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Breve storia dei Club dei Beccacciai Italiani e...

Breve storia dei Club dei Beccacciai Italiani e...

Storia dei Club dei Beccacciai Italiani e....

 

Prima fu il Club National des Bécassiers in Francia; poi, nel 1975, venne il Club della Beccaccia e poi ancora, un quarto di secolo dopo, sono sorte in casa nostra altre due associazioni di beccacciai: Amici di Scolopax (2001) e Beccacciai d’Italia (2004). Ma vediamo come precisamente è andata la storia di queste cose nel nostro paese.

Partiamo da una data lontana, l’anno 1952. Fu in quel tempo che Ettore Garavini, sviscerato amante del lungobeccuto uccello e autore del libro "La beccaccia" (uscito nel 1938 e ristampato nel 1948, divenuto poi "Beccacce e beccacciai" nelle diverse edizioni successive), allora unico socio italiano del club francese nato l’anno prima, dietro suggerimento di M.Georges Briol che del sodalizio d’oltralpe era presidente, fece il tentativo di chiamare a raccolta i devoti a sua maestà la beccaccia per fondare da noi analoga associazione.

Ma l’associazione dei beccacciai italiani, quella volta, non si fece perché le adesioni furono pochissime. Fra coloro che risposero alla chiamata non mancava il consenso caloroso di un appassionato che rispondeva al nome di Giorgio Gramignani e che, suo malgrado, dovette arrendersi all’evidenza dei numeri.

Era passato più di un ventennio, e correva l’anno 1974, quando un altro illustre cacciatore cinofilo, Enrico Benedetti Roncalli, sorprendente e irriducibile novantaduenne, rincorrendo la vecchia e mai sopita idea dell’associazione dei beccacciai d’Italia, riesumò dalla polvere degli archivi l’appello dello scettico e ormai rassegnato Garavini e l’adesione ottimistica di Gramignani, scritti entrambi comparsi sulle colonne del numero 4 del 1952 di "Andando a caccia", la rivista di Franco Ceroni Giacometti (in arte "Il Cedrone"), e pensò di passare il testimone a Vincenzo Celano, firma assai seguita del giornalismo cinegetico e autore di un testo di successo uscito qualche anno prima,"Il libro della beccaccia", che doveva poi conoscere 6 edizioni.

Quando, quello stesso anno 1974, Celano lanciò dalle pagine di "Diana" (n.15 / 1974, pag.30) il messaggio che comparve col titolo "Appello numero due ai beccacciai italiani: questo Club si deve fare", un’associazione di beccacciai italiani sembrava un’idea destinata a rimanere un’idea alla stregua di un amore irrisolto. Ma la fortuna fu amica all’autore dell’appello (v. "Diana n.22/1974, pag.37; n.1/1975, pag.38; n.6/1975, pag. 14; n.7, pag.14) perché gli pervenne un elevato numero di consensi.

Il conte Roncalli, spirito navigato che conosceva uomini e cose, aveva previsto tutto: non solo la buona messe di adesioni all’appello di Celano, ma anche il puntuale "pessimismo oltranzista" di Ettore Garavini ("…in Italia si legge poco e ci si associa alle diverse organizzazioni venatorie unicamente per questioni di assicurazione e di politica" per cui "la formazione del Club non potrà trovare molti aderenti") e il consenso incondizionato del pointerman Gramignani, sempre pronto a dare il necessario contributo all’impresa.

Il Club della Beccaccia fu fondato il 5 luglio 1975 a Ravenna, in una nutrita e indimenticabile assemblea, tenuta nell’aula magna della Casa dello Studente in via Mariani, alla quale presero parte i personaggi storici della caccia e della cinofilia e tanta gente per certi versi originale.

