Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Come tarare un'arma rigata

Come tarare un'arma rigata

II successo nel tiro a caccia con l'arma rigata dipende da molti fattori: l'efficienza del trittico arma – attacchi - ottica, il peso e la tipologia della palla; per chi ricarica il tipo di polvere, la densità di carica, il tipo di innesco e molto altro, ma per tutti è essenziale l'abilità.

Sintetizzando, questi fattori determinano i fori prodotti nei cartelli-bersaglio posti alle distanze usuali di taratura, fornendoci la certezza o meno che l'arma è precisa ed idonea a cacciare. Procediamo quindi con le operazioni fondamentali ed alcune riflessioni.

 

Distanza tra l'asse dell'ottica e l'asse della canna

 

L'indispensabile conoscenza di una delle variabili per poter calcolare con ottima approssimazione l'effettiva traiettoria della palla a distanze prestabilite è

 

la misura in mm tra il centro della lente dell'obiettivo ed il centro della canna.

Questa misura, differente a seconda dell'ottica, del tipo di attacchi e della sezione della canna, determina variazioni delle traiettorie che, pur non elevate, già a distanze medie causano modificazioni delle parabole indicate dalle tabelle di tiro.

Escludendo i cannocchiali con campane di grandissimo diametro, quelli da caccia normalmente non superano i 56mm, anche se di recente Case famose hanno adottato ottiche di 72 mm per i loro prodotti di punta.

Gli Americani ritengono giustamente che i cannocchiali di puntamento debbano essere montati con attacchi a filo del castello per ridurre la distanza tra ottica e canna e sfruttare al massimo la tensione di traiettoria propria di ogni calibro.

Ciò, però, è possibile unicamente con ottiche ad ingrandimento medio ed attacchi bassi, i preferiti in America.

In Europa, invece, sono molto utilizzati anche gli attacchi a pivot ed a piede di porco che, per misure e sistemi di applicazione, non permettono montaggi molto bassi, ma sono notevolmente più pratici per smontare rapidamente il cannocchiale quando è necessario. Bisogna comunque sottolineare che sparare con un'arma dotata di ottica montata quasi a contatto della canna mette in seria difficoltà persone con il collo lungo o con una distanza tra spalla ed occhio superiore alla media.

Ne consegue che le misure degli attacchi devono adattarsi esattamente alle caratteristiche somatiche del tiratore, se non si vuole essere costretti ad assumere posizioni scorrette e di conseguenza scomode che influiranno sempre negativamente sulla precisione dei colpi. Tornando al calcolo della distanza tra centro ottica e centro canna, è sufficiente usare un calibro e procedere come segue:

a) misurare il diametro esterno dell'obiettivo e dividerlo a metà.

b) misurare l'altezza totale del mirino dal suo apice fino alla parte mediana superiore della canna alla bocca.

c) poggiare su mirino e tacca di mira una lunga barra metallica rigida misurando lo spazio tra il bordo inferiore dell'obiettivo e la barra aggiungendone lo spessore di quest'ultima.

d) misurare il diametro della canna alla bocca e dividerlo a metà. Sommando i valori in mm di (a+b+c+d) otterremo la misura esatta, o molto vicina ad essa, della distanza fra centro ottica e centro canna. In seguito, inserendo questo dato in uno dei programmi balistici che calcolano le traiettorie dei proiettili, conosceremo con approssimazione minima il reale percorso della palla a qualsiasi distanza.

Dopo l'esame di vari programmi, ritengo che i migliori, sia con il sistema metrico decimale che con quello inglese, siano quello della BERGER Bullets che prevede l'utilizzo di tutti i dati fondamentali (calibro – peso della palla in grani - coefficiente balistico C1 – velocità alla bocca – quota – pressione – temperatura - umidità -

 

distanza tra centro ottica e centro canna - angoli di sito - distanze di tiro con frazionamenti intermedi da prefissare a piacere) per calcolare, mutando anche un solo dato, infinite traiettorie con margini di errore minimi.

