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Botta e risposta (seconda parte)

Botta e risposta (seconda parte)

A proposito di cannocchiali lunghi da osservazione, quali scegliere?

 

I cannocchiali per l’osservazione degli ungulati, noti come"spektiv" nei paesi di lingua tedesca, “tubi” o “lunghi” in Italia, sono indispensabili per la determinazione del sesso dei camosci a distanze notevoli, mentre fino a 300-400 permettono di analizzare i dettagli anatomici dei selvatici ed il loro trofeo.

Una caccia di selezione seria è infatti impossibile senza l’aiuto assolutamente indispensabile di questi strumenti ottici. La produzione odierna propone spektiv sia ad ingrandimento fisso (di norma 30x75, rari 32x75 o 30x80) che variabile (15-45x60, 18-45x65, 15-56x65, 20-75x85, 20-60x70 e molti altri). L'unico criterio di scelta deve essere sempre la qualità, che risulta costantemente alta nei prodotti offerti da quattro celeberrime Case: Leica, Zeiss, Swarovski ed Optolyth.

Più lunghi, più compatti, estensibili, fissi, con visione rettilinea o angolare, con obiettivi enormi o tradizionali, rivestiti in gomma morbida, con lenti trattate alla fluorite od apocromatiche (che riducono le aberrazioni cromatiche), di colore verde opaco, neri o argentati, più o meno pesanti, ma a buon mercato mai! Per uno spektiv di fascia media sarà necessario un esborso pari almeno all'acquisto di un buon cannocchiale da puntamento ad ingrandimento fisso, ma ne varrà sempre la pena. Le quattro Case menzionate offrono in media una garanzia di 10 anni per loro prodotti, oggi ridotta da qualche produttore minore. Altre Case concedono garanzie di pari durata? La garanzia di norma qualifica il prodotto certificandone la bontà.

 

Quali “spectiv” si rivelano migliori a caccia?

 

Un 30x75 è sempre un valido compagno, ma oggi sarebbe meglio propendere per un variabile 15-45x65 od un 20-60x80 con visione angolare e doppia regolazione della messa a fuoco, la prima di base e la seconda di focalizzazione massima per leggere i dettagli minimi dei selvatici. I prodotti Zeiss, Swarovski, Leica, Optolyth, Meopta, Leupold e Nikon soddisfano qualsiasi esigenza perché le lenti e i materiali del corpo ottico sono i migliori disponibili sul mercato. Unico difetto il prezzo di acquisto elevato.

Altre soluzioni possono rivelarsi altrettanto valide, a patto di percorrere sempre la "retta via" o la strada di “chi più spende, meno spende”.Gli spektiv a ingrandimento fisso, come i classici 30x75 Swarovski od Optolyth, sono robustissimi e ancora amati dai cacciatori “brizzolati”, ma i vantaggi di uno strumento ad ingrandimento variabile, soprattutto nei valori da 20x a 45x,sono indubbi, come l'uso di un cannocchiale con oculare angolato che, rispetto a quello con oculare diritto, facilita molto l'esame degli ungulati in montagna, osservabili di solito in aree superiori alla nostra posizione.

 

E per quanto riguarda il binocolo?

II binocolo è l'inseparabile compagno del cacciatore di montagna. Oltre all'innegabile piacere di poter osservare il paesaggio, il binocolo ci permette di localizzare i selvatici e di esaminarli sommariamente entro i 300 m.

Trattandosi di uno strumento ottico di alta tecnologia, servono ovviamente materiali e maestranze di prim’ordine affinché il prodotto corrisponda agli elevati standard di qualità garantiti da oltre un secolo da famose aziende tedesche ed austriache.

Oggi i binocoli sono proposti in due tipologie:

con prismi di Porro e con prismi a tetto.

I prismi di Porro un tempo erano i più diffusi ed i migliori avevano il telaio in ottone.

La loro particolare forma di doppia sedia con gli schienali contrapposti consentiva una presa molto ferma, mentre quelli con prismi a tetto, a forma di tubi paralleli, hanno misure più contenute e peso leggermente inferiore. Entrambi sono validi, ma oggi le prime Case privilegiano i binocoli con prismi a tetto. Va sottolineato comunque che con i vecchi binocoli dotati di prismi di Porro la tridimensionalità dell'immagine è superiore a quella dei prismi a tetto ed il ”senso di profondità” è più marcato, positività che aiutano molto il cacciatore in alta montagna dove, pur distanti tra di loro, i piani di osservazione sembra che si appiattiscano, inducendo l'osservatore privo di telemetro a valutazioni errate delle distanze.

