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Romano Pesenti

Romano Pesenti

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Avv. Adelio Ponce De Leon

Nasce a Gavirate nel 1915, sulle sponde del lago di Varese ed è discendente da una nobile famiglia spagnola che vanta un Vicerè di Napoli, Don Antonino (1642), un Governatore di Milano, Don Luis(1662) ed un “Conquistador”, Don Juan, che nel 1555, in cerca della “fontana della giovinezza”, scoprì in America  la Florida.

adelio ponce de leon (1)E’ vissuto a lungo a Milano e, laureato in Scienze politiche e in Giurisprudenza, verrà poi da tutti conosciuto come l’”Avucàt”.

Assiduo frequentatore della Procura e del Palazzo di Giustizia per professione, dedica parte del suo tempo per scrivere articoli di caccia, roso da un’atavica passione di famiglia, che lo coinvolge già giovinetto in maniera quasi maniacale.

In un suo bel libro ci informa che ha “aspirato il profumo della caccia” ancora in fasce, quando il segugio Zanzur gli leccava la faccia.

Studente liceale, per il “Corriere Lombardo” e per riviste venatorie dell’epoca scriverà piacevoli articoli riguardanti sue battute di caccia col padre Antonino, pure lui avvocato.

Non ancora laureato, nel 1936 parte volontario per Tripoli  col grado di sottotenente  per la guerra d’Africa Orientale e da lì invierà corrispondenze di caccia alla rivista Diana Venatoria; articoli frutti di sue cacciate a gazzelle e pernici nel deserto, in compagnia della sua proverbiale browning, per rifornire la mensa della sua compagnia militare in Tripolitania. Tornato in Italia, si laureerà  anche in Scienze Politiche a Pavia.

Per dar seguito alla sua vita pericolosa, dal 1940 al 1942 combatterà ancora in Africa dove, come ufficiale carrista, riceverà dalle mani del Generale Rommel la croce di guerra, una medaglia al valor militare per sue azioni eroiche contro il comune nemico.

Fatto poi prigioniero a Tobruk, riesce avventurosamente a fuggire dal campo di prigionia e rientra in Italia per collaborare con la resistenza.

Ricercato fugge in Svizzera, dove comanderà poi  un campo di  prigionieri italiani internati in quel paese neutrale .

Terminata la guerra continuerà ad interessarsi sempre più di politica venatoria, collaborando con la F.I.D.C. di Milano, con vari incarichi dirigenziali e continuando  a scrivere, da giornalista ormai affermato, articoli di caccia per le migliori riviste venatorie del tempo, dirigendo e fondandone alcune.

adelio ponce de leon (2)Ha legato il suo nome alle pagine del “Cacciatore Italiano”, ”Andando a Caccia”, ”Caccia e Pesca”,  "Diana”,"Caccia e Cani", “Sentieri di Caccia”, firmando pezzi in lingua anche per le riviste straniere “La Caza”  spagnola e “Plaisir de la Chasse  francese.

Come scrittore di libri, Ponce de Leon non è stato da meno, tanto  da pubblicarne  fino agli ultimi giorni della sua vita.

I suoi volumi ammontano a 21, più altri 2 scritti in collaborazione con altri Autori.

Adelio, uomo di profonda cultura umanistica e generale, brillante e preparatissimo, esperto in tutti i campi venatori, non ha nessuna difficoltà a scrivere libri cinegetici sui  temi più vari della Letteratura Venatoria: narrativa, tecnica, cinofilia, storia della caccia, ecc. ecc. e di ornitologia, dove ci lascerà un vero trattato sulla caccia al beccaccino,suo chiodo fisso.

Ha praticato questa caccia così appassionatamente per una vita, da essere poi, con altri illustri personaggi,  un fondatore del più antico Club esistente in Italia, ”Il Club del Beccaccino”.

Dopo aver  diretto questo consorzio di appassionati, in qualità di Presidente per molti anni, gli è stata riconosciuta e attribuita per meriti la carica  di Presidente Onorario fino al giorno della sua morte.

Gli amici più intimi, quelli che hanno vissuto in sua compagnia, lo chiamavono, oltre che simpaticamente“ l’Avucàt”, anche “Mitraglietta”, per il suo vezzo di scaricare spesso la sua Browning fino all’ultimo colpo su un selvatico già colpito al primo colpo, tanto che poi l’assiduo amico compagno di caccia Sergio Senesi gli diceva: “..Avucàt, adess quest chì t’el mànget ti…” (adesso questo qui lo mangi tu).

