Menu
RSS

facebooktwitteryoutubehuntingbook

Federcaccia Piemonte risponde a La Stampa (e…all’assessore!)

Federcaccia Piemonte risponde a La Stampa (e…all’assessore!)
Riceviamo e pubblichiamo
 
Nell’ultima settimana, il 16 e il 18 marzo, su La Stampa sono apparsi due diversi articoli relativi all’attività venatoria e alla così detta “razionalizzazione” di A.T.C. (Ambiti Territoriali di Caccia, 21 in tutto il Piemonte) e C.A. (Comprensori Alpini che sono 17), pervicacemente voluta dall’assessore Ferrero e fortemente osteggiata da Federcaccia Piemonte, ed altre associazioni venatorie riconosciute, che hanno anche presentato un ricorso al TAR contro quei provvedimenti. 
Va qui precisato, per chi ancora non sapesse, come A.T.C. e C.A. siano strutture associative di diritto privato e senza fini di lucro, che perseguono scopi di gestione della fauna selvatica, di programmazione dell’attività venatoria, di salvaguardia e miglioramento dell’ambiente naturale nel rispetto delle colture agricole.
Molte però sono state le inesattezze riportate dal giornale torinese, e pur comprendendo le finalità, certo “propagandistiche”  e politiche, dei due articoli, ci pare giusto tornare sulla vicenda per sgombrare il campo da dubbi o incertezze,  e rispondere alle tante critiche mosse nei confronti del mondo caccia. Punto per punto, senza nulla omettere.
In primis non è vero che i TAR ci abbia “…preso a schiaffoni”, come scritto nell’articolo del 16 marzo; al contrario, pur non concedendo la sospensiva richiesta, esso ha riconosciuta la piena legittimità e l’urgenza delle nostre ragioni, fissando l’udienza di merito per l’11 luglio, termine piuttosto breve per i tempi normalmente lunghi della magistratura amministrativa.  
I precedenti poi ci confortano alla grande, perché nelle ultime quattro occasioni su quattro gli…schiaffoni (e che schiaffoni!) li ha sempre presi la Regione, e ad assestarli siamo stati noi! Repetita iuvant?
Discutendo poi del milione e mezzo d’euro stanziato dalla Regione per i danni da cinghiale, e che molto ha impressionata l’opinione pubblica, va ricordato come esso provenga integralmente dai soldi dei cacciatori, che pagano una somma addirittura doppia di quella con la sola tassa regionale, senza contare tutto il resto. Quei quattrini poi dovrebbero essere trasferiti ad A.T.C. e C.A. proprio a garantire pagamento danni agli agricoltori. Così almeno dice la legge.
In Piemonte però si latita parecchio, e pare siano stati appena erogati una parte dei fondi 2014, un acconto per il 2015, e ancor nulla per il 2016; il tutto alla faccia di trasparenza e linearità, considerando che quei soldi la Regione li ha già incassati.
Inutile e profondamente ingiusto puntare il dito contro i cacciatori quando si è così poco virtuosi e puntuali nel pagare. 
Si scrive poi di cattiva gestione economica, e del “patrimonio complessivo” rappresentato dai circa sei milioni d’euro cumulati sui conti di A.T.C. e C.A.; tutto ciò per noi è vanto e non vergogna, e vuol solo dire che alcuni amministratori hanno lavorato bene, ma pure che, a differenza di quello che accade per il settore pubblico, hanno saputo gestire i soldi incassati dai loro associati. Osservare invece, come fa La Stampa, evidentemente “imbeccata” da qualcuno, che essi hanno investito “…pure in pronti contro termine: tutto legittimo, ma forse un po’ lontano dalle finalità di Atc e Ca…” significa non aver la minima cognizione di cosa voglia dire amministrare una tesoreria o una cassa, perché notoriamente i “pronti contro termine” sono lo strumento di liquidità più sicuro sul mercato, indenni da oscillazioni di borsa o dalle variabilità dei tassi d’interesse. 
Ma forse chi gestiva i conti di A.T.C. e C.A. avrebbe dovuto consigliarsi con politici e amministratori pubblici giacché, e pure in Piemonte è accaduto piuttosto spesso, loro i soldini dei contribuenti li hanno gestiti meglio, tanto da  impiegarli talvolta nei pericolosissimi “derivati”, oscuro strumento finanziario che in pochi sanno davvero maneggiare senza farsi del male.
Arriviamo alla rivoluzione copernicana voluta dall’assessore, il capolavoro di ingegno politico-amministrativo che avrebbe dovuto togliere dalle secche i disastrati conti di Regione Piemonte e salvare la caccia: l’accorpamento dei comitati di gestione.
Dicono farà risparmiare molto denaro, dimezzando da 760 e 380 gli amministratori di A.T.C. e C.A.
Nulla di più falso, perché al contrario ciò aumenterà le inefficienze e genererà nuovi costi, per rimborsi spese che cresceranno e anche per le prime richieste di stipendio (ora si lavora gratis); pare già avvenuto, confermando la nostra idea: gli accorpamenti alla fine diventeranno un vero e proprio…”poltronificio", posto ove indirizzare alcuni trombati della politica!
Chiudiamo con la mala-gestione di alcuni A.T.C.  e C.A., come riportato con dovizia di particolari da La Stampa.
Qui un plauso, perché bene ha fatto la Regione ad intervenire, e noi ci auguriamo che ora prosegua seriamente colpendo gli autori di eventuali misfatti o manchevolezze. Noi stessi come Federcaccia abbiamo già assunto significativi provvedimenti disciplinari ed avviate indagini interne nei confronti di nostri associati presenti in quei comitati di gestione (e comunque non erano gli unici cacciatori inseriti nei cdg), ma nel contempo ci chiediamo dove fossero gli uffici competenti.
Lamentare ammanchi, o una “…gestione non chiara dei fondi regionali…”, pare scusante piuttosto tardiva, la classica stalla chiusa quando i buoi sono ormai fuori, perché il compito della vigilanza e dei controlli ispettivi incombe sulla  Regione, ed è anche indifferibile. Ci si chiede a questo punto perché certe verifiche non siano state fatte per tempo, mettendo a rischio i denari destinati al pagamento dei danni e la gestione degli stessi AT.C. e C.A.; il tutto con grave nocumento per cacciatori e agricoltori, ma pure per lo stesso ambiente, con buona pace di chi pensa che la soluzione sia lasciar fare alla politica.
Federcaccia Piemonte non aveva visibilità su quei conti, mai l’ha avuta, e le colpe di pochi non possono certo inficiare il lavoro di molti; chiediamo quindi che la Regione faccia chiarezza su quelle situazioni. Urgentemente! 
Infine ricordiamo come l’attività venatoria in Piemonte non costi un euro ai cittadini, essendo a carico dei soli cacciatori.    
 
Allegati in pdf originale comunicazione Federcaccia Piemonte e articoli de La Stampa                                        

Torna su

Normative

Ambiente

Enogastronomia

Attrezzatura