconda mano è già pronta con le cartucce da sostituire, basta chiudere e si è nuovamente pronti a far fuoco con risparmio di tempo fra un caricamento e l’altro. Altro brevetto di questo giustapposto è relativo agli espulsori, che sono comandati dalla leva inferiore posta nella bascula, che nell’ apice anteriore ha un risalto che va ad intercettare i nottolini che comandano le molle dei singoli estrattori.

Non so se questo tipo di acciarino sia stato ripreso da altri costruttori, tuttavia ha avuto una buona distribuzione da parte del suo inventore, è un impianto che ha bisogno di essere curato nei minimi particolari, non si presta a lavorazioni poco accurate, è affidabile e sicuro; questa bella doppietta rientra a pieno titolo nel novero delle armi fini ed originali nel vero senso del termine, naturalmente non ho voluto parlare dei dettagli estetici come le incisioni, che sono a bouquet con inglesina su fondo tartarugato, oppure dei legni di ottima qualità e fattura come tutto il resto. Arma di buona diffusione, date le sue caratteristiche di pregio, i suoi meriti meccanici e la propensione del costruttore a costruire l’arma oltre che per tiro al piccione, soprattutto con misure da caccia, e anche con canne corte da 65 centimetri, che altri erano restii a costruire.

Sul Ponticello dei grilletti spicca lo stemma Sabaudo e la scritta "Sigismondo Corte, fornitore della Real Casa", come in tante armi di gran pregio della prima metà del secolo scorso; questa armeria di Genova è stata una delle principali importatrici di armi di un certo livello sia inglesi che belghe per gli appassionati facoltosi genovesi e non solo genovesi, quando ancora il porto era il fiore all’occhiello degli scambi commerciali europei e vanto d’Italia e Genova era ancora "La Superba".

 

 

 

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