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A caccia nella terra degli ulivi

 

Finalmente ci siamo, il pulmino è carico siamo pronti per partire. Dopo un mese di ottobre, passato sui passi dell’Appennino Pistoiese a combattere con la tramontana, non vedo l’ora di cambiare scenario. Ormai alle latitudini a cui sono abituato stiamo aspettando i sasselli e l’occasione di un fine settimana supplementare a bottacci e allodole cade proprio a fagiolo. Quindi radunate armi e bagagli facciamo rotta per Porto Cesareo, in provincia di Lecce, dove, grazie ai buoni uffici di Giuseppe Debartolomeo, dell’Arcicaccia locale, abbiamo ottenuto il permesso di caccia nell’ATC di Lecce. Ci troviamo sulla costa ionica del Salento, in un territorio completamente coltivato (si stenta a trovare un albero che non sia da frutto), dove, con l’esclusione di poche strisce nelle pianure costiere riservate a cereali, ortaggi e foraggio, i dominatori incontrastati sono vigneti(siamo nella zona di ottimi vini come il Leverano, il Primitivo di Manduria e il Salice Salentino) e soprattutto gli oliveti. Arriviamo di venerdì, giorno di silenzio venatorio, in modo da poter visionare il posto accompagnati da Giuseppe e dal padre Antonio. Sia il posto dei tordi che quello delle allodole sono splendidi, la location è veramente fantastica. Per i tordi, ci rechiamo in un altopiano completamente ricoperto da olivi a perdita d’occhio, con piante tranquillamente scambiabili per querce, tutte in fila come soldatini con ampi spazi tra un filare e l’altro che consentono un’agevole azione di caccia. Per un toscano come me, abituato a piccoli olivi coltivati in terrazzamenti, è difficile orientarsi in queste “foreste” dove i soli punti di riferimento sono i muretti a secco  che delimitano i confini,  le macchiette di fichi d’india e qualche rado cespuglio di mortella. Anche il campo scelto per dare battaglia alle allodole promette molto bene, una pianura immediatamente retrostante il mare dove si alternano medicai, stoppie, pascoli e cereali, praticamente una specie di paradiso terrestre per le nostre amiche.

La giornata del venerdì si conclude con un’ottima cena di pesce in un caratteristico ristorante del posto, dopo di che tutti a letto.

La mattina del sabato parte davvero bene, quando entriamo nell’oliveta al buio sentiamo zirlare in continuazione e col sopraggiungere del giorno comincia un buon movimento di tordi che si protrae fino alle 10,00. A quell’ora i locali cominciano a cacciare a rastrello e noi, ansiosi di provare anche la caccia al prato, ci spostiamo nella piana per provare a insidiare le allodole. Non appena piazzata la nostra attrezzatura sotto la direzione  di Roberto, il “lodolaio” del gruppo, le nostre amiche  cominciano a venire al gioco e riusciamo in poco tempo a incarnierarne diverse. E’ subito chiaro però che non c’è stato passo, le allodole non sono di “entratura” ma soggiornano in loco da giorni e in pochissimo tempo, nonostante la novità delle nostre giostre e dei nostri macachi, che non  abbiamo visto usare da nessun locale, diventano diffidenti facendo prima diradare e poi cessare le catture. Dopo un breve consiglio di guerra, con inclusa pausa pranzo, decidiamo di tornare nell’oliveta per fare un po’ di scaccia in attesa del rientro serale. La scaccia non  dà, però, buoni frutti, si sono visti molti tordi che però non hanno collaborato e il carniere è un po’ misero. Nemmeno il rientro è ottimo, i tordi, infastiditi per tutto il giorno, veleggiano alti e le catture scarseggiano. Per contro, i colori del sole che tramonta fra gli olivi secolari e lo spettacolo di un’ora di passaggio continuo di tordi ripagano dell’attesa. Giunge infine il buio, non resta che rientrare alla base e attendere la domenica.

La mattina successiva purtroppo il passo è inesistente e tordi e allodole, smaliziati dal trattamento ricevuto il giorno precedente, se ne stanno ben lontani dai nostri fucili. Solo la presenza di un gran numero di cacciatori, che mantengono costantemente in movimento gli uccelli, ci permette di fare qualche tiro.