Usando i binocoli a prismi di Porro prodotti dalla Swarovski nei modelli Habicht 8x30, 7x42 e 10x40, i leggerissimi modelli Alpin della Optolyth o l'ineguagliabile Zeiss Marine 7x50 godremo sempre di immagini perfette. Per condensare in poche parole tutti i vari indici e fattori di luminosità, possiamo affermare che, a parità di qualità delle lenti e di tecnica di assemblaggio, un binocolo è tanto più luminoso quanto maggiori sono il diametro dell'obiettivo e il numero degli ingrandimenti.

I diametri delle lenti degli obiettivi spaziano mediamente da 30 a 63 mm e gli ingrandimenti da 6 a 20, una gamma veramente vasta. L'esperienza ci insegna che a caccia servono binocoli leggeri, robusti, luminosi e di medio ingrandimento, dotati di grande nitidezza. Soprattutto per la caccia al cervo ed al capriolo nella luce debole dell'alba e del tramonto, forniscono ottime prestazioni i vari 7x42-7x50-8x42-8x50-8x56-8,5x42-10x50, mentre per tutti gli altri ungulati cacciati anche a giorno fatto, si dimostrano validi gli 8x30, 8x32, 8x42, 10x40 ed il 10x42.

Nella caccia al camoscio, invece, il miglior compromesso per occhi giovani potrebbe essere rappresentato dal 10x42,ma con un 8x30, un 8x32 od un 8x40 l’immagine risulta molto più ferma e le necessarie osservazioni prolungate non affaticano la vista.

Cercate massimo appagamento e prestazioni superlative? Fate allora un pensierino per uno Zeiss 20x60 S, l’unico con stabilizzatore meccanico dell'immagine, che pesa 1660 g senza custodia e costa poco più di 5500 Euro.

Un camoscio posto a 800 metri potremmo osservarlo come se si trovasse a 40 metri, non male! Se sommiamo i pesi medi di un binocolo (800-1000 g) e di uno spektiv 30x75 (1300-1400 g) otteniamo un totale di 2100-2400 g, che aggiunto ai pesi delle due custodie porterà il tutto a circa 2700-2900 g, 1chilo e 300 g in più dello Zeiss 20x60 S, il solo strumento ottico che racchiude in sé la duplice funzione di binocolo e spektiv.

La triade sacra dei binocoli è costituita da Zeiss, Leica e Swarovski. Seguono il terzetto di testa Optolyth, Kahles e Docter incalzati da un gruppo di produttori come Meopta, Nikon, Leupold e Tasco, con ottimo rapporto qualità-prezzo. Il podio spetta ai tre modelli vincitori ex-equo:Zeiss Victory, Swarovski Multi - Vision e Leica Ultravid.

In veste di ostinato assertore del concetto di "qualità sempre e comunque" mi fa piacere ricordare un fatto accaduto vent'anni fa. Nei primi anni '90, nel braccio di mare antistante il porto di Kiel, in Germania, fu recuperato un sommergibile affondato nel Mar Baltico nel 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Tutto il materiale ritrovato nell'U-Boot fu accuratamente esaminato e in una cassa, con altri strumenti, fu rinvenuto un grosso binocolo della “Kriegsmarine” che si supponeva fosse stato completamente corroso da oltre 45 anni di permanenza nell’acqua di mare, a decine di metri di profondità. Estratto dalla custodia, scosso alcune volte ed asciugato, colui che lo trovò, portandolo agli occhi, rimase esterrefatto: nemmeno una goccia d'acqua era penetrata e l'immagine era ancora perfetta! Mezzo secolo di immersione in acqua di mare! Un miracolo forse? Assolutamente no, perché quel binocolo era ... uno Zeiss!

 

Quali cure bisogna riservare agli strumenti ottici?

 

II cannocchiale di puntamento, lo spektiv ed il binocolo sono strumenti di precisione e come tali devono essere trattati, con la massima cura, cercando di evitare assolutamente graffi sulle lenti e ammaccature sul corpo. La polvere che si posa sull'obiettivo e sull'oculare deve essere rimossa esclusivamente con l’aiuto di un soffietto con pelo animale e le eventuali ditate o macchie di grasso con pezzuole apposite intrise di una soluzione detergente, specifiche per ottiche. Se lo sporco persiste possiamo usare dell'acqua tiepida miscelata leggermente con sapone neutro: qualche scaglia è sufficiente.

