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Diana - Gennaio 2013

Da oggi in edicola Diana n. 1 del 2013.

Nuova copertina e nuova grafica, ma sempre Diana nel segno della tradizione per una caccia moderna e consapevole. In questo numero troverete ben tre articoli sulla beccaccia, regina indiscussa dei nostri boschi. La caccia agli storni, auspicandoci che finisca l’assurdo divieto che costringe le Regioni a deroghe per danni. Un approfondimento sul fenomeno della migrazione, i cervi della mandria, il grande parco alle porte di Torino. L’eleganza del Benelli SL80 Pasion, la perfezione del cannocchiale Zeiss HT 3-12x56 ASV. Tanta cinofilia, il campionato del mondo Kurzhaar. News e tanto altro...

 

L’urlo della nostra pagina bianca (Editoriale)

Si è concluso un anno ricco di occasioni perdute e arretramenti sul fronte dei nostri diritti: le elezioni ci offrono ancora un’opportunità per...

L’inverno della caccia ha progetti di brina. E il cielo gli fa da specchio. Per questo pensieri e propositi paiono più vicini e grandi ma diventano ancor più difficili da raggiungere. Labili anche loro come le speranze che continuano a dargli respiro vagando nel nostro diario di pagine bianche .
A rileggere quello che avrebbe dovuto essere emergono giorni vani ed energie bruciate, speranze perdute o proposte di legge travolte da una valanga di parole. Raccontano anche di un “popolo degli onesti”- e siamo noi ed è la nostra storia - capace di presidiare il territorio e gestire la risorsa selvaggina, pagare per il diritto alle catture controllate e farsi carico del recupero dell’ambiente, diventar volontari della natura e camminare nella solidarietà.
C’è da intristirsi a ricordare programmi naufragati in un oceano di promesse e constatare che quanti li proposero tralasciarono poi di cercare l’isola bianca degli approdi, in questo simili a marinai stanchi a cui nessun vento sarà mai propizio né alcun porto vicino.
Per troppo tempo siamo stati Gente del silenzio coltivato da presunti furbi e magnificato come unica strategia intelligente. Ed era ed è diventato ancor più la nostra prigione come accade agli uomini del deserto illusi di libertà nel loro universo di sabbia.
Abbiamo taciuto appena sono stati dimezzati i trasferimenti dallo Stato alle associazioni venatorie ma eretto coi legali (bravissimi) una trincea di carte da bollo quando invece avremmo dovuto scendere in piazza inalberando cartelli e striscioni.

Non abbiamo gridato quando gli animalisti hanno cercato (e cercano) alibi nelle calunnie ai prelievi in deroga per far ignorare allevamenti da vergogna degli animali da carne e da pelliccia.
Siamo stati zitti - e si continua a tacere-mentre diminuiscono specie e territorio e si accorcia il “calendario” ma aumentano tasse per Atc e Regioni.
La bocca è rimasta chiusa anziché gridare con striscioni e su quotidiani e tv che la caccia è una risorsa che produce lavoro e fa da traino, nel settore delle armi sportive, al made in Italy.
Si è preferito il silenzio troppo e troppe volte perché altre tacite, lontane e recenti assenze non diventino colpevoli latitanze. I partiti chiamano alle urne, il 24 e 25 febbraio oltre 47 milioni di elettori, i cacciatori sono poco meno di 700 mila ma costituiscono una forza coesa e capace di far valere i loro diritti se avranno voce univoca in richieste certe ed esigibili non in una parcellizzazione di proposte e progetti ancor più colpevoli del silenzio.
E più labili della brina.

Rodolfo Grassi
 
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