Sempre con l'amica sigaretta pendente fra le labbra, Adelio ha vissuto una vita molto avventurosa, ha cacciato  in ogni parte del mondo e, anche per l’innata curiosità  di provare sempre cose nuove, ha percorso  i più lontani e selvaggi sentieri della terra, alla ricerca di luoghi  più ameni  e più ricchi di selvaggina.

adelio ponce de leon (3)E le donne? Bionde, gialle o nere, come sempre affermava nei suoi discorsi ... "per non avere storie le ho pagate tutte profumatamente"...

E’ vissuto nell’ amicizia dei più grandi Personaggi dell'ultimo secolo,non solo della Caccia, ma dello Sport, dello Spettacolo e della Cultura; nomi per il cui elenco non basterebbe una pagina in più di questo scritto e, con la sua recente scomparsa, è mancato un vero pilastro della nostra storia.

Nel 2008 a Roma viene insignito dalla FIDC del titolo di " GENTILUOMO CACCIATORE " per i suoi alti meriti nel mondo della Caccia.

Nel 2010 riceve il " PREMIO ISIMBARDI ", Medaglia d'oro ed Alta Onorificenza che la Provincia di Milano conferisce  ai cittadini milanesi più meritevoli nei vari ambiti della vita sociale.

 

Conobbi Adelio negli anni ’70 quando, in qualità di Presidente Federcaccia, premiò un mio setter per la sua vittoria nella “Quaglia d’oro”, gara che si teneva annualmente nel vasto campo dell’ippodromo di S.Siro. In quell’occasione, oltre alla  medaglia d’oro,  mi regalò anche il suo  libro

“Il Profumo della Caccia”, facendo nel contempo un discorso sulla scarsa inclinazione alla lettura dei cacciatori italiani.

Gli fui amico, amico molto stretto e intimo per gli ultimi trent’anni della sua vita, sempre con lui in auto, in treno o a piedi in ogni parte, soprattutto dove la sua presenza era richiestissima.

Uomo di una simpatia dirompente, straripante, dotato di un eloquio colto e preparato su ogni tema;  ironico e canzonatorio quanto mai nessun’altro, ma, da vero Signore, mai sopra le righe e, di riflessi ancora prontissimi  malgrado l’età molto avanzata.

Quando la sonnolenza  iniziava a prendere piede nelle noiose conferenze, manifestazioni o  assemblee di caccia, Adelio afferrava  il microfono e, alla fine dei suoi dotti e simpatici  sproloqui, dalla platea si sollevava un vero tripudio di applausi.adelio ponce de leon (4)

In ogni discorso, il suo scherzoso incipit  era...”Dopo una vita di sofferenze, di stenti, di tribolazioni, di pericoli e di mie continue sopportazioni di amici e parenti ...eccomi ancora  qua per dirvi che...” ,

e per un’ora abbondante era al centro dell’attenzione di tutti,conferenzieri e partecipanti.

Era ormai lui oltre gli ottanta e pensavo di stargli vicino, per essergli  di aiuto e conforto nella sua vita..”di stenti, di sofferenze ecc...”,ma  mi sbagliavo, non era proprio così: era Adelio che con la sua eterna verve, curiosità, profonda cultura,  e simpatia rallegrava i miei giorni.

Ero per lui il “preumano de Bià”, che gli doveva ogni anno fornire due penne a lira della coda del gallo forcello per i suoi lussuosi cappelli tirolesi.

 Finiti i tanti pranzi a cui era invitato, e dopo il caffè che lui voleva "potente e bollente", chiedeva sempre a un fumatore una sigaretta e, per ubbidire al suo medico curante che gliela proibiva, scartocciava il tabacco di questa nel camino della pipa e così, diceva lui, ottemperava al comando.

Muore a Milano il 25 Aprile 2011.

 

Caro vecchio Adelio, quanto mi manchi !

 

Le sue Opere.

 

Nel 1942- adelio ponce de leon (5)CACCIATORI ALLEGRI – Edizioni Mormino, Milano  in 16 di 30 pagine. Storiella di un cacciatore sfortunato e pasticcione.

 

Nel 1945 – PADELLE E CENTRATE – Edizione Sportiva, Milano, in 8 di 179 pag. Con tanti ricordi e racconti di caccia.

