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Il salvataggio di Liù

Il salvataggio di Liù
 
Era una mattinata di dicembre, soleggiata ma abbastanza fredda, e avevo deciso di uscire per una cacciata con le mie cagne: la griffona korthals Lola e la setter Liù che da appena un mese m’era stata donata dal caro amico Gabriele.
Pensai di recarmi presso il “fosso dell’infermeria”, a pochi km da Roma.
Non so di preciso da cosa derivi questo nome, ma ho sempre pensato che costeggiando una zona militare il torrente in questione venga così chiamato perché uno dei tanti caseggiati che sono vicini alle sue sponde sia da molti anni adibito ad infermeria.
Il corso d’acqua è stupendo, ricco di vegetazione e pioppi sotto i quali si può girare agevolmente e ove si trovano anche scaltrissimi fagiani nati e cresciuti nella zona militare; veri ossi duri per i cani che non siano più che esperti, ma pur questi vengono spesso raggirati da questi formidabili pedinatori che ne sanno una più del Diavolo.
Durante le giornate fredde è facile l’incontro con qualche beccaccia, attirata lì dal terreno ricco di vermi ben pasciuti e lambito dalle acque limpida e schiumose.
Eravamo a caccia da circa mezzora quando Lola traversò un grosso tronco messo di traverso sul torrente.
Liù subito la seguì, ma purtroppo scivolò sul tronco ghiacciato e finì diritta in acqua, in una buca alta un paio di metri.
La giovane cagna scioccata dall’impatto con il liquido gelido cominciò ad annaspare.
Non so come capitò, ma per una frazione di secondo mi passò per la mente l’immagine di un galleggiante attaccato ad una lenza alla quale un pesce sta decidendo se dare l’abboccata finale o no: la povera bestiola dimenandosi andava sotto e riemergeva con la testa in continuazione.
Realizzai immediatamente che non c’era un istante da perdere.
Appoggiai la doppietta ad un tronco dopo averla rapidamente scaricata, salii sul tronco e mi ci misi a cavalcioni avvicinandomi a Liù che ormai era allo stremo.
Afferrai la cagnetta per il collare e la presi tra le braccia…era sfinita e quasi svenuta.
Il salvataggio era andato a buon fine ma adesso c’era un problema non indifferente.
Non essendo io ne una libellula e nemmeno un acrobata, mi ritrovai nella totale impossibilità di indietreggiare per raggiungere la tanto ambita sponda.
Mi stavo decidendo a calarmi in acqua per cercare un punto più comodo da cui poter risalire quando, con la coda dell’occhio, alla mia sinistra vidi avvicinarsi tre splendidi setters.
Subito dopo di loro arrivò un cacciatore che aveva pressappoco la mia età.
Lui mi guardò stupito, ma solo per un istante, perché poi capì al volo e mi stese le braccia per afferrare Liù che tremava come una foglia.
Subito dopo aiutò anche me e così potei finalmente raggiungere la sponda.
Gli dissi:” Amico mio, te ne sarò grato a vita…lo giuro! A proposito come ti chiami?”
Lui mi guardò negli occhi, aveva un viso forte e sincero.
” Mi chiamo Corrado!” rispose con serenità.
”Tu per me da oggi sarai l’angelo Corrado, amico mio!” replicai quasi commosso.
Mi guardò in modo strano come se avesse davanti uno squilibrato…poi subito mi sorrise e aggiunse: ” Figurati. Per cosi poco poi ! Aiutarci tra noi è un dovere ed un piacere. Ora ti saluto…proseguo la mia cacciata!”
Lo guardai allontanarsi in silenzio e mentre lui spariva tra i pioppi la fantasia mi giocò un brutto scherzo: per un momento mi sembrò di vedergli due ali bianche sulle spalle.
Pensai tra me :” Eh sì…oggi sei stato proprio l’Angelo Corrado!”
Gianfranco Serpietri, vignette di Germano Schirano
 
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