Si procede in seguito ad un'asciugatura perfetta con pezzuole di cotone o di altro tessuto apposito, ma anche con piccoli quadrati di pelle di daino, agendo sulle lenti con la massima delicatezza. Anche se le lenti moderne sono molto resistenti ai graffi, grazie all'applicazione di micro pellicole sintetiche, il fazzoletto non deve essere usato mai, in quanto vi si annidano sempre grani di polvere che possono rigare irrimediabilmente le lenti. Le ottiche vanno conservate in un luogo fresco ed asciutto e, in caso di forti sbalzi di temperatura a caccia, bisogna togliere l'eventuale condensa con le solite pezzuole specifiche asciugando perfettamente le lenti. Infine, qualora si rendessero necessarie riparazioni o messe a punto di qualsiasi genere, è opportuno spedire lo strumento direttamente alla Casa madre o a personale specializzato da essa autorizzato. I costi, se la garanzia è scaduta, saranno commisurati al lavoro effettuato, ma il ripristino funzionale varrà di sicuro la spesa. Alcune Case serie addirittura non esigono pagamenti per operazioni di ordinaria manutenzione, un vantaggio di non poco conto.

 

II telemetro è utile e vale la spesa?

 

II telemetro non è utile ma indispensabile. Per conoscere esattamente la distanza a cui si trova il bersaglio e, basandoci su questo dato, determinare la caduta del proiettile, è assolutamente necessario. Dato che spesso la stima della distanza si rivela molto difficile per cause diverse, come foschia, uniformità dei colori del terreno, presenza di avvallamenti e luminosità o meno della giornata, il telemetro ci viene incontro trasformando stime dubbiose in certezze. Questo strumento, in uso da oltre vent'anni, che calcola la distanza da un oggetto in base al tempo di rifrazione di un raggio laser convertito in misura lineare (metri o yd), viene prodotto in tre tipologie differenti: telemetro classico ovvero strumento singolo, telemetro posto nel binocolo e telemetro incorporato in un cannocchiale di puntamento. L'unico del tre tipi, di grande successo nelle vendite, è il telemetro classico, il più semplice. Si avvale di un'ottica monoculare da 6x ad 8x ed è facile da usare; basta premere un tasto sul dorso dello strumento e dopo pochi attimi apparirà sul piano ottico la distanza dall’oggetto puntato.

A seconda del modello utilizzato è in grado di effettuare misurazioni da 400 a 1600 m, sia singole che continue, ossia su animali diversi in movimento. Si tratta di strumenti affidabili, leggeri, di dimensioni contenute e robusti che funzionano grazie ad una pila di lunga durata: le Case più rinomate sono Leica, Zeiss e Swarovski oltre alle americane Leupold e Bushnell e molte altre minori. II binocolo-telemetro, rispetto al telemetro classico, è uno strumento molto più complesso, pesante e costoso. Il vecchio modello Leica Geovid 7x42 BDA degli anni '90 era dotato perfino di una "bussola azimutale”, pesava 1490 g, costava un occhio della testa e commercialmente fu un... fiasco! Dal2004, la famosa casa americana Leupold ha messo in commercio un binocolo-telemetro a 7 ingrandimenti, molto più compatto e leggero del modello della Leica, e dal costo ragionevole. Oggi però in questo campo comandano gli Zeiss Victory RF ed i nuovi Leica Geovid con molti modelli da 8x a 15x, veramente al vertice per possibilità di misurazione (fino a 1600 m) e qualità di immagini. La storia è la solita: costano molto, dai duemila euro in su, ma valgono i denari spesi. II terzo tipo di telemetro, quello incorporato nel cannocchiale di puntamento Swarovski 3-12x50, di una quindicina d'anni fa, fuori produzione da tempo, non ebbe successo: era troppo pesante, voluminoso e costoso. Come sempre, la commistione di due funzioni in un unico strumento ottico non ha dato finora buoni risultati di vendita, a prescindere dalla qualità del prodotto. Oggi però la Zeiss ha in listino due strumenti al vertice: i Victory Diarange 2,5-10x50 ed il 3-12x56 con cinque tipi di reticolo, che pesano rispettivamente 925 e 995 g e consentono misurazioni da 10 a 999 m, con il calcolo automatico dell'abbassamento di traiettoria di diverse palle in calibri noti. La qualità degli Zeiss Victory Diarange è fuori discussione, ma sono necessari più di 3000 Euro.

 

A caccia, oltre quale distanza non è opportuno sparare?

