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Gordon e beccacce....secondo me

Convinto come sono che ogni razza da ferma possa produrre soggetti beccacciai eccezionali, confesso che non potrei più andare a beccacce con una razza diversa dal SETTER GORDON: questa mia convinzione personale, divenuta poi monomania, ha origine dalla mia passione per la razza, dalle mie esperienze venatorie con essa, nonché dal mio modo di concepire l' approccio al bosco e alla Regina del Bosco. Queste sono le ragioni della mia preferenza (che è la parte razionale, dato che "al cuor non si comanda"...).

LA CERCA:

non amo i cani che cercano standomi sempre "fra i piedi", così come detesto i cani che vanno a caccia per i c....loro, avendo come unità di misura il mezzo chilometro (non è uno scherzo, oggi con i ricevitori satellitari si può vedere di quanto siano ...scollegati certi cani): il mio gordon ha una cerca che nulla ha da invidiare ai cugini inglesi o ai pointers, ma sempre collegata, ovvero a tiro d'orecchio del (grosso) campano che porta al collo. Deve cercare sempre con un galoppo in stile di razza, attento e intelligente, ed essere sempre efficace e pronto ad approfittare di qualsiasi incontro, a partire dal secondo minuto da quando lo sgancio, che il primo minuto glielo concedo, su una cacciata di 5/6 ore non è poi molto! Non sopporto infatti i cani che impiegano un'ora o un'ora e mezza a inquadrarsi o a concentrarsi: il mio cane deve cacciare subito con attenzione.

Al discorso-cerca si collega l'UBBIDIENZA: deve tornare al mio fischio (ho un fischietto "dedicato" per ogni mio cane, e non caccio quasi mai con uno solo), ma in genere alle mie gordon mi premuro di insegnare il collegamento (questo sconosciuto, nell'era dei beepers, che ritengo diseducativi per cane e padrone) fin dalle prime uscite al bosco. Il fischietto è quasi il solo modo con cui comunico con il cane, a beccacce meno si parla meglio è. Un cenno del braccio è utile in certi casi per indicare all'ausiliare la direzione in cui desidero esplichi la cerca, sempre lasciandolo libero di sviluppare le sue iniziative. "Sù!", "giù", "dietro!" sono i comandi più usati, sottovoce, ovviamente. E' facile capire come tutto questo richieda addestramento e allenamento costanti, durante tutto l'arco dell'anno. Il collegamento naturale, anche se lungo, è comunque caratteristica propria della razza.

FERMA, CONSENSO e GUIDATA:

la ferma su Scolopax deve essere istantanea, non appena entra in emanazione, a distanza di sicurezza onde non provocarne l'involo, al massimo preparata da qualche passo di accostata ove le condizioni e la distanza dal selvatico lo consentano. Un gordon in ferma nel bosco d'autunno, nella sua bella espressione di razza con gli occhi che, solitamente dolci, assumono un bagliore di "gentile ferocia", è uno dei più begli spettacoli che la caccia ci possa riservare. La ferma deve protrarsi per tutto il tempo che mi è necessario per piazzarmi e anche oltre, lasciando decidere alla Bella quando palesarsi. Il consenso, ça-va-sans-dire, deve essere spontaneo, catalettico, anche a distanza importante: il cane che consente, anche in caso di guidata o accertamento, deve dare al fermatore d'autorità il tempo necessario per concludere l'azione, sia che il selvatico sia presente, sia che abbia già lasciato la "piazza calda", pochi attimi prima. La guidata del gordon è coraggiosa ma prudente, senza dare tregua alla beccaccia, ma con cautela tale da non provocarne il frullo. Il cane che consente deve rispettare la guidata, restando fermo e sopratutto senza sorpassare o interferire. Quando, per condizioni particolari di aria, vento, umidità, la ferma viene effettuata da lunga distanza, càpita che il gordon accosti: a volte si ha la tendenza a confondere guidata e accostata ma, con la conoscenza del cane, si riesce a distinguere l'una dall'altra.

