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La caccia agli "Uccelli Neri"

È stata considerata, da sempre, una caccia …di serie B. 

D’accordo, forse sarà così, ma quanto è divertente! Non soltanto, ma quanto impegno richiede,  e quale cane serve per praticarla ? Un signor cane perché altrimenti è meglio restarsene a casa,  perchè il divertimento sta nel vedere il lavoro dell’ausiliare il quale, pur non richiedendosi sia un ottimo fermatore (anzi tutto il contrario), effettua talvolta sugli uccelli neri preziosismi tali da valer bene ….una “rovesciata” con ferma catalettica.

È una caccia, questa, che conta ancora  molti appassionati e che tal volta premia la grande fatica che richiede, soprattutto in particolari località.  Si effettua in autunno ed in inverno, oltre che nel primissimo periodo del ripasso, con la conseguenza che durante la migrazione autunnale gli uccelli neri consentiti alla caccia non sono abbondanti, mentre quelli nati da noi divengono subito intrattabili, incalzati  come sono di giorno in giorno da tanti cani e perciò resi sospettosissimi dalla grande concorrenza e pressione venatoria che s’esercita su loro.

Del resto nelle località ove si rifugiano, queste specie, non sono molte diffuse e si può solo sperare in qualche nottata anticipata di buon ripasso, che faccia trovare al mattino successivo qualche selvatico un po’ più trattabile degli altri.

È noto infatti, ed è inutile che spenda parola, come l’uccello di passo, a qualsiasi specie appartenga, è più facilmente aggredibile di quello stanziale, e questo probabilmente per la minor conoscenza dei luoghi che gli appaiono come nuovi, e dei pericoli in cui incorre.

Ma torniamo al cane, al signor cane, come  ho detto sopra.

Qualità naturali, generosità massima, intelligenza vivissima; questi sono i requisiti essenziali, per venire a capo di selvatici che vivono in località davvero difficili, dove a volte l’ausiliare è costretto a cacciare anche con l’acqua alla pancia.

E veniamo ora ad un argomento fondamentale: occorre che non tiri vento per poter sperare di far volare qualche uccello nero; se tira vento infatti, anche non forte, si può avere il cane migliore, il più esperto di questo mondo ma nessun uccello nero si porrà sulle ali.

Come raccomandazione: non entrare nelle zone da uccelli neri di mattino presto, come  fanno in molti, con una sportività … non certo onorevole perché, così facendo, si massacra il cane.  Si tratta di cacce autunnali ed invernali, che pongono davvero a repentaglio, per durezza dell’ambiente e clima la salute del cane; impegnarli in acqua a basse temperature come sono quelle delle prime ore del giorno, è davvero pericoloso, ed è fare un danno a se stessi perché tutti  i cacciatori sanno cosa voglia dire possedere un cane!  Ma la stupidità è sempre in agguato e così capita che taluni  siano più interessati ad incarnierare  una gallinella subito, piuttosto che mantenersi la certezza di poter cacciare…domani!

Perso un cane non si può davvero dare per scontata la nota frase: “se ne fa un altro”.  Quanti sacrifici infatti, e quanto impegno, quante delusioni e quanta fortuna servono per  farsi nuovamente un cane! 

Il cane per gli uccelli neri, va perciò curato in tutti i sensi; destinato ineluttabilmente a durare poco per la grande umidità assorbita durante la caccia e per i dolori reumatici che lo assalgono ben prima degli altri, ha spesso problemi di vista e di piedi: una foglia caduta di falasco seghettato o una canna tagliata o spezzata gli aprono facilmente delle ferite sui cuscinetti plantari bagnati e resi così più teneri.  Nel giro di poco tempo poi questa, non rimarginata, s’ingigantisce divenendo addirittura una piaga.  Occorre quindi intervenire immediatamente con tutti i medicinali che la moderna farmacologia ci offre ma comunque per il cane è massima sofferenza.

Nel prossimo articolo vi parlerò dell’azione del cane in caccia e delle attrezzature. 

Un cordiale nel becco dell’anatra. 

Vito Moretti

 

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