Per unanime decisione degli intervenuti, la presidenza venne affidata a Ettore Garavini, che rivolse loro un commosso saluto di ringraziamento, nel quale ebbe a sottolineare: "Il merito di questa riuscita è certamente da attribuire nella quasi totalità all’amico dott. Celano che, con i suoi articoli pubblicati sulla più importante e diffusa rivista di caccia, "Diana", ha saputo attirare l’attenzione e l’adesione della categoria più genuina e nobile dei cacciatori, quella dei beccacciai" (v. "Diana n.19/1975, pag. 52).

Garavini mantenne la presidenza fino alla morte, avvenuta nel 1983, quando fu sostituito nella carica da Giorgio Gramignani, venuto poi a mancare nel 2001.

Il Club della Beccaccia, presieduto successivamente dal prof. Silvio Spanò, pubblica, sin dal suo sorgere, il notiziario periodico "La regina del bosco".

A norma di statuto, il Club persegue scopi culturali scientifici di studio e di informazione sui costumi, abitudini, migrazione, consistenza faunistica e su quanto altro interessi la beccaccia, nonché di tutela nell’ambito di un esercizio venatorio sportivo, equilibrato alle possibilità biologiche della specie, curando fra l’altro i rapporti con enti, autorità locali e nazionali e associazioni naturalistiche italiane e straniere.

Ha il merito di aver organizzato in Italia le prime prove di lavoro su beccaccia per cani da ferma e di essersi fatto carico di far introdurre nella legge il divieto di cacciare la stessa alla posta. Il C. d. B. vanta, fra l’altro, anche la primogenitura della raccolta delle ali, ai fini di studiare l’andamento della riproduzione e della migrazione delle popolazioni di beccacce.

Negli anni che vanno dal 1984 al 1989, anni di forte contestazione dell’attività venatoria, su iniziativa e a cura del vicepresidente Vincenzo Celano, il sodalizio, avvalendosi di una prestigiosa giuria, composta da nomi illustri del mondo letterario e di quello venatorio (Antonio Altomonte, Giorgio Barberi Squarotti, Vincenzo Celano, Piero Chiara, Gian Antonio Cibotto, Fausto Gianfranceschi, Cesare Marchi, Bruno Modugno, Franco Nobile, Enrico Vallecchi), organizzò il Premio letterario "L’Arcera" (dal nome antico della beccaccia in Lucania chiamata appunto arcera, per la sua somiglianza che la sua sagoma in volo ha con l’arco e la freccia) per un racconto o un elzeviro ispirato alla caccia, pubblicato su quotidiani o periodici non del settore.

Le trasformazioni socio-economiche nel frattempo sopravvenute e l’equilibrio degli habitat naturali resosi assai precario dettavano al cacciatore del terzo millennio l’esigenza di riposizionare la conservazione del capitale beccaccia e un prelievo a carico della specie stessa entro i canoni etici di una pratica sostenibile.

Nacque con questa coscienza, il 19 maggio 2001, l’associazione "Amici di Scolopax", promossa da Alessandro Tedeschi, già titolare di un sito tematico su internet acquisito allo scopo precipuo di fronteggiare la caccia alla posta. L’assemblea di A. d. S., tenutasi a Pontecorvo, elesse presidente dell’associazione Tedeschi, conferendo la presidenza onoraria del nuovo sodalizio a Vincenzo Celano, sostenitore in occasione del precedente convegno romano (settembre 2000) dell’assoluta necessità di rompere con un certo immobilismo per portarsi ben oltre gli stretti confini locali e nazionali e approdare a una gestione delle popolazioni di beccacce e degli habitat concordata su base internazionale, a livello cioè di paleartico occidentale, che è notoriamente il vasto areale biogeografico, che si estende dalle terre artiche sino alle regioni mediterranee, arabica e siberiana, entro cui l’uccello nidifica, transita, sverna e viene cacciato.

