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Armi e calibri per la caccia al cervo

La Gestione faunistica venatoria ha come obiettivo finale la conservazione della fauna selvatica nell’Habitat naturale in cui vive.
Perché questo avvenga è necessario che noi cacciatori ci adoperiamo in una serie di attività finalizzate al mantenimento del capitale faunistico per poter usufruire in seguito dei meritati “interessi”.
DSCN3314Questo è ciò che accaduto nel nostro Paese, ed in particolare su tutta la fascia appenninica, con l’eccellente rientroduzione del più grande ungulato italiano: il cervo nobile. Dopo tanti anni di paziente attesa, la caccia di selezione al cervo è diventata una realtà, non più circoscritta all’arco alpino, ma estesa anche in molte altre regioni.
Il cervo nobile non ha avuto certo l’esplosione demografica del cinghiale e del capriolo ma ad oggi possiamo contare su una discreta popolazione ben distribuita su tutto il territorio nazionale. Dopo una serie di accurati censimenti e di precise stime faunistiche, alcune Province (estremamente serie e competenti) hanno autorizzato degli abbattimenti selettivi al fine di regolarizzarne la specie.
Come era già accaduto per il capriolo e per il daino, sono stati organizzati dei corsi teorici e pratici per  rendere il moderno selecontrollore molto più simile ad un tecnico faunistico che uno “sparatore della domenica”.
Dopo aver passato tutti gli esami necessari e ottenuta l’abilitazione alla caccia al cervo, ci si ritrova con l’eterno dilemma: quali sono le armi migliori ed i calibri più idonei?
Vediamo subito le caratteristiche sistematiche e morfologiche della specie perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, tutti i cacciatori dovrebbero sempre conoscere alla perfezione ogni selvatico che si apprestano a cacciare.
Il cervo (Cervus elephus hippelaphus Linnaeus): Superordine ungulati; Ordine: Artiodattili; Sottordine: Ruminanti; Famiglia: Cervidi; Sottofamiglia: Cervini; Genere: Cervus; Specie: Cervus elephus; Sottospecie: C. E. Hippelaphus.
Se ne conoscono ben 9 sottospecie, di cui due sono presenti in Italia: il cervo nobile europeo e il cervo sardo (Cervus elephus corsicanus).
Il peso di un capo adulto varia dai 70 agli 85 chilogrammi per le femmine e dai 150 ai 250 Kg per i maschi.
E’ un selvatico particolarmente forte e robusto, dotato di possenti fasce muscolari e di una consistente ossatura.
I cervi si sono evoluti in migliaia di anni acquisendo delle caratteristiche che a ragione lo hanno trasformato nel vero signore delle foreste europee. Non ha caso viene chiamato “nobile”.
E’ un pascolatore intermedio che si adatta molto bene ai vari ambienti,  proprio per la sua flessibilità alimentare. La conformazione fisica del cervo è quella classica del corridore, molto indicata per quei selvatici che prediligono gli spazi aperti ma con il passare del tempo il suo carattere schivo e le sue abitudini crepuscolari e notturne lo hanno relegato a vivere quasi esclusivamente nel folto dei boschi.
Il cervo ha un home range (spazio vitale usato principalmente per l’alimentazione e la riproduzione) molto vasto, spesso di diversi chilometri.
Si sposta prevalentemente di notte e non fa fatica a percorrere grandi spazi, specialmente se disturbato, in cerca di cibo o  durante il periodo degli amori. Ne sanno qualcosa i “meleti” delle valli trentine che  vengono puntualmente saccheggiati dai branchi di cervi provenienti dalle montagne.
Il cervo è un selvatico furbo ed intelligente, ha i sensi molto sviluppati, in particolare l’olfatto e l’udito e questo rende molto emozionante dargli la caccia.
Da sempre è stato cacciato per la carne, per la bellezza del trofeo e persino per i poteri “curativi” delle sue corna tritate!DSCN8607
Protagonista indiscusso per secoli delle grandi battute Reali e mondane, è un selvatico talmente importante e rappresentativo che molte città europee hanno dei nomi che sono ispirati dal suo: Cervinia, Hirshemberg, Hirshenweld, Hirshenbrun (in Germania), Sarvas (in Ungheria) senza contare molti Paesi inglesi e francesi che derivano da Deer o Cerf.
Non dimentichiamo che un bellissimo cervo apparve anche a Sant’Umberto, con un crocefisso in mezzo al trofeo! Originariamente si cacciava prevalentemente in battuta, con l’ausilio di cani e di una moltitudine di battitori, oggi per fortuna questa tecnica è rimasta relegata soltanto nelle Monterie spagnole.
