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Presentato lo spazio "SICUREZZA E LEGALITÀ: LE ARMI NELLE CASE DEGLI ITALIANI"

Presentata "SICUREZZA E LEGALITÀ: LE ARMI NELLE CASE DEGLI ITALIANI" la prima ricerca italiana sugli omicidi commessi con armi legalmente detenute.
Dal 2007 al 2017 solo il 5% degli omicidi è commesso con armi legalmente detenute. Tra questi, il 2,45% si è verificato per eccesso di difesa.
Roma, 12 dicembre. È stata presentata oggi la prima ricerca italiana sugli omicidi commessi con armi legalmente detenute, dal titolo Sicurezza e legalità: le armi nelle case degli italiani. Il fine dello studio è quello di verificare la consistenza del fenomeno, raccogliendo dati certi e analizzandoli, per comprendere i meccanismi che vi sono alla base e determinare le strategie per innalzare eventualmente il livello di sicurezza.
l dati raccolti riguardano 11 anni, dal 2007 al 2017, e raffigurano un fenomeno limitato: solo il 5% circa degli omicidi è commesso con armi legalmente detenute, e di questi circa il 12% è costituito da atti di eutanasia, realizzati con l'intento di alleviare le sofferenze della vittima. Il 68% degli eventi è un omicidio familiare, e in quasi la metà dei casi l'uccisore si è suicidato. La ricerca ha messo in luce che in oltre il 45% dei casi erano presenti delle criticità che avrebbero potuto far immaginare il pericolo di un omicidio: nel 5,6% dei casi l'uccisore era stato fatto oggetto di denunce o di diffide di pubblica sicurezza, e in un caso anche di un TSO. Nel 22% dei casi l'omicida ha tenuto dei comportamenti indicativi (maltrattamenti, atti di violenza fisica o verbale, etc.) mentre in oltre il 15% dei casi mostrava problemi psicologici rilevanti (depressione, paranoia, etc.). Da non sottovalutare le difficoltà economiche, presenti in oltre il 15% dei casi, che sono state talvolta l'elemento scatenante di eventi particolarmente sanguinosi. "Nonostante le accese polemiche a riguardo- commenta il Professar Paolo De Nardis, curatore della ricerca- solo il 2,45% degli omicidi oggetto della nostra analisi scientifica si è verificato per eccesso di difesa. Un dato che ridimensiona la discussione sulla difesa legittima e che riguarda in realtà pochissimi cast'. Un importante elemento di novità è costituito dal fatto che tra i detentori di armi il numero degli omicidi è più basso del 20% rispetto alla popolazione generale, e al recente aumento delle licenze di porto d'armi ha corrisposto una diminuzione degli eventi.

"Il sistema di controllo dei detentori è evidentemente efficace - ha conclso De Nardis - anche se sono sempre possibili prospettive di miglioramento, e in particolare lostabilimento di un modello di monitoraggio che, mediante specifici alert, solleciti un controllo nei confronti dei soggetti meritevoli di maggiore attenzione".

ARCI Caccia: cantori del cambiamento … artefici del peggioramento

L’interesse prioritario dei cacciatori è dotarsi dei migliori strumenti per rappresentare la loro passione, per affermarla nella Società, tra i giovani. Contrastare l’animalismo fondamentalista è un dovere nostro e di chi ha a cuore gli interessi del Paese.

