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Filippo Bellavista

Filippo Bellavista

Artista eclettico e poliedrico, nasce a Palermo nel 1968. La passione per il disegno e la pittura sboccia  nella primissima infanzia, affascinato da tutto ciò che rappresentava la natura, che osservava con interesse.  I suoi primi soggetti infatti sono gli uccelli e  i pesci, osservati nelle giornate di caccia  e pesca a fianco del padre. Terminati gli studi superiori comincia a dedicarsi a tempo pieno alla sua creatività, intraprendendo l'attività di grafico che lo porterà a trasferirsi in Sardegna. Non sarà di certo un caso, anche qui, in questa terra d’adozione, ritrova una natura a tinte forti, una bellezza urlante di mare e terra, sabbia e granito, i profumi delle mareggiate e della macchia mediterranea. E questa bellezza non passa inosservata alla sensibilità dell’artista, ma  si intreccia con la sua personalità dando vita a rappresentazioni vivide, pulsanti. Ne è un esempio la serie di "Animali di Sardegna" , pirografie su legno scelto tra le essenze della vegetazione locale, un tributo alla fauna e alla flora dell'isola. "Figli di una Natura selvaggia e vera, temprata dal Vento, dal Sole, dal Fuoco" - così Filippo parla dei suoi soggetti-

E con il fuoco addomesticato del Pirografo incido sul legno le loro immagini fiere, storie scritte con il ferro su tavole  dei boschi Sardi. Ogni Animale un racconto, un’emozione raccolta in prima persona vagando per rocce, vallate e boschi, fissata per sempre sulla superficie del legno. Ogni tavola è scelta con cura, cercando di rispettarne la forma originale e le naturali imperfezioni di curve e nodi, la superficie irregolare del bordo appena scortecciato. 

E dentro ogni tavola la storia di un singolo Animale, ognuno diverso ed irrepetibile con la sua espressione che si fonde con il racconto e le rughe del legno, incisi uno per uno con la punta incandescente, pelo per pelo, piuma per piuma. Già, perché, non dimentichiamolo, Filippo Bellavista è un appassionato Cacciatore, come lui ama definirsi, sia di terraferma che di mare. E non riusciamo a trovare il confine tra le opere che osserviamo e i suoi racconti, fatti di cani, muschio e fango, sughere e cisto, ci sembra quasi di vederli i suoi amati pointers in ferma. Ecco allora un tramonto, un sogno sulle ali di una regina muschiata, uno stormo in migrazione verso una terra promessa, un verro sbucare dalla macchia. Sopra onde in tempesta volteggiano dei gabbiani, un volo che non riesce a nascondere l’ennesimo tributo, questa volta al poeta Coleridge, autore della "Rime of the ancient mariner" . Commistioni, legami a filo doppio con tradizioni care e una cultura in continuo divenire. Così tele, pannelli, trompe l’oeil, dipinti su tessuto o su pareti, legni con una storia alle spalle,  la superficie da fattore limitante diviene pretesto e occasione creativa, complice nella realizzazione di un sogno.  Da una finestra sul mondo una lince ci guarda, è quasi inquietante voltarle le spalle, lasciamo Filippo con le sue matite a carezzare e domare i suoi animali selvatici.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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