La caccia di selezione moderna prevede tre diverse forme di caccia: la cerca (pirsch), l’appostamento da postazioni fisse sopraelevate (affut) e la caccia al bramito, durante il periodo degli amori (settembre – ottobre). Tutte le tecniche di caccia sono ugualmente belle ed emozionanti, fermo restando che, alla detta di molti, la caccia al cervo al bramito è una delle forme di caccia più belle, più affascinanti e più cariche di tradizione in assoluto.
Il famoso Conte Paul Pallfy, nel suo Libro “Mezzo secolo di caccia” (una “Bibbia” per gli appassionati di caccia a palla), racconta che “non contava gli anni che gli rimanevano da vivere ma quante stagioni di caccia al bramito gli potevano ancora essere concesse”.
Il buon Conte aveva fatto della caccia al cervo nobile una ragione di vita, che lo condizionò dalla nascita alla morte, persino durante la Grande guerra mentre combatteva sul fronte orientale il suo pensiero era sempre rivolto alle immense foreste dei Carpazi.
La caccia al cervo in Italia è possibile praticarla in alcune province (dove la sua consistenza è abbastanza elevata da consentirne un regolare prelievo) e in numerose Aziende venatorie faunistiche.
Per esperienza personale e da ciò che ho appreso da molti altri “colleghi”, cacciatori, selecontrollori o accompagnatori in AFV, possiamo affermare che il tiro non supera quasi mai i duecento metri, anzi spesso si spara entro i centocinquanta. In montagna, specialmente dove esistono degli appostamenti fissi, si tende a tirare anche molto lungo, ma è l’eccezione, non certo la regola.
Viste le caratteristiche fisiche e strutturali del cervo un buon calibro in grado di abbatterlo pulitamente dovrebbe avere un’energia compresa tra i 2600 e i 3000 joule a cento metri, più o meno la potenza che hanno quasi tutti i moderni medi calibri da carabina.
In molte zone, sia nazionali che estere, il minimo calibro consentito per la caccia al cervo è il 6,5 mm ( .264 millesimi di pollice).
Conosco qualche cacciatore che ne ha abbattuti anche con il 5,6 x 57 e con il 243 W, ma si è trattato di episodi piuttosto singolari o eccezionali. Anche nella caccia ciò che fa veramente testo sono le statistiche basate  sulle esperienze pratiche e soprattutto vissute.
Quali sono i calibri che a memoria d’uomo hanno abbattuto più cervi in assoluto?
Senza ombra di dubbio il 7 x 57, il 7 x 64 e l’8 x 57 (in versione Rimmles o Rimmed con collarino).
Parecchi grossi cervi sono caduti anche sotto i colpi del 6,5 x 54 Mannlicher Shoenauer (il calibro preferito da Herbert Nadler il mitico direttore dello Zoo di Budapest), del 6,5 x 57 e del 6,5 x 68 S e di calibri maggiori come l’8 x 68 Shuler, il 9,3 x 62, il 9,3 x 64 Brenneke e il 9,3 x 74 R.
Il Conte Pallfy usò persino il 375 Holland & Holland Magnum.
DSCN3390Il cervo non è un grandissimo incassatore, c’è chi sostiene che durante il bramito, in pieno estro, ha una resistenza eccezionale, dovuta dall’eccesso di adrenalina in corso,  dall’eccitazione sessuale, ecc., ma non so quanto questo sia vero, perché in quel periodo i maschi si nutrono poco, sono sfiniti dalle corse, dai combattimenti e dalle monte e puntualmente perdono un buon 10 – 15 % di peso corporeo. 
I pochi capi che ho abbattuto personalmente in quel periodo, se ben centrati, hanno fatto poca strada.
Attualmente c’è una certa tendenza all’esasperazione della potenza dei calibri. Specialmente chi si reca a caccia di cervi all’estero, onde evitare di ferire soltanto l’animale (che comunque andrebbe pagato il 50% del valore stimato del trofeo!!) parte con un buon calibro “africano”.
Non possiamo dargli torto, ma è nostro dovere ricordare che non sempre la potenza di una munizione sopperisce alla carenza di mira.
Una buona palla di un “piccolo” 6,5 x 57 nel punto giusto è senza dubbio meglio di un 300 Magnum, o di un 338 WM che colpisce male.
Al nostro amico Bruno Modugno, gli rimproverarono di recarsi a caccia di cervi con il suo infallibile 257 Weatherby Magnum.
Lo accusarono di utilizzare un calibro insufficiente, non conoscendolo affatto, visto che in  Africa con la creazione del grande Roy ci hanno abbattuto persino dei leoni!!!
