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Eva Shockey, Diana Cacciatrice

Eva Shockey, Diana Cacciatrice
Intervista realizzata da Federico FRIGERI ad Eva SHOCKEY per conto della rivista venatoria DIANA
 
 
LA REGINA DELLA CACCIA SI RACCONTA IN ESCLUSIVA: DALL'AMORE PER LA NATURA ALL'ESPERIENZA COME DOCUMENTARISTA. È IL VOLTO DI PUNTA DI UNA NOTA TELEVISIONE CANADESE, L'ESEMPIO POSITIVO PER MILIONI DI DONNE E PER LE NUOVE GENERAZIONI DEL CONTINENTE AMERICANO.
 
Non bisogna essere nati dall'altra parte dell'Atlantico per conoscerla. Certo, in patria Eva Shockey è una celebrità ormai, con i suoi tweet seguiti da migliaia di followers come le sue imprese venatorie. Ma i viaggi che l'hanno portata spesso in Europa e i valori etici della caccia di cui è ambasciatrice, travalicano ogni confine. 
La chiamiamo di buona mattina, mentre è indaffarata con delle riprese per i documentari di "Outdoor Channel", la televisione dedicata all'ambiente fondata nel 1994 dal padre, Jim, e nella quale lavora quotidianamente gomito a gomito con il fratello. Nonostante gli impegni, accetta di buon grado di rilasciare un'intervista a Diana, in una sorta di connubio tra due meravigliose signore del nostro tempo. Anche dalla disponibilità si riconosce l'umiltà delle persone, ed Eva è il simbolo di una generazione che ha saputo costruirsi il futuro senza rinunciare alle proprie radici. Canadese, classe 1988, un'esistenza equamente divisa tra la danza (era istruttrice di classica) e la caccia, come una seconda pelle. Per lei non si tratta di un hobby, ma di uno stile di vita - a lifestyle - che cerca di promuovere a tutto tondo puntando sulla correttezza e sulla positività di un ambiente sano, in barba a falsi stereotipi e sterili polemiche. 
Anche per questo è stata la seconda donna (in precedenza era toccato solo alla regina d'Inghilterra, Elisabetta, nel 1976) ad apparire sulla copertina di "Field and Arms magazine", la rivista naturalistica più diffusa negli Stati Uniti e fondata nel 1895. Una stella insomma, la cui fama - lo ricordavamo in apertura - è estesa anche nel vecchio continente, e i social network sono invasi da milioni di fan come tocca nel bene e nel male alle maggiori pop star. Eppure mantiene i piedi saldamente a terra e ha le idee molto chiare. A noi ha scelto di rivelarsi, salutando tutti gli affezionati di Diana e gli appassionati italiani. Ed ora, sotto con le domande.
 
Quando hai iniziato ad andare a caccia e perché?
«Mio padre è un cacciatore e sono cresciuta in giro per il mondo con la caccia e i viaggi. Ho iniziato ad andarci personalmente dopo l'università perché volevo passare più tempo con lui in mezzo alla natura e capire a fondo la sua passione. Non mi ci volle molto ad innamorarmi di questo mondo, proprio come aveva fatto lui anni prima». 
 
Qual è il tipo di caccia che preferisci?
«Mi piace andare a caccia con l'arco e amo gli animali di vera montagna. Adoro le alci perché rappresentano un confronto impegnativo e davvero emozionante». 
 
Qual è il ricordo più bello e il più brutto legato alla caccia?
«La cosa che preferisco è la caccia con la mia famiglia. So che ogni volta che andrò nel bosco con loro, sarò felice. Mio marito (Tim Brent, un giocatore professionista di hockey, ndr) è un cacciatore quindi speriamo di condividere sempre di più nuove esperienze. Anche per questo...non ci sono ricordi brutti».
 
Tu sei un personaggio pubblico, famoso, e per di più una donna. Per queste ragioni sei stata più volte aggredita verbalmente da estremisti animalisti. Cosa ne pensi?
«So che la caccia è un ottimo modo di vivere ed è uno stile di vita positivo che sono orgogliosa di promuovere. Così alle persone a cui non piace quello che faccio, dico semplicemente: non preoccupatevi di me. In fondo so che non sono istruiti nella caccia e nel ruolo fondamentale di noi cacciatori come ambientalisti».
Hai recentemente affermato che i cacciatori sono le persone più "cool" del mondo: in che senso?
«Credo di aver detto che i cacciatori sono "alla moda", perché sembra essere una nuova tendenza quella di mangiare soltanto alimenti del posto. Al giorno d'oggi in cui la gente vuole mangiare cibo biologico, compresa la carne, e si sta iniziando a selezionare quella che è stata allevata in modo sostenibile, o localmente prodotta ecc... E ho fatto il punto con una semplice considerazione: i cacciatori hanno insidiato quella stessa identica cosa, per migliaia di anni. Noi, come cacciatori mangiamo quello che la natura ci offre, e siamo alla ricerca di cibi davvero organici, naturali, cresciuti senza pesticidi o altre sostanze. La selvaggina è sostenibile, in una parola. Si evince che ciò che finisce nel piatto è molto più sano rispetto ad alcuni degli altri tipi di carne di allevamento. Quindi, in pratica, i cacciatori sono stati i più "trendy locavores" fin dall'inizio dei tempi». 
 
Come spiegheresti ad un bambino i valori della caccia?
«È importante per i bambini capire da dove proviene il nutrimento. La coscia di pollo nel piatto a cena è venuta da un animale, come la bistecca o l'hamburger che si trovano davanti. Così, per consentire loro di apprezzare appieno ciò che stanno mangiando, è necessario fare il collegamento tra il pasto e l'animale che ha dato la propria vita per fornire loro quel nutrimento. Serve un grande rispetto per l'animale che ci permette di nutrirci, per questo è  facile intendere le radici della caccia una volta che si comprende questo rapporto. Noi mangiamo quello che cacciamo e lo apprezziamo, senza se e senza ma, proprio a partire da questa considerazione». 
 
Come è cambiata la caccia e come vedi il suo futuro?
«È cambiata negli ultimi 10 anni in modo significativo, non solo per la tecnologia. Un cambiamento importante è la quantità di donne che sono state coinvolte  nell'industria della caccia. Posso vedere che la demografia femminile in tal senso continuerà ad espandersi in futuro: questa apertura è un bene per il nostro mondo e ci aiuterà a vincere i troppi pregiudizi che ancora circolano».
 
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