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Franco Ceroni Giacometti

Franco Ceroni Giacometti

IL “CEDRONE”, questo è lo pseudonimo che il giornalista scrittore assumerà per firmare qualche libro e gli innumerevoli articoli scritti sulle tante riviste venatorie con cui ha collaborato, diretto o da lui stesso fondate.

 

Ceroni Giacometti nasce a Faenza in Romagna nel 1889.  E' figlio di una ricca famiglia di proprietari terrieri e, dopo gli studi primari, frequenta il liceo classico a Firenze,  dove si laureerà poi in Giurisprudenza.

Sulla scia  di parenti e amici romagnoli cacciatori, a sedici anni prende la licenza di caccia e con i consigli di uno  zio paterno, professore primario di ospedale e fortissimo persecurtore di starne e beccacce nei loro terreni in collina, diventerà un esperto ed appassionatissimo cacciatore.

  

Negli anni trenta si trasferisce  per lavoro a Milano, ma più che alla professione di avvocato, si occuperà di caccia in tutte le sue varie forme e branche culturali

 Dotato di profonda cultura umanistica e, come si suole dire, di penna sciolta, facile e colta, collabora, da subito, con le più importanti riviste venatorie del tempo.

il Cacciatore Italiano, rivista di importanza nazionale, si avvale dei suoi articoli, soprattutto sull’ argomento di caccia alpina, dove il Giacometti è ferratissimo.

A questa caccia si dedica con forte passione già da diversi anni su tutto l’arco delle Alpi, sia in Italia sia in Svizzera e in Austria.

 

L’entusiasmo per  i monti - e di conseguenza alla caccia alpina - gli è stato  trasmesso da un suo professore di Lettere del liceo di Firenze che,  nativo del Cadore, con le sue suggestive descrizioni delle cime cadorine, ha conquistato talmente l’allievo, che il Giacometti lo seguirà in quei luoghi nel periodo della villeggiatura estiva,  rimanendo da subito affascinato dall’ambiente alpino e dagli animali selvatici che vivono su quelle montagne.

 

L’amore per la montagna, ci dice nel suo primo libro,  diviene ben presto più che un culto una seconda natura: quando si porta in alto la passione della Caccia, vien fatto di domandarci se questa passione cosi profondamente radicata e potente, aggiunga qualcosa al fascino della Montagna, o non sia la Montagna a conferire alla Caccia, quivi praticata, tutto il fascino della sua superba bellezza. E’ insomma l’ambiente che accresce il godimento della passione, o la passione che accresce il fascino dell’ambiente?

 

A questa domanda di Ceroni, che non è, come potrebbe sembrare, un non senso o un gioco di parole, è difficile, per chi pratica questa caccia, trovare una risposta soddisfacente e definitiva.

 

Permettetimi, su questo tema, una digressione e una considerazione personale.

Io, nato beccaccinista nelle paterne risaie e marcite della bassa padana milanese, provata sui diciotto anni di età la caccia sui monti bergamaschi brembani, terra dei miei avi,…per quasi sessant’anni ho lassù cacciato, in modo quasi esclusivo, galli,cotorne, bianche e, in tempo di passo, beccacce,  sull’arco alpino: dalle valli di Cuneo, di Vercelli e di Bergamo fino a Trento.

 Ci sarà un motivo?  Penso proprio di sì.

 Per chi prova la caccia di monte, è poi difficile  scendere a valle.

 Provare per credere.

 

Ceroni stesso, poi nel tempo si darà una risposta, considerando che Natura e Caccia in quegli ambienti si integrano e si compenetrano a tal punto da provocare intense emozioni per chi lì le vive, per l’imponenza dei panorami e per la qualità della selvaggina, che definisce regale, aristocratica  e suggestiva e che ci riporta col pensiero a lontane epoche geologiche, e colla quale il cacciatore deve misurarsi, sopportando fatiche e sudore...ed emozioni fortissime per l’avvicinamento.

Ne consegue che, se ogni genere di caccia esige nel cacciatore qualità  eccellenti, la caccia in montagna, nella maggior parte delle sue manifestazioni ed azioni, ha necessità di  non comuni qualità spirituali e fisiche, che devono essere temprate da resistenza, prontezza ed audacia e, spesso, coraggio.

La caccia sui monti non è mai abbondantre, nel termine di carniere;...di abbondante c'è solo la fatica, dove garretti e polmoni di acciaio devono lavorare assai più che lo stomaco, che deve essere sempre ...leggero.

Caccia, tuttavia, nella quale ogni capo di selvaggina incarnierato si eleva al rango di una conquista.

Ceroni è ammaliato dall’Urogallo ( il Gallo Cedrone), imperatore della foresta, che scandisce col suo canto sommesso e malioso i progressivi trionfi di luce in ogni alba del mese di maggio, periodo in cui il gallo dà inizio alla “ rodéna” : il caratteristico suo canto di amore.