Naturalmente, assieme a tutte le consuete variabili richieste, da precisare nei rispettivi riquadri, è indispensabile conoscere l'esatta Velocità V° della palla alla bocca della canna, non però di una sola munizione, ma almeno di cinque - sei munizioni identiche fra di loro, ricavando una "Velocità media" attendibile con un cronografo. In caso contrario tutte le traiettorie ottenute si rivelerebbero inattendibili. Dato che le tabelle di tiro europee o americane non indicano, ovvio, la distanza tra centro ottica e centro canna (troppe varianti), è assolutamente necessario inserire questo dato fondamentale nei programmi balistici per conoscere qualcuna delle infinite traiettorie, specie con "angoli di sito" diversi o ad altitudini differenti, sia delle munizioni commerciali che, soprattutto, delle munizioni ricaricate. Ricordiamocene sempre!

 

Esame delle munizioni

 

Prima dell'uso, le munizioni devono essere controllate una ad una, scrupolosamente. Eventuali segni di ossidazione estesa o, peggio ancora, zone di ruggine sono il sintomo evidente di una cattiva conservazione. Queste munizioni devono essere scartate inevitabilmente e non lucidate nella vana speranza di ripristinarne l'efficienza. Inoltre, ricaricando, se sul bossolo vicino alla spalla notiamo minime ammaccature o flessioni dell'ottone, dovute in fase di sparo ad eccessiva presenza di olio nella camera di scoppio, è tassativo non utilizzarli, pena malfunzionamenti o incidenti all'atto dello sparo. Ricordiamoci sempre che col passare del tempo anche le munizioni di qualità non migliorano affatto, ma possono deteriorarsi e non garantire più un funzionamento regolare e le prestazioni iniziali. Infine le munizioni molto vecchie, in qualsiasi stato si presentino, non devono comunque essere usate, nemmeno per tiri di allenamento!

 

Sistemi di appoggio

 

Premesso che la taratura dovrebbe essere eseguita in un poligono autorizzato, dove potremo verificare la precisione della nostra arma a distanze varianti da 50 a 200 o 300 metri, è necessario disporre di validi appoggi che consentano un'ottima stabilità. Di norma, sui panconi di tiro se ne utilizzano di due tipi: una sorta di parallelepipedo di legno con una profonda "V" centrale per appoggiarvi dei sacchetti più o meno grossi riempiti di sabbia per consentire un appoggio fermo, oppure il cosiddetto "rest", così chiamato dagli Americani, un piccolo treppiede regolabile in altezza con un supporto concavo rivestito di pelle imbottita per collocare fermamente l'asta dell'arma. Oggi quasi tutti tarano le proprie armi con il "rest", molto pratico e facile da reperire in molte armerie.

 

Posizione dell'arma sul "rest"

 

Dapprima bisogna cercare di individuare il baricentro della nostra carabina che di solito si trova pochi centimetri oltre la base del caricatore verso la bocca della canna o appena davanti alla croce per i basculanti. Trovato il baricentro, usando indice e medio come un bilanciere, lo evidenzieremo con una striscia sottile di nastro adesivo per poter riposizionate l'arma sul "rest" nel medesimo punto d'appoggio. A qualcuno sembrerà una sciocchezza, ma non lo è affatto: il calcio vibra infatti in modo diverso a seconda del punto su cui poggia condizionando il tiro sensibilmente.

Posizionare esattamente in piano l'asse della canna rispetto al terreno sarà un'operazione più o meno facile, poiché bisogna tener conto della piega del calcio e della conformazione fisica del tiratore. Per ovviare a queste eventuali difficoltà si possono utilizzare dei sacchetti di sabbia da interporre tra la coccia del calcio e il pancone. Non tutti però li usano preferendo sostenere la parte inferiore del calcio con la mano sinistra (per i destri) e tenendo pollice ed indice paralleli al pancone come una forcella.

