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L’ottica per il recupero

L’ottica per il recupero
Quando si trova l’animale in vita, spesso il tiro è nel fitto, ravvicinato ed improvviso. Sull’arma del recuperatore l’ottica può esistere soltanto se offre l’immediatezza di mira che si ha con l’arma nuda senza ottica. 
Fino a pochi anni fa questo era impossibile, perché anche i migliori produttori di ottiche non riuscivano ad ottenere prodotti con un campo visivo (lo spazio inquadrato all’interno del cannocchiale) sufficiente a dare la necessaria sensazione, mirando con entrambi gli occhi aperti, di inquadrare perfettamente tutto lo spazio che inquadrerebbero i due occhi senza il cannocchiale di mezzo.
 
 
Oggi esistono cannocchiali che, al minimo ingrandimento di 1x, danno la chiara sensazione agli occhi di vedere soltanto il reticolo illuminato che guida la mira, senza squilibri tra l’occhio che vede nell’ottica e l’altro lasciato libero. Insomma, cannocchiali che semplicemente “aggiungono”  un mirino alla visione ad occhio nudo, dandole maggiore precisione ed efficacia.
Questo risultato è possibile proprio grazie al campo visivo estremamente ampio raggiunto dai migliori cannocchiali in commercio. Attualmente il record spetta al Nuovo Leica Magnus 1-6.3x24i con 44 metri inquadrati a 100 metri di distanza. Magnus che si posiziona al primo posto anche in quasi tutte le altre caratteristiche importanti in un cannocchiale da recupero, prima delle quali la robustezza. Nelle fasi convulse del recupero non è raro infatti “maltrattare” arma e ottica con colpi e botte che mettono alla prova la precisione del cannocchiale. Il Magnus ha il tubo più spesso e una robustezza costruttiva unica, utilizzando nella sua meccanica solo parti in metallo e sistemi di ancoraggio del reticolo al tubo del cannocchiale a prova di qualsiasi sollecitazione. Naturalmente questo costa quasi un etto in più di peso rispetto agli altri prodotti comparabili, cosa che pochi sono disposti a trascurare del tutto; tuttavia tra arma e ottica portiamo in spalla un peso tale che ci pare di poter dire che non sono ottanta grammi che fanno la differenza.
Dando per scontato che parlando di cannocchiali di alta qualità con reticolo illuminato (necessario  guidare la mira), ottiche da duemila euro, la qualità ottica e quella del sistema di illuminazione del reticolo siano ineccepibili e praticamente identiche presso ogni produttore, una delle altre caratteristiche di una certa importanza risiede anche nella possibilità di contare su un ingrandimento massimo che consenta di mirare bene anche su un tiro più lungo. I cinghialai ben vedranno che stiamo parlando delle stesse ottiche che si usano in battuta, del resto le necessità d’uso sono simili.
 