Nel libro descrive, in modo quasi poetico, tutte le peculiarità e le abitudini della selvaggina tipica di monte: dall’urugallo al forcello, dalla pernice bianca alle coturnici, dalla lepre alpina  all’aquila, non trascurando  il volo fatato della beccaccia.

 

Nella sua vita milanese è ormai tanto affermato come cacciatore  e come giornalista venatorio che, dopo una lunga collaborazione di articolista nella rivista “Il Cacciatore Italiano” , ne assumerà la direzione dal 1933 al 1943 e, con la sua competenza e cultura, porterà il giornale a un successo non solo nazionale.

 

Verrà, infatti, per l’importanza e per la fama assunta nel settore della caccia, nominato Consigliere del C.I.C.(Consiglio Internazionale della Caccia) e  a Milano verrà eletto  Presidente della FIDC della Lombardia.

 

Franco Ceroni Giacometti, cacciatore nato, di razza, alla Caccia e ai suoi problemi, con un profondo e sapiente studio della natura e della selvaggina,  diede sempre tutto se stesso per l’intera vita.

 

Negli anni, tra le due guerre mondiali, a Milano, sopra a tutti, due persone dominavano la scena della cultura venatoria: Giulio Colombo, quale massimo esponente della Cinofilia scritta e sul campo come giudice ENCI e Franco Ceroni Giacometti nella editoria e Cultura venatoria.  

Attorno a loro, in quel mondo milanese, brillavano sì anche tantissime altre personalità, come Alberto Noghera, Nino Broglio, Adelio Ponce de Leon, Luciano Ferriani, Carlo Brighenti, il pavese Griziotti e moltissimi altri,tutti personaggi intenti a dare impulso e valore al mondo cinegetico, ma gli attori principali, che diedero lustro e vita a una serie impressionante di attività culturali venatorie furono senza dubbio il Colombo e Ceroni Giacometti.

 

Nel 1945, seconda guerra mondiale ancora in corso, fino al 1947, Ceroni Giacometti  inizierà a pubblicare, a fascicoli settimanali, quella che ancor oggi è, in assoluto,  dichiarata  e riconosciuta come la migliore Enciclopedia della Caccia Italiana.

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Si avvarrà dell’amicizia e della collaborazione delle migliori menti e penne del campo di quei tempi, per dar corso alla più moderna, nuova, completa pubblicazione, in ordine alfabetico, sulla caccia per quanto riguarda Caccia, Cani, Armi, Allevamento, Addestramento, Razze, Storia Naturale, Ornitologia, Tiro, Libri, Monografie, Bibliografia di caccia, Nomi (dialettali), Folclore, Storia ed Arte della caccia.

L’opera è composta da 4 (I° Ediz 45-47.) o 5 volumi (II° Ediz.49-51)) con termini in ordine alfabetico, con migliaia di disegni, schizzi, foto, mappe ed illustrazioni, anche a colori e a piena pagina di pittori e illustratori famosi (Norfini,  Caroli, Tempesta, Baliani, Meucci, Sacchi, Pariani, con quadri di Quadrone e Cecconi ecc.)

 

Nel 1947 fonderà la rivista ANDANDO A CACCIA, in formato 16, con la collaborazione per la Cinofilia di Giulio Colombo e di molti scrittori sulle altre tematiche venatorie.

Collaboreranno per le copertine e disegni nel libro i pittori Mario Norfini, Dino Perco, Baliani, Sacchi, Pariani ecc. La rivista, con emissione quindicinale, continuerà fino al 1956.

Si parla, come  riporta in copertina la rivista,  di Caccia nell’antichità e di oggi, di nostalgie, di caprioli, di cani di armi e di munizioni, Cronache italiane ed estere, varietà, rubriche ecc.

Nel 1957, non contento dell’ esperienza, pur di successo, della rivista “Andando a caccia”, creerà una nuova e più importante rivista – GAZZETTA DI CACCIA -, in formato 4 grande, sempre con uscita quindicinale, di una quarantina di pagine con racconti, rubriche, gastronomia, armi, cronache di caccia, metodi di caccia, leggi, cacce estere ,polemiche , cinofilia ed ornitologia, con la collaborazione dei migliori scrittori e, per le copertine e disegni, del pittori Ferriani, Robert, Norfini, Perco, Squillantini ecc. La Rivista verrà pubblicata fino all’anno 1961.

In questi anni il Ceroni organizzerà per gli abbonati e lettori  della rivista  anche alcune cacce all’estero, soprattutto in Ungheria agli ungulati e in Austria al gallo cedrone nella caccia primaverile al canto.