 

Nel 1961 – IL BECCACCINO – Editoriale Olimpia,in 16 di 191 pag. illustrate con disegni del pittore Lemmi - La prima monografia sul beccaccino e sulla sua caccia. Un vero trattato sulla caccia a questo scolopacide. Rieditato da Olimpia in 2° edizione nel

 

Nel 1961 – BATTUTE DI CACCIA –Omnia Editrice Milano, in 8 di 137 pag. 23 racconti di caccia scritto e a lui dedicato in ricordo del fratello più giovane Dante,morto in un incidente del treno Varese-Milano  e con una bellissima prefazione del Cedrone (Franco Ceroni Giacometti).

 

Nel 1962 – MOMENTI DI CACCIA – Omnia Editrice,Milano in 8 di  pag. Illustrate da Triaca e Bertuletti. E’ un rifacimento di Padelle e centrate con aggiunte di altri racconti.

 

Nel 1964 –SELVAGGINA – Edizione Novarco, Milano.In 8 di 224 pag. Fa parte della Piccola enciclopedia della caccia edita dall’editore in 10 volumi dedicati alla Selvaggina, ai Cani e alla Storia della caccia. Questo è il Quinto volume e tratta la Selvaggina Migratoria, dedicato al fratello maggiore Eustachio.

 

Nel 1965 – GLI STANZIALI ALATI – Edizioni Novarco, in 8 di 242 pag. E’ il volume Nono della piccola Enc.(vedi sopra).

 

Nel 1971 – IL PROFUMO DELLA CACCIA – Editoriale Octopus di Milano, in 8 di 275 pag. illustrato con bei disegni, credo dell’amico Triaca. In questo bel libro, Adelio si racconta e ci fa partecipi della sua vita venatoria,dagli inizi fino alla cacciate in Africa del periodo di guerra, con alcuni racconti,che sono resoconti di cacciate all’estero.

Riconosciuto come uno dei suoi migliori libri, verrà rieditato dall’Editoriale Olimpia nel 1981, con una prefazione di Piero Chiara.adelio ponce de leon (6)

 

Nel 1975 – LA SELVAGGINA DEL CANE DA FERMA – Bietti Editore,Milano, in 8 piccolo di 365 pagine,con tantissime foto di cani e selvaggina. Nella prefazione, Rodolfo Grassi, giornalista  del Corriere della Sera, così scrive. “E’ un bel libro,originale, dove si rivaluta la caccia, la selvaggina e il cane da ferma. Una testimonianza del tempo resa da un uomo vero. Un atto d’amore verso la caccia e la cinofilia.

 

Nel 1976 – ITINERARI E CORRISPONDENZE DI CACCIA – in 8 rilegato, di 276 pagine, con tante fotografie. Una raccolta di  corrispondenze di caccia, dall’Africa all’Europa Est/Ovest, in una ventina di nazioni, con resoconti di itinerari venatori ricche di racconti di cacciate, di indicazioni turistiche, modalità ed usi di caccia e altre notizie sulla selvaggina cacciabile.

 

Nel 1977 –LA LEPRE – De Vecchi Editore, Milano, in 8 di 115 pagine ricche di foto e disegni. Monografia dell’animale...e come si caccia e si cucina.

 

Nel1977 – IL FAGIANO – De Vecchi Editore,in 8 di 95 pagine con fotoe disegni -  Storia, allevamento e ricette.

 

Nel 1995– I PREUMANI DELLA CACCIA – Bertacchi Editore. Genova, in 8 di 163 pagine, illustrate dai disegni di Mario Lanterna.  “Mitraglietta”, chiamava  - me compreso col “preumano de Bià -” gli amici con questo scherzoso ed ironico vocabolo e, su questo bel libro, tratteggia... più i vizi  che le virtù, di alcuni amici cacciatori. Libro spassoso e di piacevolissima lettura.

adelio ponce de leon (7)Nel 1995. INTERNATI DI LUSSO - laser Edizioni, in 8 piccolo, di 160 pagine - Un libro romanzato sul suo comando in esilio di Internati italiani nel suolo neutrale svizzero. ” Era un miscuglio di uomini e di giovani, settentrionali e meridionali. La maggior parte era fuggito da casa dalle Prealpi vicino alla frontiera, alcuni erano arrivati dalle guarnigioni di confine, sfidando il pericolo della cattura durante la fuga e dal viaggio di deportazione in Germania, altri erano entrati dalla Francia, balzati giù dai treni sotto la scorta tedesca...Lui nel romanzo è Diego, tenente carrista, scappato da Tobruk,...come realmente fu nella realtà.

