Il Cane da Montagna visto da... Claudio Trentin

E' con grande piacere che rispondo all’invito dell’amico Cavaglià che mi chiede di  descrivere le motivazioni sull’ utilizzo del cane di razza continentale in montagna.
Innanzi tutto parlerei più che di utilizzo di un rapporto molto profondo fra cacciatore ed il cane da ferma in generale. Si tratta di, un insieme di attenzioni reciproche durante lo svolgimento dell’azione.

Questo aspetto è  secondo me la caratteristica più importante dei nostri continentali:riuscire a vedere l’ accostamento, la guidata,la presa di punto in un ambiente difficile, dove rappresenta già un traguardo  stare in piedi è fonte di grandi emozioni.
In queste condizioni è meglio dimenticarsi l’uso del beeper,  utilizzare eventualmente, in rari casi, il campano e cercare di tenere il contatto visivo con l’ ausiliare.
Il soggetto deve presentare  caratteristiche prestazionali,coraggio ed istinto venatorio molto spiccati.  In montagna se il soggetto non è sorretto da queste qualità diventa molto difficile cercare e trovare i  galli forcelli ed ancora di più i cotorni.
Per quanto riguarda lo stile di lavoro  personalmente apprezzo  in modo particolare alcune razze continentali come ad esempio il kurzhaar ed il bracco italiano che  per motivi diversi mi colpiscono ed aggiungono al piacere di un punto preso anche il modo con cui l’hanno raggiunto.
Ho sempre cacciato esclusivamente con i kurzhaar e con loro ho iniziato la mia esperienza nelle  prove di lavoro.  Prove che grazie alla passione e la preparazione adeguata dei soggetti mi hanno permesso di ottenere risultati e soddisfazioni. 
I miei cani nel periodo venatorio hanno comunque sempre assaporato la gioia della cerca, del recupero e del riporto su selvaggina naturale.
Ritengo importante che indicazioni di selezione che si possono ricevere dall’utilizzo del cane nelle prove di lavoro siano di utilità all’uso della caccia.
Devono permanere alcune attitudini che in parte stanno diminuendo nelle nostre razze preferite come per esempio la facilità di incontro ed il riporto.

Claudio Trentin