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Umbria: botta e risposta tra Arci Caccia e le altre associazioni sulla mancata concessione della preapertura

umbriaLa questione della preapertura alla tortora ha scatenato un duro scambio di colpi tra Arci Caccia e le altre associazioni, di cui potete leggere nei comunicati allegati:

 

Umbria: Pre apertura, non è sempre colpa della Regione

Dopo una lunga discussione e molte strumentalizzazioni da parte sia di alcuni politici, che alcune associazioni venatorie, domani la giunta regionale si appresta votare il calendario venatorio per la stagione 2021 2022, nonostante gli sforzi fatti sia dai funzionari, dai tecnici della Regione Umbria e dall’Assessore Roberto Morroni, ai quali va il nostro ringraziamento e l’apprezzamento per il lavoro svolto, i quali si sono impegnati fino all’ultimo per poter trovare una soluzione e consentire una giornata caccia alla tortora in pre apertura, per la stagione che si appresta ad iniziare.

Già si sapeva da tempo, tanto che, con nota del 22 marzo 2021, il Ministero ha comunicato alla Regione che sulla base del mancato accordo sul piano di gestione, la specie non potrà essere inclusa nei rispettivi calendari venatori.

Pertanto le strumentalizzazioni sulla questione, sono il segno evidente che si è perso di vista l’obbiettivo e si continua a cercare il colpevole per il fallimento delle politiche venatorie di alcune associazioni, le quali hanno peccato anche nel divulgare una corretta informazione verso i cacciatori.

Per fare chiarezza, in data 20 maggio la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome ha comunicato il parere favorevole all’accordo sul Piano di gestione della tortora a condizione che venga prevista la possibilità di esercitare il prelievo della specie in preapertura per un massimo di 3 giornate (con carniere giornaliero di 5 capi e stagionale di 15 capi), tale indicazione non è stata recepita in nessun atto ufficiale del Ministero, pertanto ad oggi non esistono gli strumenti per poter inserire in pre apertura la tortora.

Il confronto europeo sulla Tortora selvatica è iniziato con lo sviluppo di un Meccanismo di Prelievo Adattativo (Adaptive Harvest Management Mechanism-AHMM), quale strumento per assicurare che il prelievo venatorio sia sostenibile e in pieno accordo con i dettami della Direttiva.

Il successo di questi Piani dipende dall’impegno degli Stati membri, che sono in ultima analisi responsabili per le decisioni sulla caccia in accordo con le loro legislazioni nazionali.

Data la fenologia della specie il modello viene sviluppato per le due rotte di migrazione principali (Flyway occidentale che comprende la penisola iberica, la Francia e due regioni italiane, Piemonte e Liguria e la Flyway orientale, con tutta l’Europa centrale, i Balcani e le restanti regioni italiane).

Per entrambe le Flyway si è svolto un approfondito dibattito sulle migliori scelte gestionali, fra cui la proposta di moratoria temporanea della caccia e l’opzione sostenuta dall’Italia di consentire un prelievo rigidamente controllato, a condizione che siano attuate misure per il miglioramento ambientale, una efficace vigilanza del prelievo e un costante monitoraggio dei carnieri, senza questi requisisti non è ipotizzabile nessun meccanismo di prelievo

I workshop che si sono svolti hanno portato alla conclusione che per le due Flyway andranno valutati in termini di rilevanza territoriale i miglioramenti ambientali, la consistenza dei carnieri e le misura di vigilanza e controllo; in particolare per la Flyway orientale, più rilevante per l’Italia, l’orientamento è stato proposto lo scenario che prevede una riduzione dei carnieri di caccia del 50% rispetto a quanto riportato dagli Stati membri. A questo scopo il prelievo venatorio andrà subordinato alla preventiva realizzazione delle tre citate condizioni. Anche per la Flyway occidentale, nel caso di attività venatoria, si prevedono le medesime pre-condizioni.

Pertanto al fine di poter proseguire con il prelievo della tortora seppur in forma limitata dovremmo comunque rispondere alla richiesta della Comunità Europea, facendo riferimento alla situazione di oggi, rispondendo alle tre condizioni di base per poter continuare il prelievo venatorio, miglioramenti ambientali, vigilanza e monitoraggio dei carnieri.

Una politica venatoria corretta deve saper costruire le basi per il futuro, lavorando in accordo con le istituzioni per l’applicazione del piano di gestione e per l’applicazione di corretta gestione ambientale.

Non perdiamo ancora una volta l’occasione per giungere ad una corretta gestione delle specie oggetto di caccia, iniziamo a lavorare fin da subito con Regione ed ATC i quali tornino ad essere il centro vitale della gestione e non l’oggetto di strumentalizzazioni, per mettere in campo tutte quelle azioni necessarie compresi i miglioramenti ambientali, che sono la partita più importante da giocare per il mondo venatorio e che saranno sicuramente utili anche per altre specie, riprendiamo da subito il dialogo con la Regione perché venga ripristinata la vigilanza venatoria ed informiamo correttamente i cacciatori sull’utilizzo del tesserino venatorio e l’importanza che esso riveste.

