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Avv.Giacomo Griziotti

Avv.Giacomo Griziotti

Prima di conoscere e raccontare la vita del Cinofilo Griziotti, occorre fare alcune premesse. 

Attorno agli anni Venti del secolo scorso, dopo la prima guerra mondiale, sull’esempio di Inghilterra e Francia, presero inizio anche in Italia le prove di cinofilia venatoria .

Prima di allora la più importante attività del Kennel Club Italiano, in funzione a pieno ritmo ai primi del ‘900, consisteva nell’organizzare esposizioni nazionali ed internazionali di bellezza, ove predominavano, oltre  alle  nostre poche razze da caccia,  quelle da compagnia e da guardia.

Dopo l’importazione dall’Inghilterra di vari campioni  setter e pointer, le prove cinofile sul terreno (le note Field Trails anglofone) cominciarono ad essere indette ed ad acquistare notorietà a Bolgheri e a Incisa in Toscana, a Borgo d’Ale in Piemonte, a Ceri di Cerveteri nel Lazio ed in altre poche località, soprattutto, del centro Italia, dove  ricchi nobili offrivano i loro terreni riservati per lo svolgimento delle prove alle starne; nelle prestigiose riserve degli Incisa, dei Rucellai , dei Torlonia.e dei Corsini. Solo dopo, nel periodo tra le due guerre, la cinofilia venatoria conobbe il suo boom e, in quegli anni, affiorarono i nomi prestigiosi di allevatori, di addestratori/conduttori, di ricchi proprietari e di giudici che oggi sono patrimonio di una storia che ha dato lustro e splendore alla vera e autentica cinofilia venatoria.

In Lombardia, soprattutto a Milano, si organizzavano esposizioni di grande risonanza, ma la regione lombarda non aveva terreni adeguati per quelle prove, perché ricca solo di aree con coltivazioni non molto propizie alle starne, selvaggina di riferimento per quelle competizioni.

A quei tempi, però, qui era in auge, specialmente nella Bassa Padana e in Lomellina, la caccia al beccaccino nelle stoppie di riso e soprattutto nelle marcite, terreni non ancora invasi dalla coltivazione del pioppo e dal granoturco in maniera intensiva.

Gli appassionati di cinofilia, numerosi nelle città di Milano, Pavia, Lodi, ecc., cominciarono ad indire, assieme alle poche prove su starne nell’Oltrepò, soprattutto a Rocca de Giorgi nella riserva  del Conte Vistarino, anche gare a beccaccini.

Verso il 1925 il Kennel Club di Milano, appoggiato dal  “Cacciatore Italiano”, l’organo venatorio più importante di allora, cominciò a patrocinare queste prove, facilitate dalle ricche proprietà che estendevano la loro autonomia su immensi terreni coperti da risaie(stoppie) e marcite.

I dintorni di Milano, con Gaggiano, Abbiategrasso e Morimondo, con quelli di Pavia, con Vigevano, Bereguardo, Mortara, Mede e di tutta la Lomellina, divennero teatro di appassionate contese fra i migliori cani in questi nuovi terreni umidi e queste prove fecero conoscere al mondo cinofilo italiano ed estero nuove località vocate a importanti  gare.

Sulla stampa venatoria di quegli anni, un giovane avvocato pavese, fanatico di cinofilia “beccaccinistica”, iniziò una campagna appassionata per dare incremento e notorietà alle prove a quei selvatici, lanciando anche l’idea della costituzione di una Associazione che riunisse gli amanti  di questo tipo di caccia.

Articoli e polemiche si intrecciarono sulla stampa specializzata, sulla fattibilità di quelle prove, con giudizi altalenanti, sul come poterle organizzare e giudicare i soggetti in gara su quei difficili terreni bagnati.

Dissensi e consensi diedero la stura agli articoli di un emergente, un altro giovane cinofilo di valore che già primeggiava con scritti cinegetici  sulla stampa di allora: Giulio Colombo.

Dell’Associazione ne parleremo più avanti.

 

GIACOMO GRIZIOTTI era  quel giovane avvocato che aveva suscitato e dato il "la" a tutte  queste discussioni.

Nato a Pavia nel 1894, da ricca famiglia proprietaria di terreni agricoli in  collina nei Comuni pavesi di Barbianello  e di Santa Giuletta, discendente da un nonno garibaldino e da un padre bravo poeta dialettale pavese, possedeva, affiancata alla casa nel comune di Redavalle, una torre gentilizia (Torre Griziotti), simbolo di una famiglia di alto lignaggio.

