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9,3x74: forza della tradizione

9,3x74: forza della tradizione

I calibri 9,3 mm, presenti da oltre un secolo, hanno sempre occupato una posizione particolare, quella tra gli 8 mm ed i 10,16 mm o .400'' , categoria guidata dal 375 Holland &Holland Magnum che, per l'esattezza, è un 9,5 mm. Molti calibri sviluppati da armieri tedeschi appartengono alla famiglia dei 9,3 mm, con collarino o senza, una misura media che in passato ha avuto numerosi estimatori. Tra questi possiamo ricordare i vari 9,3x53 – 9,3x53R – 9,3x57 – 9,3x62 – 9,3x64 – 9,3x65R – 9,3x70 – 9,3x72R – 9,3x74R – 9,3x82R. 

Di questi dieci calibri, confinati quasi esclusivamente nelle nazioni di lingua tedesca, ne sono sopravvissuti solamente tre: il 9,3x62, il 9,3x64 ed il 9,3x74R. Tutti gli altri, negli anni tra le due guerre mondiali, caddero ben presto nell'obsolescenza per non ricomparire più. Tra i “dimenticati” possiamo ricordare il 9,3x72R mm Sauer di fine Ottocento per armi basculanti o carabine monocolpo, che utilizzava una palla di 193 gr lanciata a 614 m/s con 2357 Joule alla bocca, velocità che a 100 m si riduceva a 472 m/s e 1393 Joule, un calibro di limitata potenza adatto per la caccia al capriolo non oltre i 150 m, usato da qualche irriducibile romantico ed ancora presente nel catalogo RWS del 1978.

All'estremità opposta, per potenza ed efficacia anche sui selvatici più massicci, nel1927 si fece largo il 9,3x64 Brenneke, ritenuto dagli esperti il miglior calibro da caccia tedesco, molto potente e di ottima radenza, considerato il peso della palla di 293 gr che all'uscita dalla canna spunta 785 m/s e 5849 Joule, mentre a 300 m, con un calo di traiettoria di 37,9 cm, viaggia ancora a 608 m/s sviluppando 3509 Joule, energia che molti calibri medi posseggono alla bocca! Tra questi due calibri estremi, il Davide ed il Golia dei 9,3 mm, possiamo annoverare il 9,3x53 (R) mm Swiss, nato intorno al 1925, che usava palle di 200 gr a 610 m/s, un tempo abbastanza popolare nella terra di Guglielmo Tell, ma perdutosi nella nebbia dei ricordi. Anche il 9,3x57 Mauser, risalente agli ultimi anni del XIX secolo, derivava dall'8x57 Mauser ed era utilizzato con buoni risultati in carabine Mannlicher e Mauser su selvaggina di peso medio con palle di 232 e 286 gr; oggi però nessuna casa produce armi in questo vecchio calibro i cui bossoli pare siano ancora disponibili in casa Norma che, forse, e prevale il dubbio, assembla ancora qualche piccolo lotto di 9,3x57, assolutamente da non confondere con il 9x57 Mauser ed il 9,5x57 Mannlicher.

Esisteva anche un 9,3x65R Collath, dei primi anni del Novecento, che usava palle di 193 grani, un altro calibro scomparso vent'anni dopo la sua comparsa nell'Europa Centrale. Dei calibri annotati, oltre al 9,3x64 che non mostra segni convincenti di ripresa, ed al recentissimo 9,3x66 Sako destinato presumibilmente a rimanere un mero esperimento balistico, anche se accreditato a 300 m di 668 m/s e 3610Joule con palla BARNES X Hollow-point Kupfergeschoss da 250 gr, solamente il 9,3x62 ed il 9,3x74R hanno saputo superare la crisi tutt'ora in atto dei calibri europei, assediati crudelmente da diversi decenni dalla prepotente pletora dei calibri americani che dominano tutti i mercati.