 

Nel 1996 – IL CASSERO DEL LAGO – Laser Edizioni, in 16 di pag.197. Romanzo un po’ autobiografico, ambientato sul lago  di Varese a Gavirate dove l’Autore è nato, ricco di personaggi caratteristici del luogo, che in realtà sono gli amici della sua gioventù goliardica, pennellati con una simpatica ironia. Adelio era orgoglioso per aver scritto questo libro e lo dichiarava il migliore fra i suoi.

 

Nel 2000 – CACCIA AL BECCACCINO – Editoriale Olimpia, in 8 di 87 pagine illustrate da fotografie e da disegni di Lemmi. E’ praticamente la 3° edizione di  “Il Beccaccino” del 1961, ampliata ed aggiornata nel taglio e nei contenuti.

 

Nel 2001 – DALL’ALLODOLA ALL’ELEFANTE – C.A.F.F. Editrice in 8 di 290 pagine.Elegante edizione rilegata in cui Rodolfo Grassi scrive : “Personaggio in un universo improbabile ai più.Adelio Ponce de Leon racconta favole vere. Le ha scritte col fucile, giorno dopo giorno,camminando in una attualità fatta di incontri, di ricerche, ma anche di neve, falasco, sabbia e sangue...Testimone di se stesso...Tante storie di ordinaria eccezionalità...un fantasmagorico diario che ha la suggestione di fiabe vissute”.

 

Nel 2003 – FLORILEGIO DI CACCIA – Edito dalla Prov.di Milano. E’ una raccolta di molti suoi scritti su una rubrica  sulla Rivista “ Sentieri di caccia .“

 

Nel 2004 – BECCACCE A SBATTINFACCIA – Editoriale Olimpia, in 8 di 206 pagine. Sono 46 racconti di sue cacciate in Italia e all’estero. Il termine “sbattinfaccia” è il gesto e una abitudine scherzosa  dell’Autore,  al rientro dalla caccia, di sventolare sotto il naso del fratello Dante tutte le beccacce catturate.

 

Nel 2007 – VIZI E VIRTU DEL CACCIATORE – Grafiche Emmedi  di Sesto S.G. di Milano. in 16 di pag. 107. Anche su questo libro tratteggia in modo spassoso e ironico quelle che lui ritiene i peggiori vizi dei cacciatori...con le poche virtù riconosciute.

 

adelio ponce de leon (8)Nel 2008 – BAGLIORI DI CACCIA – Editoriale Olimpia,in 8 di 285 pagine. Una raccolta di 50 suoi bellissimi racconti di caccia. Ultima sua Opera che, ... se è andata alla stampa, il merito è anche un poco.. mio,non certo per il contenuto, ma per le notti che ho passato sulle sue pagine scritte a mano o sulla sua Olivetti  Lettera 22, per un pesante “labor limae”  di correttore di bozze, per errori ortografici e di ripetizioni  dovuti alla veloce stesura e alla  brutta copia della scrittura “buttata giù di fretta” - come mi scriveva nelle lettere di accompagnamento ai racconti - e di computerizzazione degli stessi, per l’invio alla casa Editrice. “Caro il mio Romano preumano de Bià (...di Abbiategrasso), correggi, modifica, aggiungi, metti i punti e le virgole, e sbatti tutto quanto nel "compiuter" (così lo scriveva volutamente Adelio) ...ti pagherò poi il caffè con lo zucchero dal Biffi.”

 

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Alberto Noghera

 

Anche quest’Autore è un personaggio che ben si inserisce in quell’epoca dell’inizio 900, periodo in cui, sulla spinta del grande Arturo Renault, la nostra Letteratura Venatoria comincia a prendere vigore ed importanza.

Il Conte Alberto Noghera, di nobile e ricco casato, nasce a Milano nel 1896, ma in gioventù si trasferirà con la famiglia a Torino dove, nei dintorni della città, possiedono una villa con grande parco e molti  terreni.