RECUPERO e RIPORTO:

ho dato la precedenza al recupero che, nella caccia al bosco, giudico indispensabile. Con le nostre due attuali Jane e Kate, siamo "serviti": ci è capitato parecchie volte che una beccaccia apparentemente illesa sia stata recuperata, ferita o addirittura morta, anche a grande distanza dalla Jane che ha un particolare sesto senso per capire quando un selvatico è stato toccato dal piombo e andrà a cadere, più o meno lontano. In questi casi non c'è verso di richiamarla, lei "va" e torna con l'arcera in bocca. La Kate è anch'essa buona recuperatrice.

Il riporto non è quasi mai un problema, anzi penso che delle razze inglesi il gordon sia quello con il riporto naturale più sviluppato o propenso a impararlo, con pochi e semplici esercizi. A noi piace molto il "seduto" che fanno le nostre due, nell'atto di porgerci il selvatico: anche qui, è questione di addestramento. Il riporto è in genere molto delicato, quasi senza scompigliare una piuma della nobile Regina.

INTELLIGENZA e CARATTERE:

per me rimane la qualità naturale più imoportante per il gordon e per il cane da ferma. Un cane intelligente diventa facilmente addestrabile (e il nero-focato lo è già di suo), incline ad apprendere volentieri gli insegnamenti e le proibizioni a fare/non fare. In generale è un cane che si affeziona molto al padrone, che non sopporta i cambi di mano (= di padrone).

Tende a riconoscere il padrone come capo-branco e a cercare di compiacerlo (le femmine in modo particolare), raramente entrando in competizione con lui: a caccia, e nel bosco, questo è fondamentale.

IL GORDON NEL BOSCO:

il black-and-tan è cane molto resistente, può cacciare per parecchi giorni consecutivi, gli bastano le ore di riposo notturno e un'alimentazione adeguata: in occasioine di viaggi all'estero negli anni '70 e '80, abbiamo avuto molte di queste "dimostrazioni di forza", oppure anche quando, ai bei tempi, si andava 2 giorni alla tipica alpina e gli altri 3 giorni a beccacce....Se allenato e in forma fisica, sarà difficile vedere il....fondo del barile!

E' anche cane adatto per il lavoro su terreni difficili, dalle grandi asperità, con ostacoli naturali tosti, e in condizioni atmosferiche avverse: pioggia, nevischio, neve, vento, freddo,

gelo, nebbia esaltano il lavoro del nostro, grazie alla sua maggiore rusticità rispetto alle altre razze inglesi. Il problema, semmai, può sorgere con il CALDO: il mantello nero non aiuta un rapido raffreddamento della temperatura corporea, in altre parole, il gordon soffre il caldo. Andando a beccacce questo inconveniente pesa meno che in altre cacce, in quanto si caccia sempre nei mesi autunnali oppure si allena durante il ripasso in Marzo, allorchè le temperature non sono eccessive. Se avete un gordon, avrete notato con quanto piacere sguazzi nell'acqua di bolle, ruscelli, canali, anche quando la temperatura è attorno allo zero: cacciare in luoghi con presenza di acqua aiuta il nostro scozzese a mantene la sua "freschezza". In prova-cani o in allenamento estivo, ci portiamo sempre una borraccia o bottiglia d'acqua, e una tanica in auto.

Nel folto, il nero-focato tende ad essere MIMETICO, il che significa che quando è in ferma, è meno facile vederlo rispetto a un inglese o a un pointer prevalentemente bianchi. Vi garantisco, per esperienza personale, che stacca, nel sottobosco, comunque molto più di un cane rosso, marrone, beige o roano. Per meglio reperirlo usiamo un accorgimento: ogni nostra cagna ha un collare fluorescente rosso, arancio, giallo o verde chartreuse, al quale è appeso anche il campano. Basta vedere un paio di centimetri di collare e...si materializza il cane intero. Con mio figlio Brian, mio unico compagno di caccia, usiamo dei grossi campani sardi o francesi dalla sonorità bassa, grave. Al fine di cambiarne il suono per differenziarli, togliendo le note acute, a volte avvolgiamo attorno al campano, nella parte "bassa", un paio di giri di nastro isolante. Questo facciamo perchè in primis detestiamo cordialmente il beeper e altri strumenti elettronici tecnologici, che a nostro modo di vedere tolgono alla caccia alla Regina parte della sua naturalità; inoltre il campano ci comunica in ogni istante ciò che il cane sta facendo, facendoci godere del suo lavoro anche quando non è in vista perchè celato dalla vegetazione, da un'ondulazione del terreno o da una curva del sentiero. L'emozione e la scarica di adrenalina che ci pervadono quando ritroviamo le nostre cagnine nero-focate in ferma nel sottobosco, dopo qualche minuto da quando i campani hanno smesso di suonare, sono impagabili.

