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Basi per l'addestramento del cane da traccia

Basi per l'addestramento del cane da traccia

Premessa: La caccia, quella vera!

 

Negli ultimi due o tre decenni, complice una situazione che ha visto il territorio trasformarsi a causa del graduale abbandono delle colture in aree collinari e montane e, di conseguenza, il progressivo processo di rimboschimento spontaneo, in tutta l’Italia è notevolmente aumentato il numero di "popolazione ungulata" (cinghiali, cervi, caprioli, daini, mufloni).

Questo fenomeno ha inciso profondamente sulle abitudini, e …attitudini, del cacciatore italico, sempre più orientato all’uso della carabina e alla caccia di selezione.

Ciò ha determinato nuove esigenze e nuove specializzazioni, ed è sempre più frequente osservare seguaci di Sant’Uberto che tengono al guinzaglio meravigliosi cani di razze sino a qualche anno fa poco diffuse: annoveriani, bavaresi e altre ancora, tutti animali naturalmente capaci, o altrimenti addestrati, a seguire lunghe piste di sangue.

A differenza di quanto dovrebbe comunemente succedere in un clima di assoluta distensione, dove le prede cacciate spirano sul posto o nelle immediate vicinanze, a volte l’attività venatoria agli ungulati suscita nel cacciatore appassionato emozioni tanto forti da tradursi in errori di tiro o, nella peggiore delle ipotesi, in abbattimenti poco puliti che devono poi essere conclusi con l’utilizzo di cani specializzati o comunque idonei al recupero della selvaggina ferita.

Ma per prima cosa vediamo cos’è il recupero …

L’esigenza di recuperare i capi feriti, da azione di caccia o meno (si pensi all’incidente stradale), si persegue con l’ausilio dei cani da traccia.

Si tratta di cani dall’olfatto finissimo, che hanno la capacità ,innata per selezione e/o acquisita per addestramento, di seguire con precisione la traccia del capo ferito anche dopo parecchie ore, e tralasciando tutte le altre.

Gran parte della ricerca viene effettuata con il cane collegato al conduttore da una lunghissima cinghia (circa 10mt).

Il cane da traccia, dopo un percorso indefinito "alla lunga ", una volta che avrà ritrovato un probabile giaciglio abbandonato da poco da parte del capo ferito, verrà liberato e giunto presso il selvatico ferito o già spirato, richiamerà l’attenzione del conduttore abbaiando a fermo, o semplicemente tornerà a "prendere" il suo conduttore dimostrando, con comportamenti soggettivi davvero rilevanti, di aver trovato l’animale portandovi il conduttore .

All’interno della moderna concezione della caccia agli ungulati anche il cane, così come il proprio conduttore, devono specializzarsi al fine di per poter intervenire come unità cinofile di ricerca per il recupero dei capi feriti.

Denominatore comune per diventare "specialisti" in questa disciplina deve essere, e questo senza deroghe, l’educazione di base che trasforma il cane da un ausiliare dotato di grandi (ma generiche) doti potenziali, in un soggetto capace di contribuire al raggiungimento di comuni fini gestionali, e nel contempo, l’istruzione del conduttore, che fino ad oggi è stata spesso tralasciata, ma che è indispensabile per un corretto approccio all’attività di ricerca.

Educare un cane ed il suo conduttore, ha pertanto uno scopo che va al di là del loro impiego in una specifica forma di caccia, così come va oltre la caccia in generale (pur essendone comunque base di partenza imprescindibile).

Il cane da traccia ed il conduttore appaiono come le figure tecniche più importanti nel nuovo scenario venatorio, determinato dal forte incremento della caccia agli ungulati selvatici.

Il prelievo venatorio degli ungulati è infatti lo sfruttamento razionale di una risorsa rinnovabile che è patrimonio della collettività; risulta quindi indispensabile (per motivazioni sia di carattere etico che economico) recuperare il maggior numero possibile di animali eventualmente feriti nelle azioni di prelievo.

Il recupero dei capi feriti è quindi un elemento fondamentale ed imprescindibile di una seria e corretta gestione venatoria, mentre lo sviluppo dell’utilizzo dei cani da traccia (qualificato e qualificante) costituisce un indice di maturità e serietà dell’ambiente venatorio.

Superata una fase formativa dei recuperatori, che dovrebbe essere fatta a nostro avviso con la collaborazione di recuperatori operanti e, parallelamente, dei cani con idonee prove sia di carattere artificiale che naturale, è necessario per poter effettuare tempestivamente e correttamente il recupero, che in ogni ambito gestionale venga predisposto UNA STAZIONE DI RECUPERO con un numero sufficiente di nuclei di ricerca, costituiti da qualificati binomi i quali devono essere sempre pronti a rispondere alle chiamate dei cacciatori, che a loro volta devono necessariamente essere motivati ed educati a richiedere tali interventi .

 

L’addestramento …

Innanzitutto bisogna iniziare da quando il cane entra a far parte del proprio nucleo familiare … e come tale bisogna accudirlo, rispettarlo e cercare di intuirne gli atteggiamenti carpendo la sua fiducia ancora di più di come si fa con un buon amico; il cane deve necessariamente raggiungere una fiducia ed un attaccamento nei confronti del proprio conduttore tale che lo porti a fare sempre ciò che il conduttore stesso gli chiede. Solo cosi s’ otterrà una totale complicità con il conduttore e questi saranno i presupposti per una fattiva collaborazione.

Dopo l’addestramento all’ubbidienza che porta il cucciolo ad avere un corretto atteggiamento durante le frequenti passeggiate si procede all’utilizzo del cane per verificarne le attitudini nel lavoro su traccia.

Verrà prepara una traccia con l’utilizzo di idonei strumenti per la stesura del sangue, marcando il percorso con dei segnalini che non solo servono ad indicare la presunta via di fuga del selvatico, ma servono anche e soprattutto ad insegnare al conduttore a conoscere e leggere il proprio ausiliare. Questa operazione verrà ripetuta più volte, intensificando le difficoltà di percorso e di presenza di selvatici nelle zone scelte per la tracciatura, fino al raggiungimento di una costante seguita delle tracce che verranno preparate; in tal modo verrà valutata soggettivamente la maturità del cane nell’intraprendere i propri compiti.

Fatto questo, e appurata una preparazione ottimizzata sia nel lavoro all’ubbidienza che sul lavoro sulle tracce artificiali, si accede a delle specifiche prove, spesso organizzate anche dalle province, per avere sul territorio conduttori e cani efficaci.

Bisogna ricordare sempre che l’abilitazione al lavoro su traccia non è una fine di ciò che si deve fare, bensì un punto di partenza per un lavoro più serio: il lavoro su …traccia naturale !

 

Si ringraziano Michele Grassi e  l'Associazione Recuperatori (Onlus)  " Anschuss" per aver fornito materiale e fotografie che illustrano il pezzo.

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