Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

A proposito di Etica Venatoria - Riflessioni sul tema

A proposito di Etica Venatoria - Riflessioni sul tema

Per iniziare la nostra sezione sull'Etica Venatoria cosa meglio che partire da uno scritto ricevuto anni fa da un caro amico che ormai non c’è più, un cultore autentico della materia.

Scriveva Roberto Gatti nel marzo 2000, agli inizi del nuovo millennio, con la consapevolezza di iniziare un percorso culturale nuovo, delicato e di grande spessore per la caccia del nuovo millennio.

Una riflessione programmatica e generale su cui impostare tutte le riflessioni in merito ai vari aspetti dell'Etica applicata alla caccia, che noi oggi definiamo ETICA VENATORIA, che parte proprio dall'Uomo, dalla sua coscienza, prima che diventi Cacciatore. Riflessioni che considero ancora oggi dei FONDAMENTALI, sui quali sviluppare la professionalità e la dignità del cacciatore moderno; unici elementi che ci permettono di essere cittadini coscienti prima, seri e consapevoli, e cacciatori rispettabili poi.

Flavio Galizzi

Che senso ha parlare di etica venatoria ?

di Roberto Gatti

Mi è spesso capitato di dover rispondere ad una richiesta del tipo: vieni a fare una lezione di etica venatoria?

Naturalmente come tutti gli argomenti che, in apparenza, sembrano facili…”basta raccontare un po’ di cose sul comportamento…” in realtà diventano estremamente difficoltosi nel momento in cui si tenta di non scadere nel banale, nel retorico o nel generico. Occorre pertanto chiedersi a priori cosa sia in realtà l’etica per il cacciatore del duemila, a che cosa serva, e ciò di per se è già intrigante.

La caccia moderna, cioè il modello venatorio che si sta affermando ormai anche nel nostro paese attraverso la formula del “prelievo programmato” [caccia di selezione], è un contributo operativo, offerto da una componente di volontariato maturo e cosciente (il cacciatore), il quale s’innesta in un più complesso programma di gestione di una risorsa rinnovabile quale la fauna selvatica.

Questa non è solamente una mia convinzione, ma è un percorso tracciato da norme vigenti, condivise dalle compagini più mature del mondo ambientalista, fortemente voluto dalle componenti venatorie più evolute, che raccoglie approvazione e consensi nell’ambiente scientifico.

Questa è la cornice che definisce e inquadra la realtà venatoria attuale, occorre però definire in modo soddisfacente cosa sia l’etica, attribuirne pertanto un valore.

Ritengo coerente inserire il comportamento del cacciatore (cioè l’etica…) all’interno di alcune direttrici precise, che abbiano come riferimento il ruolo che egli ha nel contesto della gestione faunistica:

  • La conoscenza (ottima o buona) della fauna selvatica è una necessità per ottemperare alla sua gestione. Conoscere la fauna selvatica è etico!
  • La conoscenza (discreta o buona) delle diverse tecniche di censimento è importante, affinché il singolo cacciatore possa ben collaborare con chi ha conoscenze tecniche profonde nel ruolo tecnico-scientifico e di coordinamento della gestione. Saper censire è etico!
  • La conoscenza (buona o ottima) delle tecniche di caccia [compresa una conoscenza sicura in termini di armi e balistica, oltre che del tiro], in funzione di corretti prelievi prestabiliti, riveste un ruolo determinante nell’efficienza della gestione. Essere cacciatori efficienti ed efficaci è etico!
  • Avere profondo rispetto degli animali sia durante l’osservazione che nell’azione del prelievo, appare ancor più fondamentale nel ruolo del cacciatore, inoltre ciò significa avere rispetto per se stessi e per gli altri. Il rispetto degli animali è etico!
  • Saper trattare (bene o ottimamente) la spoglia dei selvatici abbattuti significa avvalorare il concetto di “fauna uguale risorsa”. Saper eviscerare e macellare correttamente un selvatico è etico!
  • Conoscere (bene o ottimamente) le tradizioni, la ritualità antica legata alla caccia, fare il possibile attraverso la costante applicazione, per trasmetterlo alle generazioni che verranno, è un modo per conoscere la nostra storia e per riconoscerci quali interpreti di un preciso ruolo. Applicare metodi rituali è etico!
  • Se i contenuti di questi principi sono condivisibili allora abbiamo parecchi elementi per valorizzarne il senso, inoltre questo concetto non appare come elemento astratto, ma si inserisce nella quotidianità dell’attività venatoria, si riappropria del suo reale valore che è …. “l’analisi del comportamento abituale”.
  • In estrema sintesi: un “cacciatore etico” può essere definito un cacciatore professionale? La mia risposta naturalmente è si, nel senso che è colui che sa fare bene ciò ha scelto di fare, non importa se come attività complementare o come propria professione.
  • Attraverso un’immagine ancor più attuale, il “cacciatore etico”, nella consapevolezza del delicato ruolo che attiene alla sua attività, appare oggi il volontario idoneo al quale la società può tranquillamente affidare (a costo zero!) una parte estremamente importante nella gestione di un patrimonio di proprietà comune, quale la fauna selvatica. Se il concetto di etica non appare più come elemento astratto, (di cui si  può quindi fare a meno tranquillamente) ma appare come modo corretto d’agire…. Vale la pena  parlarne ancora di più.

Torna su

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura