La caccia alla beccaccia secondo... Giancarlo Bravaccini
- Scritto da Giancarlo Bravaccini
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Su questo tipo di caccia si è scritto e parlato talmente tanto che si corre il rischio di essere banali o ripetitivi.
Vorrei sottolineare alcuni aspetti che la rendono così appassionante, e perché in questi ultimi anni è diventata, ,tra le cacce con il cane da ferma, una delle più praticate.
Una spiegazione semplicistica,anche se in parte vera, è quella dovuta alla progressiva scomparsa della selvaggina stanziale (sopratutto la starna) e quindi i cacciatori con il cane da ferma giocoforza hanno dovuto cambiare obbiettivo.
In realtà penso che questo sia stato l'inizio di un processo che a portato molti cacciatori a conoscere questo tipo di caccia e una volta conosciuta l'emozione che dà, hanno continuato a praticarla con passione a tal punto che, secondo me, non tornerebbero indietro neanche se ricomparissero le starne vere di una volta.
Perché la caccia alla beccaccia racchiude in se molti aspetti che la rendono unica; innanzitutto è un migratore e quindi racchiude il fascino della migrazione, cioè l'incertezza della presenza e, nello stesso tempo, la speranza della giornata eccezionale; molto diverso è con la selvaggina stanziale di cui in qualche modo riusciamo a prevederne la presenza, anche a seguito dei precedenti prelievi; quindi, anche se non si ha la certezza della cattura, si ha un approccio mentale diverso.
Anche dal punto strettamente cinofilo, pur riconoscendo alla starna (vera) il ruolo di selvatico ideale per il cane da ferma, la beccaccia racchiude in se dei comportamenti talmente diversi e soggettivi che fanno si che il cane da beccacce abbia difficoltà nettamente superiori a …negoziare con questo selvatico.
Ogni beccaccia è diversa dall’altra, e non si ha mai la certezza che, insidiata dal cane si comporti allo stesso modo.
Si passa da quelle leggerissime che si involano al minimo rumore, a quelle pedinatrici come dei fagiani, a quelle che infine si fanno pestare; invece negli altri tipi di selvaggina i comportamenti si possono quasi standardizzare, ed è proprio questa incertezza che affascina il cacciatore.
Un altro punto a favore di questo tipo di caccia è l'ambiente in cui si pratica, il bosco, che è una condizione essenziale per poterla cacciare nel modo più sportivo.
Queste sono le peculiarità che rendono la caccia alla beccaccia cosi affascinante anche se, secondo me, per goderne appieno bisogna cacciarla da soli.
A vedere un cane in ferma sulla beccaccia, circondato da più cacciatori, mi sembra sia di fronte a un plotone di esecuzione; penso quindi che tutti coloro che hanno provato l'emozione di prenderne una da soli dopo una bella azione del proprio cane desiderino ripeterla.
Questo è un tipo di caccia dove contano di più l'emozioni che i numeri, e quindi provare per credere.
Da soli non bisogna sbagliare un piazzamento, non bisogna sbagliare a sparare, se si "padella" va ritrovata; in due poi potrebbe essere una beccaccia come un altra , un abbattimento banale, da soli invece potrebbe essere la beccaccia da ricordare.
Mentre sto pensando alle emozioni che ci riserva la caccia ….da soli e con il proprio cane, mi vengono in mente le letture giovanili che mi hanno " imprintato ", formato a a questo modo di cacciare, in particolare penso a Giorgio Gramignani e al suo TRA CIME BOSCHI E PALUDI.
Chi meglio di lui può descrivere quanto detto, eccone un brano.
“A questo punto è necessario che io esponga i principi inculcatimi da quel grande maestro della scienza e dell’arte cinegetica che fu Vittorio Ortali, che costantemente mi hanno guidato in tutte le cacce, e che nella caccia alla beccaccia furono per me un vero imperativo categorico. Al principio basilare del culto del bello e del perfetto, dell’aspro e del difficile io vi ho aggiunto la regola assoluta del “cacciare solo”!
