TORINO 8 GIUGNO 2018, LA CACCIA S’E’ DESTA
- Scritto da Luca Gironi
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L’8 giugno 2018 il mondo venatorio italiano, unito e compatto così come lo è stato poche altre volte in passato, è sceso in piazza a Torino, sfilando orgogliosamente e civilmente in difesa delle sue ragioni, e di una storia antica e ricca di cultura e tradizioni.
La scelta del Piemonte, e della prima capitale dell’Italia Unita come sede della manifestazione, non è affatto casuale, perché qui si sta votando una legge sulla caccia che farà della regione subalpina quella con le norme più restrittive in tutta Europa, in palese violazione con quanto stabilito dalle leggi delle Stato e dalla stessa Costituzione della Repubblica Italiana, come nel caso del divieto di cacciare 15 specie previste dalla l.157/92, o delle limitazioni poste all’attività venatoria domenicale.
Il mondo venatorio non ci sta, e chiede rispetto e considerazione per un’attività antica quanto tradizionale, indispensabile per la corretta gestione del territorio e delle sue ricchezze naturali, utile per la difesa delle biodiversità e generatrice di ricchezza, essendo la caccia il volano di un’economia che in Italia produce quasi 10 mld di euro l’anno, oltre mezzo punto di PIL, e fa lavorare circa 87.000 persone; divieti e limitazioni assurde come quello della caccia alla domenica non servono certo a salvare specie selvatiche che peraltro non sono in pericolo d’estinzione, ma al contrario mettono a rischio attività e posti di lavoro.
La caccia è attività normalmente praticata in tutto il mondo, e i cacciatori ovunque sono rispettati, considerati come una risorsa cui profittare, e non come un problema da risolvere; dev’essere così anche da noi, in Piemonte e in Italia, e bisogna se ne prenda atto, senza pregiudizi o preconcetti.
In questi giorni è stato varato il nuovo Governo, a guida dell’Avv. Prof. Giuseppe Conte, e guardiamo ad esso con consapevole fiducia, nella speranza che ora la politica inizi ad occuparsi seriamente dell’attività venatoria, con l’aggiornamento di leggi che risentono dell’avanzare dei tempi, come la l.157/92, o l’altrettanto vetusta 394/91, norme che non debbono essere cancellate, bensì ammodernate.
Noi crediamo che l’attività venatoria debba avere un futuro importante in questo Paese, e questo anche difendendo le cacce tradizionali ma integrandosi con le indicazioni che ci giungono dall’Europa, e tutto sempre nel pieno rispetto di ambiente e mondo agricolo; infatti, qualora l’attività venatoria dovesse subire degli arresti, o ulteriori limitazioni oltre a quelle già imposte, sarebbero proprio questi ultimi a patirne le maggiori conseguenze, con grave danno per l’intera Società.
Auspichiamo quindi che il Piemonte sappia affrontare la questione rifuggendo dalle spinte ideologiche e da quelle emotive ora fortemente presenti, affrontando in maniera seria e consapevole la materia, servisse anche facendo un passo indietro se spintosi troppo in là nell’immotivata penalizzazione dell’attività venatoria; cambiare non sempre vuol dire cedere o recedere da proprie precedenti posizioni, semmai far esercizio d’autocritica e dimostrare intelligenza politica.
Confidiamo quindi nella saggezza del Presidente Sergio Chiamparino, di Giunta e Consiglio Regionale, e con questo li vogliamo ringraziare per questa occasione concessaci.
A Torino, l’8 giugno, La Caccia s’è desta!
La Associazioni Venatorie.
Allegato comunicato...