Arci Caccia Piemonte: Le istituzioni non sono “forti” se faziose… La legge andrà riscritta
- Scritto da Luca Gironi
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Dichiarazione congiunta del Presidente Regionale Remo Calcagno e del Presidente Nazionale Sergio Sorrentino:
Era scritto che per la legge sulla caccia sarebbe finita così. La Giunta Regionale ha fatto di tutto perché “l’acqua sporca” inquinasse, avvelenasse alcune potenzialità della normativa utili alla gestione della fauna selvatica che, noi non lo dimentichiamo mai, è patrimonio dei cittadini, tutti compresi i cacciatori.
Non hanno voluto ascoltare, accogliere proposte di equilibrio e saggezza ispirate al buon governo e rispettosa della legislazione nazionale. La Giunta ha voluto consapevolmente fare uno sgarbo normativo.
L’approccio prevaricatorio contro i cacciatori “coltivato” nella società da un animalismo razzista che già nel passato, insegna la storia, ha trovato sponde in regimi autoritari, ha offeso l’approccio scientifico alimentato da pregiudiziali ideologiche fondamentaliste, estremiste. Il civile garbato democratico segnale di allarme dato dai cacciatori scesi civilmente in piazza a Torino a difesa degli interessi della ruralità e della corretta attività venatoria ha trovato la Giunta Piemontese sorda ad ogni modifica presentata, anche a quelle sui punti sui quali il Governo ha fatto ricorso.
I cacciatori sono più forti quando fanno sintesi della loro diverse proposte. Con la pacifica manifestazione di Torino, che ha visto riunito il mondo venatorio con una sola colpevole assenza, quella di Federcaccia, hanno fornito argomenti seri all’iniziativa assunta dal Governo di fare ricorso alla legge. Quanti nella attuale maggioranza parlamentare nazionale vantavano e continueranno in Piemonte le stelle della rappresentanza della cultura abolizionista infischiandosene delle regole che dovrebbero valere e varranno per tutti grazie alla Costituzione si sono sconfessati. La Costituzione va rispettata sempre e comunque, non a proprio comando. Alleghiamo il comma specifico del dispositivo con cui il Consiglio dei Ministri impugna una legge palesemente incostituzionale e quindi “nata morta”:
“La legge della Regione Piemonte n. 5 del 19 giugno 2018, recante “Tutela della fauna e gestione faunistico-venatoria”, in quanto alcune norme, riguardanti l’esercizio dell’attività venatoria nei fondi privati e il calendario venatorio, eccedono dalle competenze regionali invadendo le materie dell’ordinamento civile e della tutela dell’ambiente, riservate alla legislazione statale dall’articolo 117, secondo comma, lettere l) e s), della Costituzione;”