Tutelare il benessere degli animali, di quelli che sono nelle nostre case, parte della famiglia, è nostro mestiere così come lo è la conservazione e la salvaguardia delle specie selvatiche, l’equilibrio tra i selvatici e le attività dell’uomo, indispensabili all’economia agricola, alla zootecnia, al “creato” in cui tutti hanno il diritto di avere le condizioni di vivere a partire dagli umani che hanno diritto a raccogliere i frutti del lavoro.
Occorre un’incessante iniziativa culturale di lungo periodo con strumenti nuovi a difesa della tradizione venatoria, della caccia sostenibile valorizzando l’equilibrio raggiunto con la legge per sviluppare nuove relazioni e alleanze produttive insostituibili, per un futuro migliore. Valori questi da preservare con una lotta senza quartiere al bracconaggio, arma dei mascalzoni e alibi per diffamare la caccia. Le baggianate non ci riguardano.
Falliti sia la sperimentata, vecchia e defunta formula loro cara – quella dell’Associazione Unica – idea datata un tempo assai lontano, sia il tentativo di oggi, neppure troppo velato, di resuscitarla. L’alternativa degli “ex casa comune” è “vegetare”, in attesa che il destino faccia scomparire le alternative, magari grazie a qualche legislatore amico. Illusione di decenni dei Dirigenti Federcacciatori!
Non c’è bisogno di “scienziati” per capire che l’unica soluzione partecipata, vivibile e vitale, è quella di una Federazione tra Associazioni vere, strutturata a partire dalle Regioni, dalle Province, dagli ATC e dai CA. Vogliamo, per quanti onestamente lo vogliono, costruire una rappresentanza che abbia un ruolo riconosciuto dalla Comunità Nazionale e Internazionale.
La FIdC, qualche anno fa, una novità l’aveva indicata per sua libera scelta: aveva deciso di sciogliersi. Poi ci ha ripensato. Più recenti i tentativi “assorbenti” (altro che unità), rivolti a quanti non aspettavano altro, che hanno prodotto in Toscana, una FIdC dalle diverse sigle (nulla di nuovo); una scelta di “alto profilo” della rappresentanza! Contestualmente, guarda caso, c’è stato un peggioramento ulteriore della gestione faunistica toscana, una volta Regione modello. Merito, si dice, dell’apporto determinante di FIdC (una per tre, responsabile delle presidenze e delle plurimarche, anche ambientaliste di comodo, di sostegno alle maggioranze nei Comitati.
Di norma è il male, il “Satana” che si presenta con diverse maschere: tanto che a Pistoia, si denunciano tra FIdC ed Ekoclub/FIdC. Sarà un caso?
La buona gestione dovrebbe essere valido argomento culturale per aggredire l’animalismo. Certamente, quando si realizza ed è opportunità di gratitudine e di consensi dei cacciatori, degli agricoltori e dei cittadini.
Quando si usano gli ATC con prospettive diverse da quelle della caccia, la gestione sociale e gli ambiti un giorno sono gettati nel fango, un altro sono sugli altari. Una volta si dice e una si nega che sono da sostituire con riserve private. Così si “sputtana” la caccia sociale. Vogliono eludere le proprie responsabilità, in Toscana? Una vecchia tecnica per riuscirci è scrivere di altro sulla stampa, magari incensandosi un po’.
Queste cose l’ARCI Caccia non le fa!
L’unità concreta è una Federazione con contenuti da condividere e realizzare, disinquinata da interessi che, “caste associative” ed élite burocratiche, sostengono per sopravvivere a se stesse. Ci vogliono insieme gestione collettiva e responsabilità.
Programmi, iniziative e attività sportive comuni sono il “futuro sano” dei cacciatori. Noi ci siamo, gli altri no. Gli atti sottoscritti dal Gruppo Dirigente della FIdC, rinnegati in questi giorni, sempre da tutto il Gruppo Dirigente, sono prove di “paura dell’unità”. Insabbiano i documenti ma le prove ci sono e fanno giustizia e verità dei fatti.
Eppure, il “Protocollo d’intesa”(allegato) sottoscritto da Arci Caccia, Federcaccia e ANUU, prevede pieno riconoscimento nella Federazione del ruolo della FIdC. Recita: “…PREMESSO CHE, l) E' interesse delle Associazioni a costituire un unico "soggetto" federale tra le diverse Associazioni venatorie nazionali risonosciute dalla Legge 157192 (ar1. 3a);….E) A corrispondere alle procedure oggetto del controllo, così come riportato, e ad armonizzare tutte le scadenze contrattuali con le Compagnie di Assicurazioni con riferimento alla possibilità di far confluire le singole coperture assicurative stipulate da ogni singola Associazione in un unico contratto assicurativo definito dalla Confederazione e sottoscritto dalle Associazioni Venatorie; F) .A promuovere l’estensione del presente accordo alle altre Associazioni Venatorie Nazionali riconosciute aderenti…”.
Con la disdetta approvata dal Consiglio Nazionale il 10 novembre, il lavoro comune del 2018, svolto fino a questa data, viene stracciato.
Il numero è potenza, credeva qualcuno nel 1927. Poi fu il fallimento (oggi, tra l’altro, per la FIdC, e non solo, c’è anche un calo di consensi).
Il confronto è la democrazia, rifiutarlo, negarlo, è essere interpreti di una cultura minoritaria che porta all’estinzione. Single erano e single vorrebbero tornare. Illusi!
Avevamo chiesto di costruire insieme una Federazione unitaria in tutte le Regioni. Dalla FENAVERI hanno risposto: ci vuole l’impiegata, la carta intestata, ecc…
Altro che pensare ai problemi dei cacciatori!
Verrà il 2019, porterà saggezza? Ai cacciatori vogliamo dare subito un contratto tra Associazioni con almeno tre obiettivi da realizzare nell’anno. Lo facciamo?
Si può fare di più ma non dipende da noi.
                                                                                                                                                                     #anchesantubertoproteggaicacciatori