 Il 9,3x74R, che, per prestazioni balistiche, può essere considerato il fratello minore con collarino “R” del 9,3x62, anche senza ascendenti comuni, è un calibro diffuso nelle armi basculanti quali kipplauf, bockbuchsflinte, drilling e doppelbuchsdrilling. Le ultime due combinazioni sono le preferite in quanto, essendo entrambe a tre colpi con una o due munizioni per canna rigata ed una per canna liscia, consentono nelle battute alla grossa selvaggina di abbattere anche volpi ed altri animali opportunisti. Frank C. BARNES, trattando delle armi europee, sosteneva con convinzione che “nessuna arma al mondo poteva eguagliare la polivalenza d'uso e l'incredibile efficacia di un'arma combinata in calibro 12 o 16 con canna rigata in 9,3x74R”, asserzione presente a pag. 344 del suo famoso libro “Cartridges of theworld”, ottava edizione: “When it comes to a truly all-roundgun, nothing is superior to a good combination gun.”(Quando si tratta di una vera arma polivalente, nessuna è superiore ad una buona arma combinata).

 Questo convincimento, frutto di esperienze dirette di un grande tecnico balistico americano, dovrebbe far meditare tutti coloro che apprezzano solamente le bolt-action... Nell'ultimo conflitto mondiale, non per caso alcuni corpi speciali di paracadutisti della Luftwaffe avevano in dotazione, come armi di sopravvivenza, drilling Sauer calibro 9,3x74R, oggi ricercati dai collezionisti e molto costosi perché rarissimi e caratterizzati dall'aquila della Luftwaffe che sormontava il tragico simbolo della svastica su ognuna delle canne superiori.

 La data di nascita del 9,3x74R viene collocata alla fine del XIX secolo, intorno quindi al 1898-1900, ma l'anno esatto non si conosce, come pure il o i suoi ideatori che talvolta si associavano temporaneamente per riprendere la propria strada pochi anni dopo. Molti sostengono che il 9,3x74R fu ideato per contrastare la vasta produzione dei calibri inglesi in quella fascia di mercato, come il famoso 400-360 NE 23/4” di Westley Richards, che doveva vedersela anche con i pari calibro offerti da Purdey, Fraser ed Evans, tutti con differenze riguardanti il diametro, il peso delle palle usate e lo spessore del collarino; si andava dai .358'' ai .367'' passando per i .360'' millesimi di pollice. Fraser utilizzava palle di 289 gr, Purdey di 300, Evans di 300 e Westley Richards di 314 gr, una vera Babele deliberatamente voluta da ciascun armiere per evitare che le munizioni fossero intercambiabili tra di loro. “Se compri un mio fucile devi usare le mie munizioni!” ; questo può ritenersi l'aut-aut a cui i potenziali acquirenti dovevano soggiacere.

Ma, pur con tutte quelle lievi differenze, ognuno di quei calibri, con palle di peso intorno ai 300 gr, velocità di 580m/s ed energia di circa 3400 Joule, svolgeva adeguatamente il proprio compito su tutti gli animali a pelle tenera in Africa, India e Nord America. I vari 400-360 NE 23/4” erano calibri destinati a fucili a doppia canna costosissimi, i classici “express” di scuola inglese apprezzati in tutto il mondo e usati anche in Germania, il secondo polo mondiale delle armi da caccia, vista la scarsità di calibri tedeschi in questa fascia. Anche se vogliamo dar peso all'elemento concorrenza che all'inizio del '900 era accesissimo, è poco verosimile che il 9,3x74R fosse stato realizzato soprattutto per limitare la diffusione dei calibri inglesi nelle colonie tedesche in Africa, tra le quali il Tanganica si rivelò incomparabile per ricchezza e varietà di selvatici anche nei confronti di Kenia, Uganda e Rhodesia.

Risulta più credibile il fatto che fosse stato studiato come un “tuttofare” per i guardacaccia degli Imperi tedesco ed austriaco che avevano la necessità di disporre di un calibro potente, capace, a distanze contenute, di abbattere indifferentemente orsi, lupi, cinghiali e cervi senza alcuna difficoltà. L'uso del 9,3x74R era destinato ad armi basculanti come i drilling, fucili d'ordinanza per i tutori delle immense riserve dislocate nel triangolo d'oro Mar Baltico-Lago di Costanza-Mar Nero, o come gli “express” della nobiltà per le battute ai grandi ungulati. E' perlomeno poco probabile che questo calibro abbia avuto grande successo anche in Africa, per il semplice fatto che i fucili basculanti, all'inizio del secolo scorso, avevano costi spaventosi non sostenibili dai futuri coloni che, salpando da Bremerhaven, cercavano fortuna in Tanganica con pochi marchi in tasca, uno zaino sulle spalle ed un Mauser usato infilato nel sacco da marinaio.