 

Pur considerando l'elevata efficienza di molti calibri unita ad ottiche variabili di grande potenza, il muro dei 250, massimo300 m, dovrebbe essere considerato il limite massimo oltre il quale non è ragionevole sparare con sicurezza. L'abbattimento pulito in un'area in cui il recupero della spoglia sia possibile, senza ferimenti o inutili sofferenze del selvatico, è il primo dovere di ogni cacciatore. Tornando al discorso "distanza di tiro" e alla sua valutazione, tutto risulterà più facile utilizzando un telemetro di grande marca che un cacciatore giudizioso porterà sempre con sé.

 

Riguardo alla "sicurezza", maneggiando armi sul terreno di caccia, cosa è indispensabile evidenziare?

 

L'arma lunga rigata, come qualunque arma a canna liscia,non è un “bastone da passeggio” e deve essere maneggiata con estrema attenzione.

La propria incolumità e quella altrui dipendono esclusivamente dal nostro comportamento.

Un'arma chiusa deve essere considerata sempre carica. Anche se abbiamo inserito il meccanismo di "sicurezza" o "safe", azionando il cursore posto sull’impugnatura del calcio o laterale rispetto alla culatta, non possiamo considerarci in una botte di ferro. L'arma con la munizione in canna, qualunque sia il sistema di sicurezza e sottolineo con convinzione assoluta qualunque sia, può sempre sparare. Basta un urto violento. Comportiamoci quindi di conseguenza. Camminando su terreno facile qualsiasi arma dovrà essere sempre "in sicura". Su terreno irto di ostacoli il basculante deve essere scaricato, mentre con una carabina il colpo incanna andrebbe inserito solamente prima dello sparo. Non si spara mai sui crinali, (dove andrà a finire la palla?) o in luoghi dove presumiamo possano trovarsi persone (agricoltori, gitanti, raccoglitori di funghi) o animali domestici al pascolo. Nel dubbio non si spara mai. Assicuriamoci sempre che la canna non sia ostruita da terra, rametti, foglie, fango, sabbia o neve, pena gravi incidenti (esplosione della canna!).

IMPORTANTISSIMO: se la munizione fa cilecca ovvero percepiamo il "clic" del percussore ma lo sparo non avviene, dirigiamo immediatamente la canna in una posizione sicura, verso terra quindi, possibilmente non in direzione di pietre o superfici dure. Attendiamo per almeno un paio di minuti. Solamente dopo questo lasso di tempo scaricheremo delicatamente l'arma: può trattarsi di una munizione difettosa, il cui innesco non ha incendiato correttamente la polvere. Questo fenomeno, definito"missfire" dagli americani, capita di solito nelle situazioni meno opportune, in occasione magari di un tiro su un bel camoscio o su un cervo coronato kapital, mai al poligono. Non bisogna innervosirsi, ma agire con la massima accortezza. Estratta con delicatezza la munizione difettosa, toglieremo l’otturatore ed osserveremo attentamente l’interno della canna: potrebbe capitare che la palla si incastri nel primo tratto della canna ostruendola, dato che l'accensione irregolare della polvere ha fatto avanzare la palla solo di pochi centimetri. In questo caso l'unica soluzione è portare la carabina o il basculante dall'armaiolo che provvederà a togliere la palla rimasta in canna.

 

DI IMPORTANZA VITALE: ricordiamoci sempre che in questa pericolosa evenienza la cosa più importante è osservare sempre l’interno della canna dopo la rimozione della munizione inesplosa. Potrebbe anche capitare che il bossolo, incollatosi alla parete della camera di scoppio, non possa essere estratto impedendo l'esame visivo dell'interno della canna. In questo caso bisogna ricorrere subito al proprio armaiolo. Anche con le canne lisce in cui si è verificato il medesimo fenomeno di “MISSFIRE” (mancanza di sparo, ma percezione netta della battuta del percussore sulla capsula di accensione) sparando palle asciutte tipo BRENNEKE o simili, devono essere osservate le norme di sicurezza appena descritte. Inserendo sbadatamente una seconda munizione nella canna liscia o rigata, ostruita magari da una palla incastratasi poco prima, il risultato al momento dello sparo potrebbe essere catastrofico. Con una carabina potrebbe verificarsi l'esplosione della canna con violentissimo arretramento dell'otturatore che si conficcherebbe nel bulbo oculare del tiratore. Con tutti i fucili basculanti potrebbe accadere che la bascula si spezzi e la canna o le canne esplodano, con conseguenze tragiche!!! Si tratta di casi eccezionali, ma già verificatisi sia in passato che in anni recenti, quindi massima attenzione in tutti questi casi! A proposito di questi rari malfunzionamenti delle munizioni per arma rigata, un certo Sig. Roy Weatherby, alla metà degli anni '50, per reclamizzare l'assoluta robustezza delle proprie carabine modello Mark 5 dotate di un otturatore granitico a nove alette, effettuò alcuni esperimenti sicuramente molto rischiosi. Conficcò una palla da 180 gr del 300 Weatherby Magnum nella parte mediana della canna e immediatamente dopo introdusse in camera una munizione con una palla dello stesso peso. Convinto dell'assoluta resistenza dell'otturatore e della canna e dopo essersi nascosto dietro un albero, fece fuoco tirando forse uno spago legato al grilletto. Il risultato fu eclatante: non solo non si verificò alcun inconveniente a carico della carabina, ma la palla sparata espulse senza problemi quella anteriore incastrata nelle rigature, solamente con un aumento del rumore dello sparo. Al termine della prova il temerario Roy temeva che l'otturatore avesse subito danni, ma la leva, contrariamente a quanto presupposto, si sollevò con facilità e senza impuntamenti, come se quell'esperimento fosse stato normale routine.