Nella prefazione del suo unico libro, sull’addestramento dei cani da caccia, per inquadrarsi come personaggio e come introduzione all’argomento ,ci dice subito che: Come si nasce cacciatori si nasce anche ammaestratori.

 Questo è il suo incipit principale, per presentarsi ai lettori come colui che, benchè  sia  avvocato per studi e valoroso combattente come ufficiale nelle due guerre mondiali (decorato, tra l’altro, con molte medaglie al valor militare), lui ha incentrato e dedicato la maggior parte della sua vita all’addestramento dei cani da caccia.

Si definiva, in modo molto spiritoso, avvocato delle ” cause perse” ...o mai sostenute, perché, in realtà mai professò l’avvocatura.

Ritornato dalla seconda guerra mondiale col grado di Generale, per occupare un po’ del tempo che gli restava dopo la passione per la caccia e per l’addestramento dei cani, accettò  un impiego come Direttore dell’ECA di Pavia, Ente Assistenziale del Comune.

Dedicò comunque, fra le guerre e subito dopo, tutto se stesso e quasi tutto il suo tempo alla cinofilia, che in sè sentiva  dote innata e come inclinazione primaria della sua vita di cacciatore.

Cacciatore appassionatissimo di beccaccini - che  nel pavese era la selvaggina di passo  più abbondante – plasmò con questi i suoi cani; nei primi anni bracchi italiani, poi più avanti,  setter e pointer e fu, per quest’ultima razza, un grande cultore ed estimatore, tanto da riuscire ad addestrarne e formarne vari campioni suoi, o di amici.  

Non ebbe mai un suo Allevamento  con affisso, perché non si sentiva dotato per quella professione, ma fu un grande addestratore di cani suoi o di amici cacciatori o di allevatori in difficoltà per il dressaggio di alcuni soggetti ostici ai comandi insegnati.

Un suo biografo, ora giudice ENCI per prove di cani da traccia e preparatore di cacciatori a Pavia per gli esami alla caccia di selezione degli ungulati - allora giovane suo protetto e poi amico e suo accompagnatore per vent’anni ,  in un capitolo di un suo libro così scrive di lui: - Griziotti, dotato di grande intelligenza e di profonda cultura, fu un assoluto protagonista, uno dei più apprezzati conoscitori del cane da caccia, esercitando nel mondo cinofilo un grande carisma per la profondità tecnica delle sue osservazioni e per i risultati ottenuti nell’addestramento dei cani da caccia. La sua presenza nella cinofilia italiana ha lasciato tracce indelebili, tali da far affermare, senza alcun dubbio, che l’Avvocato  fu uno dei più affermati e significativi  “ambasciatori della Pavesità” come addestratore non professionista, giudice, organizzatore di prove, e cacciatore di beccaccini - aggiungo io che l’ho conosciuto.

Addestratore autodidatta, già all’età di dieci anni,a un cagnolino, regalatogli da amici paterni siciliani somigliante al cirneco , gli aveva insegnato  a riportare ogni cosa, a saltare attraverso un cerchio ed  altri esercizi circensi molto difficili; questo, come afferma, senza alcun suggerimento ,ma solo con suoi metodi intuitivi .

Più avanti negli anni leggerà, per sviluppare la passione istintiva all’addestramento, anche molti testi di cinofilia e seguirà la filosofia del francese dell’’800 Ernest Bellacroix, autore del famoso libro “Down !”, ma il  metodo del Griziotti è personale, perché lui studia prima molto attentamente il cane, con l’intento di capirne il carattere, la psiche, per ottenere poi il massimo dalle sue caratteristiche individuali.

 Vari erano i metodi degli allora famosi addestratori per ottenere obbedienza: chi usava il frustino (inglesi e francesi), chi solo pazienza e carezze (Delfino), altri l’uno e l’altro (Puttini).  Lui, come ci dice, leggeva e beveva  sì avidamente quei testi...ma mai ciecamente.

Ha applicato le norme dei trattati ma solo per la parte pratica, scartando tutto ciò che era solo teorico e poco per lui convincente.

Con la vicinanza del cane, per quell’innata predisposizione al capirne carattere e doti ,in poco tempo riusciva a farsi ubbidire ,facendo fare al giovane ausiliare l’esercizio insegnato. Non era mai coercitivo nei  metodi di insegnamento - ed era proverbiale il suo modo di lavorare - armato di nodosi bastoni ( che chiamava scherzosamente “teneri virgulti” ) che però mai utilizzava; per lui erano mezzi di intimidazioni o solo intenzioni di minaccia.