Il nuovo Magnus i 1-6.3x24
Il miglior cannocchiale da battuta del mondo si rinnova in alcuni dettagli significativi e nonostante le ultime novità del mercato rafforza addirittura la sua leadership.
La meccanica dei clic del Magnus è stata concepita per rispettare i nuovi standard di robustezza richiesti dalle aumentate sollecitazioni portate dai calibri e dalle palle moderne, in molti casi in grado di produrre vibrazioni impensabili qualche anno fa e di mettere a dura prova la tenuta della precisione del cannocchiale. Il tubo esterno è un po’ più spesso dello standard per facilitare il montaggio ed evitare le torsioni che spesso si verificano nello stringere gli anelli ed il sistema dei clic è robustissimo ed interamente in metallo. Tutto ciò rende il Magnus qualche decina di grammi più pesante degli altri cannocchiali da caccia in battuta di alta qualità, ma offre garanzie di robustezza e tenuta della precisione del reticolo.
All’altezza di quella meccanica è anche la qualità dell’immagine, la nitidezza straordinaria delle lenti Leica colpisce anche i più esigenti;  quella dell’elettronica, la velocità con cui si riaccende il reticolo illuminato in 60 livelli a spegnimento automatico appena si porta la carabina in posizione di tiro è insuperabile; ed è meno immediata da constatare ma ugualmente ineccepibile la resistenza superiore dei trattamenti antisporco applicati alle lenti esterne, praticamente impossibili da scalfire.
Ma a parte la base di credenziali ottiche, meccaniche e elettroniche così solide, il vero trionfo di questo strumento della casa di Wetzlar dal bollino rosso è nelle sue prestazioni al momento del tiro. Nella caccia in battuta, il cui successo dipende spesso dalla rapidità con cui si riesce ad acquisire un bersaglio in movimento rapido e ravvicinato, ciò che si richiede all’ottica è di aiutare al massimo l’occhio proprio nel mettere il centro del reticolo sull’animale più rapidamente e fermamente possibile, in modo da lasciare a tutto il resto dell’azione di mira e di tiro quanto più tempo possibile per agire con successo.
Sono solo due i parametri che contano, non ce ne sono altri. Uno è più ovvio e immediato da comprendere per chiunque, ed è il cosiddetto campo visivo, ovvero la porzione di spazio che l’ottica è in grado di inquadrare. Più è ampio questo spazio, e più rapidamente l’occhio umano riesce ad acquisire e a seguire e poi se serve anticipare il cinghiale nell’ottica. Leica Magnus detiene il record assoluto di campo visivo, con 44 metri inquadrati in larghezza a 100 metri di distanza. Nessuno arriva a tanto, anche se altri produttori ci arrivano abbastanza vicini. Le ultime novità presentate dai concorrenti principali non hanno migliorato sotto questo aspetto il loro prodotto precedente.
Meno scontato da comprendere, ma ugualmente importante è il dato della pupilla d’uscita, ovvero la parte di spazio utile all’occhio che mira all’interno del cannocchiale. Chiunque può vederlo osservando attraverso l’ottica da almeno 40 centimetri di distanza. Si vede chiaramente un cerchio illuminato, con tutti i bordi neri, che è tutto ciò che ha a disposizione la pupilla umana per osservare e quindi mirare. Più è grande questo cerchio rispetto alle dimensioni della pupilla umana, più rapidamente e con minor fatica la pupilla stessa acquisirà il bersaglio, avendo a disposizione uno spazio più ampio per trovarsi in condizioni di mira perfetta. Qui il vantaggio del Magnus è enorme, ed è addirittura sorprendente aumentato con i passi indietro registrati dai prodotti appena presentati dalla concorrenza. Ebbene, il diametro della pupilla d’uscita del Magnus 1-6.3x24 al minimo ingrandimento (è lì che conta essere rapidi) è 12,4 millimetri. Se consideriamo che la pupilla umana arriva a dilatarsi al massimo intorno ad 8 millimetri si capisce perché abbia uno spazio di “manovra” eccezionale dentro questo cannocchiale, ed è soprattutto per questo motivo, e solo secondariamente per il campo visivo superiore, che chi prova a mirare con il Magnus con entrambi gli occhi aperti ha quella sensazione incredibile di immediatezza di acquisizione e addirittura di non vedere altro che soltanto il reticolo con tutto il campo di visione libero, come se l’ottica tra gli occhi e il cinghiale non ci fosse nemmeno. Il diametro della pupilla d’uscita del Magnus è oltre il 25% più grande di quello del concorrente che gli si avvicina di più e il 29% più grande di quello del concorrente principale, vantaggio che sale addirittura a 53% se si considera il nuovo modello da questi appena presentato. 
Ci riferiamo in questi confronti ai dati presenti sui cataloghi dei produttori.
Rimane a vantaggio della concorrenza un fattore non certo trascurabile, se chi usa il cannocchiale da battuta si trova nelle condizioni di effettuare tiri a distanze superiori ai 200 metri: l’ingrandimento massimo, che arriva con i nuovi modelli a 8x, contro i 6,3x del Magnus.
All’inizio dell’articolo abbiamo parlato di Magnus “i”, con questa “i” che rappresenta le novità racchiuse nella nuova serie. I cannocchiali attuali e quelli nuovi sono lo stesso prodotto per quanto riguarda ottica, meccanica ed aspetto esterno. Non si tratta quindi di un vero e proprio nuovo prodotto, ma di alcune migliorie non appariscenti ma tutte utili apportate al prodotto esistente.
Dall’esterno, la differenza è soltanto nella lettera “i” aggiunta al nome del prodotto e nell’eliminazione della sporgenza di metallo tra l’unità di illuminazione del reticolo e l’oculare. Per tutto il resto, Magnus e Magnus i sono del tutto identici.
La torretta dei clic adotta un nuovo sistema brevettato di memorizzazione dello zero. Se prima era necessario svitare con una moneta il centro della torretta per far girare a vuoto la ghiera numerata e portarla a zero una volta effettuata la taratura, adesso è sufficiente premere il centro della torretta per avere la ghiera numerata libera di girare a vuoto ed essere portata sullo zero. Un cambiamento non indispensabile, ma che sarà sicuramente apprezzato dagli appassionati.
Il meccanismo di accensione e spegnimento del reticolo è stato rivisto, con scatti netti che rendono molto difficile l’accensione accidentale. L’alloggiamento della batteria del reticolo è completamente nuovo e pur trattandosi di un elemento minore nell’economia del cannocchiale è veramente un piccolo capolavoro di ingegneria e di semplificazione della vita del cacciatore al momento di cambiare la batteria. La batteria si infila con una facilità mai vista in nessun altro cannocchiale e si blocca e si sblocca con fermezza in un attimo.
La durata della batteria del reticolo illuminato, già peraltro molto buona, è stata aumentata ulteriormente in modo rilevante grazie al ridisegno della parte elettrica. 
Il prezzo di listino rimane inalterato. Il Magnus “i” costa come il Magnus. E anche questo è un vantaggio, vista l’intenzione dichiarata dai concorrenti di presentare i nuovi modelli con prezzo di listino superiore a quello della serie attuale.
 
Pubblicato su DIANAn.12/16
 
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