Possiamo, quindi,  affermare che Ceroni Giacometti, oltre alle varie e tante attività culturali venatorie, è stato anche un precursore delle Agenzie Venatorie di cacce  all’estero nate ai giorni nostri.

 

Muore a Milano il 23 gennaio del 1964, con il codorglio di tutto il mondo venatorio.

 

L’amico scrittore Alberto Noghera, che lo aveva preceduto nella direzione del Cacciatore Italiano, dopo la sua morte, cosi scriverà di lui:

“ Il popolarissimo CEDRONE fu soprattutto un poeta. L’amore della campagna, dell’aria libera, e non paia un controsenso, della selvaggina sovrastò tutta la sua vita. Lo ricordo nell’atto di appoggiare il fucile a terra, il cane era in ferma catalettica, per dar di piglio alla macchina fotografica e fissare sulla carta il selvatico in fuga…Era felice, raggiante e il suo viso era illuminato da un largo sorriso di fanciullo.”

Romano Pesenti

 

I suoi libri.

 

Le Bagolate del Cedrone-  in due volumi

 

Nel 1944 – IL CANTO DELL’URUGALLO- Vol.I°.   Ediz. Caccia,in 8 di 207 pag. Con 16  bellissimi racconti della sua vita di cacciatore di montagna.Illustrato da Norfini e Perco.

Lo stile di Giacometti è quanto di meglio ci si può aspettare da uno scrittore colto,brillante e poetico. I suoi libri entusiasmano i lettori, che li leggono in un fiato.

 Nel 1944 - SCHIPPETTATE NOSTALGICHE - Vol.II.° Ediz.Caccia, in 8 di 207 pag. Con 16 racconti della sua vita di cacciatore.

Illustrato come sopra. Con cacce varie, anche estere e di gioventù e con un lungo capitolo ”Apertura della mia riserva di carta”, dove parla di tantissimi scrittori venatori, anche dell’antichità.

E’ un uomo molto colto. I due libri sono rari e di difficile reperimento.

Nel 1945-51 – ENCICLOPEDIA DELLA CACCIA ITALIANA – Ediz. Caccia,in 5 volumi in Folio.

Di 1430 pagine complessive, con tutto lo scibile venatorio, con la partecipazione dei più noti scrittori venatori e scienziati ornitologici dell’epoca e illustrate dai più famosi pittori e disegnatori del tempo. Un’opera indispensabile per la biblioteca di un cacciatore. 

Nel 1959 – FAUNA E CACCIA DELLE ALPI – Edito FIDC Roma, in 8 di 144 pagine con 55 illustrazioni e 17 tavole. E’ il compendio scientifico e pratico sulla fauna e caccia alpina.

Nel 1959-  Il CAMOSCIO- Edito FIDC Roma- in 8 di 176 pagine con 30 illustraz. E 10 tavole.

Trattato scientifico e pratico sul Camoscio.

Nel 1959 - Per conoscere gli UCCELLI- FIDC Roma- Un manualetto per il riconoscimento degli uccelli,con bellissime immagini a colori degli uccelli.

Nel 1964 – STORIA DELLA CACCIA- Novarco Editrice, in 8 piccolo. Libro stampato dopo pochi mesi dalla sua scomparsa. Nel libro sono descritte con mano maestra tutte le cacce passate e presenti e vengono illustrate con storica esattezza.

Si tratta di un’opera unica, del tutto degna del suo grande autore scomparso.

E’ l’ VIII° volume della collana Piccola Enciclopedia della caccia della Novarco. Nel finale del libro c’è un Capitolo scritto dal suo (e mio) amico Adelio Ponce de Leon -“Guida del Cacciatore”-, dove si danno suggerimenti e consigli pratici per svolgere l’attività venatoria.

Nel 1964 – LA SELVAGGINA DELLE ALPI - Novarco Editrice- in 8 piccolo di pag.300. Stampato dopo la sua morte e con la bellissima prefazione di Adelio Ponce de Leon col titolo “ Indimenticabile Cedronecon questo volume, caro indimenticabile Cedrone, rimarrai per tanti anni nell’animo di tutti i cacciatori. E’ il più bel premio alla Tua memoria.

Il libro è il VI° volume della Piccola Enciclopedia della Caccia della Novarco.

Collaborazioni

 

Nel 1944- C. Giacometti tradusse dal francese in lingua italiana il bellissimo libro dell’Alpinus (Henry Faige Blanc)-  La Chasse alpestre en Dauphiné-(1873) col titolo: -ALPINUS- La Caccia nelle Alpi Occidentali - Uno, senza dubbio alcuno, dei più bei libri sulla caccia alpina.

Pubblico una sua simpatica lettera ( in mio possesso) con una filastrocca in rima scritta in occasione di un suo invito ad una cena dal Cllub del Beccaccino, indirizzata al Segretario del Club.

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