L’associazione"Amici di Scolopax", costituitasi sotto la denominazione giuridica di organizzazione non lucrativa di utilità sociale (onlus), nacque con l’intento di perseguire, come d’altra parte le altre due associazioni italiane consorelle, l’obiettivo di razionalizzare e contenere i prelievi in misura compatibile; contrastare la posta alla beccaccia e il commercio della stessa; attuare studi sulla migrazione della beccaccia e ricerche sull’andamento delle sue popolazioni; sollecitare la crescita del cacciatore moderno anche mediante l’istituzione di un regime di maggiore libertà per l’attività cinofila nel corso del mese di febbraio a caccia chiusa e il monitoraggio della beccaccia e dell’ambiente all’interno delle aree protette; ricercare le sinergie e il confronto propositivo in ambiti internazionali.

Anche con questi intenti, il sodalizio in discorso, per iniziativa del presidente Tedeschi, promosse e organizzò, in collaborazione con l’Assessorato alle Attività Faunistico-Venatorie della Provincia di Salerno, retto da Carmine Rinaldi, il simposio internazionale "Gestione della Beccaccia: interazioni e sinergie tra mondo venatorio, scientifico e istituzionale", tenutosi nel maggio 2004.

L’importante incontro consentì a valenti esperti e studiosi italiani e stranieri di confrontarsi sull’attualissimo e delicato problema della gestione e conservazione della beccaccia europea. Relatori i presidenti delle associazioni di beccacciai aderenti alla neonata FANBPO (Federazione delle Associazioni Nazionali dei Beccacciai del Paleartico Occidentale), sodalizio europeo per la gestione conservativa della beccaccia: Jean Pierre Campana, Club Nazionale dei Beccacciai di Francia; Fluck Denis, Club dei Beccacciai di Ungheria; Philippe Leresche, Associazione dei Beccacciai di Svizzera; Pep Ullastre, Club dei Beccacciai di Spagna; Silvio Spanò, Club della Beccaccia, Italia; Alessandro Tedeschi, Amici di Scolopax, Italia. Relazionarono inoltre: Yves Ferrand, coordinatore di Recherche Bécasse, Office National Chasse Faune Sauvage, Francia; Nöel Fremine, Commissione scientifica del CNB, Francia; Sergei Fokin, presidente Russian Woodcock Reserch Group, Russia; Petr Zevrev, Senior Manager Russian Woodcock’s Hunter, Russia; Vincenzo Celano, saggista cinegetico, Italia; Anna Aradis, ricercatrice dell’Istituto Nazionale della Fauna Selvatica, Italia; Paolo Pennacchini, allora vicepresidente A. d. S. e lettore delle ali col metodo Boidot, Italia; Domenico Vigliotti, coordinatore Commissione Biologia A. d. S. Italia.

Con l’intento di conferire maggiore slancio e forza progettuale e, quindi, far compiere passi decisivi al nuovo modo di concepire la conservazione e la caccia della beccaccia, si è costituita a inizio luglio 2004 l’associazione "Beccacciai d’Italia", che ha per scopi statutari: la realizzazione e la promozione di studi e ricerche scientifiche sulla specie cacciabile Beccaccia; lo sviluppo dell’attività di documentazione sulla migrazione e sul comportamento della beccaccia in territorio italiano e europeo; il monitoraggio della presenza della beccaccia ai fini dell’elaborazione di tecniche di gestione faunistica che assicurino la conservazione della specie; l’affermazione dei principi di un’attività venatoria sostenibile che realizzi l’equilibrio tra prelievo e conservazione della specie; la partecipazione a iniziative europee di gestione integrata della specie Beccaccia su tutto il Paleartico Occidentale; la salvaguardia dell’integrità e della qualità degli habitat naturali e il risanamento di quelli compromessi; l’elaborazione di proposte normative agli enti di gestione e amministrazione della caccia e della protezione della natura; la collaborazione con Istituti di ricerca, Università, Enti e Associazioni, nazionali e esteri; la collaborazione con le associazioni venatorie e con le associazioni ambientaliste per il superamento della figura del cacciatore predatore e l’affermazione del cacciatore di beccacce con l’uso esclusivo del cane da ferma e da cerca, meglio definibile come operatore della gestione integrata della beccaccia, inteso quindi come figura di raccordo fra mondo venatorio e ambientalista, i cui comportamenti altamente rispettosi della natura insieme alle nuove modalità di prelievo venatorio, forniscono i dati della ricerca scientifica applicata alla caccia e alla conservazione della specie; la diffusione dell’uso del cane da ferma iscritto ai libri genealogici e altamente selezionato affinché la soddisfazione fornita dalla qualità dell’incontro con la beccaccia sostituisca la soddisfazione ricercata nella quantità dei prelievi; la diffusione delle attività cinofile riconosciute dall’Ente Nazionale della Cinofilia con specifico riferimento alla beccaccia e ai fini della selezione.

