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Caccia di selezione: prepariamo il trofeo - 2° Parte

Caccia di selezione: prepariamo il trofeo - 2° Parte

 

Dopo aver cercato di dare, in un precedente articolo, alcuni consigli su come preparare il trofeo di un ungulato in “bianco” (soltanto palco e teschio), adesso voglio avventurarmi nel descrivere quali sono le operazioni necessarie per scuoiare correttamente un selvatico e conservarne la pelle in buono stato, prima di affidarla alle abili mani del preparatore tassidermista. Ho deciso di scrivere queste righe perché ho assistito ad un fatto particolarmente increscioso. In qualità di selecontrollore pratico la caccia di contenimento anche all’interno del Parco della Maremma (Parco dell’Uccellina). In quell’immenso angolo di paradiso è presente una meravigliosa popolazione di daini, ed i maschi spesso raggiungono i centoventi chili di peso con dei trofei “mozzafiato”. In ottobre un mio “collega” ha abbattuto un Palancone Medaglia d’oro che, a ragione, voleva farsi preparare naturalizzato. L’incarico di scuoiare il Kapital se lo accollò un suo amico. Ma quando questi riconsegnò il frutto del suo lavoro, il legittimo proprietario si mise a piangere. Il caso ha voluto che alla consegna del “cape” (termine anglosassone che sta ad indicare tutta la cappa completa della pelle del collo e della testa e/o un trofeo imbalsamato fino alla spalla) mi ci trovassi anch’io e credetemi se vi dico che ad un trofeo di 5 chili con delle pale da 25 centimetri, aveva lasciato meno di cinquanta centimetri di pelle! Il baldo “skinner” affermò che se la testa gliel’avesse imbalsamata un suo amico tassidermista sarebbe diventata comunque un’opera d’arte!! Io qualche trofeo preparato dal quel “suo amico” l’avevo già visto e devo ammettere che assomigliava molto alle teste mozzate di cartapesta che sono esposte nella Torre di Londra! Il trofeo è la testimonianza concreta del buon esito della caccia e sin dalla notte dei tempi ha sempre avuto per il cacciatore che lo ha conquistato un particolare valore affettivo e anche simbolico. Un trofeo preparato male, oltre ad essere un’offesa al nobile animale che lo ha portato, è brutto, antiestetico e dopo un po’ che lo guardi (dopo che l’euforia dell’abbattimento è passata) ti accorgi che non è un proprio un bel ricordo da conservare. L’imbalsamatore è un artista a tutti gli effetti, come può esserlo uno scultore, un decoratore, o un pittore; a tale proposito ho visto alcuni diorami bellissimi che riproducevano alla perfezione le fattezze e le espressioni degli animali selvatici nei loro habitat naturali. Quelle si che erano delle vere e proprie opere d’arte. E’ comunque compito nostro consegnare al tassidermista pelli e trofei in ottime condizioni, in modo che gli permettano di lavorare bene applicandosi appieno per conseguire un risultato finale pressoché perfetto. In Italia è possibile cacciare: il capriolo, il camoscio, il muflone, il cinghiale, il daino, il cervo ed in alcune regioni anche qualche stambecco. La scuoiatura di nessuno di essi presenta particolari problemi. Non crediate che le difficoltà aumentino proporzionalmente alle dimensioni del selvatico. Personalmente ritengo più impegnativo scuoiare la testa di un capriolo che quella di un cervo, perché mentre è abbastanza agevole “girare” con il coltello intorno alle rose di un cervo, non è altrettanto facile farlo con quelle di un capriolo. Descriverò le operazioni necessarie ad asportare la pelle di qualsiasi ungulato per affidarla alle cure del tassidermista nelle condizioni ideali. Ci penserà poi lui a trasferirne le fattezze ad un simulacro artificiale di vetroresina o di poliuretano espanso. Dopo aver abbattuto un ungulato dobbiamo fare molta attenzione a come tratteremo la spoglia, perché finché il selvatico è vivo, può correre per i boschi, saltare siepi e fili spinati, e sfregarsi contro le piante senza arrecare danni visibili al suo manto, ma dopo che è morto, c’è il rischio che la pelle si rovini soltanto cercando di mettere l’animale in posa per una foto. Quante volte vi sarà capitato di ritrovarvi con del pelo tra le mani mentre esaminate un capriolo?. Avete mai trascinato fuori dal bosco un cervo, un daino oppure un cinghiale? Se si, com’era diventata la pelle dopo averlo scuoiato? L’eviscerazione va sempre eseguita subito, ma non è necessario praticare grossi tagli sull’addome. Un’incisione di una cinquantina centimetri è sufficiente per “svuotare” completamente un cervo! Se abbattete un grosso selvatico in una zona dove non è possibile rimuoverlo con l’aiuto di un automezzo e vi preme recuperare anche la pelle oltre al trofeo, provvedete a scuoiarlo direttamente sul posto. Non è difficile, anzi, lo hanno fatto i pellerossa d’America per secoli. Quando abbattevano i bisonti, li scuoiavano immediatamente facendo addirittura il primo taglio sulla groppa e non sul ventre! Descriverò come lavorare sulla carcassa di un’animale appeso per le zampe posteriori, ma lo stesso procedimento può andar bene anche se il selvatico è adagiato a terra. Prima di fare l’incisione al garretto, tra osso e tendine, tagliate la pelle all’interno della coscia da un palmo sopra lo zoccolo fino al prepuzio e poi scuoiate completamente prima una zampa e poi l’altra. Successivamente spezzate le ossa alla prima articolazione e lasciatele attaccate alla pelle. Soltanto allora potrete appendere l’animale con una corda o meglio con dei ganci metallici (il che eviterà di tagliare la pelle in troppi punti). Il selvatico abbattuto va comunque scuoiato: che male c’è se la pelle la togliamo integra e in ottimo stato? Se a noi non serve possiamo regalarla ad un tassidermista che ne ha sempre bisogno. Con la carcassa in posizione iniziamo a scuoiarla parallelamente su ambedue i lati e se è ancora “calda” possiamo separare la pelle dai fasci muscolari con le nocche delle mani tirandola delicatamente verso il basso, altrimenti è necessario aiutarci con un paio di coltelli ben affilati (uno con la punta acuminata e l’altro con la punta smussata). Tagliate con molta attenzione stando sempre più vicini alla carne onde evitare che un colpo maldestro dalla lama possa danneggiare la pelle. Operando correttamente arriverete ben presto e con poca fatica in prossimità dello sterno e degli arti anteriori. A questo punto io, per comodità e per abitudine, sono solito praticare con la lama acuminata un lungo taglio sulla groppa del selvatico, da dietro le spalle in mezzo alle scapole, giù fino alla nuca in posizione mediana rispetto al trofeo. Se il selvatico è un capriolo, il taglio terminerà tra le rose, mentre se è un daino, un cervo o un muflone è necessario praticare un taglio a “Y” per arrivare al centro delle basi dei due corni. Di un trofeo particolarmente bello e importante non è male prendere qualche misura: dalla punta del naso all’angolo frontale degli occhi, dagli occhi alle basi dei corni ed infine la lunghezza totale del muso. Questi dati dovranno essere consegnati al tassidermista che dovrebbe rispettarli durante la preparazione del “cape”. Rimuovere la pelle dalla testa non è difficile, basta avere un pizzico di pazienza e fare molta attenzione quando si taglia intorno alle corna, alle orecchie, alle orbite, ai canali lacrimatoi, alle labbra e alle cartilagini del naso e del mento.

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Una volta feci notare ad un imbalsamatore come mai quel capriolo che aveva appena preparato avesse il mento rovinato. Mi rispose che era così perché molti animali cadendo battono il muso violentemente sul terreno!!!! Con la lama state sempre vicino all’osso il più possibile, specialmente quando rimuovete le labbra, senza preoccuparvi di lasciare troppa carne sulla pelle. Ci penserà poi il tassidermista a toglierla completamente. Un buon artigiano di solito è in grado di rimediare a quasi tutti i nostri errori, ma comunque è sempre meglio farne il meno possibile. Non azzardatevi mai a tagliare la pelle del collo oltre lo sterno! Il collo ed il petto sono le parti più in vista di un “cape”, quindi non è proprio il caso di rovinarli con brutte cuciture superflue. Gli arti anteriori devono essere spellati come quelli posteriori, troncando l’osso all’altezza del ginocchio e lasciando le zampe attaccate alla pelle. Qualche piccolo problema lo avremo per sfilare il manto completo, ma sicuramente ne sarà valsa la pena. E’ sottinteso che se siamo intenzionati a imbalsamare soltanto la testa e non abbiamo la possibilità, magari per motivi di spazio, di conservare la pelle intera, possiamo tagliarla un 10 – 15 centimetri dietro le spalle ed eliminare anche le zampe anteriori alla prima articolazione. Per conservare la pelle esistono principalmente due modi: salarla abbondantemente anche nelle pieghe più piccole e negli angoli più nascosti, poi ripiegala bene e lasciarla riposare in un ambiente fresco, areato e all’ombra; oppure conviene congelarla. Il primo metodo è consigliato e condizionato quando non è possibile procedere con il secondo. La pelle prima di essere riposta nel congelatore deve essere ripiegata su se stessa evitando di mettere il pelo a contatto con la parte sanguinolenta, poi conviene infilarla in un paio di buste di nylon ben chiuse. A meno che non vi troviate in condizioni particolari, credo che tutti siano in grado di poter congelare una pelle nel giro di uno o al massimo due giorni a secondo della stagione. Stesso discorso vale per il trofeo. Se è di piccole – medie dimensioni (capriolo, camoscio e muflone) possiamo congelarlo direttamente. Ma se si tratta di un daino o di un cervo, una volta spellato il teschio, per conservarlo lo dovremo tagliare parallelamente alla mascella superiore, rimuovere occhi, lingua e cervello e poi bollirlo. Dopo aver tolto il grosso della carne (tutte operazioni descritte nel precedente articolo) lo riporremo in garage o in cantina in attesa di poterlo consegnare al tassidermista. Molti si domanderanno perché mai dovremmo preoccuparci di come conservare la pelle ed il trofeo. Semplice, perché spesso, specialmente in piena stagione venatoria, il buon preparatore ha talmente tanti animali in laboratorio che potrebbe chiederci di portargli il nostro in un altro momento. E con questo avrei finito. Spero che le foto possano aiutarvi meglio delle parole scritte e che vi siano utili per eseguire quel lavoro che alla fine non è altro che il coronamento delle nostre battute di caccia. Ringrazio il mio caro amico e Maestro Ugo Sapetti di Ceva (CN) tel. 0174700175, abilissimo preparatore tassidermista che con pazienza mi ha insegnato quel poco che so.

 

Marco Benecchi

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