Naturalmente la stampa di settore diede ampio risalto alle prove esasperate di Weatherby e le sue bolt-action godettero sempre più della meritata fama di essere le più robuste in assoluto.!!! Non è superfluo sottolineare fortemente che tali prove furono test di laboratorio e non esperimenti da ripetere nel giardino di casa durante un barbecue!!!

Tornando al tema della sicurezza in generale, è necessaria sempre grandissima prudenza, soprattutto su terreni gelati o fortemente innevati che ci impediscono la vista di ostacoli presenti sotto il manto nevoso. In questo caso è meglio tenere l’arma scarica, riponendo in tasca un paio di munizioni pronte all'uso, lontane però dallo scaldamani che deve rimanere sempre separato da esse.

La bretella di cuoio per trasportare il fucile (meglio di “cordura”) va ingrassata ed esaminata regolarmente così come le sedi di innesto, le viti di ritegno e le magliette. Un'arma che cade dalla spalla è estremamente pericolosa, specialmente percorrendo una mulattiera od un sentiero tra le rocce. Marciando in fila indiana la prima persona, come tutte le altre che seguono, dovrà portare l’arma scarica ed aperta.

Camminando da soli invece, si può procedere tenendo l’arma a spalla, scarica e aperta in posizione di “sicura”, sempre con la canna rivolta in avanti. Un altro aspetto da non sottovalutare è l'incredibile negligenza nell'uso dello “schneller” o dello “stecher”. Alcuni si comportano sul terreno di caccia come se imbracciassero un fucile a tappi delle sagre di paese, anziché un'arma che uò rivelarsi molto pericolosa se non si osservano elementari norme di sicurezza.

Stecher e schneller si azionano solamente quando siamo certi che lo sparo avverrà entro pochi secondi. Se l'animale si defila nel bosco o si allontana troppo bisogna rinunciare al tiro ed è tassativo riposizionare l'arma in posizione di sicurezza. Per disinnestare il riduttore di pressione dello scatto è necessario inserire subito la sicura. Sia che l'arma abbia lo “stecher” con un solo grilletto o lo“schneller” con due, si preme dolcemente l'unico grilletto o quello anteriore con la canna rivolta in una direzione che non favorisca rimbalzi della palla (pietre, alberi, acqua o terreno duro). Con la lieve pressione sul grilletto udiremo un leggero“tek” che confermerà il disinserimento del meccanismo. Se invece l'arma, come tutte le Blaser, ha un unico grilletto a trazione diretta, cioè senza alcun sensibilizzatore dello scatto, non si fa assolutamente nulla, basta rimetterla in sicura. Pertanto, non avendo necessità di azionare cursori e premere grilletti, la sicurezza dell'arma migliora notevolmente. Ricordiamoci che, una volta inserito lo stecher o lo schneller, la sensibilità del grilletto aumenta di circa otto-nove volte, passando da 1600-1800g a circa 200g, una pressione davvero minima per far partire il colpo. Comportandosi follemente, alcuni mentecatti, dopo aver azionato lo stecher o lo schneller e senza aver sparato, non lo disinseriscono più, portando un'arma che al minimo urto potrebbe sparare! State sempre alla larga da questi deficienti, non si possono definire diversamente, purtroppo presenti ovunque. La carabina od il fucile non sono giocattoli e si puntano solamente sul selvatico al momento dello sparo, mai in altri frangenti.  Infine un ultimo suggerimento. L’arma non si presta a nessuno e non la si affida mai a terzi, badiamo bene. Problemi di svariata natura e grane a non finire possono essere i frutti della nostra superficialità! In conclusione buon senso sempre e tanta attenzione,ovunque e con chiunque.