I suoi cani a caccia o nelle prove erano sempre ammirati per il corretto comportamento, collegamento e sempre nella “nota del concorso”.

 Lui, da cinofilo esteta  sparava ai beccaccini solo se  fermati dal cane ...e nello stile di razza.

Quelli erano tempi, come già precedentemente scritto, dell’evolversi e del pieno fermento della nostra cinofilia.

Per i nostri bracchi e spinoni comincia in quegli anni una concorrenza...spietata, per l’innamoramento quasi violento di tutti i cinofili per le razze inglesi. Gli allevatori, i ricchi cacciatori, ammirati  dalle doti di quei cani importati, si adeguano al momento e vogliono sempre più cani di quelle razze. Anche Griziotti, si appassiona ai setter e, soprattutto, ai pointer.

Per lui però la passione maggiore è per l’addestramento, ed ottiene sempre i miglior risultati con qualsiasi razza.

Spesso a lui ricorrono i già noti amici allevatori: Ridella (Ticinensis), Colombo (Dell’Olona e della Baita), Ciceri (Dei Ronchi), Pollacci (con i gordon) e tanti altri, anche semplici amici cacciatori, quando hanno cani...difficili; e lui difficilmente sbaglia  nel risolvere l’impegno.

Li restituisce perfettamente addestrati, sia per la caccia sia per le prove.

 

Nel suo libro il Griziotti scrive: “Chiedo venia agli illustri Autori cha hanno scritto “sacri testi” di addestramento prima di me se, quanto andrò esponendo, qualche volta andrà  a risultare in contrasto con le loro opinioni.”

Ora, per riprendere l’argomento interrotto sulle discussioni con Colombo, per le sue idee sulle prove a beccaccini e su quella di fondare una Associazione di beccaccinisti, mi tocca dire che alla fine dei contrasti i due grandi giudici e cinofili lombardi si dichiararono su tutto concordi  e tanto d’accordo che le  prove ai beccaccini divennero molto importanti e numerose;...frequentate da tutti i più grandi e famosi cani dell’epoca.

Verranno riconosciute prima dal Kennel Club e, più avanti negli anni, dall’ENCI e, in quelle prove, molti cani divennero Campioni, per l'affermazione della nostra cinofilia.

Nel 1928, tanto i due - su però iniziale idea di Griziotti - fecero e scrissero, che nel famoso Ristorante Savini (quello delle Feste del Dopo Scala) in Galleria a Milano del cinofilo Cav.Bodina,  riuscirono ad adunare un foltissimo gruppo di appassionati beccaccinisti lombardi e no, per fondare quello che ancor oggi è il più antico sodalizio di cacciatori, il” Club del Beccaccino”.

Per testimoniare l’importanza che ebbe l’idea di Graziotti in campo nazionale, oltre ai vari giornali venatori, ne parlò anche Il Corriere della Sera ed altri quotidiani, con il patrocinio dello stesso Kennel Club, che  dettò poi il regolamento per quelle prove.

Il Cav. Carlo Tono, nobile figura di signorotto lombardo, cacciatore e cinofilo, venne eletto primo Presidente del Club.

A lui succederanno altrettante nobili figure del tempo, fra le quali Colombo, Griziotti(Presid.On.), Adelio Ponce de Leon, Manfroni, Marracci e tantissimi altri importanti scrittori cacciatori, giudici ecc.

Oggi il Presidente è il Dr.Giorgio Ferrato.

 

Dopo la fondazione del Club, Griziotti e Colombo, diventato lomellino per passione dei beccaccini, si prodigarono a organizzare prove, indire riunioni e qualificare giudici specializzati.

Alle prove in Lomellina, spesso giudicate dai due, assistevano e le dotavano di ricchi premi, ed alcuni vi partecipavano  coi loro cani come concorrenti, personalità come Il Duca Visconti di Modrone, la Principessa Jolanda di Savoia, il Conte Calvi di Bergolo, il Comm.Crespi del Corriere della Sera, il Conte Brivio Sforza, il Marchese Medici ecc. e tanti altri nobili e professionisti di grido, compresi tiratori come il nob. Pino Buttafava, Schiannini, vincitore del Gran Prix di Montecarlo e molti altri imprenditori importanti.