L’associazione Beccacciai d’Italia, presieduta da Paolo Pennacchini, ha concluso accordi importanti con enti pubblici, associazioni venatorie e ambientaliste in merito al progetto di raccolta e lettura delle ali, alla costituzione dell’Osservatorio Nazionale per la Gestione Faunistica e al monitoraggio del ripasso primaverile con l’ausilio del cane da ferma. Il sodalizio, nel maggio 2007, ha tenuto a Lecce il convegno internazionale "Beccaccia, Cinofilia e Ricerca Scientifica", con interventi di: Jean Paul Boidot, Francia; Pep Ullastre, Spagna; Felipe Diez Carriles, Spagna; Colin Troutman, Inghilterra; Fluck Denes, Ungheria; Roberto Ghenga, Spagna; Dusco Sormaz, Serbia; Mantis Athanassios, Grecia; Francesco Balducci, Italia; Paolo Berlingozzi Italia; Vincenzo Celano, Italia e altri.

 

...e delle prove a Beccacce

 

Le prove a beccacce, da noi, si tengono dall’ormai lontano novembre 1976, epoca della prima manifestazione del genere organizzata in Italia per iniziativa del Club della Beccaccia e corsa in via sperimentale in provincia di Salerno, alla Cerreta di Montesano. Ne furono giudici Giorgio Gramignani e Saro Pantò, che a beccacce erano andati veramente e ne conoscevano vita e miracoli.

Quel giorno di inizio novembre, con passo in ritardo, giove pluvio aveva aperto tutte le cateratte del cielo, ma Gramignani, allevatore utilizzatore di pointer e beccacciaio di comprovato ardore, incurante del diluvio che ormai gli veniva addosso, godeva a seguire l’esplorazione brillante di un giovanissimo setter di Celano, soggetto non ancora all’anno di vita, che si chiamava Perri delle Vallate e che a lui ricordava il "favoloso Nobel" degli anni suoi verdi, felice in cuor suo di essere, ancora una volta, lontano dal suo studio di medico odontoiatra per seguire una nuova emozionante esperienza su un selvatico a lui più che familiare ma che mai prima di allora, in Italia, era stato oggetto di prova.

E’ d’obbligo qui ricordare almeno un cane storico nelle prove a beccacce, la Zara di Lorenzo Fanti. Questa tipica setter bianco arancio, valorosa a caccia e in prove, prima nella vicenda di questi concorsi a conquistare la qualifica di Cac, aveva il senso della beccaccia e, fra l’altro, era maestra nel negoziarla. A giusta ragione il giudice Sorichetti la definì "una setter che è un otter".

Altri cani dopo di lei e in tempi più vicini a noi hanno fatto bene in prove a beccacce. Cito unicamente Faloo di Giancarlo Bravaccini perché è stato il primo cane a essere laureato campione italiano di lavoro esclusivamente con i titoli conquistati nelle prove a beccacce. Gli altri che si sono imposti in queste prove appartengono alla cronaca dei nostri giorni, peraltro puntualmente registrata dalla stampa del settore.

Le prove di bosco, da quegli esordi di oltre un quarto di secolo fa, sono per numero e anche per qualità cresciute. Si sono individuate altre e più idonee palestre, cosicché, in questi nostri tempi di penuria di selvatici degni del nome, ne organizzano e ne giudicano anche coloro che si stracciarono le vesti quando uno dei massimi conoscitori della beccaccia e del setter inglese, che risponde al nome di Vincenzo Celano, sulla rivista "Diana" ne lanciava l’idea e discuteva dell’opportunità di correrle pure nel nostro paese, visto che in Francia erano di ordinaria amministrazione sotto l’egida del Club National des Bécassiers.