 

Riguardo all’energia residua dei proiettili alle varie distanze, cosa possiamo notare?

 

L'energia di una palla è la forza di impatto con la quale colpisce il bersaglio, via via decrescente con l'aumentare della distanza e con la diminuzione progressiva della velocità. Conoscendo il peso della palla e la sua velocità alle varie distanze è molto semplice calcolare l’energia in kgm,applicando la formula:

dove E è l'energia, M è il peso della palla in kg e V è la velocità in m/s.

 

Esempio:

calcolare l'energia di una palla di 10 g che colpisce il bersaglio alla velocità di 700 m/s.

E= 0,5 x 0,01 x (700x700)      E = 0,005 x 490000

E = 2450 Joule.

 

Ottenuta l’energia in Joule (2450) basta dividerla per 9,8 (accelerazione di gravità) e otterremo 250 (energia in kgm). Se conosciamo l’energia E espressa in ft/pd o piedi/libbre indicata sulle confezioni di munizioni americane, possiamo trasformarla in Joule moltiplicandola per 1,3567 o in kgm dividendo il risultato ottenuto per 9,8.

Esempio:

calcolare l'energia in kgm di una palla 11,66 g (180gr) che colpisce il bersaglio a 750 m/s (2460 ft/s).

E = 0,5 x 0,01166 x (750 x 750) E = 3279 Joule

3279 : 9,8 = 334 (energia in kgm).

 

Ricordiamoci che, molto...orientativamente, con un colpo ben piazzato in un'area vitale del selvatico a 200 m, servono circa 2500 Joule per il cervo, 1600-1800 per il camoscio e 1200-1400 per il capriolo, potenze ottenibili dai calibri medi per eccellenza (270 Winchester - 7x64 - 30.06).

E' sempre bene evidenziare che, anche con calibri di grande potenza, quali i Magnum compresi tra i 7-8 mm, è indispensabile privilegiare la precisione del colpo piazzato. Inoltre, anziché dare importanza alle energie alla bocca dell'arma, analizziamo quelle comprese tra i 150 e i 250 m, distanze alle quali si effettuano almeno il 95% dei tiri.

Oggi molti cacciatori si ritengono male equipaggiati se non hanno tra le mani almeno un 7 mm Magnum che a 300 m sprigioni un'energia di 300 kgm! Cosa pensare allora di alcuni cacciatori di un secolo fa con centinaia di camosci al loro attivo abbattuti con una carabina Mannlicher Schönauer "stutzen" cal. 6,5x54 MS e palla da160 gr che contava su traiettorie molto curve ed energie abissalmente minori di quelle dei Magnum moderni?

 

Cos'è l’ "angolo di sito" e quanto influisce sul tiro?

 

L’angolo di sito, in termini molto semplici, è l'angolazione che la canna dell'arma deve assumere per colpire un bersaglio posto in una posizione diversa dal piano orizzontale (0°). Si misura in gradi, da 0° a 90°, e causa variazioni del punto di impatto della palla. Queste modificazioni dipendono essenzialmente da velocità, peso e coefficiente balistico (C.B.) del proiettile; ovvero a velocità, peso e C.B. maggiori corrispondono oscillazioni minori. La traiettoria della palla, infatti, si appiattisce progressivamente con l’aumentare dell'angolo di sito, sparando sia verso l’alto che verso il basso. Questo fenomeno, dovuto alla forza di gravità, è più accentuato usando calibri "lenti" che impiegando calibri "veloci".

La forza di gravità infatti agisce in misura più decisa sui proiettili lenti, dotati di scarso C.B, perché il loro tempo di tragitto dalla canna al bersaglio è nettamente superiore rispetto ai proiettili più veloci con coefficienti aerodinamici elevati. Soprattutto in alta montagna, cacciando il camoscio, si tende di solito a sparare alto a causa delle distanze elevate (oltre i 200 m), ignorando del tutto o quasi gli effetti sulla traiettoria della palla causati dall'angolo di sito ed il lieve aumento di tensione del proiettile dovuto all'altitudine. In pratica, tirando sia verso l'alto che verso il basso, bisogna mirare basso, ossia mirare un punto via via inferiore con l'aumentare dell'angolo di sito.