Purtroppo sono i casi della vita, il clima caldo di questo inizio autunno ha rallentato la migrazione e la maggior parte dei tordi, che solitamente in questa stagione, affollano gli oliveti salentini sono ancora in Albania, così noi ci siamo dovuti accontentare delle avanguardie (che saranno spiccioli per i pugliesi, ma sono paragonabili a una bella giornata di passo nella nostra maremma). Il sabato siamo stati facilitati dal calendario pugliese che prevede 3 giorni fissi di caccia, mercoledì, sabato e domenica: infatti, dal mercoledì sicuramente era entrato qualche contingente di passo e gli uccelli già stanziati, avevano vissuto tranquilli il giovedì e il venerdì ritornando abbastanza confidenti. La domenica, come abbiamo visto, c’è stata tutt’altra musica, alle prime fucilate gli uccelli si sono immediatamente alzati e rifugiati nelle vicinanze di case, strade e divieti di caccia facendoci sudare non poco. Queste constatazioni portano secondo me a riflettere sull’”utilità protezionistica” delle tre giornate fisse, che, oltre a penalizzare il cacciatore, finiscono per incrementare le catture nei giorni consentiti.

Tirando le somme l’esperienza è stata positiva, sia sotto il profilo della caccia(catture non numerosissime ma soddisfacenti, dobbiamo sempre considerare che “il beccare i giusti periodi di passo” non è una scienza esatta) che dell’ospitalità. Il Salento è veramente un posto gradevole da visitare con posti bellissimi, cucina ottima e un clima più tardo-estivo che autunnale. Il calendario pugliese, con i suoi giorni di riposo forzato, invoglia a imbarcare nell’avventura venatoria anche la famiglia, sfruttando la nostra passione per concedersi una settimana di mare supplementare, in periodo di basso costo e bassissimo affollamento in cui si riescono a visitare monumenti e siti storici senza l’assedio del caldo e delle file.

Posso consigliarvi i monumenti di Lecce, il piccolo borgo di Gallipoli e la splendida solitudine di Santa Maria di Leuca, estremo lembo della penisola.

Sulla via del ritorno merita attenzione il paesino di Alberobello, patria dei trulli, in cui vi consiglio vivamente il ristorante “Il Pinnacolo”(il mio miglior pasto pugliese).

Chi volesse provare l’ebbrezza della caccia in Puglia può, come ho fatto io, contattare l’Arcicaccia di Lecce che darà tutta l’assistenza e le informazioni necessarie.

 

 

Biologia del tordo

 

Il Tordo bottaccio (Turdus philomelos) E’un uccello di dimensioni contenute circa 22 cm caratterizzato da colorazione superiore bruna e inferiore color crema picchiettato di scuro, durante il volo emette un caratteristico zip. In Italia è stanziale, nidificante, svernante e di doppio passo. Questo cosa vuol dire? Che vi sono contingenti stanziali che trascorrono tutto l’anno sul nostro territorio, altri che vengono da sud per nidificare, altri che arrivano da nord e si fermano per svernare e infine quelli che l’attraversano soltanto per andare a svernare in Africa e poi per andare a nidificare nell’Europa nord orientale. Si tratta di un animale onnivoro che si nutre di invertebrati e frutta, il suo habitat preferito sono i boschi di quota medio alta in estate, per scendere fino a quelli di collina e pianura nei mesi invernali. Non risulta essere in alcun modo minacciato, anzi ha una popolazione nazionale ed europea in salute e in espansione.

 

 

Biologia dell’Allodola

 

L’Allodola (Alauda arvensis) è un uccello piccolo, il più piccolo cacciabile, lungo circa 17 cm e di colore marroncino chiaro striato di nero superiormente e bianco-fulva sul ventre. In Italia nidifica in tutto il territorio nazionale con popolazioni stanziali e sverna nelle nostre pianure con le popolazioni nordeuropee. Si tratta di un animale prevalentemente insettivoro che non disdegna germogli e piccoli semi. Il suo habitat sono le pianure incolte o con colture erbacee. E’ classificata come in diminuzione in tutta europa a causa della cementificazione, dell’interramento delle stoppie e dell’uso smodato di insetticidi in agricoltura.

 

Si ringrazia Caccia+ per aver fornito il contenuto

 

 

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