Così facendo ed evitando di appoggiare la mano sinistra sull'ottica, come molti erroneamente fanno, convinti di tenere l'arma più ferma, la carabina è libera di vibrare in tutta la lunghezza se la mano destra esercita una pressione minima sull'impugnatura.

Le armi lunghe, infatti, non devono essere impugnate con forza come mannaie a manico lungo, ma è molto più redditizio imbracciarle con dolce fermezza.

 

Tecnica di tiro

 

Per sparare bene è necessario assumere una posizione comoda che ci consenta di osservare il bersaglio attraverso l'ottica senza allungare il collo come una giraffa o contrarre gambe e braccia. E' quindi necessario regolare l'altezza del sedile e dei piedi del "rest" bloccandoli fermamente affinché l'appoggio della guancia sul calcio e l'imbracciatura risultino naturali. Sparare comodamente seduti e in modo rilassato, per quanto lo consenta l'inevitabile tensione del momento, è essenziale per ottenere buoni risultati.

 

Quando si preme il grilletto e sottolineo si preme (il grilletto non si tira!), seppur concentrati, è assolutamente indispensabile assumere una posizione rilassata, traguardando attraverso l'oculare del cannocchiale con l'occhio altrettanto disteso.

Se ciò non avviene significa che l'ottica non è correttamente posizionata rispetto alla distanza focale di 8 o più cm degli odierni cannocchiali o che non è perfettamente a fuoco. Dopo aver appoggiato l'indice sul lato esterno destro della guardia distendendolo, è opportuno effettuare un paio di tiri a vuoto, logicamente senza munizioni in canna, per valutare la pressione sul grilletto necessaria per lo scatto del percussore. Nessun timore per i tiri a vuoto: le molle che fanno scattare la massa battente sono costruite per sopportare forti distensioni e contrazioni rapide senza alcun problema! In seguito si inspira alcune volte per stabilizzare il battito cardiaco.

Constatata la regolarità delle pulsazioni e dopo aver trattenuto il respiro con una profonda inspirazione, si procede con una lenta espirazione fino a circa due terzi della nostra capacità polmonare, interrompendo a quel punto l'uscita dell'aria dai polmoni. Allora la frequenza del battito cardiaco si abbassa notevolmente per circa 7 secondi.

In questo breve lasso di tempo, quando percepiamo il massimo rallentamento delle pulsazioni, premeremo dolcemente il grilletto ed il colpo partirà senza che ce ne accorgiamo. Ricordiamoci bene, sette secondi e non di più, altrimenti, se si insistesse trattenendo ulteriormente il respiro, si otterrebbe l'effetto contrario e spareremmo tesi con risultati negativi.

 

Focalizzazione dell'ottica

 

Prima dello sparo dovremo mettere a fuoco il bersaglio con estrema cura. Se l'ottica è ad ingrandimento fisso (4-6-8-10x) agiremo sull'oculare: dapprima lo ruoteremo a sinistra fino a fondo corsa, ottenendo così un'immagine del bersaglio del tutto sfuocata, e poi gireremo progressivamente la ghiera dell'oculare in senso inverso fino ad ottenere una veduta nitida e contrastata del bersaglio. Se invece l'ottica è variabile posizioneremo inizialmente la ghiera degli ingrandimenti sul valore massimo e poi procederemo alla messa a fuoco come per un'ottica fissa. Volendo potremmo usare anche degli adesivi a strisce nere verticali di larghezza crescente da incollare in un angolo del cartello per essere certi, dopo averli esaminati attraverso l'ottica, della perfetta messa a fuoco del cannocchiale.

Siccome il vento, anche leggero, può influenzare negativamente la taratura, sarebbe opportuno applicare al solito cartello un chiodo di sezione minima abbastanza lungo con un filo sottile di lana rossa. Essendo legato ma libero di muoversi, questo filo, spostandosi, ci avviserà o meno della presenza di aria in movimento, soprattutto se effettueremo la taratura dell'arma in montagna, in valloni od in luoghi aperti in cui la calma di vento assoluta è piuttosto rara.