Dopo qualche anno, per circostanze  familiari dolorose, vendute le proprietà piemontesi, ritornano a Milano, dove il giovane Noghera terminerà il corso dei suoi studi umanistici intrapresi a Torino e si diplomerà frequentando  un liceo classico della città. In famiglia, padre, zii e fratelli sono tutti cacciatori  appassionatissimi e Alberto, per una buona votazione scolastica, ad otto anni riceve in premio un fuciletto Flobert calibro 9. Durante le vacanze estive  si trasferisce con la famiglia in Veneto dove, con  gli zii paterni ivi residenti, i Noghera possiedono villa e fattorie.

Alberto, sotto la guida del padre, col flobert inizierà le sue prime esperienze venatorie cacciando nel parco e nei dintorni della villa uccelletti e merli, non disdegnando qualche volta, di nascosto dal padre, di sparare qualche colpo con un fucile a bacchetta di un loro contadino cacciatore, a selvatici più importanti come starne e lepri.Ormai appassionatissimo di caccia, raggiunto il diploma, riceverà in dono una doppietta inglese cani esterni del calibro 12 di marca prestigiosa e,  con l’ausilio di cani da ferma di uno zio, comincerà la sua ...”carriera”  di valente tiratore e cacciatore.

Suo terreno di caccia, per le sue scorribande venatorie, saranno le marcite e le risaie della bassa padana a beccaccini ed anitre. Da subito, dimostrerà una bravura eccezionale nel tiro a volo, riempiendo i carnieri di beccaccini e di altra selvaggina. Ormai la caccia, da passione sfrenata diventa per lui quasi una mania e, di mattino presto, parte da Milano col treno per raggiungere Mortara ed altre località della Lomellina. Indefessamente, come lui stesso ci dice, senza mai fermarsi  per riposare e mangiare, caccerà  tutto il giorno beccaccini in marcite e stoppie di riso  .

Tanto è la predisposizione naturale e la valenza al tiro a volo, che a soli diciassette anni prende parte a una gara di tiro al piccione a Pavia  e divide, con un già famoso tiratore, il primo premio. Ma in quegli anni incombe la prima guerra mondiale e verrà chiamato alle armi, dove sarà arruolato nell’arma aerea e, da pilota fra un’azione di guerra e l’altra e,  per non smentire la sua innata passione venatoria, nei campi di volo di Cameri e di Venaria Reale, troverà il tempo per impugnare anche la doppietta, cacciando la selvaggina presente nei dintorni di quelle località. 

Terminata la guerra, si trasferirà a Roma e, tra una gara di tiro  in Italia ed all’estero, dove risulterà spesso vincitore, e la caccia nelle paludi Pontine, in cui ha acquistato una capanna/dimora alla Mortola,  vivrà  per quasi  dieci anni stabilmente in quella palude. Come accompagnatore nelle sue cacce, e poi grande amico, avrà il Lello, un padulano gran cacciatore  di professione consigliatogli da un’armeria di Roma di cui era assiduo cliente.

Ma la vita del Noghera è altalenante, con alti e bassi sia nella fortuna come nelle disgrazie familiari  per tracolli economici e così, negli anni trenta, anche per un grave lutto con la morte della moglie Paola.  è costretto a ritornare a  Milano. Per vivere e   sostenere la restante famiglia, tra una cacciata e l’altra, a cui non sa rinunciare, frequenta le gare di tiro a volo e al piccione, dove eccelle e vince titoli e ricchi...premi  ma, per sbarcare il lunario, finite le sostanze, deve ormai inventarsi una professione.Ben introdotto nel mondo venatorio  milanese, amico dei grandi personaggi che ruotano intorno alle attività culturali della caccia: Ceroni Giacometti,  Nino Broglio. Ponce de Leon, Ferriani ed altri, che lo aiutano in questi suoi nuovi momenti di difficoltà, comincia a collaborare con articoli venatori con le riviste più note e  presenti in città.

Rivelatosi scrittore e giornalista di ”buona penna”, diventerà poi per alcuni anni direttore dell’importante  settimanale  “Il Cacciatore Italiano”, che prima è organo del Kennel Club poi ENCI e che dopo sarà il giornale ufficiale della Federazione Italiana della Caccia, unica Associazione Venatoria in quei tempi. Ma il Noghera  è un personaggio affascinante, brillante  uomo di mondo, abituato a una vita dispendiosa, con frequentazioni, per censo, di ricchi nobili e di personaggi dell’ alta borghesia  ed è cosa certa - per testimonianza dell’amico Avv. Adelio Ponce de Leon che l’ha frequentato - che in una gara al piccione a Montecarlo, conosca una ricchissima principessa russa, con cui andrà a convivere per alcuni anni a Parigi,  nel lusso e nelle più agiate e sregolate condizioni di vita.

