Il lupo: tecniche di caccia, armi e calibri
- Scritto da Cacciando
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Già in passato ho trattato delle armi e dei calibri che ritenevo maggiormente idonei per dare la caccia alla selvaggina nel Vecchio Continente, compreso l’orso, l’alce ed il cedrone, ma allora perché non dedicare un piccolo studio anche alle armi ed ai calibri ritenuti migliori dagli esperti per la caccia al lupo?
Desidero sottolineare “ritenuti migliori dagli esperti” perché, anche se personalmente non ho ancora avuto la fortuna di abbatterne uno, nel prepararmi a farlo ho conosciuto diversi cacciatori sportivi o meglio ancora dei professionisti: russi, bielorussi, bulgari, austriaci, croati, kazaki ecc. che in compenso ne hanno catturati parecchi.
Per una volta voglio avventurarmi a fare del “giornalismo venatorio”, descrivendo le esperienze che mi sono state confidate dagli altri e in piccola parte avvalendomi del mio personale “bagaglio balistico”.
Qualcuno sarà sicuramente inorridito leggendo il titolo dell’articolo, magari affermando: “Come si possono consigliare armi e calibri per cacciare un selvatico in via d’estinzione e particolarmente protetto?”.
Non le biasimo quelle persone che l’hanno pensato, perché sono certo che ignorano che in certi stati, o meglio ancora in certe determinate zone, il lupo ha raggiunto una tale consistenza e diffusione da essere diventato molto nocivo se non addirittura pericoloso.
In paesi come la Croazia, la Bulgaria, l’Est Europa e in molti stati dell’Ex Unione Sovietica, questo affascinante canide pretende ogni anno un forte contributo in fatto di vite, sia dalle altre specie selvatiche sia da quelle domestiche.
Il lupo se non è disturbato e se può nutrirsi a sufficienza si riproduce notevolmente e, oltre all’uomo, non ha nemici naturali.
Si fa presto a professarsi accaniti ambientalisti o fanatici protezionisti, ma se fossimo davvero obiettivi con noi stessi dovremmo fare i conti anche con la cruda realtà.
Ne sanno qualcosa i dirigenti dei grandi Parchi Nazionali, come lo Stelvio, il Gran Paradiso, il Parco Nazionale d’Abruzzo ed il Parco dell’Uccellina dove le specie selvatiche “ultraprotette” sono diventate semidomestiche, si indeboliscono oppure hanno trasformato degli splendidi Habitat in “terre bruciate”.
Comunque noi ci occupiamo di caccia e quindi è nostro dovere informare e consigliare tutti gli appassionati utenti che hanno la voglia e la pazienza di leggerci.
La caccia al lupo viene offerta da molte agenzie turistiche venatorie e, stando ai diretti interessati, ne vengono catturati sempre molto meno di quanti previsti nei piani d’abbattimento. Purtroppo chi intende avventurarsi in questa emozionantissima caccia e vuole “anche” portarsi a casa il tanto agognato trofeo, deve stare molto attento a chi si rivolge.
Desidero spendere qualche parola sulla specie perché, come mia abitudine, voglio cercare di conoscere almeno le caratteristiche biometriche e morfologiche del selvatico da cacciare.
Il lupo (Canis lupus) appartiene all’ordine dei carnivori, al sottordine dei fissipedi e alla famiglia dei canidi. Salvo reintroduzioni non documentate è presente in tutta Europa ad eccezione delle isole Britanniche e dell’estremo Nord occidentale.
Può superare i 120 centimetri di lunghezza (più 30 – 40 cm di coda) e gli 80 cm di altezza al garrese. Il peso medio di un maschio adulto è di 35 – 45 chilogrammi, ma sono stati registrati anche capi che superavano abbondantemente i 60.
Ha l’aspetto di un cane lupo domestico, con occhi obliqui giallastri, orecchie corte, collo e spalle muscolose e potenti ornate di una criniera di peli erettili. Il mantello è fulvo con peli grigi e giallastri misti al nero.
La consistenza della pelliccia dipende dalle zone in cui vive, più folta al nord e quasi rasata al sud.
La femmina partorisce fino a cinque – sei cuccioli una sola volta l’anno. Il lupo è un animale intelligentissimo, prudente, scaltro ed astuto, anche dove è molto diffuso è difficilissimo avvertire la sua presenza, e quando si riesce a vederlo è proprio perché è lui a non temere d’esser visto.
E’ un selvatico estremamente aggressivo, che può dar prova d’inaudita ferocia poiché non esita ad uccidere per il solo gusto di farlo.