 

Meccanismi di scatto

 

In un'arma di produzione americana, dotata di otturatore tipo Mauser modificato, si spara sempre "a grilletto pieno" premendolo delicatamente fino al termine della sua precorsa, se presente, dopodiché con un'ulteriore pressione il colpo partirà. Ai fini della precisione di tiro è deleterio contrarre i muscoli delle braccia in attesa dello sparo cercando di individuare l'attimo in cui avviene.

Non conoscendo la frazione di tempo intercorrente tra l'inizio della pressione del grilletto ed il momento dello sparo, ci potremo concentrare maggiormente sul bersaglio ed i risultati di tiro ne beneficeranno.

Se invece possediamo un'arma di produzione europea, nella maggioranza dei casi sarà dotata di un sensibilizzatore di scatto tipo "stecher" o dotato di "schneller" a due grilletti.

 

Scatto con "stecher"

 

Lo "stecher" è un meccanismo di scatto che consente, tramite un solo grilletto, di alleggerire sensibilmente la pressione necessaria per lo sgancio della massa battente.

 

Lo si aziona col pollice con una semplice spinta in avanti del grilletto fino a percepirne la posizione di arresto. Anche se non inseriamo lo "stecher" possiamo sparare comunque premendo normalmente il grilletto che, in questo caso, necessiterà di una pressione di 1500-1800 g contro i 200-300g con lo "stecher" in funzione.

Per disattivare lo "stecher" di una carabina è sufficiente, dopo aver inserito la sicura dorsale o laterale, alzare completamente la leva dell'otturatore fino alla massima estensione verso l'alto senza sfiorare il grilletto, per poi richiuderla delicatamente. Bisogna ricordare però che vi sono anche armi con le quali, senza inserire la sicura ma alzando semplicemente la leva dell'otturatore, lo "stecher" si disattiva automaticamente. E' ovvio che

 

la canna dell'arma deve essere sempre tenuta in una posizione di assoluta sicurezza puntandola verso terra, ma non in direzione di superfici dure sulle quali, partendo inavvertitamente un colpo, la palla potrebbe rimbalzare con deviazioni imprevedibili e pericolose. Con le armi rigate basculanti (combinati, drilling e kipplauf) di vecchia fabbricazione occorre inserire sempre la sicura posta sul lato sinistro della bascula. In molti modelli più recenti invece, tipo Krieghoff e Merkel, basta ritrarre il cursore posto dietro la chiave di apertura premendo il nottolino con delicatezza che disattiverà lo "stecher" automaticamente.

Nei combinati e nei drilling classici il grilletto che attiva lo "stecher" è sempre stato quello anteriore e nei kipplauf moderni Merkel della serie "K" si privilegia il grilletto singolo senza "stecher" ma con sensibilità regolabile su tre posizioni prestabilite. Nei kipplauf Blaser, invece, lo stecher non è presente e si spara a grilletto pieno. Solamente dopo aver spinto in avanti il cursore di armamento, posto dietro la chiave di apertura della bascula, il meccanismo di sparo si attiva, mentre arretrandolo o lasciandolo in posizione di riposo il congegno di scatto e percussione non può assolutamente funzionare.

 

Scatto con "schneller"

 

Il meccanismo denominato "schneller" si avvale di due grilletti distinti: il grilletto posteriore che si aziona per primo premendolo completamente fino a fondo corsa per percepire l'aggancio della leva di alleggerimento dello scatto e quello anteriore preposto allo sparo, possibile anche senza l'attivazione dello "schneller" ma con una pressione molto più marcata del grilletto. Molti anni fa questo congegno di sensibilizzazione dello scatto era presente su gran parte della produzione di armi rigate ad otturatore (Mannlicher Schönauer e Mauser Europa 66 per le carabine) e kipplauf di Ferlach e Suhl, oltre che su prodotti di alto artigianato di ogni paese d'Europa. Purtroppo i costi di produzione hanno causato l'abbandono di questo fine meccanismo da parte di quasi tutti i più famosi costruttori di armi lunghe rigate. Certamente lo stile delle armi non ne ha guadagnato e la sicurezza è migliorata forse in parte, ma questo è il prezzo da pagare al progresso.