 Situazione che mutò radicalmente nel 1905, quando apparve il 9,3x62 dell'armiere berlinese Otto Bock, un grandissimo calibro, oggi ancora molto apprezzato, efficace su tutta la grande selvaggina e divenuto il preferito dai farmers tedeschi perché offerto a prezzi contenuti in carabine Mauser precise e robuste. Per quanto riguarda gli express tedeschi in 9,3x74R, prodotti da poche aziende e pagati a suon di marchi oro, è più credibile che abbiano accompagnato, assieme agli immancabili fucili inglesi di grosso calibro, coloro che potevano permettersi “safari” a piedi di tre o quattro mesi con molte decine di portatori, se non centinaia. Negli sconfinati altopiani, oggi in buona parte divenuti parchi nazionali, che da Dar-es-Salaam portano alle regioni dei Grandi Laghi, le carovane con ogni comodità, lunghe talvolta mezzo miglio, serpeggiavano sotto l'ardente sole equatoriale alla ricerca di trofei oggi inimmaginabili, tanto che raramente si abbattevano elefanti con zanne inferiori alle 80 libbre! Altri tempi!

 Tornando ai nostri giorni possiamo affermare che il 9,3x74R gode di ottima salute ed è molto amato da coloro che prediligono i fucili basculanti, sempre risolutivi in ogni situazione nelle battute a cinghiali e cervi, soprattutto in territori dove la selvaggina è abbondante e gli animali raggiungono pesi massimi, come nell'Europa orientale. In questo ambito il 9,3x74R si divide il mercato con l'altrettanto valido 8x57JRS, un altro esponente della vecchia scuola tedesca che, pur non potendo contare sulle potenze espresse dall'avversario, ma essendo caratterizzato da un rinculo più tollerabile che riduce il tempo tra il primo ed il secondo colpo, con palle RWS Uni-Classic di 193 gr è in grado di abbattere senza problemi grossi cinghiali ed orsi a distanze di 80-100 m. 

Caratteristiche balistiche

 Il 9,3x74 è il calibro medio europeo per eccellenza per munizioni con collarino, tipiche per armi basculanti. Nel corso della sua secolare utilizzazione, ha sempre dimostrato di essere affidabile sulla grande selvaggina, grazie al notevole peso delle palle ed alla loro costante evoluzione. Se, all'inizio del '900, il numero delle ogive era esiguo e basato quasi esclusivamente su palle semplici di piombo con mantello indurito ed esposizione estesa della parte apicale arrotondata, negli anni '30, con l'introduzione delle palle Tig e Tug di Wilhelm Brenneke, all'avanguardia in campo mondiale, il 9,3x74R beneficiò largamente della loro evidente superiorità e le sue già ottime caratteristiche balistiche raggiunsero una posizione primaria nei calibri medi con collarino, peraltro aiutata dall'inesistenza o quasi di validi antagonisti. L'unico vero rivale del 9,3x74R fu il 375 Flanged Magnum della Holland & Holland, nato nel 1912, ancora usato e stimato ovunque, un calibro che ha ostacolato l'affermazione del contendente tedesco. Uno dei punti di forza del 9,3x74R è la varietà dei pesi di palla che, a titolo di curiosità, nel 1978 spaziavano dai 257gr della H-Mantel-Kupfer-holspitze e dai 285 gr dellaTeilmantel-Rundkopf e della Vollmantel (oggi non più prodotta), ai 293 gr della Original Brenneke Tug, con velocità alla bocca rispettivamente di 750, 695 e 695 m/s ed energie, a 150 m, di 3424, 2953 e 3473 Joule; valori da sottolineare che consentivano l'atterramento dei maggiori selvatici a pelle tenera a distanze intorno ai 150 m o in ambienti chiusi nei quali i tiri superano di rado i 100 m.

