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Er moscio Antonio (Moёt & Chandon)

Era l'inizio d’una stagione di caccia dei primi anni 60’ e io avevo 7, massimo 8 anni.
Nonno Nando era andato a caccia con lo zio Izio (Maurizio) a bordo della fiat 600 di quest’ultimo, li seguivano a bordo di una stupenda Fiat giardinetta, quelle con le rifiniture in legno sulle portiere, il grande Santino ed il ragionier Romolo Federici, contabile amico del nonno che lavorava in una delle tante fornaci di mattoni che in quegli anni fiorivano nella zona.
A bordo della giardinetta c'erano anche Apollo e Arno, i pointers di mio nonno, e Laika setter dello zio.
Non mi portarono perché sarebbero andati in una zona impervia e pericolosa per un bambino; io non replicai: a quei tempi i bimbi non replicavano ma…obbedivano!
Passai tutta la giornata attendendo il ritorno dei cacciatori, fremendo desideroso di guardare nei loro tascapani, d’annusare il cuoio e sentire quell'odore di polvere da sparo che allora sembrava rimanerti attaccata addosso, ma soprattutto volevo vedere la selvaggina e sentire i loro racconti che per me erano meglio di un libro di avventure.
Verso le 17 sentii arrivare le macchine e corsi fuori. Mio nonno, zio Izio e gli altri amici erano allegri, scherzosi come sempre.
Appoggiarono i loro tascapani, cartuccere e fucili sul tavolo e si misero seduti, stanchi ma soddisfatti.
Io cominciai a frugare ammirando i fagiani e le altre prede con il mio solito interesse.
Nonno portò i cani nel recinto e quando rientrò disse a mia nonna: "Linda,per favore, porta quel vino che ha portato Izio, sentimo un po' de che se tratta!"
Izio, suo genero, era uno di quegli eroici camionisti che agli inizi degli anni 60' viaggiavano su e giù per l'Italia a bordo di uno quei tanti camion Fiat che a pieno carico viaggiavano a 55 Km orari e che, privi di idroguida com’erano, per girare e fare manovra ti facevano venire delle braccia da super eroe.
Ogni tanto andava all’estero e quel giorno, essendo appena rientrato dalla Francia, aveva portato a mio nonno una bottiglia di vino dalla forma strana e mai vista prima d’allora.
La nonna tornò' con la bottiglia e lui la prese leggendone l’etichetta.
Dopo un po' con la sua aria furba esclamò: "Moscio Antonio (Moёt & Chandon), ma come se fa' a chiamà un vino così...mah...'sti francesi!"
Alle sue parole il ragionier Federici sobbalzò' sulla poltrona: "Ma Nandooo...non vorrai mica aprire quella bottiglia? E' champagne francese, d’una marca pregiatissima e potrebbe valere, a seconda dell'anno, parecchie migliaia di lire!"
E mio nonno: "Seeee…Ragionie'...sarà' fatto cor bastone...poi dar nome che ha nun me pare una gran marca...forse 'sto Antonio era pure impotente!"
Zio Izio, con la sua faccia sorniona, prese a ridere e raccontò che mentre percorreva una strada in Francia, tra vigneti e casolari bellissimi, aveva visto una coppia, uomo e donna, che uscita fuori strada era in difficoltà.
S’era fermato e legata una corda alla vettura con il camion li aveva rimessi in carreggiata.
I due vollero essergli riconoscenti e lo invitarono a pranzo presso una villa di gran lusso dove insistettero per donargli la bottiglia di champagne.
Aggiunse: " A sòcero, ringrazia Dio che so' un omo onesto perché se nun era così da come me guardava la signora je facevo cambia' etichetta ar vino e lo chiamavano…ER TOSTO IZIO invece che MOSCIO ANTONIO!"
A questa battuta goliardica sia Santino che il nonno, e pure il serio ragioniere, esplosero in una risata fragorosa mentre mia nonna, perplessa, sgrullava la testa come si fa con i bimbi che hanno detto una baggianata.
Alla fine il nonno disse alla moglie di portare in tavola crostata e ciambellone perché pensava che fossero le giuste pietanze per quel vino; poi buttò giù un sorso ed esclamò: "Macheccazz…! Ma è 'na ciofeca (una schifezza)...sa de piscio de cavallo....o de quercione (legnaccio delle botti)! "
Zio e Santino risero e dissero rivolti alla nonna: "Linda per favore porta er pecorino cor prociutto e quer fiasco de rosso. Alla faccia dei francesi!".
Il ragioniere aveva voglia di piangere tanto stava ridendo.
 
Ecco, questa è la gente che ho avuto la fortuna di conoscere e l'onore di frequentare da bambino, gente per bene, schietta e con la risata sempre pronta. Gente di una volta!
Gianfranco Serpietri
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