Se abbiamo azionato lo "schneller", per disattivarlo è necessario inserire dapprima la "sicura", posta di solito sul dorso dell'impugnatura, e premere successivamente il grilletto anteriore con la massima delicatezza fino a percepire il leggero "tek" metallico dell'avvenuta disattivazione. La canna come sempre deve essere rivolta in posizione di massima sicurezza. Tutte le armi, quando lo "stecher" o lo "schneller" sono attivati, si rivelano in effetti estremamente sensibili ad urti accidentali o a minime pressioni sul grilletto, pertanto questi congegni devono essere azionati solamente quando siamo certi che lo sparo sarà effettuato entro pochi secondi...non minuti!!!

In America, tanto per precisare, i cacciatori ed i tiratori non vogliono nemmeno sentir parlare di "stecher" o di "schneller". Per loro esiste solamente il "grilletto pieno", più o meno sensibile e nient'altro. Bisogna ammettere che in parte hanno ragione. La perfetta conoscenza dell'arma, soprattutto dei meccanismi di sparo e della loro messa insicurezza, deve essere l'elemento guida per il nostro comportamento al poligono e sul terreno di caccia.

Prima di usare qualsiasi arma è assolutamente indispensabile saperla maneggiare ad occhi chiusi e conoscere alla perfezione il funzionamento corretto delle "sicurezze" presenti, leggendo attentamente le istruzioni d'uso se essa è nuova o chiedendo spiegazioni dettagliate al precedente proprietario o all'armaiolo se si tratta di un'arma usata.

Se non abbiamo compreso perfettamente il funzionamento di un particolare meccanismo da azionare o qualche dubbio ci assale,chiediamo di nuovo o meglio ancora ricorriamo al nostro armaiolo che sarà prodigo di consigli. Nell'incertezza non dobbiamo mai aver timore di chiedere, perché ne va della nostra ed altrui incolumità! Ma torniamo alla taratura.

 

Cartelli bersaglio

 

Un tempo ai poligoni di tiro si usavano i cartelli per armi corte o per il "bench-rest", poco adatti per mancanza di evidenti riferimenti di contrasto e a causa della forma circolare dei cosiddetti "barilotti". Oggi invece, quadrati, triangoli e rombi sono le figure geometriche più utilizzate. I bersagli di qualsiasi forma regolare posti sui cartelli si inquadrano bene a 100 m con un'ottica fissa a 6X, mentre con una a 10X il bersaglio posto a 300 m è ancora ben leggibile nei dettagli. Senza dubbio i reticoli delle ottiche sono determinanti per mirare correttamente: i numeri 4 e 4A, il Plex, il Crosshair, il Ballistic-Plex ed altri, caratterizzati al centro da una croce con fili ortogonali molto sottili, consentono certamente tarature più accurate rispetto ai reticoli studiati per il tiro a grossi selvatici in movimento. Nonostante la disponibilità di svariati bersagli, molti rimangono fedeli ai barilotti da "Bench-rest" che hanno il vantaggio di essere caratterizzati da otto circonferenze concentriche con raggio crescente di 7 mm (raggio massimo mm 56). Questi 7 mm corrispondono alla variazione di impatto della palla ad ogni singolo scatto della ghiera di regolazione, sia in altezza che laterale, misura adottata da molti cannocchiali di puntamento di recente produzione europea alla distanza di 100 m ed americana a 100 yd (91m).

Quattro scatti rappresentano infatti il famoso "MOA" di 28 mm a 100 yd od i fatidici 30 mm a 100 m, misura alla quale si rapporta la precisione di un'arma rigata lunga. Se disponiamo di bersagli a "barilotto singolo" per pistola con un cerchio nero di 25 cm di diametro su sfondo bianco, tutta l'arte sta nel saper piazzare il reticolo del cannocchiale nel centro esatto del cerchio e non è per niente facile. Essendo di colore nero sia il reticolo dell'ottica che il bersaglio rotondo, senza alcun punto di riferimento e con la necessità di suddividere il bersaglio in quattro settori equivalenti per poter colpire il centro, è necessario ricorrere a qualche espediente.