Per diradare le nubi che avvolgono questo argomento ostico, poco conosciuto o al quale molti cacciatori riservano poca attenzione, può rivelarsi utile consultare un prospetto che evidenzia, senza possibilità di interpretazioni personali, i cambiamenti di traiettoria conseguenti alla variazione dell'angolo di sito. Come esempio useremo un calibro ed una palla molto diffusi:

 

270 Winchester - palla 130 grani - V° 932 m/s azzeramento s.l.m a m 201 - temperatura 15°C.

 

Ecco la tabella dettagliata relativa alle variazioni positive o innalzamento in cm del punto di impatto con “angoli di sito” progressivi e a distanze crescenti.

 

Analizzando i dati indicati possiamo rilevare che, sul livello del mare, fino alla distanza di 100 m l’angolo di sito influisce poco sulle traiettorie della palla innalzando il punto colpito da un minimo di 0,46 cm ad un massimo di 4,23 cm (con angoli di sito rispettivamente di 25° e 75°) valori che sommati ai +6,35 cm dell'alzo di traiettoria a 100 yd per colpire nel segno a 220 yd danno 10,58 cm. Quindi per un tiro a 182 m con angolo di sito di 75°, sparando sia verso il basso che verso l'alto, dovremmo mirare un punto più in basso di circa 11 cm, interno rispetto alla sagoma del selvatico.

Si tratta comunque di un tiro al limite, quasi a perpendicolo e sconsigliabile in ogni caso.

Intorno ai 200 m e con angolazioni di tiro comprese tra 35° e60° le variazioni di impatto sono comprese tra 4 e 11 cm, mentre a 270 m, con angoli di sito analoghi le variazioni saranno da 9 a 26 cm, molto accentuate quindi. Ovviamente queste elevazioni di traiettoria causate dall'angolo di sito devono essere aggiunte all'innalzamento naturale della traiettoria dovuta all'altitudine (da 6 a 12 cm per tiri a 250 m ad un'altitudine di 2500 m s.l.m). Infine da questa somma di valori positivi si detrae il calo di traiettoria della palla tarata a quella distanza ed alla medesima quota.

Facciamo un esempio molto semplice: tiro ad un camoscio posto a 275 m (distanza limite), angolo di sito 40° (accentuato) verso l'alto, altitudine 2000 m, arma cal. 270 Winchester - palla 130 grani - V° 932 m/s.

 

Dove puntare con l’ottica?

 

A 2000 m di altitudine e ad una distanza di m 270, con l'arma tarata s.l.m a 200 m, la palla di 130 grani dovrebbe ipoteticamente salire di circa 8 cm (?)*** a causa dell'altitudine mentre l'angolo di sito causa un ulteriore innalzamento del proiettile di 11 cm. Il totale dell'elevazione della palla sarebbe quindi di 19 cm (8+11=19 cm) a cui va tolto il calo di traiettoria relativo all'azzeramento a 2000 m che a 274 m è intorno ai 9 cm. Avremo quindi cm +19 – cm 9,0 = +10 cm (innalzamento effettivo in cm del punto colpito a 275 m con angolo di sito di 40°). Di conseguenza, nonostante la distanza rimarchevole di 275m, ma a causa dell'altitudine di 2000 m e dell’angolo di sito di 40°, dovremo mirare almeno 10 cm al di sotto del punto ideale da colpire, valore comunque da verificare con qualche tiro in quota.