Pare che convinca la nobildonna  ad acquistare  un aereo da turismo e che, pilotato da lui stesso - che fu pilota in guerra del 15-18 -  si rechino nelle più prestigiose località di  bella vita in Europa e  in tutte quelle lussuose città con campi di tiro al piccione, in cui per abitudine il Noghera partecipa a gare,  che spesso vince. Queste stagioni, poi, come spesso avviene nella vita, prima o dopo possono per vari motivi finire…e, sic stantibus rebus, il Conte Alberto è costretto al rientro   a Milano e lì vive…arrangiandosi come può - sempre aiutato dagli amici- scrivendo libri e articoli di caccia, di armi, di polveri e   di caricamento cartucce, argomento in cui è molto esperto e competente. Per arrotondare, tiene anche una rubrica venatoria sul quotidiano “L’Unità”,  fino alla fine dei suoi giorni. 

Noghera muore  a Milano nell’anno 1968.

Le sue Opere.

Nel 1940 – Cartucce e polveri da caccia – Edito da Soc.An. Editr. Cinegetica “Il Cacciatore Italiano” di Milano, in 16 di di 134 pagine - Brevi note e consigli pratici  per il caricamento di cartucce. Riedito nel 1942, come sopra.

Nel 1943- Come sparare a caccia – Edito da “Il Cacciatore Italiano” Soc. Cinegetica, in 16 di 127 pagine, scritto in collaborazione dell’amico NINO BROGIO - Sono consigli di tiro in pedana e a caccia alle varie specie di selvaggina, le più importanti.

Nel 1944 – TIRO A VOLO – Edito da Sperling & Kupfer di Milano, in 4 piccolo di 122 pagine. Consigli di tiro, regole,campi di tiro, fucili, cartucce ed elenco dei nomi dei Campioni più famosi  di tiro vincenti,con tante foto e 8 tavole fuori testo. Veramente un libro molto interessante per l’argomento Tiro.

Nel 1945 – Sole di novembre – Edito da Soc.An. Editr. Cinegetica “ Il cacciatore Italiano” di Milano, in 16 di pagine 258,con disegni di Pippo Triaca Fabrizi. Sono Bozzetti, novelle e ricordi di caccia,con capitoli di sue considerazioni e annotazioni sulla caccia, che daranno il titolo al libro.

Un libro di piacevolissima lettura.

Nel 1959 – Dal mio diario di caccia – Editoriale Olimpia di Firenze, in 16 di 161 pagine illustrate dal disegnatore Biagio Beretta. Sono principalmente il resoconto delle sue cacciate nell’agro romano. Ritengo sia il più bel libro scritto dal Noghera. Avvincente ed interessante per le sue favolose cacciate e per le descrizioni dei paesaggi e modalità di caccia nella palude Pontina degli anni trenta del secolo scorso.

Nel 1963 – FUCILI CARABINE E POLVERI DA CACCIA – Edito da Novarco di Milano, in 8 di pag. 260, illustrate da foto di fucili, cartucce,schemi, disegni di parti di armi,tabelle ,marchi e quantìaltro si riferisca ad armi e tiro. Il libro fa parte della “Piccola enciclopedia della caccia” della Novarco ed è il Numero 1.

Romano Pesenti

Giuseppe Sutto

 

Di questo Autore è il secondo libro presentato, sempre per merito del Museo Itinerante Venatorio di Andrea Ceri, durante la Fiera di Caccia e Pesca di Longarone (BL).

 

Giuseppe Sutto  nasce a Camino di Oderzo ,in provincia di Treviso, dove tuttora vive.

Dopo aver conseguito la maturità classica al Liceo “A.Canova” di Treviso, si è  laureato in Scienze Agrarie presso l’Università di Padova.

Ha  insegnato per alcuni anni Ossevazioni scientifiche nella Scuola media di Oderzo, quindi Scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali nella Scuola media di Cessalto.

Dal 1973 fino al 1998, anno del suo pensionamento, ha svolto l’attività di insegnante, per le stesse materie scientifiche, alla Scuola media di Mansuè (TV).

