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Il coltello da caccia

Il coltello da caccia

Cura e manutenzione

È abitudine, nelle conversazioni tra cacciatori, oltre che di "azioni di caccia" o di "avventure di caccia", parlare anche di armi. E per armi intendiamo per lo più fucili e carabine, ma anche munizioni.

Tutto ciò è molto bello e interessante, in quanto gli argomenti sono talmente vasti e complessi che se ne avrebbe materia per tutta la vita.

Un aspetto che però ritengo da qualcuno un po’ trascurato, è quello inerente la "corretta manutenzione" delle armi, un "lavoro" che si deve fare al termine di ogni giornata di caccia, quando per lo più si è molto stanchi, e che richiede una certa cura e dedizione; a volte si tende a rinviarlo, se non addirittura ignorarlo, accampando scuse di ogni tipo per giustificare la nostra pigrizia. Vale la pena riparlarne.

Ciò di cui però si parla poco, perché in verità non vi è una vera cultura, è del coltello, del proprio fedelissimo "amico di caccia", che in ogni occasione ci "viene buono" per cavarci dagli impicci, ma al quale dedichiamo forse troppo poca attenzione e cura.

Vediamo di coglierne i motivi.

Innanzitutto la legislazione. Da sempre in Italia il coltello è ritenuto, da tutti ma non per tutti, un’arma, e si nutre nei suoi confronti una certa diffidenza, più per sentito dire che per vera cognizione di causa. Certo i coltelli automatici, a scatto e con doppio filo sulla lama sono a tutti gli effetti "armi", la cui detenzione non trova giustificazione nemmeno a caccia, e per i quali necessita un porto d’armi speciale.

Ma per il nostro coltello da caccia, che portiamo con noi ad ogni uscita, se non ha le caratteristiche sopra descritte, non ci sono problemi di permessi particolari, in quanto è strettamente legato all’utilizzo venatorio e nell’azione di caccia è giustamente sempre consentito e lecito averlo con sé.

Per essere un coltello da caccia deve essere un coltello a "lama fissa" con un unico tagliente, da tenere nel suo fodero, oppure un "pieghevole" non automatico, che si tiene comodamente in tasca o in un piccolo fodero.

Oltre alla legislazione, ma anche in conseguenza delle sue restrizioni, ha giocato un ruolo negativo la perdita della tradizione, per cui i coltelli "regionali", tanto cari ai nostri nonni o genitori, che molti di noi da bambini hanno tenuto in tasca, in modelli a misura di bambino, non si regalano più, e così, lentamente, un’altra parte della nostra storia se ne va perduta. Un vero peccato! Un tempo era un po’ diverso, e al proprio coltello si rimaneva affezionati.

Ma torniamo al coltello da caccia e alla sua manutenzione.

Se per quelli in acciaio inox la cura della lama si può ridurre ad una semplice pulitura con un accurato lavaggio, per le lame in acciaio al Carbonio non inox, di altrettanto o di maggior valore, specie se in damasco forgiato, ma che, ahimè, possono prendere la ruggine se non curati in modo corretto, l’attenzione deve essere particolare e più meticolosa.

Sappiamo bene che oltre all’acqua, anche le carni, il sangue, la frutta e il cibo in genere contengono sostanze corrosive, che finiscono con l’intaccare e corrodere la lama, con conseguente perdita di bellezza e, sul filo, anche di potere tagliente. Una pulizia accurata della lama è dunque indispensabile dopo ogni operazione di taglio, che richiede sempre un passaggio finale anche con una pezzuola oleata o paraffinata, come quella che si usa abitualmente per i fucili, che comunque va fatta ogni volta che si rientra dopo una escursione con brutto tempo. Anche i foderi in cuoio, per il trattamento avuto, risultano col tempo essere corrosivi.

Anche il manico necessita delle opportune cure. I legni vanno tenuti puliti e "cerati", perché siano idrorepellenti, pena possibili alterazioni o scollature; anche i corni vanno tenuti puliti e cerati, così come gli ottoni e gli acciai vanno tenuti lucidati. Non tutte le parti del manico sono rinforzate da rivetti o viti, per cui anche forti sbalzi di temperatura o esposizioni continue all’acqua e al sole possono provocare spiacevoli "scollature", che però possono essere facilmente recuperate con colle idonee, preferibilmente epossidiche a due componenti.

Il coltello va sempre trattato con cura, e quando ha dei problemi va portato a sistemare, specialmente se si tratta di un coltello di pregio, sia che si tratti di un coltello industriale, artigianale o di un coltello "custom" in damasco, unico e prezioso, forgiato e costruito da un bravo artigiano. Ricordiamoci che le belle lame in damasco forgiato, per un cacciatore, così come le belle armi, non sono fatte per essere tenute in una vetrinetta, ma per essere usate, specie su animali altrettanto preziosi e unici come gli ungulati. Sappiamo che usandoli può sempre succedere di tutto; ma per fortuna a tutto c’è rimedio: il coltellinaio che ve lo ha fornito saprà sicuramente rimetterlo come nuovo, e lo farà con piacere, sapendo che lo avete impiegato per l’uso a cui era stato destinato.

Per ultimo, ma di prima importanza, c’è il problema dell’affilatura.

Personalmente la faccio prima di ogni uscita di caccia, con una pietra ad olio molto fine, per non dover brontolare quando devo tagliare l’animale. Una cosa è certa: il filo va tenuto sempre alla massima efficienza, specie dopo un uso intensivo, come potrebbe essere la scuoiatura di un animale, e bisogna averne gran cura, per non dover intervenire con operazioni complesse in caso di cattivo uso o trascuratezza. Anche per questo, se non si hanno le attrezzature giuste, è bene affidarsi a chi lo può fare con cura, con attenzione e con una certa competenza.

Il coltello, come il fucile o la carabina, è un indispensabile compagno di caccia, un alleato che, anche se di poco prezzo, merita di non essere mai trascurato, così da potersi sempre fidare di lui, in ogni evenienza e per ogni necessità.

 

Flavio Galizzi

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