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Il cucciolo migliore (parte prima)

Il cucciolo migliore (parte prima)

Le qualità fisiche

 

Seguendo discussioni di cinofilia si nota molto spesso che si da eccessiva importanza al mantello del cane e, in genere, “all’arredamento”. Ivi compresi posizione delle macchie, disposizione, grandezza, mascheratura senza guardare all’essenziale.

La scelta del cucciolo è una cosa seria e va fatta con ponderazione e giudizio rispettando una scaletta. Sarà quella che in realtà vi dovrebbe portare ad una scelta ponderata se vorrete che il vostro beniamino diventi quell’atleta di cui avete bisogno.

La bellezza esteriore quindi non deve prevalere su un’eccellente costruzione senza difetti che possono rilevarsi anche in una cucciolata di ottimi e celebrati genitori. Difetti che, via via, possono essere lievi ma anche gravi o molto gravi; a tal punto da convincervi a scartare con decisione il cucciolo. Spesso potreste essere tentati di disinteressarvi anche dei genitori se la vostra indagine su una famiglia non vi portasse ad individuare genie soprattutto di cani buoni e poi anche belli.

Il colore e le macchie, logicamente a mio modesto parere, non sono rilevanti. Sebbene i tentativi di alcuni autori di valorizzare i colori con studi volenterosi abbiano cercato un termine di paragone negli antenati con gli stessi colori e macchiatura. Personalmente io non sono mai riuscito a rilevare che i cani siano più o meno bravi tenendo conto prevalentemente di quelle caratteristiche.

Spesso, per esempio, si da la preferenza a setter tricolori riconoscendo loro una certa bravura a battere il bosco per cercare beccacce. Non nego che ci siano stati molti cani celebri con questa caratteristica ma non tanti da prevalere, in maniera assoluta, su altri che fossero bicolori. Sia con manto bianco nero, sia bianco arancio o bianco fegato. Il bianco fegato, per esempio, sembra che sia più stilista e dotato di grande olfatto. Qui lo dico e qui lo nego anche se questa diceria si è affermata al di là della leggenda.

Tornando al cucciolo da scegliere credo che sia essenziale partire da una pedante ricerca idonea a scongiurare la presenza di gravi difetti come la displasia, il prognatismo,il monorchidismo o l’ernia ombelicale. Tutti essendo pesantissimi handicap e cose che debbono convincerci ad abbandonare quel cucciolo tanto carino che ci aveva colpito. Sia quindi questa la prima scrematura alla ricerca del massimo Efebo da trasformare in atletico compagno di battute.

Dopo avere fatto il primo vaglio va buttato un occhio critico alla costruzione del tronco. Per quanto si possa vedere e capire da un cucciolo ancora non formato. Gli arti poi vi diranno molto e ancora la testa che dovrà essere la prima spia di purezza e cesellatura della razza.

I piedi sono un’altra cosa molto importante, leggete lo standard della razza e guardate con attenzione alla loro forma. Se corrisponde sarete un passo avanti altrimenti scartate e scegliete un altro soggetto. I piedi non sono stati selezionati a caso ma per esigenze precise. Il Pointer li avrà in un certo modo per fare improvvise frenate o virate e quindi devono facilitare la rotazione. Il setter li avrà in un modo diverso perché dovranno rispondere ad altre esigenze.

La groppa infine è cosa essenziale per esplicare la potenza e la velocità appaiate alla resistenza dell’esemplare e dovrà essere fondamentale guardarne conformazione,ampiezza e piegature. Le flessioni vanno bene per un Setter che dovrà correre aderente al terreno con felina andatura ma su un Pointer sono foriere di dispiaceri. Il galoppo non sarà corretto e se lo fosse potrebbe essere di poca durata. Poco fondo nessun Pointer in vista.

Finita, più o meno, la cernita in base alle qualità fisiche si dovrebbe parlare di quelle ancora più importanti: le qualità morali. Lo faremo la prossima volta.

 

 

Presentazione di Federico GALLO

                                                                                          

Nasco a Verzino in provincia di Crotone. Un paese situato a mezza via fra la Sila e la Calabria della Magna Grecia. Quella stupenda realtà geografica dove i monti e le colline s’incontrano per creare un paesaggio da favola. Non solo da contemplare per la gioia degli occhi e dell’anima ma soprattutto per le sue risorse faunistiche e produttive. Cose che si integrano perfettamente e che, mancando l’equilibrio, finiscono per depauperarsi e morire. Avendo avuto la fortuna di nascere prima dell’industrializzazione e dell’emigrazione mi trovai a fare lo scorridore di boschi,campi coltivati e gerbidi millenari alla ricerca degli animali tipici di quelle zone: Lepri,Coturnici,Beccacce e Quaglie. Senza contare la più varia e diversa selvaggina buona per il fucile ma di seconda scelta per un cacciatore ammaliato dal lavoro dei cani. Perché i cani? Fu passione che “discendeva per li rami” dato che mio padre, emigrato giovanissimo in USA- West Virginia- lì aveva coltivato la passione cinofila, maestri gli inglesi che frequentava, e poi fondato un canile di splendidi quanto formidabili segugi Foxhound e altre razze. La sua passione fu tale che ne importò in Italia quattro per farne dono ai suoi parenti e al vecchio padre,manco a dirlo, cacciatore e cinofilo inveterato. Sentire parlare di cani quotidianamente fu l’incipit per la mia passione. Cominciai a 15 anni a perseguire beccacce e poi non smisi cacciando starne,fagiani e quaglie in tutta l’Europa coi cani miei, addestrati personalmente seguendo gli insegnamenti paterni,le letture dei vari e molteplici manuali di cinofilia e,soprattutto, i consigli o l’esempio dei più disparati professionisti che ebbi la fortuna di frequentare. Il mio vero e primo maestro fu l’allevatore e dresseur Sauro Annibali, titolare dell’allevamento di Platamona poi rinominato Allevamento di Montegranaro. Da lui acquistai i primi cuccioli e poi proseguii la collaborazione cercandone compagnia, consigli ed esempio. Non fu il solo maestro dato che frequentai campi di prove e addestratori di tutto il centro Italia dove mi ero trasferito per ragioni di lavoro. Ovviamente non mancò l’esperienza agonistica e quella di organizzatore essendomi presto iscritto al “Club del cane da ferma” di Lucca dove contribuii ad animare, organizzare e frequentare le prove di lavoro. In seguito conseguii il patentino di giudice della Federcaccia abilitato a giudicare le prove S.Uberto. L’esperienza che feci come collaboratore della rivista “Diana” fu infine fondamentale per crearmi una vera veste di cinofilo e un’esperienza indimenticabile. Ora scrivo romanzi di carattere venatorio e collaboro su vari portali di caccia coi miei scritti sull’allevamento e l’addestramento del cane da ferma.

 

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