Solo se sapremo cogliere le occasioni che ci vengono poste e non solamente subire limitazioni, potremmo difendere la caccia di domani. Le politiche Europee sono anni che oramai sono orientate verso la conservazione di Habitat ed ecosistemi e fauna mettendo a disposizione degli stati membri risorse economiche importanti, solamente mediante un’azione sinergica che veda uniti tutti i portatori d’interesse potremmo dare un futuro alla caccia.

Noi ci siamo!

Arci Caccia Umbria

Comunicato stampa congiunto Federcaccia, Liberacaccia, Enalcaccia ed ANUU migratoristi:

Arcicaccia contro i cacciatori, con quale fine?


Non ci piace infierire e non avremmo mai voluto scrivere contro una nostra sorella di passione, ma visto che la provocazione è forte e diretta a questo punto non è possibile tacere davanti alle affermazioni del presidente regionale dell’Arcicaccia Bennati.
Abbiamo taciuto il fatto che si sia presentato in consulta venatoria affermando che non conosceva la questione dei valichi, sulla quale istituzione non si è opposto insieme a noi. Abbiamo taciuto che sempre lui era apertamente per il rispetto del regolamento e quindi per il pagamento dei danni da cinghiale da parte dei cacciatori. Avremmo taciuto che pure nella consulta venatoria del 2 agosto di fatto il presidente regionale ARCICACCIA ha accettato di buon grado sia la chiusura dei tre valichi che la bocciatura della preapertura. Ma che poi Bennati si spinga ad attaccare le altre associazioni lo riteniamo comico.
Nessuna delle scriventi Associazioni venatorie ha fatto falsa informazione, non è nostro interesse strumentalizzare né tantomeno farne una battaglia politica, abbiamo congiuntamente chiarito le nostre posizioni da subito con documenti condivisi dopo la prima bozza della Regione. Precisiamo che poi, in data 23 luglio 2021, tutte le associazioni venatorie nazionali, compresa Arcicaccia, hanno inviato a tutti gli uffici caccia regionali, compresa l’Umbria, la richiesta chiarissima di introdurre la specie tortora in calendario, con riduzione di prelievo in base alla media degli abbattimenti degli ultimi anni, insieme a una riduzione delle giornate di caccia. Una lettera pervenuta per conoscenza a tutte le Associazioni regionali con tanto di firma dell’Arcicaccia nazionale.
Ora, dopo che gran parte delle regioni italiane stanno introducendo la tortora nei calendari grazie a queste indicazioni nazionali, emerge ciò che alcune associazioni hanno sollecitato da svariati mesi, ossia che i tesserini venatori umbri non vengono letti da anni quindi non ci sono dati. Per non parlare del ritardo dei tesserini di anno scorso.
E’ molto grave che si cerchi di scaricare sui cacciatori e sulle AV questa colpa e che la Regione Umbria non abbia letto i tesserini venatori, nonostante che le associazioni venatorie hanno distribuito, raccolto, conservato e reso disponibili i tesserini compilati, il tutto in maniera totalmente gratuita.
Tutte le associazioni erano assolutamente in accordo per la tortora e contro la chiusura dei valichi, ad eccezione dell’ARCI, ma risulta altrettanto innegabile che tra le motivazioni, per cui la possibilità di inserire la tortora è preclusa, sono inadempimenti della Regione Umbria.
Senza cercare colpevoli che ormai a poco serve, ci sembra opportuno avviare da subito un percorso che risolva queste mancanze e che ci porti prima possibile a riacquisire la tortora tra le specie cacciabili, con particolare attenzione ai piani colturali agricoli consoni alla sua alimentazione che sappiamo essere prevalente di girasoli.
Così si aiutano gli animali selvatici e chi li preleva in maniera equilibrata e non con posizioni contrarie alla caccia e ad una parte dei cacciatori, della quale purtroppo Bennati pare addirittura si vanti, con quale fine e mirando a quale futuro?

 

Umbria: il Presidente Bennati risponde alle esternazioni dei Presidenti delle altre associazioni venatorie

Replico alle Associazioni venatorie che mi accusano di essere contro i cacciatori, ricordando a loro che si ergono a paladini della caccia, che le stesse nelle consulte faunistiche hanno acconsentito che in assenza del piano di gestione nazionale della tortora non era opportuno procedere con la pre apertura per non mettere a rischio il calendario venatorio.