Illustravano le prove scrittori di fama: Barisoni, Broglio, Ceroni Giacometti il Cedrone, Noghera, Ugolini, Amaduzzi e altri.

Sotto la scuola di Griziotti e Colombo, già allora giudici ENCI, vennero formati moltissimi altri giudici , tra i quali ricordo gli amici Giordano Gilardi(defunto) e Bruno Ferrari Trecate, ancor oggi sui campi di gara.

Quelli erano veramente gli anni dei grandissimi nomi della Cinofilia.

Solaro, Vecchio, Delor, Cajelli, Nasturzio, Cavalli, Radice, Puttini, Valentini, Coppaloni, grande cinofilo e scultore, Tonali, Cattaneo, Ridella, Rettanni, Marchesi, Grassi, Ravetta, Rautiis, Ammannati e tantissimi altri, che per citarli tutti non basterebbe una pagina intera ma, tra questi grandi, Giacomo Griziotti non fu da meno, anzi un grandissimo; brillò di luce propria e fu maestro di tanti, soprattutto nel campo dell’ADDESTRAMENTO.

Uno dei suoi amici ed allievi, Rino Vigo,che  diventerà lui stesso un ottimo allevatore/addestratore professionista, rimase un giorno meravigliato della bravura, eleganza e classe di una bracca italiana del Griziotti, Atala, tanto che questi ai complimenti del Vigo disse: ” Sì, questa cagna ha ancora qualcosa da insegnarmi”.

Griziotti insieme a Giulio Colombo ed a Solaro furono quel che il Cinofilo Ridella amava definire “la Triade della cinofilia italiana”.

Griziotti in qualità di grande educatore e conoscitore delle razze canine nell’ambito venatorio, Colombo per l’intelligenza descrittiva del comportamento nel lavoro del cane e per ciò che di importante  ha lasciato di scritto sul cane da caccia, Solaro, perché punto di riferimento nella cinofilia per i suoi studi morfologici e per la determinazione e la stesura degli standard dei cani.

Conobbi il Griziotti nel 1974  in una gara di Caccia Pratica nella Riserva S.Massimo nel pavese, dove un mio setter, Sting di Cerea, vinse  la coppa d’argento nel  “Trofeo Giovani”.

Griziotti, giunto lì in bicicletta e sedutosi su un carro agricolo, assistette alla gara e quando, ormai terminata la prova, mi avviai alla premiazione  al bordo del campo, volle sapere la genealogia del cane, figlio del Camp. Pino di Cerea, canile ormai di Gigi Fanton e mi fece i complimenti per il bel movimento e per le due ferme in stile del giovane setter tricolore e per il bel premio vinto.

Griziotti, come ci dice in un suo commento scritto il pavese cinofilo Cesare Bonasegale, allevatore(Del Boscaccio) di tanti Bracchi italiani:- “  Era un giudice molto competente e corretto, ma di manica strettissima: per lui Molto Buono aveva il letterale significato di Buonissimo, l’Eccellente era per il cane perfetto ed il CAC per quello in “stato di grazia”.

Amò tanto i cani, che sua fu l’idea di erigere un monumento al cane da caccia.

Negli anni ’60, infatti, nei giardini del Castello Sforzesco di Pavia, fu eretto una monumentale scultura dedicata al Bracco Italiano ed allo Spinone, magnificamente scolpiti dall’artista cinofilo Ernesto Coppaloni.

Morì a Pavia a 92 anni nel novembre del 1986, compianto da tutto il mondo cinofilo per quanto ha detto, scritto e soprattutto ha fatto per la nostra cinofilia.

La sua preziosa ed unica Opera.

Nel 1952 – CANI – CACCIA – PROVE – Edita dalla Tipografia Popolare di Pavia, in 4 di 243 pagine. L’opera consta di 4 parti. L’educazione del cane da ferma, La critica delle prove nel terreno, I cani da ferma, La Selvaggina.

Il libro è dedicato a suo figlio Enrico, caduto in Russia nella seconda guerra mondiale.

 

Lui stesso nella Prefazione scrive: - Non dirò, probabilmente, cose nuove, almeno per i vecchi cinofili, ma anche per questi potrà riuscire, se non un testo istruttivo, almeno un promemoria.

E’ mio desiderio che questo opuscolo appaia scritto, più che colla penna, col frustino e, speriamo, che non vi sia il solito maligno che lo trovi scritto addirittura coi piedi.

 

Il libro verrà rieditato nel 1975.

 

Romano Pesenti

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