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Cacciatori al voto

Cacciatori al voto
Ancora poco più di un mese e tutti i cacciatori italiani, e questo è certo trattandosi pur sempre di maggiorenni dotati di capacità e legittimazione giuridica ad esprimere un voto, saranno chiamati a scegliersi chi li dovrà governare per i prossimi cinque anni, almeno così si spera!
Caccia e politica si dice debbano starsene lontane l’una dall’altra, perché sebbene spesso siano considerate come due autentiche passioni la prima dovrebbe unire chi la pratica, e questo al di là della fede politica, mentre la seconda spesso divide, e accende gli animi di chi si trova su fronti opposti.
Le stesse associazioni venatorie nei loro roboanti, e talvolta disattesi, statuti si dichiarano apolitiche e apartitiche, ma poi, alla resa dei conti, non dimostrano d’esserlo mai pienamente, riuscendo a farsi tirare la giacchetta dall’uno o dall’altro.
Per la caccia tira aria di burrasca, e in molti se ne sono accorti, con una montante ondata vegano-animal-ambientalista che rischia di spazzare anni di lavoro e relegare l’Italia a ruolo di fanalino di coda dell’Europa anche su quest’argomento.
E allora questa volta cerchiamo anche noi d’essere pratici, e vediamo come dovrebbe agire il mondo venatorio in prossimità di elezioni politiche importanti come queste: astenersi dal prendere posizione, o invece fornire indicazioni di voto a tutti gli appassionati?
Io credo sia finito il tempo in cui i cacciatori potevano mettere la testa sotto la sabbia, ignorando i programmi elettorali o le storie dei candidati che s’andavano a votare, e questo perché stiamo vivendo anni piuttosto complicati, e il rischio si debbano…appendere doppiette e carabine al chiodo è meno remoto di quanto si pensi; a ciò s'aggiunge la pessima abitudine dei politici sempre pronti a promettere quando cercano i voti, altrettanto rapidi a fuggir dopo, quando c'è da mantenere.
Di caccia nei programmi elettorali dei vari schieramenti che si contenderanno la vittoria il 4 marzo se ne parla poco, ma qualcuno lo fa come la…pasionaria forzitaliana, la rossa Brambilla imbarcata da Berlusconi alla ricerca di qualche voto.
La nuova legge elettorale, varata “alla bisogna” secondo il consueto costume italiota, favorisce le coalizioni, ma consente la governabilità…senza inciuci…solo allo schieramento che riuscirà a superare il 40% dei consensi, impresa che al momento pare possibile solo per il centrodestra, or ora sospinto dai ritrovati entusiasmi intorno al redivivo ex-Cavaliere.
Difficilmente però il “Movimento Animalista” della…pasionaria forzitaliana andrà oltre il punto percentuale, e se lo raggiungerà sarà già molto, tenendosi molto lontano da quella soglia di sbarramento del 3% che consentirebbe alla sua pattuglia di fanatici animalisti di sbarcare in Parlamento.
Per lei, al più, vincesse il centrodestra potrebbe esserci qualche poltroncina di sottogoverno, ma molto difficilmente il Ministero dell’Ambiente come qualcuno paventa, o racconta in giro!
A garantire che non sia così nello stesso schieramento ci sono la Lega di Salvini, e Fratelli d’Italia della Meloni, molto più vicini alle istanze dei cacciatori di qualunque altra forza politica italiana, e che già governano in Regioni come il Veneto e la Liguria dove sono state varate leggi che puniscono il disturbo all’attività venatoria.
Saltando di sponda, all’altro grande schieramento, quello del centrosinistra, la situazione si complica parecchio, perché se in alcune regioni il PD appare abbastanza vicino al mondo venatorio, e ciò vale principalmente nel Centro Italia dove molti sono gli appassionati alle arti di Diana e Sant'Uberto, altrove, e qui dolorosamente penso al mio bistrattato Piemonte, il Partito Democratico sembra invece strizzare l’occhiolino al mondo ambientalista, penalizzando da alcuni anni i cacciatori subalpini.
Sono lontani i tempi in cui l’ex magistrato, e poi fondatore di Italia dei Valori, Di Pietro veniva candidato dal PDS (ex PCI e poi divenuto prima DS ed ora PD) nel Mugello, mostrandosi in vecchie foto che lo ritraevano con un bel carniere di fringuelli; ora chi va a caccia preferisce nasconderlo, anche se alla fine si scopre come in Parlamento ve ne siano stati sempre in gran numero.
Ma è guardando al terzo grande competitore che ai cacciatori vengono…i sudori freddi. 
Sto parlando del Movimento Cinque Stelle, i famosi “grillini”, adepti del ex-comico genovese, reclutati a piè sospinto in tutt’Italia quasi fossero stati fulminati sulla via di Damasco, o…unti del signore di Fantastico e Te la do io l’America!
Cinque Stelle è nato sul web e non sulle piazze, tra i blogger e non nelle fabbriche o nei circoli culturali, ma in pochi anni è diventato il primo partito italiano, superando, almeno così recitano i sondaggi, lo stesso PD, negli stessi anni rilanciato e poi ridimensionato da Renzi. 
Loro l’hanno sempre detto, dichiarandosi anticaccia ed io in Piemonte li ho visti all’opera, con la richiesta di vietare la caccia alla domenica, limitandola a tre sole specie, fagiano, lepre e cinghiale, oltre a numerosi altri vincoli che di fatto l’azzererebbero.
A ciò s’aggiungono i recenti proclami del premier designato qualora vincessero le prossime elezioni, Luigi Di Maio, che dimostra d’aver le idee chiare anche quando non bisticcia con i congiuntivi, quasi a far concorrenza a due eccellenti "trombati" di questa tornata elettorale: Di Pietro, che pietiva una candidatura nel PD, e il “vulcanico” Razzi, rispedito a casa, Abruzzo o Svizzera non fa differenza, dall’uomo di Arcore.
Di Maio, che non ama la caccia, l’ha poi ribadito pochi  giorni fa: niente più armi nelle case degli italiani, e dunque un’altra tegola che potrebbe cadere sulla testa dei poveri cacciatori italiani.
E allora, chiederete voi, ma alla fine...chi dobbiamo votare il 4 marzo?
Chi vi pare, come mi sembra logico, pur se in questo caso diventerebbe più semplice dirvi chi non votare, ma se alla fine riuscirete a scegliere uno schieramento e un candidato non ostili alla caccia anche voi avrete fornito un piccolo contributo alla causa del mondo venatorio.
 
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