Oltre alla notevole influenza della pressione e della temperatura e scarsa dell'umidità dell'aria, tutti i dati sono logicamente orientativi in quanto i fattori che li determinano sono numerosi: velocità, peso, lunghezza e C.B. della palla, polveri, inneschi e bossoli con tutto ciò che ne consegue. Le combinazioni sono veramente infinite ed ogni munizione o ricarica determina traiettorie diverse delle palle. Provare e riprovare è l'unico metodo per conoscere a fondo la propria arma e trarne vantaggi nell'uso pratico. Per non perdersi nel labirinto dei numeri, che a caccia si dimenticano spesso, basta rammentarsi che a differenza di un tiro in orizzontale, quando si spara con angoli di sito di oltre 30° a più di 200 m dal bersaglio ed a quote superiori ai 1500 m, è necessario puntare più in basso, avendo come riferimento l’area posta dietro il gomito dell'ungulato. In alta montagna non lasciamoci ingannare dalle distanze notevoli (250-300 m). Possono indurci a mirare alto nella sagoma del selvatico per compensare marcati abbassamenti di traiettoria della palla, da noi erroneamente presupposti. Cacciando il camoscio, per ridurre i problemi di memoria può rivelarsi molto utile un foglietto plastificato da applicare sull'oculare dell'ottica, indicante i cali di traiettoria ad una quota di 1800-2000 m a distanze di 225-250-275 e 300 m, applicando sempre le eventuali correzioni di puntamento relative all'angolo di sito. N.B. Il triplo asterisco (***) che riguarda l'innalzamento della traiettoria ad altitudini elevate è dovuto al fatto che non possiamo contare con certezza assoluta su quanto annotato in precedenza. L'unico sistema da adottare in casi simili è verificare l'effettivo aumento di tensione della palla con una serie di tiri di prova, in condizioni meteo diverse, nelle usuali aree di caccia, tiri da effettuare su un ipotetico bersaglio posto alla nostra altezza ad almeno 250 m, poiché a distanze inferiori le differenze di traiettoria diminuiscono drasticamente. Essendo indispensabili dati inoppugnabili per avvalorare qualsiasi affermazione di carattere balistico, ho creduto opportuno avvalermi del programma balistico HORNADY che, a differenza di altri, prevede l'inserimento di variabili molto importanti quali l'altitudine, la temperatura e l'umidità. Ho così potuto comparare i dati di una munizione di largo uso a quota 0, a livello del mare quindi, ed a 2743 m (pari a9.000 ft). La munizione presa in esame è in calibro 7x65R della RWS con palla Ks da 162 gr e C.B. 381 che in una canna di 65 cm esce alla velocità di 873 m/s. Un calibro medio dotato di una palla e di una velocità che dovrebbero, il condizionale è d'obbligo, risentire in misura sensibile dell'aumento dell'altitudine. Le distanze sono espresse in yd per comodità di calcolo, le velocità in m/s, le energie in Joule ed i cali di traiettoria in mm.

 

L'ipotetica taratura è posta a 219 yd, pari a 200 m.I dati emersi sono i seguenti:

Distanza          m                     0          91        182      274      366      457

Distanza          yd                    0          100      200      300      400      500

Quota m          0          V°        873      800      730      664      605      543

Quota m          2743    V°        873      817      764      713      663      616

Traiett. m 0      mm                  -51       +48      +23      -160     -528     -1125

Traiet.m 2743 mm                   -51       +46      +20      -145     -472     -988

E m 0 Joule                             4000    3359    2797    2314    1902    1547

E m 2743 Joule                       4000    3504    3064    2668    2307    1992

 

Sorprendentemente, quanto ognuno di noi poteva supporre sul tiro a distanza in alta montagna, in base alle proprie conoscenze ed esperienze, sembra smentito del tutto o perlomeno in gran parte dalla tabella. E' logico fidarsi delle tavole balistiche Hornady? Certamente sì, perché il programma, tenendo conto di molte variabili, precisa anche le variazioni di traiettoria dipendenti dall'altitudine. Per quanto riguarda la velocità della palla si nota che già a 200 yd (183 m), tra quota m 0 e m 2743, la differenza è di 34m/s, a 300 yd di 49 m/s, a 400 yd di 61 m/s ed a 500 yd di 73m/s. Questi divari causano infatti i sostanziali incrementi delle Energie a 200-300-400-500 yd che passano da 2797 a 3064 Joule (+8,71%), da 2314 a 2668 (+13,26%), da 1902 a 2307 (+17,55) e da 1547 a 1992 Joule (32,34%), una progressione da sottolineare.

Ciò che però stupisce maggiormente è il divario minimo delle traiettorie.

 

Ecco i dati della palla RWS Ks da 162 gr calibro 7x65 R.

 

A 300 yd la differenza è solamente di 15 mm, un'inezia, a 400 yd è di 56 mm e a 400 yd la disparità è di 137 mm.

E' evidente che solamente alle lunghe distanze di 400 e di 500 yd (366 e 457 m) la differenza marcata dell'altitudine, tra m 0 e m 2743, causa una maggiore tensione di traiettoria. Benefici che però non dovrebbero allettare il cacciatore coscienzioso, il cui primo dovere è di evitare il ferimento dei selvatici e le eventuali lunghe ricerche col cane da traccia.

Casi che comunque fanno parte della caccia di selezione e che impongono il massimo impegno per risolverli positivamente. In conclusione, è vantaggioso utilizzare i programmi balistici delle grandi Case produttrici di munizioni, ma una o più prove nell'area di caccia, di cui si conosce l'esatta altitudine, dissiperà qualsiasi dubbio circa le effettive traiettorie delle palle utilizzate.

 

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