Il Fagiano
- Scritto da Flavio Galizzi
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La forma slanciata, l’eleganza del portamento e la livrea di questa specie di origine asiatica, sono degne del fascino che l’oriente, con i suoi misteri e i suoi colori, ha sempre destato nella fantasia di noi europei.
Importato da secoli in Europa, ha riscosso fin dall’inizio il consenso dei nobili, che lo hanno sempre considerato, oltre che un magnifico elemento decorativo delle loro tenute, anche un selvatico degno di grande interesse venatorio e, di conseguenza, gastronomico. Era entrato a far parte del menù dei banchetti dei nobili già nell'anno mille come specie esotica, mentre si ha certezza che vivesse allo stato selvatico fin dal sedicesimo secolo.
Nel campo dell'arte della pittura, le nature morte di tema venatorio lo vedono spesso come protagonista principale, assieme a lepri e ad altra nobile selvaggina; anche nel campo della moda gli splendidi colori cangianti delle sue piume hanno attirato l'interesse di molti fantasiosi stilisti, trovando spazi decorativi su non pochi modelli di cappelli femminili.
E' merito principalmente della tradizione venatoria, oltre che di un certo gusto fascinoso dell'esotico, se sono avvenute, nei secoli scorsi, molte introduzioni di specie provenienti da altri continenti in ambienti non tipici, ma l'uomo, anche involontariamente, è stato da sempre veicolo di trasmigrazioni di specie animali e vegetali da una parte all'altra del mondo, così come l'ambiente dove ha scelto di insediarsi ha subito le modificazioni dovute alle sue scelte o ai suoi capricci.
Nel fagiano, come molto spesso avviene per le specie poligame dove il fascino della livrea gioca un ruolo importante nella scelta del partner da parte delle femmine, il dimorfismo sessuale è molto marcato.
Le femmine, per ragioni mimetiche, sono uniformemente bruno‑chiaro, con marcate e fitte macchie marroni bordate di scuro, più diffuse e grandi sul dorso e via via sempre più diradate e chiare verso il ventre.
Il maschio, nella livrea più diffusa, ha il capo e il collo scuri, con riflessi verde-blu metallici; nella varietà "torquatus" presenta alla base del collo un evidente collarino bianco, e nel resto del corpo il colore dominante è il bruno – rossiccio ‑ ruggine, con fitte punteggiature e linee nere a V, oltre a striature giallastre.
Lo caratterizzano due “cornetti” sul capo e un’ampia zona nuda attorno all’occhio, con bargigli penduli rossi; la coda è molto lunga, castana, con barre scure su sfondo bruno chiaro. L’iride è giallo oro.
Ama le zone boscose, parzialmente coltivate di pianura, di collina, con presenza di acqua e folta vegetazione, e, se ben esposte, anche di montagna. Frequenta i margini dei boschi, i campi coltivati e l’aperta campagna con prati e canali, adattandosi facilmente ai diversi habitat.
Le continue reintroduzioni e i prelievi facili hanno snaturato molte caratteristiche biologiche originarie, tanto da poter quasi dire che i fagiani oggi presenti sui nostri territori non sono riferibili ad un ceppo specifico che si sia adattato pienamente ai nostri climi e al nostro habitat, tanto da poterlo considerare patrimonio autentico.
Continua a subire, per interessi venatori e non quindi naturalistici, variazioni genetiche che non lo aiutano certamente ad essere più forte e in grado di costituire una vera popolazione con caratteristiche di tipicità.
Uno dei compiti della gestione del patrimonio faunistico delle nostre regioni è proprio quello di studiare e di raggiungere, attraverso una gestione seria e oculata di questo patrimonio, un equilibrio ecologico e delle caratteristiche biologiche ben determinate e definite di ogni specie, così da ottenere popolazioni geneticamente forti e in grado di autocontrollarsi nella dinamica di crescita e di integrazione con le altre specie presenti nel territorio.
L'alimentazione del fagiano è assai varia in quanto si adatta molto bene ai particolari ambienti che frequenta; è in ogni caso principalmente vegetale, a base di erbe, di germogli e di semi di ogni tipo, di bacche, di cereali e di frutta, ma sono ricercati anche insetti e larve, che trova tra le erbe, le stoppie e nel sottobosco.
Questi galliformi non conducono vita di coppia.
La femmina, dopo l’accoppiamento, che avviene all'inizio della primavera, ai primi di aprile, depone in una buca nel terreno ricoperta con poche erbe, felci o foglie, fino ad una dozzina di uova, che cova per 22‑24 giorni. Dopo la schiusa, da sola, accudirà i fagianotti per almeno altri 40 giorni; questi restano generalmente nel territorio dove sono cresciuti fino all’autunno.
Pur essendo una specie dalle abitudini terrestri, per sottrarsi al pericolo di eventuali predatori, di notte si imbranca volentieri sui rami degli alberi, anche molto in alto, accoccolandosi vicino al tronco.
Al pericolo ama sottrarsi di pedina; se incalzato si alza pesantemente, ma si allontana con un volo veloce, agile e potente, emettendo un caratteristico canto.
SCHEDA
Nome scientifico: Phasianus colchicus
DATI BIOMETRICI
Lunghezza: 60‑80 cm.
Apertura alare: 75 cm.
Peso: 800‑1200 g.
Con i Tetraonidi, parenti nobili della fauna tipica di montagna, appartiene, in compagnia delle pernici, delle quaglie, delle starne e delle coturnici, all'ordine dei Galliformi. E' diffuso in tutti i continenti, ma il suo nome tradisce le sue origini: Phasianus deriva da Fasis, il fiume che attraversa l'antica e mitica regione della Colchide, da cui Colchicus, una provincia asiatica sulla costa orientale del Mar Nero.