Possiamo aiutarci in modi diversi: sovrapponendo al cerchio nero del bersaglio per pistola una croce bianca con nastro adesivo largo 2-3 mm per collimare l'arma a 100 m e di 4-5 mm sulla doppia distanza, oppure, senza usare il bersaglio da pistola, tracciare con un grosso pennarello nero due linee perpendicolari tra di loro sul foglio di carta usato. Nella peggiore delle ipotesi potremmo applicare al centro del grosso cerchio nero un cerchietto di carta bianca di circa 5-6 mm di diametro per tiri a 100 m.

Dobbiamo porre comunque attenzione alla posizione dell'arma che deve risultare perfettamente verticale sul piano di appoggio anteriore del "rest", servendoci magari di una piccola "bolla di livello" da applicare sul castello della carabina, visibile nella posizione di tiro prona e che non ostacoli il movimento dell'otturatore.

Se non vogliamo acquistare i bersagli nelle armerie o al Poligono, disponibili in molte forme con alcuni che addirittura evidenziano i fori delle palle colorandoli di verde od arancione, possiamo farli da noi stessi. È sufficiente tracciare su leggeri cartoncini, di misura adeguata e di colore bianco, una grande croce nera con bracci di 30 cm larghi 2-3 mm da utilizzare per tiri a 50 e100 m per la taratura iniziale di armi nuove. Per tiri a 200 m raddoppieremo ovviamente la larghezza di detti bracci (6mm) o quantomeno dovremo sovrapporre esattamente il reticolo dell'ottica alla croce tracciata col pennarello che non deve essere più larga dei tratti centrali del reticolo dell'ottica; naturalmente dovremo adattare lo spessore dei bracci a quelli del reticolo, le cui misure alle varie distanze sono riportate sul libretto di istruzioni dell'ottica. Un altro ottimo bersaglio può essere costituito da un quadrato nero di 12 cm di lato contenente un secondo quadrato bianco di 7 cm. Questo grande quadrato, ottimo per tarare a 100 m, sarà ruotato di 45 gradi affinché i due assi del reticolo del cannocchiale possano essere sovrapposti esattamente ai quattro angoli del quadrato.

In questo quadrato, per mirare avremo ben quattro punti di riferimento precisi ed il centro del reticolo segnerà infallibilmente il centro del bersaglio. Inoltre se il lato del quadrato bianco misura 7 cm la semi-diagonale, (7 x 1,41) : 2 = 4,935 cm, sarà di circa 5 cm, l'alzo ideale a 100 m per azzerare moltissimi calibri a 200 m. Mirando al centro del quadrato bianco, i colpi, dopo l'opportuna regolazione dell'alzo, a 100m dovranno colpire esattamente l'apice dell'angolo superiore posto a 5 cm dal centro.

Questo bersaglio ha un unico difetto: affatica un po' la vista, poiché mirare accuratamente tenendo conto di quattro punti a 90° tra di loro, risulta più impegnativo rispetto ai bersagli di forma rotonda, ma con cartelli color verde chiaro spento o grigio cenere tutto sarà più facile per i nostri occhi.

