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Il rifugio del cacciatore di anatidi

Il rifugio del cacciatore di anatidi
Il rifugio del cacciatore dev’essere assicurato in un luogo dove si possa sfruttare la prima luce, ma senza avere il sole negli occhi; bisogna altresì che gli stampi possano essere posti dinnanzi al cacciatore, tenendo il "gioco" degli stampi sempre rimontando il vento. Bisogna perciò tenere presente, per la scelta del punto dove costruire il rifugio, la direzione dove spira il vento predominante al mattino.
Difficilmente tutti questi elementi possono coincidere, eppure quando, in senso pur molto relativo, vengono a coincidere, il vento in una giornata di passo spira da tutt’altra parte, e da allora l’unico rimedio è cambiare la posizione degli stampi, ma di questo ne parleremo in un prossimo articolo.
Obbligo assoluto è "poter vedere, senza farsi vedere".
Principio perciò assoluto da rispettare non è tanto infrascare la parte del rifugio che guarda il punto da dove dovrebbero arrivare i selvatici risalendo il vento, quanto farlo mantenendo la vegetazione più alta nella zona alle spalle del cacciatore, dietro la sua nuca: se la testa non appare sopra l’orizzonte, il cacciatore è invisibile (ove stia fermo) all’uccello che viene a media altezza e di punta. 
L’appostamento rappresenta soltanto una parte dell’impianto; infatti il tutto deve fondersi e, nello stesso tempo essere…venatoriamente servito dall’ambiente circostante e più in particolare dal così detto "chiaro".

Il dilemma: "chiari" grandi o piccoli?
E qui esistono due regole del tutto precise, ed inviolabili; se specie predominanti sono le anatre di superficie, e in particolare alzavole e germani reali, queste preferiranno in maniera evidentissima chiari piccoli; se invece lì predominano anatre di grandi specchi, non solo di tuffo, bensì pure fischioni e codoni, è opportuno che i chiari ricavati siano piuttosto ampi.
Va ricordato però che nei casi di freddo intenso germani ed alzavole sceglieranno sempre i chiari non solo piccoli ma addirittura fra l’alta vegetazione, e che anche le anatre da specchio, sia pure in situazioni climatiche eccezionali, sceglieranno specchi più piccoli di quelli che normalmente cercano. Salvo sempre le immancabili eccezioni, che confermano la regola…
Sui laghi appositamente costruiti per la caccia la zona è inondata artificialmente ed è curata in ogni particolare, un'altra delle mille dimostrazioni che la caccia rappresenta uno dei mezzi primari per la salvezza dell’ambiente; questo perché si tratta di zone lasciate asciutte da secoli e solo per la caccia tornano alla loro vocazione di "zona umida".


Per finire non posso dimenticare la caccia alle anatre che si effettuava tra i grandi laghi del nord Italia (lago Maggiore, di Varese, di Garda) senza l’uso dell’appostamento.  Il tutto si svolge piantando un gioco di stampi e anatre da richiamo a qualche distanza da riva, in zone che l’esperienza dice essere frequentate dalle anatre.
Il cacciatore, o meglio i due cacciatori, stanno in attesa sulla riva stessa pronti a balzare sul "pescino", piccolo natante un tempo utilizzato per la caccia con la spingarda oggi vietata.
Una volta che le anatre si siano posate sul gioco degli stampi incomincia l’azione di accostamento, purché vi sia calma di vento o soltanto una brezza leggera; il sistema di avvicinamento è del tutto particolare, usandosi il così detto "remino" o "paletta", remi cortissimi,  e stando colui che è a poppa sdraiato del tutto all’indietro, con la mano che muove silenziosamente l’attrezzo nascosto dal massimo dell’invasatura del natante.
Quello che è a prua, armato oggi di un fucile calibro 12, è sdraiato supino su un materassino e controlla il movimento dei selvatici; è comprensibile come in situazioni di tal genere sia necessario poter manovrare il natante, cosa impossibile col vento ma è sufficiente che il pescino appaia alle anatre per lungo che queste si involano subito!
D’altra parte l’appostamento deve avvenire in maniera lentissima, tanto da abituare l’occhio del selvatico a quel piccolo triangolo galleggiante che gli appare addirittura fermo e che invece, impercettibilmente, si avvicina senza che il selvatico percepisca visibilmente che sta ingrandendosi.
Vi è poi un altro problema  perché se si tratta di un gruppetto di uccelli di tuffo questi stanno tutti raccolti tra loro, e questo è un elemento positivo; ma se invece si tratta di anatre di superficie queste stanno sparse sull’acqua e non appena una di queste vede un natante nella sua sagoma laterale si invola, portandosi via tutte le altre. Caccia difficilissima!

Un cordiale nel becco dell’anatra, alla prossima!

Vito Moretti

 
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