E' questa infatti la destinazione ideale del 9,3x74R, un calibro speciale per la caccia al cervo durante il bramito, con alto potere di arresto ed energia ottimale anche sui maschi “kapital” dai trofei imponenti. Il medesimo discorso può valere per quei cinghiali che, con una mole impressionante paragonabile a quella di un “Ape-car”, causano apprensione se non addirittura timore anche nel più esperto dei cacciatori, quando si arriva ai ferri corti in qualche angusto passaggio obbligato. Vedersi arrivare addosso un piccolo trattore nero senza comignolo, che potrebbe mettere a mal partito un molossoide, non è certamente una sensazione piacevole, ma disponendo di un buon express in 9,3x74R, caricato con due Brenneke Tug da 293 gr, si può alleviare la criticità del momento, a patto di non lasciarsi cogliere da un attacco di...panico!

A parte l'ipotetico frangente venatorio che a qualche sfortunato è costato la vita, come talvolta ho avuto modo di apprendere dalla stampa straniera, è sempre doveroso evidenziare che la caccia al cinghiale alla cerca deve essere praticata con la massima attenzione, e non sotto gamba come certi sconsiderati che, senza constatarne l'avvenuto decesso, si avvicinano di fronte al selvatico abbattuto... Un fendente delle zanne nell'area inguinale può rivelarsi pericolosissimo e talvolta fatale...!

Tornando a numeri e dati, oggi la disponibilità di munizioni delle migliori marche è davvero vasta e, tanto per ricordarne alcune, possiamo citare le RWS con palla Doppelkern da 226gr, Kegelspitz da 247, Teilmantel da 285, Evolution da 290 e Uni Classic da 293, la Norma con palla Vulkan da 232,Teilmantel Alaska e Oryx da 285, la Geco con palla TM-Rundkopf da 255 e la Blaser con palla Cdp da 285 gr. Tra queste dieci munizioni possiamo porne in risalto tre che dovrebbero rappresentare il meglio della produzione attuale, quanto a penetrazione, cessione di energia e lesività.

Eccone le caratteristiche balistiche.

La Norma Oryx da 285 gr : Vel. m 0-100-200-300 m/s 720-638-561-491. Energie 4797-3761-2911-2228 Joule. Traiettoria a m 50-100-150-200-300 cm +0,7 0 -6,7 -20,3 -71,9. Gee 100 m.

 La Blaser Cdp da 285 gr : Vel. m 0-100-200-300 m/s 720-658-599-531. Energie 4787-3997-3311-2613 Joule. Traiettoria a m 50-100-150-200-300 cm +2,2 +4,1 +0,4 -9,5 -50,6. Gee 152 m.

La RWS Uni Classic da 293 gr : Vel. a m 0-100-200-300 m/s 695-637-582-531. Energie 4585-3852-3215-2677 Joule. Traiettoria a m 50-100-150-200-300 cm +2,3 +4,0 -0,3 -11,2 -55,5. Gee 148 m.

 

I dati fondamentali delle tre palle prese in esame, correlandole al proprio peso, evidenziano una buona velocità ed un'ottima potenza con canne di 60 cm, ma pongono in luce la caduta marcata delle ogive oltre i 200m. Il 9,3x74R, anche usando palle di circa 230 gr che aumentano la Gee di una ventina di metri, non è ovviamente un calibro per tiri a lunga distanza, ma è perfettamente sfruttabile nel raggio di 200 m, limite oltre il quale non è molto saggio tentare l'abbattimento di grossi selvatici. La filosofia di questo calibro possiamo riassumerla in quattro parole: palla pesante, velocità media, forte impatto e selvatico a terra, senza possibilità di fuga. Un calibro a cui dare massima fiducia.