 

Giuseppe è un appassionato cacciatore e, dopo più di dieci anni trascorsi immerso nei suoi hobby, ha qualche sussulto di nostalgia.  Nel tentativo di allontanare la malinconia che lo coglie quando pensa alla scuola e ai suoi tanti allievi, con questo libro , torna a parlarci degli anni passati coi suoi alunni.

Ce lo dice lui stesso, e lo fa raccontando delle “storie” come quelle che, in un clima di grande familiarità,” nascevano in classe durante i  “cinque minuti di riposo”: la pausa canonica che concedeva agli allievi fra due ore consecutive di lezioni.

Di solito, e spesso, si parlava di detti veneti, soprattutto riferentisi a proverbi sugli uccelli e, prendendo spunto da questi riferimenti, il dialogo fra gli allievi, diventava una lezione di ornitologia. Domande e risposte si susseguivano con tanta attenzione e interesse, che i cinque minuti si ...dilatavano e, di sovente, diventavano argomento dei ‘cinque minuti’ dei riposi delle  ore di lezioni successive..

In queste “storie” l’Autore, con una vena di nostalgia, ricorda alcuni momenti della sua vita d’insegnante, ma si svela anche come uomo, manifestando i suoi interessi, le sue passioni venatorie, i valori in cui crede e, con una certa autoironia, le sue piccole manie.

Ci descrive alcune sue cacciate con i suoi bravi bretons e ci racconta le diverse  pulsioni interne alla famiglia: della moglie un po’ contraria alla caccia, al disinteresse del figlio, ma anche delle sostenute difese della figlia, che ne condivide la passione e che, innamorata dei suoi cani, a lui si accompagna nelle uscite a caccia.

 

Kim, è il suo breton più anziano ed è tanto  bravo a caccia, che lo definisce “ cane parlante”.

Sili, la figlia di Kim, avuta da una cucciolata  per diritto  di monta, è “la simpatica canaglia”, perché furba, svelta, gelosa  ed indipendente e dal dente un pò...duro; guai al cane che tenta di toglierle il selvatico dalla bocca.

 

I riferimenti, poi, ai tempi della sua infanzia e adolescenza, offrono al lettore l’occasione per conoscere o ricordare  un mondo ormai lontano o dimenticato.

E', come afferma, il “ piccolo mondo antico” della nostra civiltà contadina, che con la sua cultura ed i suoi valori, pur nella povertà diffusa, dava certezze e serenità alle famiglie.

 

Mi piace qui ricordare un suo bel racconto: “Tuta roba vécia “, in cui cita proverbi veneti e riferimenti  del passato contadino di quei tempi, della vita in campagna: semplice, ma ricca di valori e di saggia cultura campestre. Racconto in cui invita i suoi allievi a reperire in famiglia, dai padri, e soprattutto dai nonni, che in quegli anni erano tutti contadini e che ne sono ancor oggi i custodi, notizie, termini, lavori, strumenti, oggetti, reperti e tutto quanto può servire per conoscere e perfino ricostruire  le radici e le tradizioni del loro passato.

 

Il testo è scritto in modo chiaro, preciso, corretto, ma non aridamente scientifico.

Durante le lezioni di scienze della natura, che Sutto definisce  “antica madre” di tutto,  ha sempre spronato gli allievi ad ammmirarla e ad amarla, immersi in essa,...anche in soli ”cinque minuti di riposo”.

 

Nel capitolo finale l’Autore così scrive: “ Basta dedicare un po’ del nostro tempo a guardarci intorno: un fosso alberato, una siepe, un prato, un bosco, un corso d’acqua, ma anche solo un albero, può essere un piccolo ambiente naturale al quale prestare la nostra attenzione per rilassarci.”

 

Parole sante !

 

 

Il suo libro.

 

“CINQUE MINUTI DI RIPOSO”- 2012-Tredieci Editrice, Oderzo(TV) tel. 0422-440031 editrice.info@tredieci

Un libro di 200 pagine,con 12 bei racconti di caccia e di vita, Libro di piacevolissima lettura..anche istruttiva.

 

 

Romano Pesenti

Alessandro Fulcheris

Per completare la triade dei libri venatori illustrati alla Fiera della Caccia di Longarone 2013, con l’avallo del Museo Itinerante di Andrea Ceri, mi piace  presentarvi un giovane amico, brillante e novello scrittore di libri di caccia: Alessandro Fulcheris.

 

Nasce a Piombino (LI) il 17 ottobre 1963 e vive a Campiglia Marittima (LI) con moglie e due figli.