Comunque questo è un nostro punto di vista personale, convinti come siamo che ognuno sia libero di cercare il proprio ausiliare come meglio crede.

VERSATILITA':

che si potrebbe anche chiamare "duttilità": Quando cacciamo in alto, sopra i mille metri slm, in estesi betulleti, vaste distese di drose (gli ontani nani delle nostre Alpi), grandi tagliate di faggio o noccioleti, le nostre "nere" svolgono una cerca estesa, sempre a tiro d'orecchio, con i loro grandi campani, prendendo un sacco di terreno, tanto che un nostro amico è solito commentare: " vann comè i inglees!!". questa cera vasta nelle aperture, è molto redditizia in termini di incontri e quindi molto efficace per la caccia "in quota".

Quando però la metà di Novembre incombe o Dicembre arriva, e cacciamo nelle nostre rimesse in basso, fra sambuchi, robinie e quercioli, con dovizia di roveti, il discorso cambia e le nostre cambiano cerca, restringendola naturalmente, visitando fossatelli, piccole fonti o polle d'acqua, boschetti di biancospino, boschine intricate e folte, sotto le quali non gela mai: le azioni in questo ambiente sono emozionanti, come è emozionante vedere la gordon uscire, con la Regina in bocca, da sotto un un roveto per noi impenetrabile, nel quale ha concluso il suo volo, dopo il lungo protrarsi della ferma. Non abbiamo specificatamente addestrato i cani a questo cambio di attitudine, vien loro semplicemente spontaneo: questo è ciò che definiamo VERSATILITA' del gordon; ce ne danno prova anche quando cacciamo in un'azienda faunistica nel vercellese, tutta boschine e pratelli, dove spesso una beccaccia è gradita sorpresa fra rustici fagiani che vendono cara la pelle nelle spinére boscose: qui le gordon sembrano di casa, come se vi fissero nate e cresciute.

PRECOCITA':

le cucciolone gordon, magari nate nell'autunno precedente e "portate fuori" spesso sul terreno di addestramento/allenamento, dimostrano un buona precocità e facilità ad appassionarsi alla beccaccia (sia la Jane che la Kate hanno fermato la loro prima Regina verso i 10/11 mesi). I maschi sono meno precoci, impiegano più tempo a metterci il naso e/o l'attenzione, ma quando la fanno, è veramente alla grande. Il cacciare insieme a un cane adulto, già beccacciaio confermato, aiuta molto il cucciolone a capire qual è l' "oggetto del desiderio"....

SPECIALIZZAZIONE

il setter scozzese si appassiona enormemente all'afrore della beccaccia, divenendone un....fan entusiasta. Con le molte uscite e gli incontri, un gordon di buona genealogia, proveniente da cani cacciatori, portato regolarmente a beccacce, può divenire un autentico specialista di questa caccia, dispensando al proprio padrone enormi soddisfazioni. Sviluppa azioni astute e prudenti che a volte riescono ad aver ragione anche delle impaesate più smaliziate.

Raramente lascerà il padrone ad attendere che torni da allunghi spropositati, dovuti alla passione eppur così indisponenti; lui no, concentratissimo sulla beccaccia, si dannerà l'anima per trovarne sempre un'altra, con l'efficienza di un vero specialista.

Nel contempo, un tale specialista caccerà egregiamente anche se portato su altra selvaggina, la sua specializzazione beccacciaia non escluderà ottime performances in altre cacce.

Queste sono le mie idee (e quelle di mio figlio Brian) su come deve essere un buon gordon beccacciaio.

Se poi, a tutto ciò, aggiungete anche il nostro grande e incondizionato amore per la razza, capirete il perché della nostra monomania cinofila. 

 

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