Caratteristiche e misure del bossolo

Il bossolo del 9,3x74R ha molti punti in comune con i calibri inglesi che l'hanno preceduto negli ultimi anni dell'800, quali i vari 400-360 Nitro Express di Westley-Richards, Purdey, Fraser ed Evans, ed è paragonabile al 9,3x62, sia per i pesi di palla usati che per le prestazioni balistiche simili. A prima vista il bossolo appare quasi privo di spalla, con un collarino poco evidente ed un colletto molto lungo, particolarità diffuse in questi calibri centenari che montavano palle piuttosto pesanti e dovevano sviluppare pressioni basse con una spalla appena accennata e particolari tipi di polvere senza fumo alla nitrocellulosa, come la “Cordite”, che avevano sostituito la polvere nera. Con una lunghezza totale della munizione che in taluni casi può raggiungere i 97 mm, questo calibro suscita immediatamente una sensazione di forza ed equilibrio dovuta alla sua linea inconfondibile molto slanciata simile a quella di una provetta da laboratorio o, se preferiamo, data la sua altezza, di un piccolo obelisco, l'esatto contrario delle munizioni Winchester Short Magnum di oggidì che ricordano un pezzo di salsiccia... ma al peperoncino, viste le loro prestazioni!

 Le misure del bossolo

 Altezza totale mm 74,70 - altezza all'inizio del colletto mm 61,50 - altezza all'inizio della spalla mm 59,00 – altezza del collarino mm 1,40 – diametro del collarino mm 13,35 –diametro del bossolo alla base senza collarino mm 11,90 –diametro all'inizio della spalla mm 10,40 – diametro del colletto mm 9,92 – altezza del colletto mm 13,20 – altezza della spalla mm 2,50 – conicità del bossolo mm 1,50 su mm 59,00 (altezza alla spalla). Il passo della canna, mediamente, è di mm 360 (14,17 pollici), il diametro dei vuoti e dei pieni della rigatura misurano rispettivamente mm 9,28 e mm 9,00, il diametro delle palle è di mm 9,30 (.366''), il "free-boring" massimo non deve superare mm 0,15 (da evitare), la massima pressione ammissibile della munizione è di 3.400 bar e la massima lunghezza orientativa della munizione arriva a mm 94,50, ma con alcune palle può raggiungere 97,00 mm.

I costruttori del calibro:

Dato che il 9,3x74R ha origini tedesche, molti costruttori d'armi di inizio Novecento si rivolsero a questo calibro che si disimpegnava egregiamente con tutta la grande selvaggina del centro e nord Europa. Come quasi sempre accade, furono le grandi Case tedesche Merkel, Sauer, Krieghoff ed Heym a proporre per prime armi in questo calibro, seguite dalle belghe Lebeau-Courally e Dumoulin e da altri artigiani austriaci di gran nome come Johann Fanzoj, Franz Sodia, Anton Sodia, Joseph Winkler, Joseph Just, Zimmermann,Outschar e Peterlongo, tanto per ricordarne qualcuno di una lunga schiera. Anche i tre celeberrimi armieri inglesi Holland & Holland, Purdey e Rigby adottarono questo grande calibro tedesco costruendo fucili express a doppia canna di squisita fattura, solo su ordinazione ed a costi astronomici, con attese anche di due anni tra ordine e consegna del fucile; ma si sa che la grande qualità paga sempre ed oggi quelle armi sono sogni quasi irraggiungibili per i comuni mortali... Attualmente tutte le grandi case europee, a livello industriale od artigianale, producono combinati, drilling, kipplauf ed express in 9,3x74R e, grazie all'incalzante propagarsi della caccia al cinghiale in battuta, il fucile a doppia canna rigata sta avendo un successo lusinghiero su tutti i mercati d'Europa. Ovviamente il rapporto tra il costo di un'arma costruita in grandi numeri, anche con le tecniche migliori e con l'aiuto delle macchine a controllo numerico, e quello di un fucile fine artigianale è grosso modo equivalente a quello di cinquant'anni fa, ovvero uno a dieci. E' ragionevole affermare che entrambe le armi svolgono la loro funzione, ma una pur nobile e funzionale Fiat 500, concedetemi il paragone, all'estremità anteriore del cofano non porta la copia in miniatura della “Vittoria alata”, la “Nike di Samotracia”, e la calandra non ricorda la facciata del Partenone...! Anche in Italia, da molti anni, si producono, a richiesta, armi basculanti in 9,3x74R di gran classe e distinzione, quali quelle offerte da Giovanni Concari, Perugini & Visini, F.lli Piotti, Renato Gamba, Abbiatico & Salvinelli, F.lli Rizzini di Magno tanto per citare i più rinomati che, per inciso, annoverano tra la loro clientela nomi di famosi collezionisti e cacciatori di tutta Europa, pure inglesi! Anche se gli artigiani italiani non hanno ancora superato i maestri d'Oltremanica, oggi il divario è minimo e di ciò bisogna dare atto agli artisti di casa nostra che con grande passione, competenza e impegno profondono tutte le loro energie e conoscenze per realizzare pezzi di alta scuola che concretizzano il concetto di “opera d'arte” raggiungendo livelli esecutivi di assoluto valore. Non esiste quindi che l'imbarazzo della scelta: si parte dai 1500 euro di un onesto “bockbuchsflinte” italiano (canna liscia superiore cal.12 o 20 e canna rigata inferiore cal. 9,3x74R) per arrivare a cifre molto impegnative, intorno ai 20-30 mila euro ed oltre, per modelli esclusivi “doppelbuchsdrilling” (due canne rigate superiori appaiate unite ad una canna liscia inferiore cal. 12 o 20) poco diffusi ma stupendi, o per express degni di un museo.

