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Il Muflone

Questa specie di ungulato ha una storia un po’ particolare, in quanto le sue origine sono esclusive della Sardegna, dove ancora oggi è presente, anche se è stato “introdotto” in molte regioni dell’Appennino e delle Alpi, principalmente a scopo venatorio. Parente stretto delle pecore, ha abitudini e comportamenti caratteristici. Sono animali che durante l’anno vivono in branchi misti, anche di parecchie decine di esemplari. Solamente nel periodo delle nascite, che avvengono in primavera, normalmente nei mesi di aprile e maggio, i maschi restano soli, perché le femmine si appartano solitarie, per meglio proteggere i loro piccoli. All’arrivo dell’estate i branchi si ricompongono, per ridursi in gruppi più piccoli nel periodo degli amori. È principalmente in questa stagione, verso ottobre, che avvengono scontri spettacolari tra i maschi adulti, che riuniscono e controllano piccoli gruppi di femmine, e gli esemplari più giovani. Dopo una breve rincorsa gli sfidanti cozzano tra loro la fronte e il trofeo, con colpi dalla forza terribile; il rumore lo si può sentire a parecchia distanza, e non è raro che si producano anche fratture ossee.
Terminato il periodo degli amori si ricostituiscono i branchi.
I piccoli, quando nascono, sono subito in grado di seguire la madre, che fa loro da guida.
Il muflone ama i territori ben esposti al sole e caldi, come lo è la sua terra d’origine, e si accontenta di pasti poveri. In alcune zone delle Alpi, dove è stato introdotto, ha dimostrato di creare dei problemi alle popolazioni di camosci, fino a scacciarle, specialmente nel corso dell’inverno, quando entrambi scendono in territori boscosi. Introdurre specie nuove in territori nei quali nei secoli passati non c’èrano può rappresentare un danno all’ambiente e a tutto l’ecosistema tipico.
Il muflone è un animale molto sospettoso, difficile da avvicinare perché sente la presenza del pericolo a parecchie centinaia di metri di distanza.
SCHEDA
Nome scientifico: Ovis orientalis
Inglese: Moufflon
Francese: Mouflon
Dati biometrici
Peso: Nelle nostre regioni i pesi variano dai 35 Kg per i maschi adulti ai 23 Kg. delle femmine, ma può variare a seconda dei territori in cui vive.
Altezza: al garrese 75-80 cm.
Lunghezza: 110-130 centimetri per i maschi, un po’ meno per le femmine.

Le popolazioni crescono
Quando prendiamo in considerazione le specie animali, dobbiamo sempre tener conto del problema del loro impatto con l’ambiente e considerare la loro presenza nel quadro di tutto l’ecosistema in cui sono inseriti. Parlando di ungulati dobbiamo tenere presente che si tratta di erbivori (solo il cinghiale è onnivoro), e dunque dobbiamo valutare quanta disponibilità alimentare, costituita principalmente da erbe e foglie, l’ambiente è in grado di offrire, considerando anche tutte le altre specie presenti. Il problema deve sempre essere tenuto sotto controllo, anche perché le popolazioni crescono ogni anno, e il loro indice di crescita è diverso da specie a specie. Nel capriolo, ad esempio, le femmine, dopo il primo parto, mettono al mondo normalmente due piccoli, per cui la popolazione, nell’arco di tre anni, può raddoppiare. Diversamente succede per il camoscio, il cervo, lo stambecco e il muflone, le cui femmine mettono al mondo, mediamente, un piccolo ogni anno, per cui queste popolazioni, nell’ipotesi che non vi siano altre importanti perdite dovute ad epidemie o altro, si potranno raddoppiare dopo circa sette anni. Un discorso a parte va fatto per il cinghiale, che può avere un indice di crescita annuale superiore di una volta e mezza il numero degli animali, con gravi problemi per l’ambiente, in quanto le risorse ambientali possono presto scarseggiare e gli animali iniziano a produrre danni, anche gravi, all’ambiente stesso.

INDICI MEDI DI INCREMENTO DELLE POPOLAZIONI DI UNGULATI
( PER GRAFICO) :

Capriolo: 35 – 40 %
Camoscio: 12 – 18 %
Stambecco: 10 – 15 %
Cervo: 20 - 30%
Muflone: 25 – 35 %
Cinghiale: 80 – 150 %


 

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