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Giovanni Battista Quadrone

Giovanni Battista Quadrone

Il pittore nasce a Mondovì(Cuneo) nel 1844 da una ricca  famiglia di commercianti di  marmi pregiati, estratti da loro cave.

Possiedono anche molte  proprietà terriere e le felici condizioni economiche della sua famiglia, consentono al giovane  di assecondare le proprie inclinazioni  artistiche.

La passione per l’arte la eredita dagli avi lombardi, per generazioni lapicidi  e scultori di vaglia, che si erano stabiliti  a Mondovì già nel 1700.

Terminati gli studi primari, il Quadrone è allievo brillante all’Accademia di Torino, dove si segnalerà da subito nell’arte della pittura con la vittoria del concorso triennale dell’Accademia.

Agli inizi della carriera pittorica  si dedica prevalentemente ai dipinti” di genere” in costume, con minuzia descrittiva e verismo e,dopo un breve soggiorno a Parigi nel 1870, impara nuove tecniche di pittura dal maestro Gerome, entrando poi in contatto col pittore De Nittis e Meissonier, di cui sentirà l’influsso.

Rientrato a Torino, dove si stabilisce, elabora una pittura meticolosa e dipinge episodi di vita quotidiana in costume, ambientati nel Seicento, Settecento e nei primi decenni dell’Ottocento.

I suoi quadri hanno tanto buon successo, che sottoscrive un vantaggioso contratto per più anni col gallerista fiorentino Luigi Pisani e, con l’oculata gestione del mercante, i suoi dipinti raggiungono quotazioni elevatissime.

Ma l’incipiente crisi economica mondiale degli anni ’80, costringe il pittore a cercare nuovi sbocchi di mercato e  perciò si legherà, tramite intermediari, anche con gallerie d’arte in Inghilterra, Francia, America Latina e in area austro-ungarica e tedesca, che gli procureranno molti nuovi clienti.

Partecipa, con ottimo successo, anche a numerose mostre internazionali, acquisendo così moltissima risonanza e tante vendite.

La passione per la caccia e per i cani, che dipinge con molto verismo e padronanza del tema, lo porteranno a lavorare  tanto alacremente sull’argomento  venatorio, che nessuno dei suoi quadri rimarrà invenduto nelle mostre , nelle gallerie e nelle esposizioni che frequenta.

 

La pittura cinegetica del Quadrone assurge a così alta popolarità che,  negli anni a seguire,sarà oggetto nel mondo della pittura sulla caccia  a frequenti falsificazioni e repliche; copie che ancor oggi si trovano sul mercato nazionale ed estero.

Si tratta però di lavori di tale pochezza e di così scadente qualità per cui difficilmente si possono riferire a quel periodo e attribuire al Quadrone. Tutto ciò  rimarca, comunque, la notorietà dell’artista proprio in questa sua preferenziale tematica, che non fu l’unica, anche se è stata la più conosciuta e frequentata in tutto l’arco evolutivo della sua pittura.

 

I cani dipinti dal Quadrone sono così particolarmente efficaci nella loro precisione morfologica ed espressiva, che un critico d’arte disse: “ Così vivi da mancare solo dell’odore.”

 Leggete, ora, cosa scrive anche il sommo cinofilo Delor sulla “Rivsta Cinegetica” del dicembre 1898. “ Egli studiò il cane colla passione dell’artista e del cacciatore e, artista coscienzioso quale era, ne aveva impressa nella mente l’ossatura, la nervatura, le forme tipiche e caratteristiche proprie di ogni singola razza, tanto che il suo verdetto, nelle Esposizioni canine e nelle Prove sul terreno, era da tutti accolto con riverente approvazione; ed io l’ebbi tante volte a collega nel difficile compito, ne ammirai sempre la profonda dottrina cinofila, e dal suo labbro imparai più che in tanti anni di pratica e di studio. Al sorgere del “Pointer e Setter Club “, il Cav. Quadrone ne venne, all’unanimità, eletto consigliere, e i suoi suggerimenti riuscirono sempre preziosi.”

 

E chi oserebbe, tra di noi cacciatori cinofili, contraddire o non dar credito a sì tanto Maestro in Cinofilia ?

 

Naturalmente, anche il Quadrone ebbe, in quegli anni, da alcuni critici togati qualche critica negativa – e, a dire il vero, anche da molti colleghi pittori - per la sua pittura di genere, così descrittiva e narrativa, ma erano critiche anche frutto dell’invidia  del suo  crescente successo, perché, mentre lui si arricchiva col suo genere, molti a fatica, seppur più aggiornati nel linguaggio pittorico, impregnato dal mito “impressionista”, rimediavano a stento ...pane e companatico.