Gli utilizzatori del calibro

Nei primi anni del '900, pur considerando che l'economia delle singole nazioni era in forte espansione grazie alla dirompente forza dell'industrializzazione, i salari erano spaventosamente bassi anche per le maestranze qualificate che nelle grandi aziende armiere lavoravano dodici ore al giorno per sei giorni a settimana.

Chi avrebbe mai potuto permettersi fucili basculanti che costavano come tre o quattro anni di paga di un operaio? Ovviamente una sparuta minoranza costituita dalla nobiltà terriera, dai ricchi borghesi quali notai, medici e avvocati e sicuramente dai magnati dell'industria. Il 9,3x74R era stato studiato appositamente per fucili basculanti e di conseguenza, dato che il tempo di esecuzione per armi di quel tipo era di otto-dieci volte superiore a quello necessario per la realizzazione di una carabina ad otturatore, gli operai che costruivano canne, bascule e calci, assieme agli incisori, dovevano essere dei veri maestri nei lavori di alta precisione loro affidati. Tutto ciò portava a costi elevati che si riflettevano pesantemente sui prezzi d'acquisto delle armi finite, esborsi che all'epoca ben poche persone, come abbiamo visto, potevano sostenere. Nelle vaste riserve boscose della Slesia, della Prussia e dei laghi Masuri, famose per la ricchezza di grande selvaggina che alimentava un fiorente mercato alimentare interno, così come nelle grandi bandite di caccia del sistema alpino carpatico dell'Impero Austro-Ungarico, il 9,3x74R si impose sui pochi calibri allora usati per la sua poliedricità d'uso, sia in battuta che alla cerca, e per la spiccata propensione a fermare i più grossi ungulati, additati dagli abili “jagermeister” a coloro che accompagnavano spesso in boschi di pianura secolari sul “fiacr” da caccia, una carrozza leggera trainata da una coppia di docili cavalli abituati agli spari. Ma molti cacciatori, che, oltre alle battute, amavano viaggiare per ottenere trofei esotici, portavano con sé express e drilling in 9,3x74R ovunque, assieme ad altri calibri europei ed inglesi allora in voga, sugli alti monti del Caucaso o della Persia, della Turchia e perfino nell'Estremo Oriente Russo. Così fece il Principe Demidoff, amico dello Zar Nicola II, spingendosi nei primi anni del '900 fino alla penisola della Kamchatka con un viaggio estenuante denso di privazioni e disagi d'ogni sorta, durato molti mesi, per cacciare giganteschi orsi, alci e la sfuggente “Ovis nivicola” dal trofeo stupendamente arcuato e massiccio, paragonabile a quello delle “Dall Sheep” del grande Nord americano.

I personaggi più abbienti si recavano, talvolta, in India su invito di qualche maharaja che frequentava l'alta società europea passando lunghi periodi di riposo... a Baden-Baden o ai tavoli verdi della Costa Azzurra. Altri invece si avventuravano nella colonia tedesca del Tanganica, lo scrigno d'oro dell'Africa, per raccogliere il meglio di quelle terre lontane, avorio soprattutto, o si spingevano addirittura nella abbacinante vastità della piana di Etosha, in Africa del Sud-Ovest, oggi Namibia, territori immensi ricchissimi di ogni tipo di selvaggina, allora appartenenti alla Germania del Kaiser Guglielmo II.

