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L'Europa, la caccia, il Piemonte: Renata Briano risponde

L'Europa, la caccia, il Piemonte: Renata Briano risponde
Renata Briano, genovese di nascita, è Eurodeputata al Parlamento europeo, con delega di Vice Presidente della Commissione Pesca e di membro sostituto della Commissione Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare.
Laureata in Scienze Naturali prima di dedicarsi alla vita politica è stata ricercatrice CNR presso l'Istituto Tecnologie Didattiche e poi responsabile del servizio informazione, formazione, comunicazione ed educazione ambientale di ARPA Liguria. 
Dal 2000 in politica, nel Partito Democratico, è stata per due cicli amministrativi assessore della Provincia di Genova con deleghe all’ambiente, sviluppo sostenibile, caccia e pesca, successivamente è approdata alla Regione Liguria, dove ha ricoperto l'incarico di assessore all'ambiente e allo sviluppo sostenibile, all'attività di protezione civile, a caccia e pesca nelle acque interne.
Sposata, è mamma di Francesco.
Renata Briano da sempre si è occupata di attività venatoria, e noi di Cacciando.com abbiamo voluto farle questa breve intervista per chiederle il suo parere su alcune questioni che sono di stretta attualità per i cacciatori.
 
 
 
Come vede la caccia l’Europa?
L’Europa non ha un atteggiamento ostile verso la caccia, purché sia sostenibile e svolta sulla base di criteri scientifici e nel rispetto delle regole. Nel Parlamento europeo è nato l’intergruppo “biodiversità, caccia e ruralità”, che si propone di approfondire le problematiche inerenti questi temi. Penso alla direttiva armi ad esempio. Questo intergruppo, di cui sono vice presidente, è composto da vari europarlamentari provenienti da diversi Paesi e da diversi gruppi politici. La FACE, l’associazione che raccoglie la maggior parte delle associazioni venatorie europee, è molto attività a Bruxelles. In estrema sintesi si potrebbe dire che in Europa l’atteggiamento è sostanzialmente neutro.
Anche in riferimento alle procedure d’infrazione?
Chiunque può fare segnalazioni che possono portare all’apertura di procedure di infrazione. Su questo punto voglio fare approfondimenti, soprattutto perché sembra che si tratti di un procedimento sostanzialmente arbitrario in mano a questo o a quel funzionario. Non solo. I documenti non sono visionabili. Siamo di fronte a qualcosa di poco trasparente. A volte si è avuta l’impressione che venissero portate avanti soprattutto le segnalazioni provenienti da determinati mondi…
Parliamo d’Italia e delle richieste che giungono dal nostro Paese. Quali sono principalmente?
Sì, l’Italia si trova spesso al centro di questioni legate alla caccia, specialmente per quanto concerne la migratoria. Qui bisogna essere chiari e netti: la migratoria non può essere gestita da un singolo territorio, nemmeno da una regione o da uno Stato (come è oggi), perché le specie che migrano non conoscono confini. Servono regole comuni, anche perché diventa inutile proteggere una specie in uno Stato quando in quello confinante viene cacciata. In ogni caso l’UE si sta dimostrando disponibile nei confronti dell’Italia. Penso ad esempio ai Key Concepts. In questo caso però è necessario che il nostro Paese si attivi al più presto, risolvendo così problemi che si protraggono da troppo tempo e ponendo fine a una situazione che ha visto i cacciatori italiani sostanzialmente discriminati rispetto a quelli di altri Paesi come la Francia. 
Regole comuni, questo mi fa venire in mente il Piemonte. Lei sa che ieri il Consiglio regionale ha votato il divieto di cacciare le 11 specie che il TAR aveva imposto fossero reinserite nel calendario venatorio 2016/17?
Sì, l’ho saputo. Siamo di fronte a una situazione che ha dell’incredibile. I divieti imposti dall’assessore Ferrero non sembrano trovare giustificazioni né dal punto di vista scientifico né da quello giuridico. Il TAR mi pare si fosse già espresso piuttosto chiaramente su questo argomento. Nel caso della tipica fauna alpina nel passato le scelte erano state sempre supportate da dati scientifici raccolti secondo le cosiddette Linee Guida, dettate proprio dalla Regione Piemonte. Francamente non riesco a capire le motivazioni che hanno spinto la Regione a penalizzare così pesantemente i cacciatori piemontesi. 
Mi scusi Onorevole, ma l’Europa cosa ne pensa di queste vicende?
La decisione è di ieri. Non ho ancora avuto il tempo di sollevare la questione a Bruxelles, ma lo farò al più presto con un’apposita interrogazione. 
Lei è dello stesso partito del presidente Chiamparino e dell’assessore Ferrero. Non le sembra singolare la pensiate così diversamente?
Vede, il PD è un grande partito, con mille sfaccettature e tante sensibilità differenti. In genere nel PD c’è un atteggiamento di grande equilibrio su questo argomento. Per cui credo che questa domanda andrebbe fatta a loro...
In estrema sintesi: stanno sbagliando i suoi colleghi piemontesi?
Sì, senza dubbio!
 
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