Si diploma ed inizia un’attività commerciale come Capo Area di un’importante Azienda di prodotti ittici, per poi passare, dove oggi lavora, ad un’altra  importante Azienda di Catering di prodotti Alimentari per la ristorazione( Etruria Cash And Carry Etruria di Grosseto)

 

Alessandro è un bel giovane alto e snello e appassionatissimo cacciatore cinofilo, ma come

 cacciatore responsabile ha sulle spalle anche  ventisei anni di associazionismo venatorio e, da qualche anno, riveste la carica di Presidente Regionale Toscano di ANLC (Associazione Nazionale Libera Caccia).

 

Alessandro è un uomo attivo, poliedrico e, molto attento e presente nelle istituzioni sociali,  oltre alla veste di dirigente di Associazione Venatoria, dal 1990 è anche, come politico, Consigliere Comunale di Piombino, dove ha la carica di Presidente  della Seconda Commissione Bilancio. 

 

E’ però anche un simpatico uomo toscano ed  ha  penna facile, colta e sciolta e, come si suol dire, sciaquati... la sua lingua e  panni in Arno, sa scrivere divertenti storielle di caccia  che s’ispirano  al bozzetto toscano più verace, con stile fresco e genuino.

Senza scomodare gli Dei dell’Olimpo dei nostri Novellieri Toscani del passato (Fucini, Paolieri, Papini  ecc, ecc,)  e senza essere irriverenti nei loro confronti, credo che Alessandro meriti il nostro plauso e ne sia un ...bravo  discepolo.

 

 E così, in una postfazione al libro di Fulcheris, ben impressionato dal suo modo di scrivere, commenta il suo libro anche Giuliano Incerpi, grande Direttore di quella Diana, che fu la bella ed istruttiva rivista che ci accompagnò per tanti anni nella nostra vita culturale venatoria.

Scrive: “Nel cuore di ogni cacciatore c’è un racconto.Un racconto che si snoda in centinaia, migliaia di volte, uguali e diverse. Dietro il racconto di un cacciatore c’è un uomo. Diverso ma uguale a quello che vide l’alba del primo giorno in cui si accese in lui il primo pensiero. Istinto, ragione e riflessione si fusero, allora, per elaborare un linguaggio col quale comunicare impressioni ed esperienze,…e la caccia fece da collante.”

 

“ Libri come questo sono un dono importante per tutta la società” Così commenta Paolo Sparvoli,Presidente Nazionale della Libera Caccia.

 

Conobbi Alessandro nel 2012 durante il Capetav di Bastia Umbra, dove visionando  il depliant della sola immagine della copertina del libro pubblicizzato presso lo stand dell’Editore, ritenni quell’immagine  poco adeguata e forse anche un po’ sbagliata per il titolo del libro e per l’argomento trattato. Parlando con l’autore presente,  da vecchio bibliofilo di libri venatori, gli feci presente la cosa..ed Alessandro, da persona intelligente e sveglia, convenne ed accolse da subito  le mie critiche e suggerimenti, cioè che un libro, per essere” accalappiante “, per prima cosa deve avere una copertina interessante e bella.

 

Da quel momento fra noi nacque poi un’amicizia e una  collaborazione, e in seguito gli fornii una serie di immagini di mie cartoline umoristiche di illustratori famosi di vecchi tempi, adeguate sia alla copertina  sia alle immagini illustrate nei testi dei suoi vari racconti del libro.

 

Pare che la cosa abbia contribuìto , seppur  in minima parte,al successo di vendita del libro di Alessandro .

 

Il suo libro.

 

- Il Cappello a Galla e altre novelline di toscanacci a caccia – edito nel 2012 da Editrice la Rocca di Marsciano(Perugia) Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.in 16 di 158 pag., illustrate da una decina di umoristiche cartoline di inizio 900. Sono 27 piacevoli e gustose novelline/bozzetti di caccia, con, alla fine del libro, qualche ricetta di selvaggina del padule. La scrittura rapida e decisa, capace di  suscitare molte sorprese, fa rivivere passione ed impressioni, con la freschezza del vissuto in prima persona, con una verace vena umoristica del tutto toscana.

Si legge in un “amen”. Leggetelo e vi divertirete.

Complimenti Alessandro ! Aspettiamo il secondo.

Alessandro Fulcheris,cell. 3334749306.

 

Romano Pesenti

 

 

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