Nel primo ventennio del '900, il 9,3x74R fece sicuramente la sua parte anche in Africa e non pochi cacciatori, dimostrando poco discernimento, lo usarono contro elefanti, bufali, rinoceronti e leoni non sempre con buoni risultati, dato che il numero di uomini che persero la vita utilizzando questo calibro, anziché i grossi express inglesi, non è noto. I “big five” non sono mai stati animali con cui scherzare ed i P.H. più accreditati di oggi nemmeno per sogno vi accompagnerebbero in una caccia ad uno dei cinque grandi, ad eccezione del leopardo, se portaste con voi un express in 9,3x74R. La prudenza con elefanti, bufali, ippopotami, rinoceronti e leoni non è mai troppa e il motto “melius abundare quam deficere” è sempre da tenere a mente. Queste osservazioni chiarificatrici erano indispensabili per fugare qualsiasi dubbio circa l'utilizzo del calibro tedesco, da alcuni considerato adeguato anche per i grossi orsi grizzly, idoneità su cui mi permetto di nutrire forti dubbi rafforzati dall'esperienza di molte guide americane che obbligano all'uso del calibro tollerabile più potente quando si dovesse arrivare a tu per tu con un orso di Kodiak. La regola ferrea di ogni tipo di caccia impone che più l'animale è grosso e pericoloso più ci si deve avvicinare prudentemente con un'arma conosciuta dotata di un calibro che rappresenti una polizza di assicurazione sulla vita “primo rischio assoluto”. Di conseguenza, con grossi selvatici feroci e pericolosi la migliore soluzione è una soltanto: due express, possibilmente inglesi, di calibro uguale non inferiore ai .450'' con palla solid da 480 o 500 gr, un fucile per la guida ed uno per voi se cacciate i “big five”, e un calibro non inferiore al 375 H&H se si vuole affrontare un gigantesco plantigrado che ritto può superare i 2,5 m!.

Così facendo problemi e rischi, con un esperto professionista al fianco, si riducono drasticamente...!

Saltando di palo in frasca, sempre a proposito del 9,3x74R,ricordo che un conoscente del mio grande amico Bernardo, per cacciare i camosci, usava un kipplauf dotato di un' ottica ad ingrandimento fisso 6x, suscitando spesso i sorrisetti maligni delle solite lingue lunghe; egli asseriva infatti che per fulminarli sul posto era indispensabile avvicinarli a non oltre 150 m, piazzando un colpo perfetto, uno soltanto per non causar loro alcuna sofferenza. Sono ormai molti anni che questo signore caccia così e i risultati gli hanno sempre dato ragione. Se nutrite dei dubbi su quanto annotato, è meglio rammentarsi che in Svizzera, nel Graubunden (Cantone dei Grigioni), tutti gli ungulati alpini, da ben oltre un secolo, si cacciano con il 10,3x60 ed i camosci cadono... eccome se cadono, a centinaia! Riassumendo, il 9,3x74R è adatto a qualsiasi grosso ungulato europeo e non, come cervi, cinghiali ed alci anche di stazza notevole, ma per gli animali veramente pericolosi è molto più saggio orientarsi sui grossi calibri di scuola inglese, i più affidabili da oltre un secolo.

Al termine di queste note sull'affascinante 9,3x74R, che è assurto al ruolo di compagno affidabilissimo in battuta o alla cerca silenziosa di cervi e cinghiali, non possiamo che suggerirne l'uso a tutti coloro che non l'hanno ancora messo alla prova. Una bella arma basculante express, sia a canne sovrapposte che a canne affiancate, a mio parere più classica, o addirittura un affascinante “doppelbuchsdrilling” od un kipplaufbuchse, oppure un classico drilling o un billing, ci consentiranno di cacciare proficuamente, consci di imbracciare un'arma efficacissima in un calibro glorioso con un secolo di storia.

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