Possiede vista, olfatto ed udito eccezionali, che abbinati ad un fisico perfetto lo trasformano nella “macchina perfetta” e nel cacciatore – predatore per eccellenza.
Tempo fa mi è capitato di vedere un documentario dove due lupi affrontavano un grosso cinghiale. Chiamai mia moglie e mio figlio per far vedere loro come il “Re della macchia” li avrebbe messi in fuga, ma devo ammettere invece che ci rimasi alquanto male quando vidi i due famelici predatori ucciderlo brutalmente, velocemente e senza apparente fatica!
E pensare che dalle mie parti un cinghiale così avrebbe avuto la meglio su un’intera muta di cani bene addestrati!
Detto ciò, mi sembra inutile sottolineare che il lupo, anche se assomiglia molto ad un cane domestico, è una preda veramente difficilissima da cacciare, degna di rispetto e che potrebbe diventare anche molto pericolosa.
Non dimentichiamo che il lupo, salvo rari casi (come durante l’accoppiamento), si muove sempre in branchi più o meno numerosi e molto bene organizzati.
Il lupo di solito frequenta boschi e steppe di montagna abbastanza vicine ai centri abitati,questo perché in caso di carenza di selvaggina non esita ad aggredire greggi ed armenti.
Una volta gli si dava la caccia proprio per difendersi da quelle razzie, mentre oggi invece è possibile abbatterlo in alcune determinate zone, esclusivamente per contenerne la proliferazione della specie.
Le tecniche di caccia sono essenzialmente due e si praticano solitamente nel tardo inverno e con la presenza di molta neve: la posta al carnaio e la battuta, che in alcuni paesi si svolge con le “bandierine”.
Pochissimi cacciatori locali si cimentano d’inverno e sul terreno innevato nella caccia sulla pista, ma questa tecnica, oltre a richiedere un’abilità fuori del comune ed una notevolissima resistenza fisica, garantisce delle percentuali di successo molto basse.
In Russia è persino possibile cacciare il lupo inseguendolo e sparandogli dagli elicotteri, ma sinceramente non me la sento di definirla una “tecnica di caccia”.
L’aspetto al “carnaio” è molto simile (se non addirittura identico) a quello che si pratica all’orso bruno. Si pratica da capanni chiusi, soprelevati e, a volte, addirittura riscaldati, davanti ai quali, ad una distanza di 20 – 40 metri, sono stati allestiti dei carnai.
Nelle riserve specializzate i carnai vengono alimentati regolarmente tutto l’anno con il duplice scopo di monitorare i branchi e di tenerli lontani dai centri urbani. La caccia si pratica di notte, meglio con la luna piena ed è provato che i risultati migliori si ottengono con il maltempo.
I lupi arrivano al carnaio con molta circospezione, non si trattengono mai molto e non sono abitudinari. Il cacciatore appostato deve essere paziente, esperto e deve possedere freddezza e riflessi pronti.
Il lupo è un bersaglio “nervoso” che ben difficilmente offrirà la spalla immobile per più di pochi secondi. Insomma, a dispetto di quel che si potrebbe pensare, la caccia al lupo all’aspetto è molto difficile ma anche estremamente emozionante.
L’altra tecnica è la battuta.
La battuta si svolge nei territori infestati dai lupi o dove sono stati attratti con delle esche temporanee. Si pratica senza l’ausilio di cani, con i soli battitori che cercheranno, con urla e berci, di spingere gli animali dove saranno appostati i cacciatori.
Affinché la battuta abbia successo, tutta la zona dovrà essere stata tracciata in precedenza ed alla perfezione. Per questo motivo l’aiuto del terreno innevato è di fondamentale importanza.
La battuta va organizzata in grande stile e con molto anticipo seguendo, sempre in base alle tracce, gli spostamenti dei lupi oppure attirandoli in un determinato territorio. Quando le fatte indicheranno che gli animali si sono rifugiati effettivamente dove dovrebbero essere, il cerchio verrà chiuso. E’ sottinteso che in passato per organizzare una battuta del genere c’era bisogno di un notevole spiegamento di uomini e mezzi e chi non ne disponeva inventò “le bandierine”.
La battuta con le bandierine era ed è una tecnica di caccia molto in voga in Russia, nei Balcani, nei Carpazi e, si dice, anche in Spagna e Portogallo.
E’ simile a tutte le altre battute ma ha di caratteristico che tutto il perimetro della zona da battere è circondato da svolazzanti bandierine o stracci, variopinti o meglio ancora rosso acceso, legati equidistanti ad un lungo filo.
La loro funzione è molto semplice: servono ad orientare la fuga del selvatico entro una determinata direzione.