 

Taratura di un'arma nuova

 

Per evitare di sprecare molte munizioni sparando subito a 100 m, è molto meglio cominciare con dei tiri di aggiustamento a 50 m. Inizialmente, dopo esserci assicurati che la canna, la camera di scoppio e l'otturatore risultano puliti, asciutti e senza la minima traccia di olio, estrarremo l'otturatore dalla sua sede osservando il bersaglio attraverso l'anima della canna. Cercheremo quindi di centrare al meglio il bersaglio con leggerissimi spostamenti laterali dell'arma, verificando di quanto si scosta la croce del reticolo rispetto al centro del bersaglio traguardato ad occhio nudo attraverso la canna. Con opportuni scatti delle ghiere di correzione faremo coincidere il centro del reticolo col centro del bersaglio visto dalla canna, ricordandoci però che a 50 m ogni scatto cambierà il punto di impatto della palla di soli 3,5 mm o di 5mm (se a 100 m lo varia di 7 o 10 mm). Se il colpo andrà a destra o a sinistra rispetto al centro del bersaglio, sarà indispensabile piazzare esattamente i colpi successivi sull'asse verticale mediano, sulle cosiddette ore 12del bersaglio. *(Per risparmiare munizioni, sparato il primo colpo e ovunque si colpisca il cartello, porteremo il reticolo sul primo foro e spareremo di nuovo. Il colpo andrà vicinissimo al centro e a 100 m regoleremo poi l'alzo). Quando i colpi saranno in asse, sarà facile colpire il centro, agendo sugli scatti dell'alzo dell'ottica. Con i calibri da caccia classici, (243 Win. - 25.06 - 6,5x57 - 270 Winchester -7x64) capaci di traiettorie tese, la taratura a 50 m ci permetterà di centrare orientativamente il bersaglio posto a 170-190 m senza correggere l'alzo, ma terremo conto delle parabole delle palle di ogni calibro. Effettuata la perfetta taratura a 50 m, sarà un gioco da ragazzi ripeterla a 100 m, impegnandoci affinché i colpi siano piazzati 4-5 cm sopra il centro.

Cinque colpi in un raggio di 3-4 cm costituiscono una buona rosata a 100 m, obiettivo, mi auguro, alla portata di molti cacciatori. L'ottica dell'arma lunga dovrebbe essere collimata a 100 m e poi provata a 200 m, senza continuare a variare l' impatto dei proiettili che fa sprecare munizioni e confonde l'esatta conoscenza delle traiettorie delle palle. Se a 200 m i colpi sono in asse alle ore 12 o si scostano di poco (1-2 cm), possiamo dormire sonni tranquilli. Fino a 250m, massima distanza ragionevole per un colpo efficace su un ungulato di massa notevole, il tiro andrà a segno. Al poligono peraltro potremo controllare anche la caduta delle palle e le rosate a 300 m, per curiosità e senza lasciarci tentare da tiri troppo lunghi, di norma difficili su questa distanza perché le possibilità di ferire un ungulato sono molto alte. Qualunque sia il calibro e l'ottica montata sull'arma, i "tentativi assurdi" di colpire i selvatici oltre i 300m, devono essere evitati tassativamente.

 

Verifica di un'arma già tarata

 

Non esistendo un'arma insensibile ad urti, cadute o maltrattamenti, il cacciatore coscienzioso deve verificare l'esatta taratura della propria arma prima dell'inizio della stagione venatoria. Un urto non notato, l'allentamento di una vite degli attacchi, la canna sporca ed altro ancora possono determinare l'insuccesso a caccia. E' saggio pertanto controllare l'azzeramento dell'arma con almeno cinque –sei colpi, se non siamo assidui frequentatori dei poligoni di tiro. Posto il bersaglio a 100 m, ci conforterà sicuramente constatare che l'arma piazza sempre i colpi 4-5 cm sopra il centro e, volendo, ripeteremo la prova a 200 m per la conferma dell'azzeramento ottimale. Se non useremo l'arma a caccia entro pochi giorni è opportuno ripulire la canna proteggendone l'anima con un velo d'olio che asporteremo completamente prima della nostra uscita, con la certezza assoluta che la nostra compagna di tante avventure è in ottima salute e soprattutto spara bene!

 

Nota importante

 

Non affidate mai ad altri il compito di tarare la vostra arma da caccia.

Ognuno infatti imbraccia, mira e preme il grilletto in modo diverso ed i risultati sarebbero sicuramente differenti dai nostri.

 

 

 

Torna su

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura