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FEBBRE PRIMAVERILE 2 parte

FEBBRE PRIMAVERILE 2 parte

Di Marco Benecchi

 

A differenza di Pietro (odontoiatra) che desiderava dei trofei importanti, purtroppo abbastanza rari in zona, io (impiegato) mi sarei accontentato di sparare ad un paio di capi intorno ai settanta punti. Seguimmo le piste contrassegnate come sentieri montani, controllando le zone frequentate dai caprioli e senza tralasciare le numerose saline costruite in piccole, strategiche radure. Con un pizzico di soddisfazione fui io il primo a vederlo. Un bel maschio di capriolo camminava lentamente in salita tra larici ed abeti altissimi. Pascolava tranquillo mostrandomi tutto il fianco destro a circa centocinquanta metri di distanza. Mio padre dietro di noi, con il telemetro Leica diede la conferma. Jones valutò velocemente il capriolo giudicandolo “dobro”, molto buono. Cosa dovevo fare? Non avevo certo percorso 800 chilometri per far cambiare aria alla carabina. Sdraiarmi a terra e adagiare la carabina sullo zaino mi venne naturale come bere un bicchiere d’acqua. In pochi secondi ero già in punteria. Il capriolo nel frattempo doveva aver avvertito la nostra presenza perché aveva smesso di mangiare e guardava verso la nostra direzione. Comunque non sembrava né particolarmente nervoso né allarmato. Direttamente con il cannocchiale sulla BDL 700 valutai il valore del trofeo un tantino più bello di “molto buono“, ma non c’era tempo per i ripensamenti, era meglio concentrarsi sul tiro. Armai lo stecher, mirai la spalla e sfiorai il sensibilissimo grilletto. Il mite rinculo della .243 mi permise di veder crollare l’animale sul posto e di rimanervi immobile ai piedi di un grosso larice. Quando lo raggiungemmo trovammo ad attenderci due belle sorprese. Il trofeo superava abbondantemente i novanta punti e l’effetto della micidiali Nosler Ballistic Tip da 95 grani fu un’ulteriore conferma alle mie aspettative. Mi sento in dovere di consigliare a tutti i colleghi cacciatori che utilizzano quel calibro la mia ricarica preferita, con cui ho abbattuto veramente di tutto, compresi grossi cinghiali di oltre un quintale. Questi sono i componenti: bossoli Remington, palla Nosler B.T. da 95 grs spinta da 48,1 grani di Norma MRP, innesco CCI L.R. Bench Rest, lunghezza totale della cartuccia (O.A.L.) 67 mm, velocità alla bocca 945 m/s. Jones si congratulo con il “Lowskyblagor“, versione slovena del Waidmannsheil e poi mi scattò qualche foto. Mio padre fece una piccola ripresa con la videocamera e poi via, veloci riprendemmo il cammino. Jone, dopo aver sviscerato il capriolo, lo caricò nel suo Rucksac e se lo mise sulle spalle senza fatica.

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Girammo per un’altra ora, durante la quale incontrammo soltanto una volpe (alla quale non feci in tempo a tirare) e tre femmine di capriolo senza piccoli e neanche pregne. Quando il sole fu abbastanza alto, il Guardia sentenziò: ”Caprioli tutti a dormire”. Ce ne tornammo al Gamsu per riposare, visto che la notte precedente, dall’eccitazione per l’imminente caccia e per i numerosi brindisi non avevamo dormito un gran ché. Più tardi ci ritrovammo con Pietro e Paolo (i due apostoli!) per fare colazione e per raccontarci le nostre rispettive avventure. Paolo aveva tirato un bel sechser (un sei punte regolare) sui settantacinque punti e avrebbe ritentato volentieri la sorte in serata, mentre Pietro non aveva visto niente d’interessante. Cercai di consolarlo dicendogli che in seguito avrebbe avuto più fortuna. Tra un pisolino ed un dormiveglia il resto della giornata trascorse veloce ed alle diciotto e trenta eravamo tutti ben stipati nelle nostre rispettive Lada Niva scambiandoci ogni sorta di battute scaramantiche più o meno spinte. Io, mio padre e Jones ritornammo in alta quota e dopo una scalata “strappacuore”, che il mio genitore settantenne non solo non disertò, ma che affrontò con la nostra stessa andatura, salimmo sopra una tradizionale Ceka di tipo mitteleuropeo, stile mini appartamento sopraelevato, con tanto di lettino e coperte. Lo sloveno usava alternativamente il binocolo Zeiss 8 x 30 B/GA e l’orologio, noi il binocolo ed il telemetro. Sfruttammo il tempo a nostra disposizione per conoscere in anticipo qualche distanza. Alle venti in punto, puntualissima uscì una femmina di capriolo gravida. Si trovava a circa 200 metri. Nel giro di mezzora arrivarono nella radura tra le montagne altre due femmine, una con un piccolo al seguito di pochi giorni, ed una sottile e finalmente anche un maschio. Era bellissimo, aveva un trofeo scuro e regolare. Il Geovid 8 x 42 HD che avevo al collo fu sufficiente per valutarlo come un ottimo esemplare. Era ben lontano dallo Spitzer o dal Gabler che cercavo, ma che dovevo fare? A togliermi ogni scrupolo fu anche la distanza cui si trovava, appena cento metri. Una palla ben piazzata tra collo e spalla mi regalò (si fa per dire!) anche quel bel trofeo. Soddisfatti della caccia ancora una volta rientrammo per primi. Feci una doccia bollente e poi mi misi a leggere un libro in compagnia di un paio di Pivo (Birra) Lasko, in attesa che rientrassero gli altri. Paolo arrivò poco dopo senza “Bunch” nel cappello. Continua….

 

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