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Anche Federcaccia Piemonte replica alla nota ISPRA

Anche Federcaccia Piemonte replica alla nota ISPRA

Federcaccia Piemonte scrive al Direttore del Corriere di Novara in riferimento alla nota ISPRA sui rischi rappresentati dalla prolungata siccità. Il giornale novarese, in un articolo pubblicato il 4 settembre scorso, aveva affidata la replica all'assessore Ferrero, ad associazioni ambientaliste e animaliste e a due consiglieri regionali di maggioranza (PD), entrambi vicini alle istanze animaliste; il mondo venatorio era stato ignorato del tutto.

Torino, 08 settembre 2017.

In riferimento all’articolo pubblicato nei giorni scorsi, titolato “Caccia sì, caccia no: dopo le osservazioni dell’Ispra replicano Ferrero e gli altri”, Federcaccia Piemonte, la principale associazione venatoria regionale, intende dire la sua.

La nota diramata dall’ISPRA, indirizzata alle Regioni, rappresenta solo un richiamo alla valutazione dell’eventualità di adottare misure restrittive all’attività venatoria e cinofila, e questo alla luce dell’anomalo andamento climatico degli ultimi mesi. In verità l’Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale ha compiti assegnati ben diversi da quello, e a questi dovrebbe attenersi invece di far riferimento a generici principi di precauzione senza portare a sostegno di tutto ciò alcun parametro demografico, o dati oggettivamente valutabili circa eventi biologici in atto.

Il mondo venatorio serio, Federcaccia in primis, è molto attento alla conservazione di ambienti e natura, proprio perché interesse dei cacciatori difenderli, e dunque, di fronte a dati scientifici certi ed inoppugnabili, forniti da enti terzi e senza conflitto d’interessi, non avremmo alcuna difficoltà a fare un passo indietro astenendoci dal cacciare; ma in questo caso quei dati non vi sono, mancano del tutto. O quasi!

Siccità e incendi hanno colpita tutta l’Italia, anche se non allo stesso modo, ma  proprio in queste ore il quadro meteorologico sta mutando velocemente, con l’arrivo di perturbazioni e piogge che spegneranno caldo e arsura.

D’altro canto proprio la mancanza di precipitazioni violente nel momento cruciale della riproduzione ha consentito agli animali, avifauna compresa, di avere in alcuni contesti una stagione favorevolissima, e come non si ricordava da anni.

La fauna selvatica in ogni caso non è mai priva di difese e capacità d’adattamento ai mutamenti climatici, senza considerare il fatto che molte delle specie migratorie oggetto di prelievo venatorio raggiungeranno il nostro territorio solo più avanti, quando l’emergenza sarà quasi certamente passata.

Alla luce di tutto ciò la polemica pare a noi del tutto pretestuosa e strumentale, non sorretta dalla scienza obiettiva e terza, semmai spinta dall’emotività dei singoli, se non addirittura da fanatismo o pregiudizio contro il mondo venatorio.

Non ci stupiamo che la richiesta giunga dai mondi ambientalista e animalista, a prescindere contrari alla caccia, e nemmeno lo facciano i due consiglieri regionali del PD, Barazzotto e Conticelli, dichiaratamente vicini a quelle istanze, ma è curiosa la posizione dell’assessore Ferrero che l’attività venatoria dovrebbe conoscerla e gestirla con equilibrio, e non invece penalizzarla come va facendo da anni.

Sintomatico lui si vanti quasi d’aver reintrodotto nella normativa regionale il divieto di cacciare alcune specie, tra cui una dozzina di anatidi e migratori, oltre a pernice bianca, lepre variabile e allodola, perché per quei suoi discutibili atti il TAR Piemontese l’11 luglio scorso ha mandato Regione Piemonte a risponderne direttamente di fronte alla Corte Costituzionale.

Questa non è certo una bella notizia per i contribuenti piemontesi, che così finanzieranno nuovamente le iniziative audaci e, per ora sempre perdenti, dell’assessore ad agricoltura, caccia e pesca.

Cordialità

Federcaccia Piemonte

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