Dopo aver individuato un branco di lupi all’interno di un bosco lo si circonda con il lungo “rosario”. Quando i selvatici in fuga, scaltri e sospettosi, si troveranno davanti a quell’ostacolo “innaturale”, ne avranno timore, rallenteranno e lo costeggeranno alla ricerca di un varco dove poterlo oltrepassare.
I cacciatori appostati saranno così avvantaggiati perché li avranno a tiro lenti e a breve distanza.
Le armi più indicate per la caccia al lupo sia all’aspetto sia in battuta sono i basculanti combinati. Meglio i drilling che i billing, per ovvie ragioni. Ricordatevi sempre che all’aspetto di notte è rarissimo, se non addirittura impossibile, tirare un secondo colpo, quindi anche una buona carabina ad otturatore, un kipplauf od un express potrebbero andar bene, ma l’aiuto offerto dalla canna liscia supplementare, caricata a “lupara” con 9, 12, 16, 24, 27 pallettoni, è come avere un’assicurazione sulla buona riuscita della caccia ma anche sulla vita.
In battuta l’arma mista è praticamente d’obbligo, per tirare a corto con la canna liscia e più lontano con quella rigata, ma possono tornare utili anche le carabine semiautomatiche, gli express e per gli amanti del fucile anche i calibri 12 , 16 o 20, caricati con ottime cartucce demi o magnum a pallettoni o a palla asciutta.
Vista la resistenza e la pericolosità del selvatico, il calibro della canna rigata dovrà essere compreso dai 6,5 ai 7 mm, includendo i magici 308 Winchester, 30.06 S e 8 x 57 JS (JRS) Mauser.
Il peso delle palle sarà di 120 – 140 grani per i calibri 6,5; 140 – 150 per i 7 mm e 150 – 170 per i 7,62 e 8 mm. Le palle dovranno essere abbastanza espansive come le Hornady SST, le Nosler Ballistic Tip, le Winchester Ballistic Silvertip, le Swiift Scirocco, le RWS TM, le Remington Bronze Point ecc.
Guide e guardacaccia professionisti consigliano di continuare a sparare al lupo ferito anche se è a terra, onde evitare spiacevole conseguenze.
Per ultime ho lasciato le ottiche. Io metterei un cannocchiale a basso ingrandimento anche sopra ad una forchetta, figuriamoci se non lo consiglierei in un’arma da caccia!
Per la caccia all’aspetto ci vogliono delle ottiche d’ottima marca, robuste (visti i notevoli sbalzi di temperatura), a basso ingrandimento e molto luminose.
Ottimi, ma un po’ ingombranti, sono i variabili 2,5 – 10 e 3 – 12, purché dotati di obiettivi da 50 – 56 mm e di reticolo molto marcato, meglio se illuminabile. E’ ancora ammesso il “tuttofare” 6 x 42 ed il super luminoso 8 x 56.
Per la caccia in battuta, oltre ai suddetti variabili, consiglierei il 1,25 – 6 x 42 o meglio ancora gli 1,25 – 4 x 24, dotati di Dot luminoso supplementare come gli Swarovsky Circle Dot, gli Shmidt & Bender Flash Dot, i Meopta Artemis 3100, i Leupold XIII CD e i nuovissimi Burris Safari LRS Possiamo ritenere sufficienti i 4 x 32 - 36 fissi e per chi ci si trova veramente bene (come il sottoscritto) anche i sistemi di puntamento a “punto rosso” elettronici o olografici.
Sto cercando a destra e a manca dove poter avere un “faccia a faccia” con il signore indiscusso delle foreste europee e credo che le migliori garanzie di successo (diffidate di chi ve le offre maggiori al 70%), si possano trovare soltanto in Bulgaria ed in Bielorussia.
Anche in Mongolia, in Russia e in alcuni stati dell’Ex Unione Sovietica esistono delle buone possibilità di guadagnarsi quel raro, bellissimo trofeo, ma bisogna essere certi di avere a che fare con dei professionisti seri e competenti e che il trofeo (classe I CITES), una volta abbattuto, riesca anche trovare la strada di casa nostra.
Il trofeo del lupo viene rappresentato dalla pelliccia e dal cranio.
La formula per valutare la pelliccia è la seguente: Lu (in cm, lunghezza dalla punta del naso alla base della coda) moltiplicata X La (larghezza misurata nella parte più stretta della pelle) diviso /100 + B (la bellezza, che tiene conto della lunghezza del pelo, della sua regolarità e dell’ampiezza del collare). I punti di bellezza si misurano in percentuale e non possono essere superiori al 25% della somma dei punti di misura.
A 100 punti la pelliccia è già medaglia di bronzo.
Marco Benecchi