Solo per completezza di storia, ricorderò che, inizialmente, sul conto delle stesse nicchiava anche l’ENCI, a cui il Club aveva proposto una bozza di regolamento elaborata dallo stesso Celano anche sulla base delle informazioni fornitegli da Maurice Le Peck, giudice francese specializzato di prove a beccacce, e dal resoconto fatto da Armando Diaz (il nipote del "Generale della Vittoria"), socio del neonato Club della Beccaccia, appositamente inviato in Francia in occasione di alcune importanti prove.

Fu Alberto Chelini a interporre i suoi buoni uffici presso l’ente cinofilo che, alla fine, dopo averlo in qualche punto inopportunamente cambiato, approvò il regolamento tuttora in vigore, che sarebbe il caso di riformare finalmente per adeguarlo alla particolare importanza che le prove a beccacce hanno assunto attualmente, prove che in ogni caso dovrebbero rimanere vicenda specialistica, sia dal punto di vista organizzativo che da quello del giudizio.

La ragione dell’importanza di dette prove non è solamente di natura sportiva, ma persegue una finalità zootecnica e, in più, una di natura faunistico-ambientale, ora che si va registrando in una parte del mondo venatorio una maggiore coscienza ecologica. Attualmente, infatti, più di una prova di questo tipo si svolge in aree protette, come parchi regionali e anche nazionali. Per la storia, ricorderò che la prima prova a beccacce tenutasi in un parco nazionale del nostro paese fu quella organizzata da Amici di Scolopax, il 22 dicembre 2002, nel suggestivo scenario lucano del Parco del Pollino, in agro di Castelluccio.

Ai nostri giorni, nella mente di chi regge e governa le aree protette, si va facendo strada, sia pure con non poche e ingiustificate resistenze, la consapevolezza della utilità, e meglio ancora della necessità, di un monitoraggio attento delle condizioni ambientali e faunistiche delle aree sottoposte a tutela, monitoraggio che deve essere condotto da chi, come certa parte evoluta del mondo cinegetico, ha effettiva conoscenza del territorio e dei problemi connessi.

Svolgendosi, queste prove, su un selvatico così autentico, assumono particolare valore sotto il profilo zootecnico in quanto utili a individuare indizi e, per meglio dire, tracce affidabili di qualche linea di sangue interessante, che dà cioè cani veramente cacciatori, discendano essi da soggetti a loro volta trionfatori in prove a beccaccia o semplicemente da campioni accreditatisi in prove di montagna, su coturnici, su starne buone, beccaccini e pernici.

Le prove di bosco sono confronti impegnativi, soprattutto sincere come poche altre, proprio come quelle a beccaccini e a galli e coturnici in montagna, quando accortamente organizzate e quando con competenza e correttezza giudicate.

Nel tempo tiranno del turno, fatto di minuti e non di ore, l’arbitro deve poter stabilire chi precisamente è quel cane che muove per il bosco. Appurare a rapida cottura se ha cervello e naso oltre alle gambe, e metodo di cerca e senso del selvatico, e capacità di negoziarla, la beccaccia e, inoltre, se esibisce in buona dose le caratteristiche della razza a cui appartiene, perché un bracco deve cacciare da bracco e un setter da setter, sempre. Diversamente che gusto c’è e che selezione si fa a metterle in cantiere, ’ste prove, e a prendervi parte? Il giudizio è il filtro più importante e delicato per la tutela delle razze. Tutto il resto può rimanere in subordine. Perciò qui ci viene fatto di raccomandare: eviti di assumersi certe responsabilità chi non ha il fisico del ruolo.

 

Il Controcanto del Cuculo

 

Si ringrazia Setter e Fotografia per aver fornito l' articolo

 

 

 

 

 

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