Per fermare un grosso cervo, che ha un’area vitale grande come lo schermo di un PC, tutti i calibri dal 6,5 in su sono più che sufficienti. Riassumendo, oltre alle suddette munizioni già citate ottimi calibri sono: i 270 (W, WSM e Weath. M.), tutti i 7 mm ad alta intensità (R.M. WSM, STW)  il 308 Winchester, il 30.06 Springfield, il .30 Blaser e tutta la grande famiglia dei 300 (sempre in crescita!).
Di fondamentale importanza è la scelta del peso e della foggia della palla. Abbiamo visto che il cervo è un selvatico di grandi dimensioni, forte e robusto e quindi per abbatterlo in un modo netto e pulito è necessario che la palla raggiunga in profondità gli organi vitali anche se protetti da spessi fasci muscolari o da grandi ossa.
I pesi dei nostri proiettili dovranno essere abbastanza sostenuti, non inferiori ai 120 grani per i 6,5, ai 160 grani per i 7 mm e ai 180 grani per i calibri .30 e per gli otto millimetri.
E’ bene che siano particolarmente robusti e che mantengano una certa massa anche dopo che sono “penetrati in cassa”.
Esistono delle palle eccellenti sotto tutti i punti di vista, come: le Barnes X - Bullet, le RWS KS, TUG e DK, le Nosler Partition e Solid Base, le Blaser CDP, le Sierra Grand Slam, le Hornady Spire Point, le Norma Oryx, TXP e PCC Vulcan, le Woodleigh PP SN, le Trophy Bonded Bear Claw e tante altre.
Se abbiamo un’arma camerata in uno dei suddetti calibri e che magari già utilizziamo con successo per la caccia di selezione al capriolo e al daino, è senz’altro idonea anche per la caccia al cervo; che sia una carabina, un combinato o un bel Kipplauf non fa differenza.
Molti di noi possiedono diverse armi rigate, ma quella che usiamo più assiduamente, quella che ci ha deliziato per la sua precisione, per la sua estetica e per quanto “ci  viene bene!”, non è certamente il caso di abbandonarla.
Nella caccia al grande signore delle foreste europee alla cerca ed al bramito mi sento di consigliare anche l’express, sia giustapposto che sovrapposto, e il Bergstutzen (sovrapposto palla – palla in due calibri diversi).
Permettono una veloce imbracciatura e una fulminea replica del colpo. Non fissiamoci con quelle armi che sulla carta (e purtroppo anche nella pratica!!) sono in grado di abbattere un cervo a 400 – 500 e più metri.
A parte il fatto che a caccia queste distanze non dovrebbero essere neanche nominate, ma se per un caso eccezionale dovesse capitare di fare tiri simili, non dovreste mai fidarvi della reazione del selvatico e COMUNQUE E IN OGNI CASO, (e questo andrebbe fatto sempre anche se si spara a meno di 100 metri) sarebbe necessario andare sull’Anschuss per cercare eventuali tracce che ci potrebbero indicare se l’animale è stato colpito oppure no.
DSCN8395Due parole spendiamole per lo strumento ottico. Non ho molta simpatia per i cannocchiali ad ingrandimento variabile, anche se per necessità ne possiedo qualcuno.
Per la caccia al cervo in generale va benissimo un classico 6 x 42, mentre nella caccia specifica alla cerca ed al bramito è sufficiente anche un buon 4 x 32 (o per 36). Per essere sempre all’altezza della situazione: cerca, aspetto, bramito, caccia in bosco, in montagna o con cattive condizioni di luce, il massimo sarebbe quello di poter disporre di un’ottica con ingrandimento variabile 1,5 – 6 x 42, 3 – 9 x 42,  2,5 – 10 x 50;  ottimi sono anche i nuovissimi compatti 3 – 12 x 56, che valgono almeno quanto costano.
Per i reticoli non è il caso di muoverci dai classici 4 e 4A, 7 e 8. Ultimamente sto anche apprezzando il reticolo numero 1, che si è dimostrato insuperabile quando le condizioni di luce sono proibitive, ed è una valida alternativa agli eccellenti modelli che hanno il reticolo illuminato.
Quando si pratica una caccia tanto importante niente deve essere lasciato al caso, quindi anche gli attacchi che uniranno la nostra arma al prezioso strumento ottico dovranno essere in acciaio, di ottima fattura e montati a regola d’arte.
Tra i modelli fissi preferisco i Leupold, i Tasco, i Redfield e i Burris, mentre tra gli amovibili: gli Apel EAW, I POLI, i Warne e i Talley.
Permettetemi di dare un ultimo consiglio a chi non ha mai avuto la fortuna di abbattere un cervo.
Quando finalmente ne avrete l’occasione, cercate di dominare l’emozione e concentratevi al massimo nella caccia e sulla vostra armi...dopo sarete anche voi cacciatori di cervi, e per un “seguace di Sant’Umberto” europeo è il massimo a cui si possa ambire.
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