Allora mi chiedo se ha senso strumentalizzare certe questioni, Arci Caccia si è sempre resa disponibile al confronto, se poi non ci siamo trovati in accordo perché evidentemente il populismo venatorio non ci interessa, noi abbiamo cercato di spiegare correttamente ai cacciatori, fin dal mese di marzo quale era lo stato dell’arte, dicendo chiaramente che eravamo d’accordo ad inserire la tortora in pre apertura se prima dell’approvazione fosse stato emanato il piano di gestione nazionale, come dimostrano anche i documenti inviati alla Regione, ma che in assenza del piano nazionale non sarebbe stato opportuno esporre il calendario venatorio ad eventuali ricorsi che sicuramente avremmo perso.

Chiedere una stagione venatoria che abbia solide certezze non credo che significhi avere posizioni contro i cacciatori, anzi a noi interessa che i cacciatori abbiano la certezza del diritto e non l’incertezza.

Non è certo Arci Caccia che intende togliere la possibilità di prelevare la tortora ai cacciatori umbri, noi crediamo la caccia si difende con scelte concrete e non strumentali, la tortora per essere cacciata, come tutte le altre specie cacciabili, ha bisogno di una corretta gestione che dovrebbe essere la base di partenza per farsi, che il prelievo possa proseguire anche nei prossimi anni.

Sappiamo benissimo tutti, che le indicazioni della cabina di regia nazionale non trovano applicazione uniforme in tutte le Regione d’Italia, in Umbria non esistono ripristini ambientali, in quanto non si è mai dato seguito all’applicazione del Piano Faunistico Venatorio Regionale 2019-2023, con l’abolizione delle Province è scomparsa la vigilanza venatoria, sicuramente per mancanza della Regione non abbiamo le letture dei tesserini venatori per stabilire il contingente prelevabile, la presenza di questi tre requisiti avrebbe consentito l’inserimento della tortora in pre apertura per mezza giornata, di fronte a tutto questo chi si sarebbe dovuto assumere la responsabilità di inserire la tortora nel calendario venatorio?

Il ruolo della Associazioni venatorie, in questo caso mi riferisco ai rispettivi comitati nazionali dovrebbe essere quello di fare pressione verso il Ministero della Transizione ecologica per l’approvazione dei piani di gestione delle specie in declino, che ricordiamo oltre la tortora ci sono anche pavoncella e moriglione e una volta emanati vigilare per la loro corretta applicazione, ne abbiamo bisogno come mondo venatorio e non solo, non certo la vendita della tessera associativa sottocosto se provieni da un’altra associazione.

Ricordo ai Presidenti delle Associazioni venatorie che nel lontano 2015, ci siamo opposti al regolamento che prevedeva il pagamento dei danni causati dai cinghiali ai cacciatori iscritti alle squadre.

Ci siamo opposti al commissariamento degli ATC perché la questione era puramente strumentale, in quell’occasione avremmo dovuto agire nei confronti della Regione, per giungere alla modifica del regolamento N.5, non certo nei confronti dell’ATC, i quali per delega Regionale si ritrovano a dover applicare un regolamento sciagurato, capisco che le promesse ricevute in campagna elettorale e non mantenute dal politico turno, più volte richiamate anche durante le consulte faunistiche da alcuni dirigenti, hanno portato scontento nelle stesse associazioni che oggi si trovano smarrite.

Circa la questione dei valichi montani, i presidenti hanno la memoria corta, perché ho sottoscritto la lettera insieme a loro, concordando che era inopportuno inserire i valichi montani solo nella parte Umbra, riguardo la mia ammissione riportata nella nota stampa, è vero non ero al corrente che la regione negli anni 2011-2017 aveva realizzato il monitoraggio dei valichi montani come previsto dalla Legge 157/92, mi sembra evidente che sia sfuggito anche ai miei attentissimi colleghi, in quanto lo studio è riportato nel Piano Faunistico approvato nel 2019 e non mi risulta che siano state presentate osservazioni in merito se non al momento in cui la Regione ha dato attuazione al Piano Faunistico, credo che non sia qualificante per certi dirigenti venatori motivare l’opposizione ai valichi montani dicendo che “non potrà più mangiare salsicce in quei luoghi”, è questo il modo in cui si intende difendere la caccia? è questo il modo di difendere i cacciatori? Cosi le Associazioni venatorie che mi accusano, vogliono recuperare il loro ruolo? Chiedo per un amico.

Se la nota è stata recepita come una provocazione, significa che ha sortito l’effetto sperato, sperando che la stessa sia recepita come l’inizio di un percorso costruttivo, abbandonando i populismi e aprire una stagione di riforme che servono realmente alla caccia e ai cacciatori, lo dobbiamo ai cacciatori, cosi riaffermeremo anche il ruolo politico che ci spetta.

Continuiamo ad essere disponibili al dialogo con l’idea che la caccia di domani sia sostenibile e compatibile con le esigenze di conservazione della fauna selvatica e che la stessa venga percepita dalla società come una attività utile al paese, in grado di salvaguardare la fauna e l’ambiente.

 

Emanuele Bennati

Presidente Regionale Arci Caccia Umbria

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