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Il guardiano della valle

E’ una scurissima notte di inizio Ottobre ,il cielo tempestato da una moltitudine di stelle ,ma senza luna , si confonde all’orizzonte con il profilo nero delle cime. L’aria frizzante dell’autunno appena iniziato ha ormai sostituito quella più tiepida dell’estate finita da poco e a breve il mio abito attuale non sarà più adatto per affrontare il clima rigido che il generale inverno porterà con se in questi luoghi. Sono comodamente sdraiato, si proprio così , comodamente , su di un morbido tappeto di erba olina tra due grosse rocce e un basso cespugliato di rododendri , al riparo di un gruppo di larici che sembrano essere qui da sempre . Prima ancora che arrivi l’alba , noto sul sentiero  che sale dal basso , sul versante orografico opposto , due piccole luci simili a due minuscole stelle , ma sono lontane e in breve spariscono alla mia vista quindi non mi allerto più di tanto e resto fermo ad aspettare il giorno. Quando i primi raggi di sole arrivano , lo fanno come sempre da est , da quella porzione di cielo che si trova tra la Cima Revelli e la Colla del Pizzo , e inondano il Piano delle Meraviglie e tutti i suoi mughi grondanti di rugiada , i tanti sentieri e gli scoscesi canaloni a me noti ormai da anni e percorsi non so più quante volte . Questa è la mia sveglia ed è ora : mi alzo dal mio giaciglio , una bella stirata per rinfrancare un po’ le membra intorpidite e cautamente compio i primi passi aldilà dei larici , osservando ed esplorando con fare circospetto tutto intorno. La prima marmotta è già uscita dal suo sicuro nascondiglio ed appena un volo di gracchi vocianti le passano sopra inizia anche lei a farsi sentire , presto per lei arriverà il momento di un lungo sonno . Trovato un luogo adatto , in posizione dominante per controllare meglio e avere tutto sotto controllo , consumo un frugale pasto , non sono schizzinoso e nemmeno troppo selettivo con il cibo , e intanto lentamente continuo a risalire il pendio fino quasi alla cima. Arrivato in prossimità di un gruppo di pini , contornati da un cespugliato di ontani , arriva alle mie orecchie un suono di sassi rotolanti ; mi blocco istintivamente , usando le piante come riparo e , dopo essermi passato vicino , il rumore , che adesso è più chiaro e cadenzato , come di passi , si allontana. Con la cautela che mi contraddistingue muovo i primi passi verso una piccola prateria molto irta in direzione di una pietraia , attraversata la quale , dovrei uscire al limitare di un boschetto di larici , in posizione panoramica , ben protetta e di difficile accesso dove ho deciso di riposarmi e passare le ore più calde della giornata. Mi trovo così con il sole ormai alto a metà della pietraia sulla sommità di un grosso masso quando , a poca distanza davanti alla mia testa , un rumore assordante e poco naturale invade le mie orecchie , vengo investito da una pioggia di schegge e avvolto da una nuvola di polvere . Lì per lì , frastornato e stordito , non capisco se la sensazione che provo sia più paura oppure stupore , ma in breve inizio una corsa sfrenata in salita che , solo grazie all’ organo cardiaco che madre natura mi ha messo in petto , riesco a portare a termine . Raggiungo il limitare del bosco mi volto per un istante , breve ma non così tanto da impedirmi di scorgere a una notevole distanza due sagome che si muovono concitatamente nella mia direzione . Si avvicinano , ma io , molto più rapido , mi porto in quota , scollino nel versante opposto e dopo aver percorso un breve tratto di sentiero , passando con grande agilità da una roccia all’altra , raggiungo il mio nascondiglio , un anfratto tra due panettoni di roccia , quasi inaccessibile e ben occultato alla vista dei più , dove , spaventato ma molto più al sicuro decido finalmente di poter riposare : questo è il posto dove venni alla luce più di dieci anni fa . Il sole ormai tramonta a ovest nascondendosi dietro la Cima della Brignola e tingendo il cielo di un caldo rosso rubino, a breve calerà la notte e con lei ritorneranno le stelle ; domani sarà una nuova giornata e io sarò ancora qui , sulle mie montagne dell’ alta Valle  Corsaglia .
Da quel giorno , con il ricordo ben vivo , alla vista di quelle strane ma inconfondibili sagome bipedi , mi allontano sempre a distanze di sicurezza maggiori ed evitando di essere visto , seguendo un’altra cosa che la natura mi ha dato : l’ istinto .
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