Allegate le prove dell’accusa

 

Fidc: sulla revisione dei Key Concepts il Ministro Centinaio rivendica la propria competenza

Con una lettera firmata dal ministro Gian Marco Centinaio, il MIPAAFT si è rivolto alla Rappresentanza Italiana Permanente a Bruxelles, per il successivo inoltro alla Commissione Europea, per esprimere la sua posizione in merito alla procedura di aggiornamento in corso dei Key Concept per 5 specie cacciabili (tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, beccaccia e alzavola).

Nella missiva il ministro, con senso della responsabilità ed esprimendo quelle che sono le sue prerogative istituzionali, ha preso le distanze dalle modalità con cui è stato condotto il confronto sui KC da parte del Ministero dell’Ambiente e dall’approccio restrittivo espresso da Ispra e dallo stesso Ministero, in contrasto con i lavori portati in evidenza dai tecnici delle Associazioni venatorie e delle Regioni.

Il MIPAAFT ha rivendicato inoltre in modo chiaro e fermo la propria competenza sulle specie cacciabili, chiedendo una revisione dei dati alla luce dei lavori sopra richiamati, dei quali il ministero dell’Ambiente non ha voluto tenere conto, e ha chiesto di sedere con un proprio rappresentante nella commissione consultiva Nadeg, che deve valutare l’aggiornamento dei KC.

Federcaccia, oltre ad esprimere ovvia soddisfazione per le posizioni espresse dal ministero dell’Agricoltura e auspicando che questo riprenda dopo anni di assenza il suo ruolo guida nelle questioni venatorie, ringrazia il ministro Centinaio per l’attenzione dimostrata alla questione e per aver richiamato a una valutazione obbiettiva della relativa letteratura scientifica.

La Federazione ringrazia inoltre tutti coloro che hanno contribuito a questo importante risultato, in particolare i Senatori Francesco Bruzzone e Stefano Borghesi e la sottosegretaria all’Ambiente Vannia Gava.

Continuiamo quindi rinfrancati la nostra opera a sostegno di una attività venatoria sostenibile e moderna, che possa mantenere al suo interno le cacce tradizionali in una veste in linea con le Direttive europee e i dettami della scienza senza per questo essere mortificata da ingiustificate restrizioni dettate da approcci ideologici.

Roma, 11 dicembre 2018 – Federazione Italiana della Caccia

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