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Gattinara

L’acqua è fatta per i birbanti,
il diluvio lo provò.

Proverbio

Se il Barolo è detto il re dei vini, il Gattinara gli contende degnamente la corona, essendo anch’esso un grande vino figlio - come il più conosciuto cugino cuneese - del vitigno Nebbiolo. Del resto il Gattinara - originario della zona del vercellese - ebbe legioni di estimatori, dai Duchi di Milano a Emanuele Filiberto di Savoia. Botti del pregiato vino dal porto di Savona solcavano i mari alla volta del sud Italia, come della Spagna e di tutto il bacino del Mediterraneo, “per l’armonia completa di tutti i suoi componenti, per la finezza e delicatezza del gusto, per il nerbo vigoroso, per la pastosità carezzevole, per il profumo sottile, che lo rendono uno dei migliori vini italiani da arrosti” scriveva un famoso enologo piemontese del ‘900. Da rosso rubino il vino Gattinara diviene granato con il tempo, assumendo riflessi aranciati. Il colore di viola va stemperandosi con l’invecchiamento, assumendo bouquet di rosa o lamponi, sino al vago sentore di goudron, tipico del vino invecchiato.

La tradizione culinaria della zona ricollega il consumo del Gattinara al piatto chiamato tapulon, una specie di stufato a base di carne d’asino tagliato a piccoli pezzi, insieme a verza, sedano carote e spezie. Il tutto affogato nell’omonimo vino e fatto cuocere lungamente. Il Gattinara va servito a 20, 22 ° e va aperto prima del pasto per valorizzarne i profumi e gli aromi.

 

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