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Il primo giorno di caccia

 

Il primo giorno di caccia

 

Il cielo screziato da sguardi benigni,

di stelle amiche compagne di viaggio,

ammanta i monti d’antiche speranze

ricordo ancestrale di notte dei tempi,

dei grandi misteri d’un cosmo infinito.

 

Tremule luci nel fondo del bosco

apron la strada al duro cammino,

risalgon sentieri che snodan sinceri,

svelan le insidie del buio più fosco.

 

Son uomini e cani legati da un sogno,

silenti e costanti catturan gli odori,

si riempon polmoni dell’ aria più vera,

godon rumori d’arcana memoria

profumi di vita che ancor si rinnova.

 

Traversan foreste di bianche betulle,

di acero verde che infuoca ad ottobre,

del faggio imponente che cresce orgoglioso,

di pini perenni e ginepri contorti,

dei larici fieri, dervisci danzanti,

che sveston di aghi e restan leggeri.

 

Il passo s’affretta e cadenza il respiro,

s’alzan vapori di grande fatica

s’impenna la strada che strappa con forza,

le creste dentate si aprono a loro

la luce soffonde chiarori dell’alba,

incendia le cime e accende speranze,

risveglia i cuori di forti passioni.

 

Manca ormai poco e giunge la meta,

braman gli uomini e fremono i cani,

s’allarga maestosa la conca glaciale

di laghi e graniti orlata ai lati,

i fievoli raggi  indorano i monti.

 

Si fermano i tre, rifiatan felici,

gli zaini son lievi, così i pensieri,

si tendon gli orecchi s’ascolta prudenti

si spera, si prega, s’attende il responso.

 

Un canto gridato si alza da nord,

risponde immediato un coro di voci,

le pietre taglienti risuonan di vita

e riempion i cuor di gioia infinita.

 

Lassù tra sfasciumi, tra ripide cenge,

tra nevi perenni e ghiacci lucenti,

albergan guardinghe le  bianche pernici

nivali regine, recesso dei tempi.

 

Si sciolgon i cani che parton veloci,

le frange setose son mosse dal vento,

i nasi potenti ricercan effluvi,

inizia la caccia, riprende la vita.

 

 

Testo di Alessandro Bassignana su foto di Andrea Cavaglià

 

 

 

 

 

 

 

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