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A caccia di... tracce di Caprioli

A caccia di... tracce di Caprioli

La conoscenza della fauna e del suo ambiente è condizione fondamentale per avvicinarsi correttamente alla caccia, direi addirittura che è condizione assolutamente indispensabile per gustarne appieno tutti gli aspetti ed esercitare il prelievo con serietà e consapevolezza.

Al di là degli impegni e degli obblighi dei censimenti primaverili, trovare il tempo per escursioni, in primavera e in estate, diventa un momento gratificante, per il corpo e per lo spirito, ma anche occasione di imparare a leggere il bosco e i suoi segnali.

Quando si fanno gite in compagnia ci si perde volentieri in simpatiche e confidenziali chiacchierate e confessioni, tanto spontanee quanto necessarie per l'equilibrio interiore.

Se invece si è soli, come a volte accade, si è per lo più immersi in profonde riflessioni o in segrete conversazioni con l'"alter ego" che ci portiamo dentro e che ci aiuta, con le sue analisi precise e razionali dei fatti, a riscoprire il valore della semplicità e della serenità d'animo, indispensabili per affrontare la vita quotidiana, così spesso imbozzolata dentro maglie di tensioni e di stress. Sono queste le situazioni migliori per attivare i sensi ed esercitarli all’osservazione di ciò che ci sta intorno: la vista in primo luogo, ma anche, in certe occasioni favorevoli, l’udito e l’olfatto.

Diventa dunque interessante, di tanto in tanto, passeggiando, abbandonare i sentieri battuti, giocare all’esploratore, e scoprire i messaggi che gli abitatori dei boschi lasciano, inequivocabili, per i loro conspecifici o, più genericamente, per quanti li vogliono individuare e hanno imparato a leggerli.

Il Capriolo [Capreolus capreolus], specie oggi assai diffusa in tutti gli ambienti boschivi montani e collinari, anche se non sempre di facile avvistamento, è una specie in grado di segnalare inequivocabilmente, oltre alla sua presenza certa, anche alcune sue abitudini, che possiamo leggere attraverso tracce certe e inconfondibili.

Se si frequentano zone boschive, dove i caprioli vivono abitualmente, alcuni segnali della loro presenza sono le cosiddette "piazzole", cioè i giacigli che essi utilizzano per passare la notte o per riposare durante le calde ore diurne. E' noto infatti che il capriolo sceglie di preferenza, per brucare le erbe e i germogli di cui si nutre, le prime ore dell'alba e le ore del tramonto, quando è più facile osservarlo nei prati o nelle radure aperte, mentre passa la maggior parte della giornata e la notte, riposando e ruminando, senza allontanarsi troppo dai luoghi sicuri di rifugio tra la vegetazione.

Questi giacigli sono tracce chiaramente individuabili nel bosco, dove le foglie sembrano essere state accuratamente spostate, o comunque schiacciate, per ricavarne una piazzola ovale, delle dimensioni di circa 60x40 cm.. Li troviamo per lo più in piccoli spiazzi, a volte non lontano da prati e radure, o sulle vecchie carbonaie dove, non raramente proprio sul sentiero, in posizioni dominanti, che permettono all’animale di controllare i dintorni. Analizzando bene il giaciglio potremmo trovare anche qualche pelo perso dall’animale, specie durante il periodo primaverile della muta.

Sappiamo che i maschi di caprioli sono animali territoriali, e hanno quindi l'abitudine di "marcare" il loro territorio per segnalare la loro presenza ai conspecifici.

Un segnale visivo di queste marcature è lo scortecciamento di giovani alberelli ad una altezza di 50-60 cm. da terra. Questa comportamento è inizialmente motivato, a inizio primavera, dalla necessità di ripulire il palco dal velluto. Uno sfregamento che avviene in un tempo brevissimo verso marzo-aprile, ma continua poi per tutta l'estate, specie nella fase territoriale, quando il maschio stabilisce e difende il suo territorio, e nel periodo degli amori, in luglio-agosto, quando i maschi sono particolarmente eccitati. Tali sfregamenti provocano la morte della maggior parte delle giovani piantine aggredite. Uno sguardo attento ci dirà anche se si tratta di tracce fresche o dell’anno precedente: se l’alberello conserva le foglie secche sono la conseguenza di uno sfregamento recente, avvenuto dopo la loro crescita primaverile, e lo individueremo facilmente specie in aree aperte, a bordo prato, mentre gli sfregamenti dell’anno precedente saranno visibili su alberelli ormai secchi, morti.

Questi segnali visivi inequivocabili, che in certe zone possono essere numerosi, ci indicano che quel territorio è sicuramente idoneo alla presenza del capriolo, ed è frequentato almeno da un maschio territoriale..

Peccato che le nostre capacità olfattive siano così tanto regredite, altrimenti percepiremmo anche altri segnali olfattivi che questi ungulati lasciano sui ramoscelli degli alberi che hanno sfregato con le ghiandole odorose distribuite sulla fronte e sul muso.

Altra testimonianza certa, piuttosto difficile da trovare ma altrettanto tipica del periodo estivo dopo gli amori di luglio-agosto, è un classico "cerchio" ripassato sul terreno, quasi pulito dalle foglie o vistosamente calpestato se lo troviamo nell’erba, del diametro di alcuni metri, o più raramente un "otto" ben evidenziato, sempre attorno ad un alberello, un arbusto o una siepe.

Si tratta della traccia che i caprioli lasciano durante i loro inseguimenti e giochi amorosi estivi, quando il maschio segue e insegue la femmina in estro. Non è facile incappare in questi particolari "cerchi". Se ne possono vedere tra le erbe di un prato ormai non più falciato, attorno a un vecchio pinetto isolato, o tra le foglie di un bosco di faggi, anche non distante dalle abitazioni, in luoghi comunque tranquilli e poco disturbati.

Pensando a queste testimonianze di amori, di giochi e di serenità spontanea, non possiamo che lasciarci prendere da sentimenti di ammirazione verso la natura che ci circonda e verso tutto ciò che essa rappresenta, sia come entità complessa, sia come espressione di vita singola e universale.

Il cacciatore serio avrà poi modo di verificare, con uscite di controllo, l’entità delle presenze, le caratteristiche dei singoli caprioli, per verificare se il prelievo che andrà a fare in quella zona è sostenibile con gli indici di presenza accertati, con i censimenti primaverili e con il piano di prelievo assegnatogli.

FLAVIO GALIZZI

 

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