Il pittore, comunque, malgrado le critiche, tenne sempre fede alla linea della sua pittura, che continuò a dargli tanto successo.

Quadrone era molto attaccato al territorio piemontese e non amava fare viaggi o  lunghi spostamenti dalla sua terra, ma la forte passione della caccia lo fece trasferire verso gli anni 80 in Sardegna, dove si recò per qualche anno per battute venatorie al daino e al muflone.

Oltre alla caccia, qui trovò l’amore, e nel 1885 sposò la giovane cagliaritana Giuseppina Rogier.

La circostanza del matrimonio  valse a fargli prolungare i tempi delle permanenze in Sardegna e, questa nuova vita di anni col fucile in spalla, con le nuove esperienze pittoriche qui maturate, modificarono il suo pensiero, che: “due passioni così grandi come la pittura e la caccia non possono albergare contemporaneamente nel cuore di un uomo.“

 

Il critico d’arte e scrittore Luigi Marini, nei commenti alle opere del Quadrone, sull’attività che il pittore svolge nell’isola, così ci lascia scritto: “Anche negli anni dei soggetti isolani non s’interruppe la brillante e variatissima vena dei dipinti di caccia, sempre gratificati dall’attenzione del pubblico e, generalmente, dal successo di vendita. Dopo il 1890, il collaudatissimo filone venatorio continuava ad affascinare i visitatori delle esposizioni periodiche nazionali ed internazionali; e i collezionisti,che si contendevano i dipinti, addirittura cercando di accaparrarseli, ancor freschi di colore, nel suo studio torinese di via Santa Teresa.”

 Per renderci conto della valutazione di allora dei suoi quadri, vi riporto un curioso aneddoto di una vendita di un dipinto (dipinti quotati allora dalle 2.000 alle 10.000 lire cadauno, a seconda del soggetto e delle  dimensioni).

Il quadro in discussione  ha  il titolo:  “In mancanza di selvaggina”, in cui il Quadrone, per rappresentare un cacciatore che rientrava dalla caccia e consegnava alla propria moglie un bottino composto di galline ed anitre da cortile - frutto di una giornata storta - dipinse quel quadro  che non incontrò, nel modo più assoluto, il gradimento dei collezionisti, forse scandalizzati da quel cacciatore da pollaio. Tant’è che il quadro, malgrado fosse magnificamente dipinto e di dimensioni notevoli, dopo essere stato esposto in varie gallerie nazionali ed estere, tornò invenduto a Torino per il soggetto rappresentato e non gradito.

Dalle 3.000 lire inizialmente richieste, la continua odissea del dipinto: Torino-Budapest - Vienna –Praga - Monaco - Vienna - Torino - Monaco - Torino, finì per convincere il pittore ad accettare le 850 lire di un gallerista.

Questo quadro detiene due record: quello del maggior ribasso concesso dal Quadrone per un suo dipinto e del più lungo chilometraggio percorso da un quadro.

 

Famosissime sono le sue tele “ Partenza per la caccia”, che rappresentano un cacciatore con i suoi cani che si prestano a uscire di casa  e i suoi “ Rientro dalla caccia “ e nelle osterie, rappresentanti scene “ Dopo la caccia”; una ventina di quadri su questi temi..

Nelle opere di soggetto venatorio l’attore principale è sempre il cacciatore, nei vari atteggiamenti di caccia  o i suoi singoli cani; raramente dipinge soggetti di sola selvaggina.

Altra tematica poi trattata nei suoi dipinti sono scene del circo equestre.

 

Tantissimi suoi quadri furono acquistati e fanno bella mostra in Musei d’Arte nazionali ed esteri, come moltissimi furono i riconoscimenti, i premi con medaglia d’oro vinti nelle Mostre italiane ed internazionali.

 

Muore a Torino il 23 novembre del 1898.

 

Libri sul pittore QUADRONE:

 

-Giuseppe Luigi Marini( a cura) – QUADRONE – Tutte le opere- Edito da Umberto Allemandi & C., di Torino nel 1998, in formato Folio, di 335 pagine, contenenti più di 1000 opere del Quadrone, Oli  disegni e schizzi.

 

-Cecconi,Mariani,QuadroneCACCIA E NATURA – nella pittura italiana nell’Ottocento -

A cura di Giampaolo Daddi,Anna Ranzi, Giuseppe Luigi Marini-Edito da Pagliai Polistampa di Firenze nel 2003 - In formato 4 grande, di 160 pagine. Con vita e moltissime opere a colori dei tre pittori citati  in copertina.

 

Alcuni suo famosii dipinti. 

 

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