E ciò non per mancanza di socialità o per gretto egoismo, ma proprio per l’applicazione spinta, al massimo limite, del concetto base per cui tutto ciò che si raggiunge con maggior difficoltà, attuando la più sottile e perfetta tecnica, può permetterci di raggiungere le più elevate soddisfazioni e la più intima gioia, accompagnata da eccellenti risultati pratici.
Cacciare solo, come ho già detto, è stata per me una regola in tutte le cacce, ma nella caccia alla beccaccia io le ho dato l’applicazione più rigorosa.
Non che io non abbia mai cacciato con amici particolarmente affiatati e non abbia anche trovato soddisfazione per i risultati ottenuti attraverso la nostra mutua strategia e collaborazione, ma la mia tendenza è stata sempre quella di allungare, sino a rimanere solo, per vivere più intimamente e quindi, più intensamente la mia giornata di caccia.
Cacciare soli nel bosco, infatti, permette di osservare e di godere, nella sua interezza, il fascino e la suggestione che emana dall’ambiente, godendo con serenità delle infinite, piccole, grandi meraviglie che la natura ci offre e ciò senza distrazioni e seguendo l’impulso della fantasia. Ecco là una famigliola di bellissimi funghi che occhieggia nella penombra del sottobosco e là, su quel sasso, un’ultima vanessa che palpita al sole con la meraviglia dei suoi colori.
Guardate lassù: sul ramo sottile, un ciuffolotto scarlatto contrasta nitido sullo sfondo azzurro del cielo. Ecco, osservate ora, illuminata da un raggio di sole sullo sfondo scuro del bosco, il prezioso disegno di quella aerea ragnatela, disegnata e intessuta con fili d’argento e perle di rugiada!
E la fiammeggiante, policroma sinfonia dei colori del bosco che, esaltata dalla luce filtrante delle altissime bifore, disegnate dai rami, non vi danno forse la mitica sensazione di trovarvi in un tempio?
E il grande sconfinato silenzio che dilaga nel vostro cuore, sottolineato dall’armonia degli arpeggi del vento o del canto di un fringuello capinera? Ecco alcune delle infinite meraviglie che voi, se soli, potrete godere con serena gioia totale, educando sempre più i vostri occhi a vedere ed il vostro cuore a sentire visioni ed armonie di incorruttibile, eterna bellezza!
Cacciare soli nel bosco, nella più illimitata libertà, ha un’alta funzione educativa, tecnica e morale.
Infatti, voi potrete procedere nella massima concentrazione, osservando i selvatici nel loro ambiente naturale e studiarne le reazioni e le difese.
Cacciare soli vuol dire affinare il proprio istinto e la propria sensibilità, vuol dire apprendere ad orientarsi, a provvedere a se stessi e a saper prevedere ogni difficoltà, sapendo di contare esclusivamente sulle proprie forze per superare gli ostacoli dell’ambiente e dei selvatici.
Cacciare soli vuol dire, quindi, arricchire la propria tecnica ed affinare lo spirito d’iniziativa, vuol dire imparare a dare un nesso ragionato alle proprie azioni, a cominciare dall’attuazione del piano tattico della giornata di caccia alle sue varianti, di cui il responsabile sarete solo voi nella buona o nella cattiva fortuna.
Cacciare soli ha un grande valore perché vi darà fiducia in voi stessi, nella vostra forza e nella vostra capacità ed i risultati, certo ottimi che così avrete ottenuti, saranno solo ed esclusivamente tutto merito vostro, che non dovrete dividere con nessuno, cosa, questa, che moltiplicherà la vostra soddisfazione.
Cacciare soli, poi, in zone nuove, mai prima frequentate, ma di cui si conoscono le buone possibilità, ecco il banco di prova del vero cacciatore completo e la dimostrazione della sua eccellenza, di cui egli godrà, non per vana gloria o banale esibizionismo, ma per la concreta somma di intime soddisfazioni, che gli avranno procurato la sua preparazione tecnica e morale, ravvivata da un eccitante spirito d’avventura, che vi offrirà il senso dell’ignoto e la gioia della scoperta.
Cacciare soli, pertanto, costituisce la prova della verità verso se stessi e la dimostrazione di quanto effettivamente siete capaci”.
Penso che non ci sia nient’altro da aggiungere, vi saluto e... in bocca al lupo!
Giancarlo Bravaccini